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Autore: lumieredujour    07/09/2014    0 recensioni
Questa storia partecipa al contest "OC mania!" indetto da ColeiCheDanzaConIlFuoco sul forum di EFP
Dicembre, 1994. Hogwarts.
Come riuscire a sentirsi una vera Grifondoro quando ogni tua cellula sembra gridare a gran voce Tassorosso? Forse è una semplice questione di punti di vista. Forse serve qualcun altro per riuscire a vedere lati del nostro carattere nascosti.
“Non che non fossi fiera della mia Casa, ma pensavo che il Cappello Parlante avesse semplicemente avuto un abbaglio e mi avesse confuso con qualcun altro.
I cappelli possono avere abbagli? Beh, sicuramente lui sì.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grifondoro, Hermione Granger, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 3. Il Ballo e i lenti metodi babbani


Nei giorni che precedettero il Ballo del Ceppo, un vago sentore di eccitazione si sparse per tutta la scuola. Tra ragazze che avevano già pianificato il conto alla rovescia e poveri ragazzi che, con forza, avrebbero dovuto sopportare chi avevano invitato c’ero io e la mia terribile paranoia.

-E se non volesse più venire con me al Ballo?- chiesi a Lucie durante la lezione della Cooman, spaventandola a morte e facendola cadere a terra.

Con uno sguardo assassino, si voltò verso di me e mi rispose in maniera davvero poco carina.

-Cosa ti fa pensare ciò?- chiese Nicole, molto più pazientemente, usando un tono così stanco e rasseganto che, per un momento, mi fece infuriare.

-Forse il fatto che mi parla il meno possibile da quando me l’ha chiesto? Oppure perché c’è quella aspirante meretrice Corvonero di Ariadne che lo punta neanche fosse l’ultima fetta di torta al cioccolato in tutta la scuola? Oh no, forse perché quando abbiamo fatto le prove con la Professoressa McGrannit lui non è venuto e a me è toccato ballare con un cretino del quarto anno che non faceva altro che pestarmi i piedi- la mia voce si alzò un poco, ma fortunatamente erano tutti troppo impegnati a seguire la lezione per sentirmi vaneggiare.
Sentivo le guance andarmi a fuoco e la base del naso continuava a pizzicarmi, segno che da un momento all’altro mi sarei messa a piangere. Stava andando tutto bene, sembrava davvero che fossi in pace con me stessa, eppure quello che avevo ottenuto non mi aveva portato a niente. William era ancora troppo distante e ora si stava mettendo in mezzo quello stupido lato del mio carattere che vedeva complotti e lati negativi in ogni cosa. Pestai frustata un piede a terra e alzai la mano per chiedere una boccata d’aria, quando la campanella suonò.

Senza nemmeno aspettare la fine, Lucie e Nicole mi presero per le spalle e mi portarono in un angolo del corridoio, ben consce del fatto che fossi ad un passo dall’esplosione.

-Guardami dritto negli occhi Myra. Cosa c’è?- chiese Nicole, quegli occhi così chiari e così grigi mi calmarono un poco, perché li sentivo un porto sicuro contro la tempesta in cui mi stavo perdendo.

-Io non sono pronta. E’ uno stupido ballo e io non so ballare. Dovrei andarci con un ragazzo e lui raramente si fa vivo. Io non sono pronta per una delusione, non sono forte abbastanza per poter sopportare tutto ciò e, lo sappiamo entrambe, se dovesse succedere un qualcosa di spiacevole, non avrei mai il coraggio di guardare più nessuno negli occhi- deglutii con forza- non sono mai stata una persona coraggiosa-

Lucie mi prese la mano, evitando di parlare, sicura del fatto che non l’avrei ascoltata. Lentamente andammo verso l’arazzo della Stanza delle Necessità ed entrammo in quello che sembrava un tipico salottino da tè.

Un enorme lampadario pendeva solenne dal soffitto e uno scoppiettante fuoco riposava nel camino. Ci sedemmo tutte e tre su un divano, mangiammo dei pasticcini e bevemmo tè, proprio come se non fosse successo niente. Ero un po’ stranita.

-Non mi dite niente? Io ho fatto l’isterica e a voi va bene?-

-E’ una tua scelta. Possiamo andare ora da William e dirgli che non vuoi più andare con lui al Ballo- disse pragmatica Nicole

-Possiamo anche Affatturare Ariadne  se vuoi- aggiunse con un sorriso sadico Lucie

-Eppure sai che tutto ciò non aiuterebbe a farti stare meglio- sospirò Nicole – qui il problema non è quel ragazzo, qui il problema sei tu-

Fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Erano loro i miei pilastri, ogni cretinata che avevo detto era sempre stata sminuita e messa da parte da loro, eppure ora mi stavano tradendo.

-Non capisco- mormorai, guardandole entrambe negli occhi.

Come potevano farmi questo?

-Invece secondo me hai capito. Tu non stai bene con te stessa. Ti sminuisci sempre, cerchi sempre qualcuno o qualcosa a cui dare la colpa per la tua paura nei confronti delle situazioni, semplicemente perché sei troppo insicura per pensare di potercela davvero fare- continuò la bionda

-Né Nicole né io potremo proteggerti per sempre da te stessa. Pensi davvero di non essere coraggiosa? Più che dirti che ti sbagli, cos’altro potremmo fare? Tocca a te e solo a te l’arduo compito di accettarti così come sei- Lucie mise una mano sulla mia.

-Ci sono cose che non cambieranno mai. Io te e Lucie saremo amiche per sempre. Siamo tre Grifondoro, tre ragazze che devono affrontare degli esami e tu sei una ragazza che deve affrontare il primo amore, bene o male che vada. Nessuno può dirti cosa fare o no, ma io ti consiglio di partire da quello che sai e che non puoi modificare, per poi cercare di trovare una soluzione alla tua felicità. Okay?-

Nicole prese l’altra mano e io scoppiai a piangere –ti ricordi quando, durante il quinto anno, vedesti uno dei novellini di Serpeverde prendersela con un altro di Tassorosso?- io annuii, pur non riuscendo a vedere chiaramente il suo viso attraverso quella coltre di lacrime –ecco, io ricordo che andasti dritta da quel novellino, lo prendesti per la divisa e gli dicesti in tono tranquillo che o spariva e smetteva di fare il bulletto, o lo avresti rispedito a casa sua con mezzi molto babbani e molto violenti. Il coraggio è questo Myra-

Le sorrisi grata e le abbracciai entrambe, sicura che potessero sentire i miei silenziosi singhiozzi dal movimento delle spalle.

Non saprei dire se quelle fossero lacrime di felicità, o di tristezza, o semplicemente di rassegnazione, so solo che quando uscimmo dalla Stanza, io mi sentivo stranamente in pace con me stessa. Che avessi iniziato ad accettarmi? Forse.

Sulla scalinata verso la Torre incontrai William.

-Possiamo parlare?- la mia faccia doveva essere abbastanza seria, o forse aveva seguito gli sguardi glaciali delle mie amiche, fatto sta che annuì.

-Dovresti dirmi qualcosa?- chiese William, poggiandosi pigramente alla scalinata.

-Perché mi eviti?- lo dissi così, dritta al punto e pronta ad ogni tipo di risposta, stanca ormai delle situazioni che avevo complicato con la
mia incertezza.

-Io non ti sto evitando- disse il ragazzo, raddrizzandosi subito con la schiena, come un soldato richiamato all’attenti.

-Davvero?- alzai un sopracciglio- allora perché mi saluti a malapena? E perché durante le ore di Piton fai molta attenzione a non toccarmi nemmeno per sbaglio? Cos’è, hai deciso di non voler venire più al Ballo con me? Guarda che puoi dirmelo…-

-No- strabuzzò gli occhi- io voglio davvero venire al Ballo del Ceppo con te-

-E allora perché tutto questo?- chiesi, mentre la mente cercava di richiamare a sé un paio d’Incantesimi di sicurezza. O per la precisione, Schiantesimi.

-Io penso d’essere innamorato di te- mormorò così piano che, per un attimo, pensai d’averlo solo immaginato – io sono innamorato di te e non è una cosa buona. Tutto il giorno non faccio altro che pensarti e seguirti con lo sguardo nei corridoi e durante le lezioni. Quando pensi che nessuno stia badando a te e inizi a fissare il vuoto, sparendo lì dove non potrei mai trovarti. I miei voti sono scesi e anche il mio impegno verso il Quidditch, perché io ora non ho la testa d’imparare tattiche e schivare  Bolidi. Vorrei solo sfiorare le tue labbra e dirti che sei bellissima quando ridi e non lo posso fare perché tu forse non sei sicura di ciò che provi per me-

Allibita fissai i suoi occhi in cerca di un lampo di umorismo e, quando trovai solo una fragilità disarmante, l’unica cosa che feci fu sporgermi un po’ e baciarlo.

A volte le parole non servono.

Le labbra di William erano calde e leggermente socchiuse dalla sorpresa. Il leggero bacio che gli diedi lo svegliò e ci ritrovammo così a baciarci l’una nelle braccia dell’altro, chiusi nella nostra magica bolla di sapone, un bacio che durò poco- troppo poco per me- perché una voce sgradevolmente offesa ci richiamò sulla Terra.

-Signor Legrand, Signorina Jackson, un po’ di contegno! Vi sembra modo? Avete intenzione di disonorare la vostra Casa facendo questi atti nel bel mezzo del corridoio? Per la vostra faccia tosta venti punti saranno tolti a Grifondoro. E ora sparite dalla mia vista prima che ne tolga di più- gridò la Professoressa McGranitt, facendomi venire un attacco di cuore.

Ridacchiando un po’, William mi tirò velocemente verso la Torre, allontanandomi così da una confermata pessima figura.

Stranamente, non me ne stavo preoccupando molto. L’unica cosa che mi interessava in quell’esatto momento era sapere che la mia mano erano stretta alla sua, che le sue labbra avevano incontrato le mie e che quello che io provavo era vivamente ricambiato.

-Quindi è tutto okay tra di noi?- chiese William facendomi galantemente entrare nella Sala Comune prima di lui.

Cosa si risponde in certi casi? Stavo per cedere al panico, quando il mio criceto cerebrale decise di attivarsi e salvarmi.

-Ci vediamo domani al Ballo- gli dissi, stringendogli un’ultima volta la mano prima di salire verso il Dormitorio nel quale le ragazze stavano aspettandomi.

-Com’è andata?- chiese Lucie, mettendosi subito in piedi.

-Non vedi in che stato si trova? L’ha baciata- gridò felice Nicole, abbracciandomi così forte da togliermi il respiro.

-In realtà sono io che ho baciato lui- dissi, prima d’essere abbracciata anche dalla riccia.

Per la prima volta mi sentii a casa, proprio lì nel Dormitorio femminile della Casa Grifondoro, proprio lì, tra le braccia delle mie due migliori amiche e con il sapore di William ancora sulle labbra.

-Questo vuol dire che andrai con lui al Ballo del Ceppo?- chiese un po’ di tempo dopo Lucie, fissandomi dalle coperte in cui mi ero rintanata.

Tutto quel covare paranoie ed apprensioni mi aveva sfiancata così tanto che, appena appoggiata la testa sul cuscino, ero ben conscia che non sarei mai riuscita ad alzarmi per le successive dodici ore.

-Credo proprio di sì- dissi prima di sbadigliare e sistemarmi meglio sulle coperte.

Molto probabilmente Lucie mi chiese qualcos’altro, ma io ero già scivolata nel sonno più profondo.

La mattina dopo, comunque, mi svegliarono con la solita grazia.

-Buon natale Myra! Alzati, oggi è il grande giorno e tu sei particolarmente orrenda!- gridò spiacevolmente Nicole nel mio orecchio.

-E tu hai la soave voce di uno gnomo ubriaco- le gridai di rimando, prima di ricordarmi che giorno fosse – buon natale- dissi a voce più bassa

-Quando si dice che il buongiorno si vede dal mattino- commentò Lucie entrando in camera con i nostri vestiti e una pesante valigia in pelle.

Ora, io non è che non mi fidassi di Lucie, ma quando Lia, la mia cugina babbana, mi raccontava storie terrificanti di personaggi babbani come Jack lo Squartatore e il dentista, di solito questi erano sempre accessoriati con una valigia di pelle- comoda per trasportare ogni tipo di diavoleria per infliggere dolore- e una luce matta negli occhi.

-Lucie cara, buon natale a te- scelsi le parole con cura, ancora intimidita dal baule – come mai hai quella cosa appresso?-

-Pensavo dovessimo prepararci per farci belle- sorrise dolcemente, aprendola e uscendo una serie di arnesi non meglio identificati – da quando sono entrata in questa scuola, c’è mancato poco che usassi la magia anche per tirare lo sciaquone! Ora, permettetemi di truccarvi e acconciarvi in maniera babbana, bellezze-

La fissai sospettosa. Come si poteva rifiutare una comoda magia, soprattutto se l’alternativa era stare ferma per chissà quanto aspettando che l’altra impiastricci tutto? Stavo per declinare gentilmente l’offerta, quando Nicole mi lanciò uno sguardo indeciso.

Era comunque Lucie, dirle di no sarebbe stato come dirle che non ci fidavamo di lei. Dopo un minuto di silenzio, Nicole disse:

-Dopo la colazione sarò tutta tua. L’unico problema sarà quando dovrai truccarti tu-

-Nessun problema, non mi dispiacerà usare un po’ di magia- l’occhiolino che fece fu l’ultima cosa che vidi prima di trascinarmi con la grazia di un elefante marino in bagno.

Onestamente, cercai di rimanerci il più possibile, sperando di poter saltare la colazione. Non avevo fame e la voglia d’iniziare a prepararmi era troppa. Fu così, un bel po’ di tempo dopo, Lucie entrò in bagno con uno sguardo terrificato.

-Oh grazie a Merlino sei viva- sospirò la ragazza, appoggiandosi pesantemente al lavandino. Io ero seduta a  gambe incrociate nello spazio tra la finestra e il muro, leggendo il libro che avevo fatto Materializzare poco tempo prima.

-Viva e vegeta, come mai?-

-Non sei scesa per la colazione e sappiamo che quando la temperatura si alza rischi un calo di pressione- disse apprensiva Nicole.

-Cosa molto più preoccupate, però, è che non sei venuta a colazione- dovette ripetere Lucie –pensavamo volessi evitare qualcosa-

Risi di cuore, rendendomi conto solo in quel momento che, molto probabilmente, avevo dato un’impressione sbagliata.

-No, figurarsi. Semplicemente non avevo molta fame e il calore di questo bagno era così rilassante, non avevo proprio voglia di scendere in Sala Grande- davanti agli sguardi preoccupati delle mie amiche aggiunsi – davvero, sto bene-

-Allora non vuoi un po’ di sformato che ti abbiamo preso?- chiese Nicole mentre, uscendo dalla stanza, vidi dei fazzoletti e delle leccornie poggiati sul mio letto.

Il mio stomaco emise un brontolio traditore e mormorando un sì presi a mangiare di buona lena.

-Faresti bene a mangiare, perché si salta il pranzo oggi!- aggiunse Lucie – abbiamo dei preparativi mia cara-

Ed effettivamente rimanemmo chiuse in quel Dormitorio fino alla sera. Lucie era brava nel truccarci e tutto, ma incredibilmente lenta.

Mi chiedevo, durante l’ora intera in cui rimasi ferma come una statua, come facessero le babbane a sopportare tutto quello. Tra polveri e creme e cose fastidiose e appiccicose sulle labbra, alla fine mi sentivo più un tortino dolce che una ragazza.

Quando mi vidi, però, pensai che ne valeva la pena. Ero io, quel trucco non mi aveva affatto stravolta, ma la mia pelle era rosea e luminosa e le mie labbra color ciliegia. Persino il mio naso alla Professor Piton sembrava starci bene sul mio viso e i miei capelli erano acconciati in maniera meravigliosa: sciolti e mossi, con qualche treccina sparsa.

-Sono brava, lo so- disse Lucie, abbracciandomi da dietro e sorridendomi nello specchio.

Dopo che anche Nicole fu passata sotto le grinfie della riccia, entrambe ci aiutammo ad infilare i vestiti. Il nodo che avevo al posto dello stomaco divenne ancora più stretto per il nervosismo o molto probabilmente per la chiusura asfissiante del vestito.

-Come sto?- Lucie si presentò a noi sfoggiando due occhi magnetici e uno di quei chignon magici, quelli che tengono legati i capelli, ma che comunque lasciano scendere una cascata di ricci sulle spalle.

-Ragazze, devo dirlo, siamo davvero bellissime- disse Nicole abbracciandoci entrambe, facendomi venire l’incredibile voglia di piangere.

-Myra, se inizi a frignare inizio anche io e poi dovremo ripassare quel supplizio che Lucie ci ha inflitto prima- disse, trasformando così la mia orribile smorfia Devo-trattenere-le-lacrime-altrimenti-allago-il-Dormitorio” in una risata sincera.

Scendendo le scale del Dormitorio, notai quanto fossero belle le altre ragazze. Erano tutte particolarmente carine perché le vedevo sorridere e guardarsi con uno sguardo così felice che mi mise buon umore.

-Vedi la ragazza col vestito pervinca?- mi chiese Nicole, fermandosi un attimo davanti l’entrata della stanza delle ragazze più piccole.

Una ragazzina sedeva sul letto vestita di pervinca appunto e, solo dopo un momento di dubbio, riconobbi Hermione Granger. Era davvero diversa- i capelli erano molto più ordinati e luminosi e la sua fronte non era attraversata da nessuna ruga dovuta allo studio. In più, aveva una luce soddisfatta negli occhi.

-Con chi stai andando al Ballo Hermione?- chiesi alla ragazza, fermandomi sullo stipite della porta – Harry o Ron?-

La ragazza si voltò e divenne tutta rossa.

-In realtà con nessuno dei due- disse dopo un attimo di esitazione- Victor Krum li ha battuti sul tempo-

-Bel partito, complimenti!- battè le mani Lucie e, dopo aver salutato la ragazza, finalmente arrivammo in Sala Grande, pronte per il nostro Ballo.

Proprio mentre stavo cercando William tra la folla, un paio di braccia mi circondarono la vita e la voce bassa del ragazzo sussurrò tra i miei capelli.

-Come scusa?- mi girai verso di lui, guardandolo in tutta la sua bellezza.

Lucie lo considerava troppo basso e per Nicole aveva dei tratti del viso troppo marcati, ma per me era meraviglioso.

-Ho detto che sei particolarmente bella stasera. Sembri una regina- sorrise, prendendomi la mano.

-Ragazzi bisogna entrare, è ora- gridò la McGranitt, soffermandosi su me e William – spero che vi comportiate al meglio e che onoriate la vostra Casa – ci disse prima di alzare il naso all’aria e sparire nella Sala Grande.

-Sei pronta?- mi chiese, stringendo la mia mano un po’ più forte.

-Io sì- lo fissai, sembrava quasi teso –hai paura? Non preoccuparti, non mordo. Anche se ho un po’ di fame- gli sorrisi, per poi tirarlo nella Sala senza ulteriori esitazioni.

Nella Sala iniziarono a volteggiare i quattro partecipanti del Torneo.

-Balliamo?- chiesi a William, che aveva iniziato a sudare – stai bene?-

William era diventato bianco come un lenzuolo e iniziò a dire no con la testa, immediatamente terrorizzato.

-Io non so ballare, Myra- lo disse come se mi stesse comunicando chissà che malattia – non sono mai stato bravo-

-Ecco perché non sei venuto alle prove- capii in quel momento, conscia del fatto che anche William potesse avere dei limiti.

-Già, io lo so che in un Ballo le ragazze vogliano ballare, ma io non ci riesco- continuava a parlare di quanto fosse stupido essere l’unico a non saper ballare, quando sapeva fare le capriole mortali su una cavolo di scopa.

-Ho capito, non c’è nessun problema. Nemmeno io sono brava- lo abbracciai, cercando di trasmettergli un po’ di sicurezza – William non me ne frega niente se sai ballare o no. Sono qui con te e per me va benissimo. E’ già una delle serate più belle della mia vita-

E fu davvero una delle serate più belle della mia vita. Alla fine della serata William riuscì a ballare con me un lento,  Lucie e Nicole mi trascinarono a ballare una specie di rock e da quella sera in poi non lasciai più nessuno di loro.

Forse se non fossi stata smistata in Grifondoro non sarei mai riuscita a trovare persone come loro, forse sarebbe stato tutto diverso, eppure ora so che sono sempre stata una Grifondoro. Forse un po’ troppo gentile e non molto impulsiva, ma sicuramente capace di combattere per coloro i quali amo con tutta me stessa.





*angolino* fineeeeeee! Ormai Myra era entrata nel mio cuore e ci ho messo molto a pubblicare perchè non volevo vedere finita questa storia. Cavoli, come sono sentimentale. Ringrazio chiunque sia passato di qui anche per sbaglio.
A presto, spero
Em
  
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