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Autore: lumieredujour    07/09/2014    2 recensioni
Vedendo il film per la prima volta sono arrivata, più o meno al quinto fazzoletto, alla conclusione che a) sono masochista e b) dovevo sfogare la mia immensa tristezza su qualcosa. Perciò ho iniziato a scrivere e anche lì qualche lacrimuccia l'ho lasciata andare. Hazel mi ha fatto capire che per quanto un libro possa finire, i suoi personaggi non smettono d'esister davvero, rimangono sempre con noi e c'è sempre un finale aperto. Questo è il mio finale aperto, enjoy
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Augustus 'Gus' Waters, Hazel Grace Lancaster
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quello che resta


Ciao Gus,
sono io, Hazel Grace. Mi sento davvero patetica a scriverti una mail, considerando che la tua posta non la controlli più. Oppure dimmi, dal tuo fantomatico paradiso, un occhio ogni tanto lo butti su questo mondo?

Qui la vita è sempre la stessa: io studio e mi lamento delle sedute nel cuore letterale di Gesù, la mia top model preferita ha vinto il reality e le persone normali continuano a credere a ciò che le multinazionali gli propinano. Con una certa ironia, io ed Isaac ti citiamo sempre davanti a quel clichè infinito che è la vita.

“Augustus avrebbe riso davanti questa pubblicità” diciamo, fra una partita ai videogiochi e l’altra.

Molti si aspettavano che avrei passato questo giorno, questo primo anniversario dalla tua morte, davanti alla tua tomba, piangendo costantemente e leggendoti poesie, immagina quindi lo sgomento quando, col più sfacciato dei sorrisi, ho annunciato che lasciavo la città. Ed indovina dove sono?

Ad Amsterdam, naturalmente. Sono stata invitata personalmente da Van Houten e ho girato quasi tutti i musei che non abbiamo avuto l’occasione di visitare assieme. Oggi, però, ho speso tutto il mio tempo nella casa di Anne Frank e ho lasciato qualche lacrima in giro per te. Piove da matti, forse perché il mondo ha voluto commemorarti per bene.

Forse sarò pacchiana e non voglio risultare banale, ma il mondo è una tavolozza slavata di colori pallidi da quando non ci sei più. Sto imparando a convivere col dolore perché è quello che faccio da quasi tutta la vita, ma questo è diverso. Non è un dolore localizzato, lo sento un po’ dappertutto. Mi ritrovo a piangere sotto la doccia, per poi dirmi che le mie non erano lacrime. Cosa mi hai fatto, Gus?

Ho detto al tuo funerale privato che ti ero grata del nostro piccolo infinto, e lo sono ancora, ma mi chiedo se nel più grande infinito che deve essere l’aldilà tu abbia trovato di meglio. Magari qualcuno che avevi pensato perso per sempre. Ironicamente sono gelosa di due morti, ci avresti mai creduto?

Dicono che la cosa più difficile che una persona possa mai fare è accettare l’arrivo inevitabile della morte, ma sappiamo entrambi che è molto più facile di quanto sembri. No, per me la vera difficoltà che la vita ci presenta è andare avanti, lasciare il passato al proprio posto.

Non mi sentirò mai quella di prima Augustus, è come se avessero asportato una parte di me, perché come hai detto tu mi hai ferito, non puoi immaginare neanche quanto profondamente.

La morte ti ha strappato via e tu, tu meglio di tutti comprendi quanto fastidio dia provare a raggiungere un qualcosa che non c’è più. Ti prudeva mai la gamba che ti mancava? Perché io ho un continuo prurito al cuore, ma niente potrà mai farlo sparire.

E’ davvero difficile non rimuginare sul passato, quasi impossibile non perdersi nei ricordi, eppure è l’unica cosa da fare per sentirsi un po’ più tranquilli. Malinconici, certo, ma quasi felici.

Ne parlavamo tanto, io e te, della malattia e dell’impossibilità di sentirsi davvero bene, ma speravo sempre che saresti rimasto tu qui a dover convivere senza di me, non il contrario. Cosa avresti fatto per ricordarmi, mi chiedo? Quale colpo di genio avresti inventato? Forse anche questo è modo di rimuginare su un futuro impossibile e alternativo, ma è l’unica cosa che aiuta quel dolore sordo che è la tua assenza.

Una frase mi ha colpito molto al museo di Van Gogh, una frase contenuta in una lettera dell’artista al fratello, che recita così:

“Quando sento il bisogno di religione, esco fuori e dipingo le stelle”

Quelle stelle che sono state così avverse al nostro amore, sono diventate le mie migliori confidenti. Ho capito che la colpa non era delle stelle, l’unica colpa era tua, Augustus, del tuo essere l’unic grande amore della mia vita.

Come Van Gogh, ho trovato in loro una soluzione. Quando sento il bisogno impellente di piangerti e di ricordarti, esco fuori e le guardo per ore ed ore, convinta che una di loro sia tu. Forse il nostro amore è durato così poco perché era troppo puro, come il fuoco che consuma una sigaretta, lasciando solo cenere.

Ecco cosa sono io, sono quello che è rimasto, sono cenere.

Non so nemmeno se invierò davvero questa mail, non so che diavolo ho in mente, ma mi fa sentire meglio. Non bene, ma meglio.

Mandami un segno, fammi vedere che il paradiso esiste davvero, perché ciò che si è avvicinato di più l’ho vissuto qui con te e, tra il mio cancro ed il tuo, non so che copia sbiadita del paradiso possa essere considerata.

Aspettami, non dovrei tardare molto a raggiungerti, okay?

Okay.

Tua per sempre, anche attraverso la morte,
Hazel Grace Lancaster

 
  
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