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Autore: Yume Kourine    07/09/2014    1 recensioni
[STORIA RIVISITATA]
A volte gli incontri più strani e semplici possono sconvolgere la nostra vita; Dan lo sa bene. Ricorda perfettamente quella serata di fine estate...
Dal testo:
"Tempo fa mi è accaduta una vicenda strana e surreale, indescrivibile.
Non so spiegare perché sia successo, né perché sia stato scelto io. Che sia stata la mia fervida immaginazione, non lo so e credo che non lo saprò mai...
Quella notte però incontrai una ragazza che ha lasciato un segno indelebile nella mia mente e nel
mio cuore."
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dan Smith, Sorpresa, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Her name is...


Parte I


Non riesco a spiegarlo ma sento il bisogno di farlo: andare via da qui, non importa dove. Allontanarmi da ogni certezza e familiarità.
“Ragazzi, io esco”
“Dai Dan! Dove te ne vuoi andare a quest'ora? Non lo sai che si aggira il Gatto Mannaro che mangia gli uomini che hanno in testa i porcospini?”
Ecco... Kyle è già ubriaco. Faccio un cenno a Woody che capisce al volo; nelle sue mani Kyle e gli altri non faranno sciocchezze... o almeno spero.
“Mi raccomando non fare tardi!” borbotta Will. Gli do le spalle.
“Non preoccuparti, sarò di ritorno presto” cerco di rassicurarlo con un tono allegro ma la mia voce si increspa.
Senza pensarci due volte chiudo la porta: i suoni ormai sono confusi e li percepisco a malapena. Cedo alla tentazione di uno sbuffo, poi mi allontano. Di solito sono una persona frenetica e mi lascio trasportare dalla mia andatura lesta e decisa, questa sera invece procedo lentamente e tengo la testa fissa sui miei piedi.
A guardare in alto si rischia di inciampare, di prendere qualche brutto colpo. Lo ripeteva sempre mio padre quando ero piccolo, così presi l'abitudine di tenere lo sguardo basso, per essere sicuro del terreno su cui camminavo.
A volte però questo senso di sicurezza ti priva di molti eventi, come ammirare il cielo stellato quando si è insicuri.
Le strade brulicano di gente, per un attimo ho l'impressione che alcuni ragazzi si stiano lentamente avventando su di me con i loro volti e le loro conversazioni. Mi sento troppo esposto, ho bisogno di uno spazio intimo per riflettere.
Mi guardo intorno e scorgo subito un parco, poco distante da un sentiero diretto verso il bosco. Ecco la mia meta.
Più mi avvicino più la vita urbana si fa lontana, solo la solitudine accompagna il mio percorso. Sono bastati quei brevi istanti di silenzio e di deserto a far emergere i miei dubbi.
È da poco che è nato il gruppo dei Bastille e devo ammettere che stiamo avendo un inaspettato successo; un successo che non continuerà.
Ho troppe idee per la testa e non riesco a metterne una decente su carta o su piano: la mia mente è invasa da mille parole e da note musicali particolari eppure non riesco a combinarli insieme, manca qualcosa che le tenga unite.
Non posso condividere questo problema con gli altri, non ancora almeno. Ho bisogno di restare un attimo da solo con me stesso.
A volte preferivo restare nel silenzio, le parole diventavano futili, i suoni fastidiosi e la natura spaventosa.
I miei dubbi vengono interrotti da un'improvvisa raffica di vento che trasporta alcune foglie secche.
Mi adagio su una panchina e resto con lo sguardo fisso verso il cielo che lentamente sta colorando di notte. In pochi istanti vengo inghiottito nell'oscurità del luogo e del mio cuore.
Ancora una volta cerco di dare un senso alle mie creazioni strampalate e a trovare un ritmo orecchiabile e allo stesso tempo unico.
Ancora una volta sono da solo con i miei dubbi.
Ancora una volta cedo alla mia debolezza.
È inutile, che senso ha andare avanti?
Senza rendermene conto passano ben quaranta minuti. Ho offerto tempo prezioso al nulla: nessuna parola, nessuna azione... Persino il flusso dei miei pensieri si era interrotto.
Non ho ottenuto niente.

Solo vuoto.

Vuoto, come questi quaranta minuti. Vuoto, come le mie canzoni. Dovrei chiamarmi morto che respira.
Mi arrendo all'idea di combinare qualcosa e cedo alla stanchezza. Mi alzo, pronto per tornare a casa.
Poi, all'improvviso, un suono insolito attira la mia attenzione.
Mi volto ma non c'è né una radio né un qualunque oggetto in grado di produrre un tono così preciso e brillante.
Sarà la stanchezza.
Uno, due, tre passi. Di nuovo. Le mie orecchie percepiscono quel suono particolare.
Che cos'è?
Preso dalla curiosità mi incammino in cerca della fonte, a quanto pare più mi avvicino al bosco più il rumore si fa forte e chiaro.
Forse non dovrei vagare da solo di notte e in un bosco sconosciuto, ma quella armonia senza corpo mi ha come rapito.
Cammino lentamente, facendo attenzione ad ogni minimo particolare e nel frattempo quel suono si è fatto più profondo, ricorda tantissimo una percussione.
Inizio a correre.
Alzo lo sguardo, mi guardo intorno. Sono così preso che non mi accorgo di una radice che sbuca dalla terra così inciampo maldestramente e per poco non cado.
Ecco, mai alzare troppo la testa.
Riacquisto equilibrio ma il suono sembra essersi dissolto lasciandomi in compagnia di alberi maestosi quanto tetri mentre un intenso odore di erba umida mescolato alle tenebre della notte pervade le mie narici.
Tutti i miei sensi sono attivi, tutti tranne l'udito... Non c'è più nulla che stuzzica le mie orecchie. Niente, soltanto il silenzio più intimo.
Chiudo gli occhi in attesa che accada qualcosa ma invano.
Che idiota, cosa speravo di ottenere? Guardo troppi film...
Infilo le mani in tasca e, dopo un ultimo sguardo a quel palcoscenico notturno, mi allontano mentre un gufo bubola in lontananza rompendo il silenzio e la solitudine che mi circondavano.


Ormai sto camminando da parecchi minuti, possibile che la città sia ancora lontana?
Mi volto e mi accorgo di un sentiero quasi nascosto dalle radici e dalla terra. Fiducioso lo seguo e finalmente giungo fuori da quel bosco misterioso. Ma come riprendo fiato la speranza si dissolve nei miei respiri. Mi fermo: è cambiato qualcosa, o meglio è cambiato tutto.
Mi ritrovo in una città a me sconosciuta e in un attimo l'agitazione mi paralizza.
Dove sono finito? Che posto è questo? Che sia uscito da tutta altra parte? Devo stare calmo, la miglior cosa da fare è chiamare gli altri.
Prendo il telefono ma questo non sembra dare segni di vita. E poi mi dicono di non essere pessimista, ma se me ne capitano di tutti i colori?
Inizio a camminare con passo moderato sperando di trovare una cabina telefonica o un passante che possa aiutarmi.
Non mi era mai capitato di perdermi in un modo così... stupido? Assurdo.
Le case sono completamente abbracciate all'intima oscurità. Il pesante vuoto attorno a me comincia a rendermi nervoso.
Mi guardo intorno. È una piccola città, le case distano molto l'una dall'altra e sono separate da lunghi marciapiedi o da prati estesi.
All'improvviso il mio occhio nota una luce non molto lontano da qui. In questa oscurità anche la più fioca delle luci accende la mia fiducia.
Perdo il controllo del corpo e inizio a correre verso la luce, che si rivela provenire da un piccolo locale. Sembra uno di quei cafè tipici americani, ce ne sono tanti in questa zona dell'Inghilterra.
Entro e vengo travolto da un insolito blues e dalle correnti d'aria dei condizionatori. Mi sembra di soffocare in un ambiente artificiale. Non c'è molta gente, solo un gruppo di ragazzi e un'anziana signora seduta al bancone.
Mi avvicino lentamente e mi siedo. Provo ad avvicinarmi alla signora ma questa sembra ignorarmi completamente.
“Cosa vuoi?”
Punto lo sguardo davanti a me, verso il cameriere. Dal suo tono di voce e dalla sua espressione sembra scocciato di vedermi.
“In realtà vorrei chiedere delle indicazioni...”
“Ti sembro forse un addetto alle informazioni? O ordini qualcosa o te ne vai”
“Ti prego, vorrei solo sapere che posto è questo dato che mi sono perso...”
“Questo è un bar, idiota. E se non prendi qualcosa ti sbatto fuori a calci in culo”
Vorrei poter prendere qualcosa ma in questo momento sono senza soldi e non mi va di finire nei guai con questo omone, anche perché è il doppio di me. Sicuramente la cosa finirebbe male.
“Non ti preoccupare, non recherò più disturbo. Grazie per la tua cortesia” rispondo freddo.
Mi allontano abbattuto e scoraggiato.

Mentre la porta si chiude prendo un bel respiro. L'aria pura, l'insolita melodia della notte e le tenebre alleviano la mia mente e per qualche secondo l'ansia e il risentimento svaniscono.
Le strade sono silenziose e deserte, nemmeno un gatto solitario o un cane randagio si aggirano tra le ombre dei muri degli edifici cosa che mi inquieta parecchio.
Mi arrendo. Non so più cosa fare.
Merda, e adesso?
“Ciao”
Il solo sentire quella voce mi consola. Senza pensarci due volte mi volto e la seguo raggiungendo una giovane ragazza. Il buio mi impedisce di vederne meglio i lineamenti, ma dentro di me cresce il presentimento che si tratti di una brava persona.
Un sorriso si forma sul volto rotondo della ragazza che si avvicina con passo fiero e sciolto.
“Non ti ho mai visto da queste parti”
“No infatti... non sono di qui. Ho smarrito la strada.”
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto mentre un lieve soffio di vento ci scompiglia i capelli e spazza via ogni mio intimo pensiero: la mente è completamente libera, mi sento così leggero da potermi confondere con l'aria serale.
“Stai sempre sulle tue?”
“Come?”
“Prima ti ho visto parlare con il barista e mi sembravi spaesato. Hai sempre quest'aria da bimbo sperduto?”
“Spero proprio di no”
“Non sei un tipo loquace, eh?”
“In realtà avrei tante cose da dire ma non riesco a trovare le parole” commento sinceramente.
“Vieni con me. Conosco un posto perfetto per rifornirsi di parole... e mi piacerebbe ascoltare queste cose che devi dire” rompe il silenzio la ragazza superandomi e indicandomi un sentiero. È tutto così assurdo, eppure in pochi secondi mi ritrovo a correre su una lunga distesa d'erba tinta di notte senza sapere dove sia diretto né perché lo stia facendo.
Ma sento crescere un desiderio insolito in me... è come se volessi conoscere a meglio quella ragazza misteriosa quanto affascinante.

Dopo una lunga e straziante corsa raggiungiamo una strada deserta e buia; in lontananza si intravede un lampione che illumina le case con una luce sfocata; solo un pallido raggio raggiunge sull'asfalto screpolato da cui qualche ciuffo d'erba ribelle sbuca e danza dolcemente accompagnata dal vento e dalle sue correnti sinfoniche.
La ragazza si siede per terra e alza la testa verso il cielo rimanendo in silenzio; dopo un attimo di esitazione mi avvicino.
“Questo è il mio posto, vengo sempre qua quando voglio restare da sola e al sicuro. A volte sento il bisogno di fuggire dalla solita realtà e rifugiarmi in quella delle mie parole.”
“Perché dici una cosa del genere? Non mi sembra un luogo tanto pericoloso, certo magari qualche individuo risulta una brutta persona però la mia prima impressione è stata... normale"
La ragazza scoppia in una risata nervosa.
“Ogni città ha i suoi punti oscuri: magari sono ben nascosti e invisibili agli occhi di molti, ma ci sono, sempre. Ed emergono quando meno te lo aspetti, magari da persone che tu ritieni comuni... ” conclude la giovane, masticando le ultime parole. “Ti capita mai di sentirti... insicuro dei tuoi pensieri?”
Non sai quanto. Queste parole si perdono fino a confondersi con un sospiro.
In questo istante un suono si forma, è appena accennato. Mi ricorda qualcosa.
Sì, ne sono sicuro... è lo stesso di poco fa!
Mi alzo di scatto e mi guardo intorno in cerca della fonte di quella melodia stravagante ma al tempo stesso travolgente e enigmatica.
“Non lo senti anche tu questo picchiettare? Come se ci fosse un tamburo nelle vicinanze... Anche prima di venire qui l'ho sentito. Potrebbe essere la causa del mio smarrimento.”
La ragazza chiude gli occhi, sembra essersi concentrata.
“No, non sento niente.”
Getto lo sguardo a terra deluso e nel frattempo quella melodia è ormai fuggita.
Stufo mi avvicino al prato e mi sdraio sull'erba umida: l'ansia sale e il corpo inizia a scaldarsi per la vergogna. Sono proprio un idiota, come ho potuto dire cose del genere davanti a una persona che non conosco nemmeno? Poco dopo la ragazza mi raggiunge: non sembra affatto sorpresa o spaventata e la cosa mi lascia confuso:
“Non ti biasimerei se te ne volessi andare. Sono proprio una persona strana”
La ragazza si volta verso di me: ora la luce illumina il suo viso pallido e mi accorgo della sua unica e rara bellezza. Ciò che mi ha subito affascinato sono i suoi occhi: limpidi e splendidi come il cielo, anzi di più, sembrano due stelle brillanti e libere.
“Sì, hai ragione... lo sei quanto lo sono io” mi risponde sorridendo. Si siede vicino a me tenendo lo sguardo verso la città. È talmente aggraziata nei movimenti che resto rapito, sono completamente attratto dalla sua postura, dalla sua voce e dal suo sguardo proiettato lontano. Poi riprende il discorso mantenendo il tono chiaro e caldo di poco fa.
“Lo sai, mi piaci. Non so spiegarmelo ma mi sento al sicuro se sto vicino a te... nella tua voce percepisco sincerità e meraviglia” mi confessa sorridendo.
Si vede che non mi conosce bene, sono solo un ragazzo come tutti gli altri. Meraviglia e sincerità... sono parole troppo importanti, non credo possano caratterizzare uno come me.
Però... non so perché ma in questo momento mi sento strano e allo stesso tempo bene. É come se questa ragazza comprendesse ciò che provo. Come fa? Vorrei tanto risolvere l'enigma nascosto dietro a quella voce calda, a quegli occhi puri e a quel viso da bambola.
Guardandola meglio avverto qualcosa, come se la avessi già vista da qualche parte o addirittura la avessi già incontrata.
Siamo rimasti a fissarci per parecchi minuti senza dire una parola. Provo una sensazione particolare, mai vissuta... Comunichiamo non con parole o con i gesti bensì con gli occhi e con i respiri. Può sembrare sciocco ma in questo modo mi sembra di essermi avvicinato a lei. Di solito quando incontro nuove persone sento come formarsi un grande abisso a me insuperabile, da una parte ci sono io e dall'altra la persona. A volte impiego mesi o addirittura anni prima di poter superare quel grande abisso e arrivare a conoscerle, a toccare i loro cuori. Invece con questa ragazza, è come se l'abisso abbia un fondo in cui toccare e ci sia un collegamento ravvicinato, come se la distanza non esistesse. È meraviglioso, vorrei tanto rimanere così per tutta la notte.


Ad un tratto il suono di un clacson interrompe il nostro gioco di sguardi e attira l'attenzione della mia compagna.
“Papà?”
“Mi hai fatto preoccupare! Sono ore che ti cerco. Una studentessa non dovrebbe girare da sola a quest'ora di notte.”
Cavolo... mi sento davvero un maniaco in questo momento.
“Forza torniamo a casa” borbotta l'uomo avvicinandosi alla ragazza e la prende per il braccio, pronto per riportarla a casa. È ben vestito e curato sia nell'aspetto che nei movimenti.
“Aspetta. Il mio amico si è perso, non posso lasciarlo da solo” esclama la giovane indicandomi. Non riesco a credere che mi abbia disegnato come amico, ci siamo conosciuti solo da una ventina di minuti.
L'uomo mi squadra per qualche istante. Occhi grandi e chiari, proprio come quelli della ragazza, solo che questi mi mettono soggezione. Se quelli della ragazza catturano l'attenzione come il cielo, i suoi sono talmente freddi da ibernare i miei pensieri e i miei movimenti. .
“Mi sembra abbastanza maturo, può cavarsela da solo”
A quanto pare non sono ben gradito in questo posto. Tutte queste frecciatine mi stanno facendo impazzire.
“Non ha idea di dove si trovi! Non possiamo ospitarlo?”
“Neanche per sogno” sbraita il padre, evidentemente mi trova una minaccia; non mi avrà per caso scambiato per il suo fidanzato?
“Allora facciamo così... Lo accompagniamo un pezzo con la macchina e poi lo lasciamo proseguire a piedi, va bene? Ti prego papà, mi sentirei una bestia senza averlo aiutato”.
L'uomo mi scruta da cima a fondo poi sospira e passa una mano tra i morbidi capelli della ragazza.
“Va bene, ma lo faccio solo perché è il desiderio del mio tesoro. Sei sempre così altruista”
La ragazza corre verso di me e prendendomi per mano mi trascina verso la macchina: naturalmente il padre non ha approvato l'idea che io e sua figlia ci sedessimo vicini così lei è rimasta nel sedile posteriore mentre io mi sono ritrovato vicino al padre. A volte mi lancia sguardi simili a dardi di ghiaccio: ho la pelle d'oca soltanto a sentirmeli addosso.
Dopo un lungo tratto riconosco il bosco da cui sono sbucato e così l'uomo mi fa scendere, anzi meglio dire scaricare, in quel luogo buio.
Saluto i due e mi incammino verso la strada coperta da alberi.
“Aspetta”
Dal finestrino sbuca la testa bionda della ragazza che mi invita ad avvicinarmi.
“Ci rivedremo ancora?”
“Chi lo sa. Per incontrarti dovrei perdermi di nuovo, e credimi è una cosa che mi riesce molto bene”
Una nuova risata si dipinge sul volto della giovane contagiando anche le mie labbra.
“Se proprio vuoi perderti, ricordati di farlo qua. D'accordo?” mi sussurra con tono dolce. “Vorrei tanto parlare ancora con te. Hai ancora le tue cose da dire, giusto?”
Scoppio a ridere abbassando lo sguardo. Poi mi concentro nuovamente sul suo volto.
“E tu hai le tue”
Un colpo di tosse da parte del padre ci interrompe e mi vedo costretto ad allontanarmi da lei. Dopo un ultimo sorriso da parte della ragazza osservo la macchina sfrecciare veloce sull'asfalto.
Tuttavia in quel sorriso ho notato qualcosa di insolito... sembrava più una smorfia triste.
Rimango fermo per qualche secondo e poi riprendo la mia camminata sperando di non perdermi di nuovo; certo non sarà facile data l'estensione del bosco.

Eccomi qua, di nuovo solo in cerca di un sentiero sicuro da prendere.
La stanchezza si fa sentire sentire molto più intensamente rispetto a prima e ha la meglio sul mio corpo, soprattutto il volto. Mi siedo per un istante su un tronco e chiudo gli occhi cercando di resistere alla tentazione di addormentarmi.
Ad un tratto una vibrazione mi costringe a riaprirli e la speranza prende vita quando mi accorgo che proviene dalla tasca della giacca: il telefono si è acceso!
Guardo lo schermo e noto tre chiamate da parte di Will. Oh, cavolo. Adesso ho paura della sua reazione. Prendo coraggio e lo richiamo.
“Ehila”
“Ma si può sapere dove sei finito? Ho provato a chiamarti un sacco di volte e mi dava sempre irraggiungibile!”
Irraggiungibile... Ecco la parola giusta per descrivere la mia attuale posizione.
È come se fossi scomparso per qualche ora, ogni cosa attorno a me aveva perso definizione. Eravamo solo io e la ragazza misteriosa.
“Dan!” L'urlo di Will giunge al mio orecchio come un pugno violento e mi risveglia dai miei pensieri.
“Scusa mi sono inoltrato nel bosco e...”
“Ma tu sei scemo o cosa? Sono le tre del mattino! Prendi il sentiero cinque, dovrebbe portarti qua vicino. Ti vengo a prendere. Una passeggiata nel bosco di notte, sei proprio pazzo”
“Okay, hai ragione. Stai tranquillo, arrivo.”
“Tranquillo sto ca...”
Interrompo la conversazione e dopo essermi tirato due schiaffi sul volto, mi alzo e riprendo il sentiero.

Dopo una lunga camminata raggiungo l'uscita, fortunatamente mi sono ricordato di qualche dettaglio che ha aiutato il mio viaggio di ritorno. Will sta a pochi passi da me con le mani incrociate e sembra essere pronto per darmi una bella strigliata.
“Scusa sono distrutto. Ne riparliamo domani mattina, ok?” lo supplico per poi superarlo.
“È già mattina idiota e...”
Non riesco più a distinguere le parole e la vista si annebbia. Voglio solo accasciarmi sul letto e dormire. Non mi sono mai stancato così prima d'ora, eppure sono abituato a stare sveglio fino a certe ore.
Basta pensare, non ne posso più... Voglio essere lasciato in pace.
In questo momento vorrei che quella ragazza fosse qui con me. La sua presenza mi rilassava, era come se fosse una cura per la mia mente piena di stramberie, idee e pensieri.

Voglio rivederla...

Non so nemmeno il suo nome.

Io...
Sento che devo rincontrarla
   
 
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