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Autore: yizu    10/09/2014    0 recensioni
Non avevo mai sofferto per amore. A scuola avevo voti ragionevoli. Di amici ne avevo abbastanza, e anche se mi tradivano io rimanevo impassibile. Mia madre è presente poco e niente, ma non do peso a questo. Non avevo mai pianto. Non avevo mai avuto fobie. Non mi ero mai ammalata. Eppure, papà mi lasciò a mamma, scappando dalla realtà e senza rendersi conto che io, semplice bambina, quel giorno, smisi di avere emozioni negative
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fu il suono del telefono a sconcentrarmi dal mio pc che sembrava essere più lento del solito. Mi allungai con la mia solita pigrizia, prima di impugnarlo e rendermi conto che il messaggio essendo di Facebook potevo visualizzarlo anche dal pc. Ma alle 3 del mattino ero poco lucida per ragionare. Era un messaggio di Armin. << Sei sveglia? >> No guarda, sto su Facebook nel sonno. << Sì >> Risposi semplicemente per non fargli notare come a quest'ora sia irritabile. << Apri skype, mi annoio. >>. Posai il telefono sul comodino e aprii la finestra di skype. Pochi secondi dopo il suono di Skype mi fece sobbalzare, e risposi alla chiamata. << MI SENTIII? >> Urlò con una voce più squillante del solito. << Sì, ma abbassa la voce, mamma pensa che stia dormendo! >> Dissi scocciata, mentre lo vedevo assumere un sorriso malizioso. << E adesso che ti prende? >> Dissi scocciata incrociando le braccia al petto. << Sei in reggiseno. >> Ridacchiò lui. << è come se stessi in costume eh, e poi fa caldo, cosa ti aspettavi? Che indossassi un maglione di lana? >> Alzai gli occhi al cielo, mentre ascoltavo Armin darmi ragione. << Siamo acide eh. >> Rise ancora, contagiandomi alla fine. << Guarda che non ti ho mica perdonato. >> Dissi facendo la finta offesa. << Ti va di fare una minchiata pazzesca? >> Disse subito dopo come non avessi detto nulla. << Tipo rompere il tuo specchio? >> Risi mentre mi lanciava un' occhiataccia. << Intendevo qualcosa di bello. >> Risi di nuovo, mostrandomi interessata a ciò che stava dicendo. << Andiamo nella piscina dei nuovi vicini? >> Sorrise a 360°. << E quando? >> Domandai poco convinta. << Ora, sono le 3 del mattino, non si accorgeranno di nulla. E torneremo prima che qualcuno si accorga della nostra assenza. >> Disse alzandosi e spostando il suo pc alla finestra in modo da mostrarmi la villa dei suoi vicini ricchi. << Non lo so, e se ci beccano poi... >> Dissi abbassando lo sguardo. << Ho capito, hai paura. >> Sorrise. << Certo che no, Elena non ha paura di nulla. >> Dissi senza pensarci due volte. << Allora vieni con me. >> Disse in tono di sfida. << Ci vediamo lì, non tardare. >> Sorrise. << Ricordati di indossare una maglietta, bad girl. >> Risi anche io, terminando la chiamata e andando verso l' armadio mettendo le prime cose che capitavano. << Quindi voi siete andati alle 3:30 di notte, nella casa dei vostri vicini, nella loro piscina, a fare porcherie, per puro caso? >> Chiese l' agente di polizia, mentre Armin sparava cazzate per cacciarci fuori dai guai. Sospirai facendogli cenno di smettere di parlare poichè stava solamente peggiorando la situazione. Il poliziotto ci aveva visti mentre ci abbracciavamo bagnati e aveva pensato che stessimo facendo porcherie in una proprietà privata, quindi ci aveva portati al Commissariato per interrogarci e trovare una punizione. Il problema si presentò, però, quando scoprimmo che avrebbero chiamato i genitori. Fu li che Armin cominciò a sparare cazzate a gogò, che però peggiorarono tutto. << Senta agente, lei ha frainteso. Sì, io e i mio amico abbiamo invaso una proprietà privata, ma senza malizia. Volevamo solo divertirci, e alla fine siamo giovani, di errori ne commettiamo continuamente e lo so che non è una scusa, ma se i nostri genitori scoprissero tutto questo, probabilmente staremo " al fresco " chiusi in casa per mesi e addio libertà. Abbiamo fatto una stupidaggine, ma faremo tutto ciò che i proprietari vorranno per rimediare. La prego solo di non avvisare i nostri genitori, in fondo è la nostra prima trasgressione. Ci dia un'altra chance. Faremo tutto il possibile per evitare problemi del genere >> Dissi sincera e tranquilla, più per Armin che per me. Mia madre si sarebbe incazzata e fine della storia, ma la sua lo avrebbe messo in gattabuia. << Come ha detto lei, è la vostra prima trasgressione quindi lascerò passare. Ma dovrete andare ogni pomeriggio per una settimana dai proprietari della villa, e aiutarli in tutto e per tutto, senza eccezioni. >> Disse con esitazione. Armin sorrise come non mai, mentre io sbuffai poichè di lavorare gratis per dei ricchi viziati non mi andava. Ma mi accontentai, e dopo aver salutato il poliziotto mi accorsi del fatto che erano già le 6. Armin mi abbracciò, mentre lo salutai con un cenno cominciando a correre verso casa mia. Entrai giusto in tempo per non destare sospetti, per poi crollare come un sacco sul letto. << Sai che tutto questo è colpa tua, vero? >> Dissi lanciando un' occhiataccia ad Armin che falciava il prato poco più distante da me. A me era toccato pulire tutte le finestre. << Almeno non sei chiusa a casa a far niente, no? Ringraziami acida >> Disse sorridendomi falsamente. In realtà sarei dovuta uscire questi giorni con mio padre, ma dovetti mentirgli per andare a lavorare alla villa. Che fregatura. << Ho troppo da fare Armin, non posso proprio. >> Andai verso il cancelletto mollando gli stracci, quando Armin mi prese la mano con il respiro affannato facendomi voltare. << Da solo non ce la posso fare! >> Disse tirando la mia mano in modo da impedirmi di muovermi, ma feci uno strattone e me ne liberai. Fece in tempo a riprendermi la mano, circondarmi con le sue braccia per poi lasciarmi per due secondi per sistemarsi il ciuffo e poi riprendermi. Ridacchiami mentre lui mi guardava negli occhi sorridendo. << Rimani dai, non ce la farò mai da solo >> Disse indicando il prato gigante e le numerose finestre. << Dio mio, ok! >> Dissi mentre mi abbracciava felice come un bambino a Natale. << Ehm... voi sareste? >> Disse una voce dietro di me. Armin mi lasciò per un momento, cercando di capire la persona che aveva parlato, facendomi girare. Si presentò davanti a me un biondino dagli occhi dorati. Indossava dei pantaloncini blu e una polo bianca, semplice ma efficace per attirare le ragazze. Doveva essere davvero un ragazzo d' oro, lo si leggeva in quel luccichio che aveva negli occhi. Quest'ultimi poi, erano la fine del mondo. Magari li avessi avuti io. << Sei il figlio dei Robinson, giusto? >> Disse indifferente Armin alla domanda del ragazzo. << Mi chiamo Nathaniel, voi siete quei due ragazzi che ieri sono entrati da noi? >> Chiese sorridendomi, senza che io gli avessi dato il minimo di indifferenza. << Sì, siamo Armin e lei Elena. Ma non è come sembra... >> Lo bloccai prima che potesse continuare, perchè conoscendolo avrebbe creato solo altri guai. << Armin, dopo il casino di ieri, meglio che la storia la spieghi io. >> Dissi guardandolo male, mentre il biondo se la ridacchiava per come lo avevo " messo a cuccia ". << Praticamente ieri c'è stato tutto quel casino per una provocazione, il poliziotto ha frainteso e credeva che stessimo facendo chissà cosa, ma ci dispiace comunque per avervi disturbato. Come ha detto il poliziotto anche ai tuoi, per una settimana siamo al vostro servizio per ogni cosa, e stavamo potando l' erba e pulendo le finestre >> Dissi facendogli notare l' attrezzatura sull' erba. << Anche quella era una provocazione? >> Disse riferendosi alla posizione di pochi secondi prima, mia e di Armin che a quanto pare aveva anche lui confuso. << No, no e no. Perchè tutti pensano che io me lo voglia scopare in un giardino mentre lavoro e tutti mi possono vedere? >> Dissi sbuffando, mentre Armin se la rideva e mi metteva il braccio intorno alla vita lasciandomi un bacio sulla guancia. Nathaniel sorrise leggermente guardando la scena. << Quindi non stavate facendo nulla di quel genere? >> Disse sorridendomi ancora. << Era solo un semplice abbraccio tra amici. >> Intervenne Armin. << Meglio, io devo andare. Non fatevi trovare " abbracciati ", come dite voi, da mio padre o sono guai. >> Rise, mentre Armin ed io ci guardavamo imbarazzati. Ci mancava solo che estranei cominciassero a dire che io ed Armin stavamo insieme, che palle.
   
 
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