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Autore: Puffy_MikaMarilyn    10/09/2014    2 recensioni
[Marilyn Monroe]
Questa potrebbe sembrare solo una delle tante storie tristi che sono state scritte. Ma per me ha un significato particolare. Non solo perché è incentrata sulla mia icona Marilyn Monroe, ma perché vuole svelare un mistero.
Dal testo: "Vedono solo la bionda perfetta, la donna felice, l'attrice realizzata. Vedono ciò perché non si sforzano di guardare oltre. E' sempre più semplice fidarsi ciecamente della prima impressione, se non ne sei la schiava."
Con questa OS provo a rappresentare il personaggio di Marilyn in modo differente dal solito, affidandomi alle sue biografie e tracciandone un carattere lontano da quello della diva di Hollywood che tutti conosciamo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salvami tu perché io non ci riesco

 

Ora che era sola nella sua stanza, Marilyn si sdraiò sul letto e le lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance. Intorno a lei c'era solo buio, schiarito soltanto dalla fioca luce della luna che penetrava dalla finestra aperta. Non si era mai sentita così a pezzi in vita sua, forse nemmeno quando nei momenti tristi, da bambina, si rannicchiava in fondo alla sua stanza in attesa che qualcuno venisse a consolarla. Non arrivava mai nessuno.
Ma la piccola Norma Jeane poteva ancora sperare in qualcosa, poteva sperare in quei mille sogni che ogni notte popolavano i suoi pensieri. Ma ora di anni ne aveva trentacinque e tutti la conoscevano come Marilyn Monroe; la bionda perfetta, la donna felice, l'attrice realizzata. Vedevano ciò perché non si sforzavano di guardare oltre. E' sempre più semplice fidarsi ciecamente della prima impressione, se non ne sei la schiava.
Il vestito color panna che indossava si sollevava leggermente, mosso dal lieve venticello serale che rinfrescava le estati di Los Angeles. Ad un certo punto Marilyn si accorse di una sagoma nera, alta e slanciata, seminascosta dalle tende della finestra.
La sagoma si stava avvicinando al suo letto camminando lentamente, fino a fermarsi a meno di un metro da lei. Ora che era più vicino, Marilyn poté riconoscere il cappello a cencio e i baffi che ricordavano quelli di Clark Gable.
-Papà -  disse accennando un timido sorriso.
L'uomo allungò un braccio verso di lei come se volesse farle una carezza, ma il palmo della sua mano non sfiorò la guancia della ragazza. 
-Perché stai piangendo, Norma Jeane?- le chiese con un tono di voce che non lasciava trasparire alcun emozione, ma che alle orecchie di Marilyn suonò come una dolce melodia. Dolce come le ninna nanne che i padri cantano alle figlie la sera, per farle addormentare.
Per un attimo chiuse gli occhi, cullata dalla semplice presenza di quell'uomo accanto a lei.
-Non lasciarmi più da sola -  riuscì solo a pronunciare, con la voce spezzata dai singulti. Un soffio di vento più forte degli altri la fece rabbrividire.
-Tu non sei mai stata sola, bambina mia. Io sono sempre con te.- rispose la voce.
Marilyn scosse la testa e lacrime calde ripresero ad inumidirle il volto. Era diventata ancora più debole col passare degli anni, la forza della piccola orfana che era in lei stava svanendo lentamente.
Non voleva piangere, voleva resistere e fingere di essere felice almeno in apparenza, anche se sapeva bene che suo padre conosceva ogni verità. Aveva passato tante sere come quella a convincersi di essere la ragazza serena che tutti credevano che fosse.
A convincersi che era fortunata. Milioni di ragazze avrebbero sacrificato ogni cosa per essere come Marilyn Monroe. Ma purtroppo, Marilyn Monroe non esisteva.
-Abbracciami, ti prego. Fammi capire che ci sei veramente.- disse stringendo a sé il cuscino.
Percepì uno strano calore avvolgerle il corpo, come se all'improvviso il fresco venticello della California si fosse trasformato in un tiepido scirocco. Ma l'uomo rimase immobile.
-Tornerò presto, Norma Jeane. E' una promessa.- 
-Non andartene, non abbandonarmi di nuovo. Io ho bisogno di te!- si lasciò sfuggire Marilyn sollevando il busto e mettendosi a sedere sul letto.
-Non piangere più, e ricorda che sono sempre accanto a te.- La figura di suo padre si disciolse nell'immensità dei suoi pensieri.  I sogni nascono lentamente e si infrangono in fretta. Si ricordava ancora di quando, durante la sua infanzia, lui veniva a farle visita ogni giorno. Quando accadeva si sentiva la bambina più fortunata del mondo, peccato che quei momenti di felicità durassero sempre troppo poco.
-Signorina Monroe, si sente bene?- udì la voce di Eugenie, la sua domestica, provenire da dietro la porta. Marilyn si asciugò velocemente le lacrime e diede alla donna il permesso di entrare.
-Cosa le è successo?- chiese Eugenie preoccupata. Solo lei era al corrente del lato oscuro di Marilyn, de suoi sogni e del suo perenne senso di incompletezza.
-E' stato solo un sogno.- rispose:- chiami George Cukor e gli dica che domani non potrò presentarmi sul set perché...non mi sento affatto bene.-
-Eugenie le accarezzò dolcemente la mano per poi uscire dalla stanza.
Marilyn ritrovò la sua solitudine. Sapeva che un giorno o l'altro tutto sarebbe cambiato, suo padre sarebbe venuto a cercarla, uscendo dalla sua immaginazione. Allora, il suo lato oscuro sarebbe stato ricoperto dall'oblio fino a scomparire. Sarebbe diventata veramente felice.
Lo sapeva, se lo sentiva nelle ossa.

 

Fine




SPAZIO AUTRICE
Il personaggio del padre di Marilyn è stato tratto dalla sua autobiografia “My Story”, dove racconta che, da bambina, lo sognava spesso nonostante avesse visto solo una sua fotografia.
Ho voluto immaginare che avesse continuato a sognarlo anche più avanti. Di per sé questa storia è molto triste, ma nella parte finale ho voluto lasciare un velo di speranza.
Fatemi sapere tramite una recensione se vi è piaciuta o se, perlomeno, vi ha trasmesso qualcosa.
Alla prossima,
Ida xxx


 
   
 
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