Film > Balto
Ricorda la storia  |      
Autore: Fairbanks    11/09/2014    2 recensioni
Stima o amore per Steele? Da un pò di tempo Jenna sente un qualche legame con quell' husky che aveva quasi fatto fallire la spedizione anni prima, forse perchè egli stesso si è ricreduto ed è diventato più gentile, o è solo un modo per arrivare a lei? Comunque sia, stima o amore, i suoi gesti la porteranno verso un baratro di ansia e angoscia da cui sembra impossibile uscire...
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Balto, Jenna, Steele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Balto fan fiction
 
                         Amore nel tradimento                   
 
Nota: La fedeltà, il rispetto reciproco, il coraggio di dire ciò che veramente si pensa sono solo alcune delle cose che riescono a fare durare una coppia nel tempo, che rendono felici a volte senza nemmeno accorgersene. Potrei fare mille esempi riguardanti la vita reale e la vita nei cartoni, basta pensare a Simba e Nala (Il Re Leone), a Pongo e Peggy (La carica dei 101), a Balto e Jenna (Balto). Senza fedeltà ogni rapporto diventa difficile e può essere facilmente compromesso. E’ il caso di questo mio racconto in cui Jenna, incantata dalla dolcezza di Steele si cederà a lui mettendo in serio rischio il rapporto proprio con il cane lupo che l’ amava veramente.
 
COMINCIAMO…
Il fuoco scoppiettava nel camino, il suo calore riscaldava l’ aria della casa che immersa nella violenta tormenta sembrava sperduta nel folto di un bosco piuttosto che accostata alle altre case che formavano la periferia, se così si può dire, della cittadina. La foresta c’ era, buia, silente, fredda ma era distante, quasi piena di paura se si pensa alla gelida solitudine che vi regna. Ma nelle case dove c’è un fuoco acceso c’è anche calore, vita e amore, uomini e animali che vi vivono e si sentono protetti dalla loro felicità. Così il vento che soffiava fischiando nelle strade tra le case sembrava non disturbare Jenna che sdraiata accanto al fuoco del camino sentiva a poco a poco il suo splendido pelo ed il suo corpo riscaldarsi con una splendida sensazione di tranquillità e rilassatezza mentre la sua padroncina, Rosy, giocava accanto a lei. Con un filo di malinconia, a dire il vero, pensava a Balto, solo nella sua dimora ai margini della città, sicuramente protetto dalla coperta che i genitori di Rosy gli avevano donato ma sicuramente non calda come il fuoco di un camino acceso. Guardando fuori dalla finestra la tempesta che prendeva intensità sentiva dentro di sé una lieve nostalgia, quel giorno aveva litigato con Balto a causa di Steele…
 
Flashback: Terza corsa di stagione, Nome, Alaska. La slitta trainata da Steele e dalla sua squadra, dopo avere superato nell’ ultimo miglio la slitta rivale scivolava velocemente verso la linea del traguardo apprestandosi a vincere il titolo della terza corsa di stagione che si svolgeva regolarmente ogni anno a Nome. I Musther continuavano a gridare e ad incitare i loro cani che tiravano allo stremo delle forze scivolando verso la vittoria mentre la folla, radunata nei pressi del traguardo era in delirio acclamando l’ husky più famoso e più veloce per quanto riguardava le gare su slitte poiché vincitore di molte medaglie e titoli. Jenna, sbilanciandosi oltre la folla guardava le due slitte che avanzavano velocemente tenendo le orecchie basse in modo da non colpire la ruvida pelle dei cappotti che ogni umano di Nome indossava. L’ aria era fredda, anche a causa del vento che dalla mattina soffiava da nord preannunciando l’ arrivo della tempesta, quello stesso vento che sentiva sul suo pelo rosso e bianco e che la costringeva a socchiudere gli occhi.
Nonostante fosse stato Balto a salvare i bambini al tempo dell’ epidemia, Steele non aveva perso la sua popolarità ed il suo successo, almeno fra gli umani che lo consideravano ancora un buon husky anche perché vincitore di molte medaglie nelle passate edizioni di gara. A parere dei cani di Nome quell’ husky, prima arrogante e disposto a tutto per il successo adesso era diventato molto gentile soprattutto con Jenna che lo stimava molto, forse anche perché si era pentito per quello che aveva fatto al tempo dell’ epidemia. Da un po’ di tempo, però, quando lo vedeva sentiva dentro di sé una strana sensazione di amore che ricacciava immediatamente giù vergognandosi. Non lo considerava un amico, era forte, è vero ma era Balto che amava, il cane lupo che ogni sera la stringeva accanto a lui, colui che l’ amava per la sua parte interiore. Non c’ era momento che non pensasse a lui, l’ amava veramente molto ma…
Quando Steele e la sua squadra, acclamati dalla folla passarono davanti a Jenna lei, ammirando la forte muscolatura ed il pelo nero lucido di Steele sentì ancora una volta dentro di sé quella strana sensazione di amore che aveva provato la prima volta che lei e Balto si erano incontrati mentre il suo cuore batteva più velocemente. Realizzato ciò che aveva sentito, però, si rimproverò ancora una volta con se stessa per avere provato quella sensazione di amore che provava solo per Balto. Quella sensazione, la provava da molto tempo e non voleva credere di essersi innamorata di Steele, la sua era solo una bellezza esteriore e non interiore. Dopo avere scosso la testa cercando di auto convincersi scattò verso il traguardo dove Steele, elogiato dalla folla sfoggiava una sfavillante medaglia che gli spuntava dal pelo cespuglioso. Jenna sentiva il suo cuore battere più velocemente mentre Steele si avvicinava a lei.
“Allora, come stai oggi, Jenna” Gli chiese Steele sedendosi vicino a lei. La medaglia, simbolo del suo potere e della sua fama gli pendeva dal forte collo muscoloso.
“Oh, uhmm ben…” Jenna fu interrotta da un basso ringhio dietro di lei, era Balto che scivolando di fronte a lei guardò Steele mostrando i denti.
“Ancora uno dei tuoi vecchi trucchi, Steele?” Balto chiese a Steele scoprendo ancora di più i denti e spingendo Jenna più lontano da lui.
“Calma… la stavo solo salutando, un cane lupo come te non capisce queste cose?” Steele ringhiò indietro prima di allontanarsi in direzione della squadra, Balto lo fissò per qualche secondo dopo di che guardò Jenna, irritato.
“Perché hai sempre qualcosa da ridire, Balto. Lo stavo solo salutando…” Balto la guardava con rabbia.
“Sei troppo imprudente, Jenna. E’ ovvio che ha cercato di arrivare a te” Jenna guardò a terra sentendo dentro di sé una forte malinconia.
 
Jenna si alzò in piedi guardando la tormenta - In fondo l’ ha fatto per il mio bene - pensò - spero che non sia troppo arrabbiato, domani dobbiamo passare la giornata insieme, gliel’ ho promesso. -
Il fuoco del camino bruciava lentamente consumando a poco a poco il legno annerito dal calore, Jenna camminò verso la porta attraversando lo stanzino che dava sull’ esterno della casa, poteva già sentire sul suo corpo come una sensazione di freddo anche se lì l’ aria era calda come nel resto della stanza. La sua cuccia, un capiente cesto di legno intrecciato, con due cuscini rossi e una coperta appoggiata di lato era posta in angolo sulla sinistra della piccola stanzetta, alcuni pancali e sacchi di farina erano appoggiati al muro accanto alla porta che dava all’ interno della casa mentre sulle numerose mensole trovavano posto lampade ad olio, vecchi setacci e attrezzi di vario genere. Una piccola finestrella dava all’ esterno accanto alla porta.
L’ aria all’ esterno era gelida nella notte sferzata dalla violenta tormenta che sembrava dovesse proseguire per parecchi giorni, la foresta in lontananza era buia, piena di solitudine, adatta solo a quegli animali che avevano imparato nei secoli a farne una casa di vita. Ma la morte, laggiù, era sempre in agguato, piena di burroni, terreni sconnessi, alberi caduti, animali selvaggi, chi si perdeva era perduto, senza punti di riferimento, solo aiutato dagli odori che anche una breve tempesta poteva spazzare via, la foresta, adatta solo agli animali più feroci, i lupi. Jenna camminava “confortata” dalle luci delle case che illuminavano le strade, resistendo al freddo grazie alla sua splendida pelliccia bianca e rossa chiara che l’ aveva fatta diventare da tempo l’ husky femmina più popolare in città, orgogliosa di essere quel che era e di avere un compagno che l’ amava come se fosse la sua stessa vita. Ora, mentre si dirigeva verso la sua dimora per cercare di scusarsi pensava a Steele, a quella strana sensazione che provava da tempo, sentiva come una morsa che gli stringeva il cuore, come trovarsi bloccata in un dirupo senza via d’ uscita anche se si era convinta che quello che provava per quell’ husky adesso diventato buono e gentile non poteva essere amore ma soltanto una forte stima.
Mentre pensava a questo, fermandosi un momento nei pressi della stanza della caldaia, vicino all’ ospedale, poco distante dalla dimora di Balto, un vecchio peschereccio arenato sulla spiaggia sentì dietro di lei, nel silenzio attorno a lei il rumore di passi nella neve. Si voltò pensando che fosse uno dei tanti cani randagi (Balto non era l’ unico) che giravano per la città.
“Steele!” L’ husky si era fermato a pochi metri da lei stupito per averla trovata in quel luogo, dalla possente mascella gli pendeva un pezzo di carne, probabilmente rubato o datogli dal suo padrone. Jenna lo guardava sentendo ancora una volta dentro di sé quella strana sensazione che lei chiamava stima ma che non sapeva realmente cos’ era, il freddo e la neve sembravano non disturbarla.
“Ciao, Jenna” Steele posò il succulento pezzo di carne nella neve “Non mi aspettavo di trovarti qui, dove stai andando, se posso chiedertelo?”
“Sto andando da Balto…” Jenna guardava i suoi occhi, erano di un azzurro intenso ed il suo fisico era robusto, possente, degno del migliore cane da slitta. Il suo pelo, nero e bianco, era davvero splendido.
“Ah” rispose Steele dopo un momento di silenzio “Spero che non sia ancora arrabbiato, non volevo che accadesse quello che è successo… io stavo andando a mangiare questo pezzo di carne, vuoi tenermi compagnia?” Steele raccolse il pezzo di carne dalla neve ed entrò nella stanza della caldaia, Jenna lo sequì con lo sguardo                            - Beh, in fondo… - pensò - …non farò di certo un torto a Balto -
L’ aria della stanza della caldaia era calda, Jenna si sedette vicino al fuoco accanto a Steele che mise il pezzo di carne di fronte a loro due “Fame?” chiese Steele spostandolo leggermente più vicino a Jenna.
“Beh, credo di sentire un po’ di fame” Jenna si avvicinò a Steele e mandò giù un boccone di carne. Presto si ritrovarono a mangiare insieme lottando giocosamente, stracciando ferocemente le due estremità, ridendo mentre i loro corpi e le loro pellicce si toccavano non riuscendo a nascondere la gioia che provavano a stare insieme.
“Steele, non voglio che tu mi fraintenda. Io, per te, sono solo un’ amica…”
 
UNA DISPERATA RICERCA
 
Il vento soffiava gelido attraverso quelle immense valli, fischiando passando tra le fitte ed estese foreste, sfiorando le alte montagne, accompagnando la violenta tempesta che ormai da molti giorni sferzava quella sperduta e gelida regione. Sembrava quasi quella tremenda tempesta di quattro anni prima, quando il passo tra la vita e la morte per molti bambini era nella destrezza e nella velocità di alcuni cani da slitta scelti per dare una speranza a quella piccola città sperduta in capo al mondo, senza vie di comunicazione, solo con il mare a farle compagnia. Quella slitta che scivolava sui terreni più impervi carica di qualcosa di molto prezioso, qualcosa che poteva dire vita o morte di creature innocenti. Jenna camminava lentamente nella foresta, circondata dal silenzio con solo il fischio del vento che sentiva nelle sue orecchie, nella foresta buia e tetra, con il giorno “oscurato” dalla violenta bufera che non accennava a diminuire, con la fredda neve che sentiva sul suo pelo e sulle sue zampe, bagnata, gelida. Il suo sguardo era spento mentre avanzava faticosamente senza meta, ormai da settimane era partita alla ricerca di qualcosa che forse non avrebbe mai più trovato, qualcosa di importante, più della sua stessa vita. Aveva perso il suo odore non appena entrata nella foresta ma non si era data per vinta ed ora, probabilmente, sapeva che se avesse continuato così sarebbe andata incontro a morte certa, con il freddo così intenso, con la fame che sentiva ormai sempre più forte, con la vista del suo ventre gonfio, in attesa di cuccioli che non voleva… Dentro di se sentiva una tristezza profonda, un senso di nullità totale, aveva tradito il suo compagno, Balto, colui che l’ amava veramente, colui che con il suo corpo l’ aveva riscaldata tante volte, che l’ aveva confortata nei momenti di bisogno, che l’ aveva fatta ridere, che l’ aveva resa mamma di splendidi cuccioli che ora, probabilmente, non l’ avrebbero più voluta vedere per il resto della loro vita. La tempesta continuava a sferzare la foresta ormai da settimane coprendo la debole luce del giorno, il vento fischiava ululando mentre passava attraverso gli alberi spogli dalla neve che abbondava sul nudo terreno. Jenna proseguiva a stenti fermandosi a guardare ogni roccia, ogni albero, ogni mucchio di neve, cercando un odore, un disperato segnale che la potesse ricondurre a Balto, aveva tutto il diritto di essere pazzo e lei lo sapeva.
  - Stupida, sono stata una stupida, adesso sarò fortunata se Balto mi guarda di nuovo - I suoi occhi bagnati non potevano nascondere la sua tristezza, la sua disperazione nel timore di avere perso la cosa più importante per lei, la sua felicità, la gioia di vivere che solo Balto poteva darle. Il senso di nausea che provava per la sua condizione fisica e mentale la facevano stare male, era confusa riguardo a quella strana notte passata con Steele, ella non ricordava ancora cosa aveva detto. Ora, mentre camminava nella neve, circondata da quell’ immensa foresta che assieme alla tempesta faceva da ostacolo alla sua ricerca cercava di ricordare.
- Quella notte appena dopo avere finito di mangiare siamo corsi fuori sfidando la tempesta… e quando siamo tornati… Forse ho…- Mentre camminava Jenna guardava nella sua mente come visioni che illuminavano il giorno ormai prossimo alla notte. Steele che sollevava la sua bandana, che segnava con il suo muso la sua pelliccia, baciandola sul collo. Farsi le coccole accanto al fuoco e poi… Jenna quasi rigettò di nuovo. - Come? Come posso essere stata così stupida?... Ma non ricordo di avergli detto di amarlo… - Jenna si fermò un attimo vicino ad una piccola rupe riparata dal vento, la foresta attorno a lei era silenziosa circondata da alti monti, piena di vallate e altipiani, Nome era molto distante. Si sdraiò sulla neve cercando di riprendere fiato, era molto dura camminare in quelle condizioni, su un terreno accidentato, irto di pericoli, con i tremendi dolori che provenivano dal suo ventre, che la facevano vomitare in continuazione, con la forte nausea che provava, ormai la nascita era vicina…
Guardò attorno a lei, una piccola discesa portava al di la degli alberi che però continuavano senza sosta per chilometri e chilometri. “Devo riuscire a trovarlo, anche se mi uccide…” questo aveva detto mentre si allontanava da Nome. Mentre pensava a cosa fare, nella sua mente apparvero immagini di giorni di felicità passati assieme a Balto - Cosa gli dirò quando lo troverò, se lo troverò, Dio… Non posso vivere senza di lui - Guardò la discesa che portava al di la degli alberi. “Balto, se mi senti, io ti amo ancora… e mi dispiace” La sua unica risposta fu il vento che, come una ferita attraverso il bosco, sembrava urlare una risposta.
CONTINUA LA RICERCA (IL BRANCO): La notte era ormai prossima, Jenna continuava a cercare sentendo il gelido vento sul suo pelo, nel suo cuore ormai a pezzi, nel suo sangue congelato dalla paura incurante, però, di essere osservata. Doveva trovare delle tracce, non poteva lasciare Balto anche se , probabilmente, una volta trovato l’ avrebbe cacciata, o addirittura uccisa ed era quello che, secondo lei, si meritava, adulterio voleva dire morte per un lupo, o per un branco, o per tutti e due, morte del traditore. Jenna singhiozzò ancora una volta tra le lacrime ma la sua disperazione venne interrotta da un fruscio fra i cespugli, un lupo grigio camminò fino a lei, fermandosi.
“Chi sei?” ringhiò. Jenna sentì il suo cuore martellante nel petto, sentì il suo respiro diventare in un batter d’ occhio più veloce. La muscolatura delle sue spalle e delle sue zampe dimostravano che era molto veloce, poteva facilmente catturarla se avesse cercato in quel momento di scappare. Ed i suoi denti, che si scoprivano ben visibili, erano forti, potevano farla a pezzi se voleva. Cercando di nascondere il timore che usciva dalla sua voce, rispose.
“J-Jenna, ti prego di non farmi del male, se sono sulla vostra terra, mi dispiace. Me ne andrò via subito”
“Andare?” Il lupo rispose “Andare?” Egli gettò indietro la testa e si mise a ridere “Perché ho trovato una bella femmina come te?” Egli si avvicinò di più e sebbene ogni nervo del suo corpo gridava di correre, le zampe di Jenna sembravano bloccate al terreno. “Io ti lascerei volentieri andare…” Improvvisamente, un ululato non troppo lontano attraversò la foresta, il lupo ascoltò intensamente e scosse la testa “Sono spiacente, ma ho avuto ordini di portarti con me, vieni” Jenna esitò, un altro lupo apparve accanto a lei. Mentre camminava timidamente tra i due lupi cercava di fare del suo meglio per calmare la sua mente nel panico - Calmati, che non sono minacciosi, che stai bene per il momento -
La tempesta continuava…
“Rimani qui fino a quando non lo diremo noi” Il secondo lupo disse sottolineando una piccola tana scavata nel fianco di una collina, Jenna camminò sdraiandosi  mentre i lupi sparivano nella foresta. Poco più tardi, ancora nessuno era tornato a vedere se era ancora lì, decise che era l’ occasione per fuggire. Si alzò e cominciò a camminare guardandosi attorno, tuttavia, fatto poco più di dieci passi sentì un’ improvviso dolore nel suo ventre. In un primo momento Jenna cercò di ignorarlo ma il dolore si intensificò, costringendola a sdraiarsi di nuovo. Proprio in quel momento il primo lupo, colui che aveva incontrato nel folto del bosco apparve dalla foresta con quello che sembrava essere una parte di animale strinto nei suoi denti e si avvicinò a lei, sorridendo.
“Anche se sei un’ estranea, sei ancora un’ ospite sulla nostra terra e devi essere trattata come tale”  Jenna guardò il pezzo di carne, nonostante il suo aspetto discutibile, dal profumo sembrava essere molto buono. Mandò giù un boccone e lo trovò delizioso.
“Grazie” disse.
“Sapevo che avevi fame, sono lieto che ti piaccia il caribù, Jenna”
Dopo un breve lasso di tempo, Jenna fu condotta davanti ad un gruppo di nove lupi. A giudicare dalle cicatrici su alcuni dei loro volti, Jenna intuì che si trattava di un branco di “anziani”, otto lupi erano seduti, quattro su entrambi i lati di un vecchio lupo maschio, che era in piedi. Come egli si avvicinò a Jenna, i due giovani lupi indietreggiarono chinando la testa mentre il lupo si fermava davanti a lei.
“Mmh… pensavo che avresti usato una posizione dominante, come noi. Beh… avrai tutto il tempo per imparare” Il lupo rise dolcemente. “Non posso chiedere molto ad una serva degli umani, immagino che siano loro i tuoi padroni”.
“Si” Jenna rispose con un po’ più di tranquillità, rassicurata dallo sguardo benevolo del lupo. “Loro sono i nostri padroni, noi li aiutiamo a consegnare poste, medicinali, gli siamo fedeli”
“Fedeli?”
“Si, noi gli siamo fedeli, siamo disposti a dare la vita per loro, tranne…”
“Tranne che per il vostro compagno.” Il grigio lupo finì, Jenna lo guardò non sapendo cosa pensare, come rispondere, sorpresa.
“Come avete…”
“Vedo che aspetti dei cuccioli” disse, annuendo al ventre gonfio di Jenna. “Prego, ssiediti, devi essere molto stanca” Jenna affondò al suolo sentendo la neve che gli bagnava il pelo. “Perché sei così lontana da casa, non dovresti essere con il vostro compagno, in un luogo di riposo?” Jenna spostò leggermente lo sguardo verso il basso.
“Io… lo sto cercando…”
“Lo sti cercando? Perché un padre dovrebbe lasciare i suoi cuccioli così vicini alla nascita?” Il lupo notò che Jenna stava cominciando a piangere, pensò per un attimo in silenzio e disse “Questi cuccioli non sono suoi, vero?” Jenna scosse lentamente la testa. Il lupo chiuse gli occhi e sospirò girandosi e camminando verso gli altri anziani, dicendogli tranquillamente qualcosa. Essi annuirono e formarono un grande cerchio attorno a Jenna che alzò la testa. Proprio in quel momento, il lupo grigio parlò di nuovo.
“Normalmente, la punizione per adulterio è la sfida…”
Jenna ansimò, sapeva cosa stava per accadere, attorno a lei la piccola valle appariva silenziosa, la tempesta aveva dato una tregua, nella foresta circondata dai monti non si muoveva una foglia, Jenna guardò impaurita i lupi che avevano cominciato a ringhiare.
“… Ma visto che non sei un lupo, e che questa non è una situazione normale, credo che sarebbe più giusto se si ha un giudizio più personale” Una voce familiare interruppe il ringhio dei lupi che si fecero da parte mentre un cane lupo grigio camminò fino a Jenna.
“Balto…”
“Vedo che hai apprezzato la tua notte nel vano caldaia” annuì al ventre gonfio di Jenna “Allora, dov’ è Steele?”
“Balto mi… Non so neppure da dove cominciare, mi…” Combatteva per trattenere le lacrime “Non so cosa stavo pensando…”
“Sembra che pensavi di amarlo!” Disse Balto freddamente. Per la seconda volta dalla sua notte nel vano caldaia,  Jenna sentì una profonda nausea, il suo corpo sembrava avesse voglia di rigettare quel dolore.
“No, Balto… non ho… E’ stato solo un amico, io non… significa…” Jenna incontrò il suo sguardo, il suo volto era contorto in tale dolore, rabbia, tradimento che scoppiò in lacrime. Dopo un momento di singhiozzo camminò fino a lui “ Balto, io non ho mai inteso di fare ciò che ho fatto, mi… Mi dispiace.” Balto chiuse gli occhi e non disse nulla, nessuno degli anziani parlò, anche il vento sembrava tranquillo. L’ unico suono era Jenna che piangeva dolcemente mentre sentiva dentro di lei ribrezzo, paura cercando di fare capire al suo compagno quello che provava. Proprio in quel momento sollevò la testa “Balto?” I suoi occhi erano bagnati da due fiumi di lacrime che scorrevano dal suo volto.
“Non ho mai pensato che potevi farmi questo, Jenna. Pensavo che mi amavi, credevo di essere qualcosa per te. Ma tu passi la notte con Steele e poi ti aspetti di essere perdonata? Credi che quello che hai fatto non importa?” Jenna sentì il suo cuore come avvolto da un’ infinita tristezza, ma nonostante ciò che aveva detto, si mosse più vicino.
“Balto…” iniziò “Io so che tu mi… odi” Combattè nuovamente per non piangere “Ma io ti amo ancora, anche… anche se tu non mi vorrai più. Io ti amerò fino al giorno in cui morirò, io… mi dispiace, non… non merito di essere perdonata… Adesso… adesso puoi uccidermi, forse pagherò per il mio errore.” Jenna sollevò il suo muso al cielo, esponendo il suo bianco torace ed il suo collo. “Sono pronta…” sussurrò. Detto questo, chiuse gli occhi e attese la fine, che non venne. Aperto gli occhi vide Balto, in piedi, distante da lei.
“Torna a Nome, Jenna, e alleva i cuccioli” Jenna non poteva crederci, il maschio che aveva tutto il diritto di ucciderla si era semplicemente allontanato. Nonostante il dolore nel suo ventre, iniziò a seguirlo, ma il lupo grigio la bloccò.
“La sua sentenza è definitiva, ora devi tornare a casa, una delle mie guardie ti condurrà fino ai confini del nostro territorio” Come ella camminò, accompagnata da una guardia verso la foresta, Balto guardò oltre le sue spalle. Camminava lentamente, il capo appeso, e nonostante la sua distanza, poteva ancora sentirla piangere.
 
“Ecco, da qui in poi finisce il nostro territorio, buona fortuna” Così com’ era apparso, il giovane lupo scomparve nella foresta lasciando Jenna sola con la sua disperazione, in un luogo che ora vedeva come un luogo di morte, buio, tetro, con quegli alberi che sembravano creare una barriera per non farla fuggire, per non farla tornare a casa anche se ora, probabilmente, aveva voglia di morire, di fare ciò che il suo compagno non aveva fatto, di fare quell’ ultimo gesto nella sua disperazione, sperduta, impaurita, in un luogo più grande di lei. Il suo splendido corpo adesso sembrava fosse qualcosa di orrendo, distaccato dalla sua mente, con quel senso di nausea profonda che ancora la tormentava. Si guardò attorno, incredula di trovarsi in quella situazione, come se gli fosse piombata addosso all’ improvviso, come se qualcosa più grande di lei l’ avesse costretta a scegliere quella strada anche se ancora non ricordava e probabilmente voleva dimenticare. La notte buia, la tempesta che continuava ad imperversare sulla foresta, Jenna cominciò ad avanzare nella neve, ancora quel senso di nullità, quella voglia di togliersi la vita erano presenti in lei con tutti i pensieri più cupi, il suo compagno, colui che amava, non l’ avrebbe mai più rivisto. Fece alcuni passi nella “nebbia” attorno a lei quando sentì il terreno cedere sotto le sue zampe, sentendosi precipitare per molti metri, toccando il suolo con un tonfo sordo. Aprì gli occhi trovandosi riversa sulla neve ai piedi di una piccola rupe, era dolorante, aveva una zampa slogata. Nella confusione che albergava nella sua mente cercò di capire cosa fosse successo quando sentì un tremendo dolore provenire dal suo ventre, urlò con tutto il fiato che aveva in gola mentre i cuccioli, salvi da quella brutta caduta cominciarono a nascere andando incontro a un destino che, forse, non li avrebbe visti arrivare alle luci dell’ alba.
La tempesta fredda, la neve umida, bagnata cadevano senza sosta sopra quel corpo inerme, rannicchiato su se stesso cercando di proteggere dal freddo intenso i tre cuccioli che erano sopravvissuti al doloroso parto mentre gli altri due giacevano senza vita nella neve, il vento ululava morte e Jenna lo sapeva mentre cercava di proteggere i cuccioli, in fin dei conti erano i suoi figli. Sapeva, però, che non ce l’ avrebbe fatta non potendo muoversi, sentiva sempre di più il calore che l’ abbandonava, il suo pelo, il suo corpo freddo con negli occhi la vista di quelle due creature riverse nella neve, ormai quasi completamente coperti dalla bufera, senza vita. Chiuse gli occhi tristemente, i cuccioli protetti continuavano a succhiare il latte dalle mammelle della mamma, Jenna li strinse più forte a se pensando spaventata, terrorizzata al momento in cui avrebbe cominciato a non sentire più le sue zampe, al momento in cui avrebbe perso i sensi per il freddo, morendo, lasciando quei tre cuccioli al loro destino, quelle creature innocenti venute al mondo per errore, a causa della sua stupidità. Le lacrime cominciarono ad uscirgli dagli occhi copiosamente mentre ora pensava a Balto, alla sua padroncina, ai suoi figli, augurandogli una vita felice, cominciò a sentire le sue zampe fredde. Proprio in quel momento, però, sentì qualcuno posarsi sopra di lei proteggendola dal freddo intenso per poi spostarsi più verso i cuccioli, premendogli le zampe nelle sue, sembravano grandi, le zampe di un lupo. Jenna aprì gli occhi confusa, aveva la vista offuscata dalle lacrime, poteva sentire il suo corpo riprendere a poco a poco un lieve calore che piano piano si intensificava, le sue fragili zampe che si riscaldavano. Dapprima vide un volto distorto, contorto dalle lacrime che gli bagnavano gli occhi, poi, a poco a poco vide ciò che aveva voluto vedere da quando quella brutta avventura era iniziata. Balto stava cercando di aiutarla, di riscaldarla premendo il suo agile corpo contro il suo adesso abbracciandola. Jenna cercò di dire qualcosa ma Balto gli mise una zampa sopra la bocca poggiando la testa sulla sua, Jenna chiuse gli occhi felicemente sentendo i cuccioli che succhiavano dalle sue mammelle il caldo latte materno.
 
VIOLENZA
 
La stanza della caldaia era silenziosa, riscaldata dal vivace fuoco che bruciava nella fornace riscaldando l’ aria. Fuori il cielo azzurro, velato solo da qualche nuvola faceva da sfondo ad un timido sole che riscaldava freddo la terra. Jenna si sdraiò accanto al fuoco, il dolore nella sua zampa era ancora molto forte ma era felice. Quella notte in cui aveva dato alla luce i cuccioli, due femmine come lei e un maschietto bianco e nero, era riuscita a spiegare a Balto cosa provavava, di quella strana sensazione che aveva provato per Steele ed aveva sorriso sentendosi rispondere dal suo compagno che non aveva mai avuto intenzione di abbandonarla. Per sei giorni erano rimasti nella foresta aspettando che la sua zampa stesse un po’ meglio e in quei giorni Jenna aveva cercato di stargli il più vicino possibile amandolo con tutta se stessa, piangendo frequentemente nel ricordo di ciò che fino a poco prima aveva passato ma trovando sempre il caldo corpo e la dolce voce di Balto a consolarla. Anche se con un po’ di difficoltà, i suoi figli l’ avevano capita e si erano scusati per avere pensato male di lei anche se ancora non ricordava ciò che aveva detto ma Balto sapeva che lei era innocente, l’ aveva capito quella notte…
 
Flashback: Balto camminò attraverso la piccola radura che portava alla tana in cui Jenna stava riposando con i cuccioli. La neve cadeva leggera nella fredda notte rischiarata dal timido bagliore delle prime luci dell’ alba, la rupe da cui Jenna era caduta era molto alta, per fortuna era vicino quando aveva sentito il suo grido di dolore e si era precipitato nella direzione da cui proveniva perdendo tempo per cercare una strada per scendere. Aveva avuto pietà della sua compagna per le sue condizioni e per ciò che aveva detto anche se ancora non sapeva cosa pensare. L’ aveva aiutata a rialzarsi e a raggiungere con i cuccioli la tana, prima che si addormentasse a causa della stanchezza e del dolore e ancora non le aveva parlato. Immobili nella neve, davanti all’ alta rupe  giacevano i corpi di due cuccioli – I due che non ce l’ hanno fatta – pensò. Entrambi i cuccioli erano bianchi e neri. Entrò silenziosamente nella tana, Jenna dormiva sdraiata su un fianco con i cuccioli allattati alla sua pancia, due bianchi e rossi e uno bianco e nero. Balto sospirò, Jenna rizzò le orecchie aprendo gli occhi.
“Balto?” sussurrò.
“Sono io, Jenna” si avvicinò “Come stai? Senti dolore?”
Jenna si guardò attorno confusa, aveva solo sprazzi di ricordi di ciò che era accaduto poco tempo prima, il dolore era stato più forte di lei ma ricordava che Balto aveva cercato di aiutarla. Nonostante questo, cercò ancora una volta di scusarsi.
“Io… non ho mai pensato di tradirti” cercò di trattenere le lacrime abbracciando i cuccioli “Balto… io non posso vivere senza di te. Mi dispiace per quello che ho fatto, voglio tornare indietro nel tempo e annullare tutto. Non dovrei mai avere avuto fiducia in Steele”.
Balto la guardava immobile, ascoltando. Jenna chinò la testa e continuò “Io… io sentivo da tempo una strana sensazione per lui… pensavo… penso sia stata stima.” Inghiottì duramente nel ricordare quella notte nel vano caldaia. “Quella notte siamo corsi fuori sfidando la tempesta e quando siamo tornati ero così stanca… io… non ricordo ancora cosa ho detto.”
Balto si sdraiò accanto a lei. “ Non ricordi cos’ hai detto?”
Jenna annuì tristemente. “Si… non pensare che ti stia mentendo… ero così stanca… quella sera stavo venendo da te per… per scusarmi.” Improvvisamente iniziò a piangere di nuovo, la fatica del suo cammino e l’ angoscia per ciò che aveva passato sembravano pesare come un macigno su di lei. Abbracciò i cuccioli, sapeva che Balto aveva il diritto di ucciderli se avesse voluto. Tuttavia Balto cercò di calmarla disperatamente mettendogli una zampa sulla spalla ed esaminando i cuccioli. “Non ho mai pensato di lasciarti, Jenna… Beh, tutto ciò mi ha fatto venire in mente alcuni nomi, quali sono quelli di sesso maschile?” Jenna smise di singhiozzare e lo guardò incredula ma un suo sorriso gli fece capire che voleva la sua calma. Jenna non potè fare altro che sorridere.
“La rossa sulla sinistra e quello nero”
“Va bene Lyla e Kale?”
“Sono nomi perfetti, Balto” Rimase un attimo in silenzio, ma poi parlò. “Non appena starai meglio torneremo a casa, Jen” Jenna lo guardò confusa “Io ti amo ancora, Jenna.”
“Io ti amo troppo, Balto. Ti amo tanto” Jenna appoggiò la testa su di lui con gli occhi pieni di lacrime, Balto l’ accarezzò dolcemente.
“Come dici di chiamarla lei?” Jenna guardò la cucciola bianca e rossa.
“Cosa ne dici di Kiara?” Jenna annuì ma poi il suo volto cambiò velocemente espressione. “E se Steele…” Balto la rassicurò “Dopo ciò che ha fatto, Steele ha perso tutto il diritto sui cuccioli” guardò Jenna “E se verrà, avrò l’ occasione per scambiare due paroline con lui.” Jenna lo guardò, ciò che Balto aveva detto era vero ma poi guardò il cucciolo dal pelo nero e bianco “Non saremo capaci di nascondergli la verità a lungo… e quando crescerà farà delle domande, e noi abbiamo una sola risposta” Balto la rassicurò di nuovo strofinandosi contro il suo collo, Jenna si sdraiò chiudendo gli occhi. - Posso davvero farlo? - Pensò Balto - Posso allevare cuccioli che non sono miei? - Balto guardò i cuccioli - Potrebbe essere difficile, ma ne varrà la pena. -
 
Il vivace fuoco che bruciava riscaldava la piccola stanzetta in cui Jenna stava riposando mentre fuori un debole vento, residuo della violenta tempesta che aveva costretto gli abitanti di Nome a stare chiusi in casa per settimane, soffiava accompagnando la luce del sole, ora scomparsa dietro i monti a ovest. Pochi minuti più tardi, però, Jenna si svegliò sentendo il rumore di passi sul pavimento. Aprì gli occhi e sussultò leggermente.
“Steele?” Si alzò mentre lui camminava più vicino.
“Ehi, Jen”
“Steele, mi chiami Jenna”
“Diritto… Jenna”
“Cosa stai facendo qui?”
“Ho corso tutto il giorno per allenarmi per la prossima gara e quando ho finito ho deciso di venire a riposarmi” Jenna notò che le sue zampe erano pulite dalla neve, nessun segno di stanchezza in lui.
“Stai mentendo, Steele”
“Sono venuto a vedere come stanno i nostri cuccioli”
“I miei cuccioli!” Esclamò Jenna “Steele, mi hai mentito! Mi ricordo ora, ti ho detto che volevo essere tua amica, non la tua compagna” Fece alcuni passi verso di lui, i suoi occhi bruciavano, ma adesso li tirò frettolosamente indietro. “E quando mi sono addormentata tu hai… fatto ciò che volevi, no?” Steele non disse nulla “E quando mi sono svegliata, tu mi hai fatto credere che l’ avessi fatto io deliberatamente.”
Steele iniziò a girargli attorno.
“So che hai trovato il tuo compagno. Ma a chi interessa?” Egli si avvicinò di più “Lui non ti apprezza come ti apprezzo io” Jenna lo spinse via “Puoi ancora venire con me” Steele la rimproverò.
“Sei malato a pensare che lascerò Balto. Io provavo stima per te ma ora le cose sono differenti. Pensavo che fossi cambiato e invece hai cercato solo di arrivare a me” Jenna gli lanciò uno sguardo arrabbiato “Ho ancora un compagno e stavamo per avere altri cuccioli, ma adesso devo occuparmi dei tuoi cuccioli, sei fortunato che Balto non li ha uccisi, che non è raro nella cultura di lupo dopo avere commesso adulterio”
“Jen”
“Non chiamarmi così! Cavolo, hai quasi rovinato la mia vita e io dovrei raccontare a tutti ciò che hai fatto, ma questa è la tua ultima possibilità di andartene e di non tornare. Pensa ciò che vuoi ma dopo quello che hai fatto, io non ti amerò mai” Jenna guardò lontano e dietro di lei Steele ringhiò.
“Questo non dovevi dirlo” Prima che Jenna potesse fare qualcosa, Steele gli saltò addosso facendola cadere a terra,  premendo il suo muso nel legno, avvicinandosi con il muso e sussurrandogli minacciosamente “Allora, stai dimenticando la tua notte con me eh? Beh, forse avendo altri cuccioli cambierai idea” Steele fermò il suo corpo sopra il suo e appena smise di premere il suo muso nel legno, Jenna gridò al vertice dei suoi polmoni.
“Qualcuno, aiuto!”
Steele schiaffeggiò il suo volto, lasciandogli una profonda ferita da artiglio. Jenna mise una zampa sopra la ferita e guardò indietro, in stato di shock.
“Ti piace?” ringhiò. Jenna cercò di uscire da sotto il suo corpo, ma Steele gli mise pesantemente le zampe sulle spalle, scavando nella sua carne.
“Steele, smettila! Mi stai facendo male!”
“Oh, male?” rispose sarcasticamente “Così?” Steele affondò i denti in una delle sue zampe anteriori, Jenna gridò veramente allora.
“Possiamo ancora fare questo lavoro, Jenna. So di un posto dove nessuno potrà mai trovarli” Un flusso di sangue e lacrime scorrevano sul suo volto, ma nonostante questo, riuscì a lanciare un ringhio.
“Io non sono tua, Steele, e non lo sarò mai”
Steele si alzò dal suo corpo, Jenna cercò di alzarsi barcollando, confusa ma proprio in quel momento Steele la colpì così duramente da farla volare verso la parete di legno, un piano di un tavolo li appoggiato cedette scivolando su di lei. Jenna cercò di rialzarsi, ma il suo corpo sembrava rinunciare. Ella poteva sentire a malapena le sue zampe mentre la sua vista stava cominciando a roteare, ma poteva ancora vedere Steele avanzare verso di lei, ridendo.
“Se non posso averti io, allora nessuno!”  Jenna cercò ancora una volta di alzarsi, ma il peso del tavolo di quercia su di lei era troppo. Si distese su un lato e guardò di nuovo. Steele salì sopra di lei e scoprì i denti. Jenna chiuse gli occhi aspettando la fine della sua vita.
Improvvisamente, sentì un ringhio ma che sembrava più simile ad un ruggito. Steele gridò mentre Jenna aprì nuovamente gli occhi. Steele era disteso a terra già coperto da diverse ferite profonde. Balto era in piedi sopra di lui pronto ad azzannarlo ancora ma Kody arrivò con Kaltag e Nikki. Kody cercò di allontanare Balto da Steele, ma con scarso successo.
“Papà, non farlo.”
“Misericordia, misericordia” Steele guaiva “Balto non ascolta”
“Così volevi ucciderla, eh?” Gridò “Perché non voleva lasciare me per te, giusto?” Kody e Kaltag riuscirono infine a trascinare Balto via da lui, ma appena lo lasciarono, Balto corse arrestandosi su ciò che era rimasto della tavola di quercia “Oh, Dio… Kaltag!” L’ husky dal pelo giallo fu accanto a lui in un istante. Balto spinse il tavolo via dal corpo di Jenna e l’ accarezzò. Dopo un momento, Jenna aprì i suoi occhi e sorrise debolmente.
“Balto…”
“Oh, grazie a Dio. Pensavo che eri morta”
“Ma lo sarei stata se non fossi intervenuto tu” Rispose Jenna cercando di alzarsi. Rischiò di crollare di nuovo ma Balto l’ aiutò “Vieni, meglio tornare a casa. La tua zampa non sembra stia tanto bene.”
 
FINE…
 
Due settimane più tardi, Jenna si alzò dalla sua cuccia, lasciando i cuccioli dormire. Quando mise le zampe sul davanzale della finestra ebbe un piccolo sussulto di dolore ricordando il giorno in cui Steele l’ aveva quasi uccisa. Fortunatamente, Balto era intervenuto in tempo e l’ aveva salvata. Dopo la sua testimonianza, Steele era stato riconosciuto colpevole ed era finito per sempre nel dimenticatoio, solo. Ora i cuccioli erano diventati suoi e di Balto, Jenna sospirò guardandoli mentre dormivano, sarebbe passato ancora un po’ di tempo prima che si decidessero a raccontare loro la verità. Ella guardò di nuovo dalla finestra con ansia e vide ciò che aveva sperato. Pochi secondi più tardi, Balto entrò nella stanzetta guardando la sua compagna.
“Come stai?” Chiese
“Ho dormito, finalmente…” Jenna sospirò “… e i cuccioli sono tranquilli”
“Bene” Jenna attese che parlasse di nuovo.
“Ehi, Jen, so che è tardi, ma vuoi restare un po’ di tempo a parlare con me?”
“Mi piacerebbe” Si sdraiarono sul tappeto davanti al camino acceso. Balto la fissò e la baciò sulla guancia. “Ehi, pensavo che dovessimo parlare”
“Si, ma lo baciò.con tutto quello che è accaduto non sono riuscito a starti veramente accanto per più di un mese” rispose “Così stasera pensavo che avremmo potuto fare qualche recupero” Egli avvolse le sue zampe attorno a lei, Jenna sorrise e strofinandosi a lui lo baciò.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Balto / Vai alla pagina dell'autore: Fairbanks