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Autore: Lachiaretta    11/09/2014    47 recensioni
Amelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi però questo passato tornerà a bussare alla sua porta, inghiottendola completamente.
Cattivi ragazzi, corse illegali, auto illegali, scommesse, sesso, droga e alcol.. ma soprattutto lui, Jake Haiden.
QUESTA STORIA PRENDE SPUNTO DALLA TRAMA DI GOSSIP GIRL, IN PARTICOLARE I PRIMI EPISODI, E DA FAST AND FURIOS. LEGGETE L'AVVISO IN APPENDICE AL PRIMO CAPITOLO PER TUTTE LE INFORMAZIONI AL RIGUARDO.
PRIMI CAPITOLI IN REVISIONE.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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AVVISO IMPORTANTE. 
Questa storia nasce circa 7/8 mesi fa quando dopo aver visto l'ultimo espisodio di Gossip Girl, e non accettanto che fosse finita la mia tv series preferita ho rivisto il primo espisodio.
Per chi non lo ricordasse, o non lo avesse visto, Serena torna dal collegio in cui si era praticamente esiliata (dopo essere stata a letto con Nate, fidanzato della sua migliore amica Blair). I rapporti con la sua famiglia sono molto critici: con la madre quasi non parla, il padre è sparito quando era piccola e il fratello è ricoverato per aver tentato il suicidio.
I suoi amici sono inizalmente arrabbiati con lei (non proprio tutti) e la escludono perchè non sanno il motivo della sua fuga, poi Blair scopre del tradimento, ma la perdona lo stesso. Solo più avanti si scoprirà che quella notte Serena si era recata a casa (o camera di albergo) di Georgina e lì si è drogata insieme ad un ragazzo che è morto. Serena quindi in realtà era scappata perchè si accusava della morte dell'amico.
Ho comunque inserito elementi molto espliciti tratti dalla serie:
Victrola: locale aperto da Chuck nella prima serie!
Charlie, cugino di Jake: il nome dato da Dan a Chuck nel suo libro Inside!
Ryan Bass : Chuck Bass
(no, no.. non mi piaceva questo personaggio) Ben tre protagonisti della serie han dato il volto a tre personaggi.
oltre ovviamente ai bellissimi vestiti firmati.
Il The Racer che è di sfondo nasce invece dalla mia passione snaturata per Vin Diesel e in particolare Fast and Furios, trasmessami da mia sorella che, essendo amica di una ragazza che correva con le ferrari, ha sempre amato le auto e che addirittura ha partecipato al raduno organizzato l'8 dicembre scorso ad Imola in onore di Paul Walker. (In famiglia siamo tutte un po' pazze.).

Ecco come è nato THE RACER,  e in particolare il prologo la cui prima parte segue pari passo il ritorno di Serena. Il resto è ovviamente un parto della mia mente insana. :)

Ringrazio infine ancora una volta chi sulla mia pagina di FB ha scelto, tra le tre opzione proposte, il volto di NINA DOBREV per Mia e Mylark che ha scelto il volto di ALEX PETTYFER per Jake. Tutti gli altri personaggi sono stati scelti da me personalmente.

Grazie!!!  
THE RACER


Ciao a tutti..  sono Lachiaretta.. questa è la mia storia originale e spero che vi piaccia..
I primi capitoli sono in fase di revisione a causa di errori.. 

The Racer ha anche una pagina su FB sulla quale troverete ogni martedì un piccolo spoiler, immagini e su cui potrete farmi domande. Se volete accedervi clicca qui. Vi aspetto.

Buona lettura.



PROLOGO




Quella notte di quattro anni fa credevo che sarebbe stata l’ultima volta che avrei attraversato la Grand Central Station, correndo verso il treno della mia dipartita, il capo coperto e alcuni vestiti nella mia sacca. Dovevo fuggire da ciò di che avevo causato, e quando mia madre aveva chiamato il nonno non mi era stata lasciata altra scelta. Il mio trasferimento in Kentucky era stato deciso con effetto immediato.
Nei quattro anni successivi non avevo creduto una sola volta che sarei tornata, fino all’arrivo della lettera di ammissione alla Columbia University. I nonni decretarono che mi ero impegnata troppo per rinunciare ad un’occasione come questa e scegliere un’università scadente.

Ecco perché, dopo oltre quattro lunghi anni, attraverso di nuovo a passo deciso quel luogo immutato. Ai miei occhi non sembra essere trascorso un solo giorno.





CAPITOLO 1




«Grazie per essere venuta a prendermi, sei stata molto gentile. Il mio nome è Amelia River.» Continuo a sorridere gentilmente trascinando le mie due piccole valigie per i corridoi della Columbia. Grazie all'intervento di mia nonna sono riuscita ad ottenere l'ammissione ad una delle più facoltose case di tutto il campus, la Eaton House, e la mia futura coinquilina ha cortesemente deciso di accompagnarmi al mio alloggio. Seguo la ragazza esaminandola dalla testa ai piedi, non è molto alta, tolte le vertiginose scarpe con tacco raggiungerà a stento il metro e cinquantacinque, ma è molto magra e decisamente prosperosa, i capelli lisci e biondi tagliati in un caschetto leggermente più lungo delle orecchie contrastano con la pelle abbronzata e gli occhi verde scuro.

«Oh, nessun problema. È stato un piacere. Sono contenta di dividere finalmente la stanza con qualcuno. Iniziavo a sentirmi sola. Io sono Spencer, e sarò la tua sorella maggiore essendo del secondo anno!» Parla molto velocemente, forse troppo, e con tono decisamente troppo entusiasta per i miei gusti.

«Sorella?» Le domando sorpresa da quella parola, ravvivando con la mano destra la folta chioma castana.

Lei in risposta scoppia in una fragorosa risata. «Certo. La Eaton House è una vera e propria confraternita. E ad ogni sorella del secondo viene assegnata una matricola con il compito di accompagnarla per tutto il primo anno di iniziazione.» Mi spiega come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo. Io credevo che la Eaton fosse un semplice dormitorio.

Uscite dall’edificio principale attraversiamo il cortile alberato, dirigendoci verso la nostra futura casa. La villa è una delle case più antiche e imponenti del campus, fatta eccezione per le numerose biblioteche, e l’interno, se possibile, è anche più elegante dell’esterno e curato nel dettaglio. Pareti color perla decorate con meravigliosi quadri antichi, divani rossi dal taglio d’epoca e costosissimi tappeti persiani. Ecco dove finiscono gran parte delle generose donazioni delle famiglie delle ammesse, comprese quelle di mia nonna.
Saliamo le ampie gradinate in marmo che portano al piano superiore e svoltiamo nel lungo corridoio di destra, oltrepassando decine di porte; su ognuna di esse una lavagnetta con i nomi delle occupanti. Ci fermiamo di fronte a quella con scritto il solo nome di Spencer.

«Dopo Amelia aggiungeremo anche il tuo nome.» Mi dice sorridente indicando la lavagnetta con il lungo dito perfettamente smaltato di color fucsia e aprendo la porta.

La camera è carina. Due letti poco più piccoli di una piazza e mezzo ai lati opposti della stanza. Spencer mi mostra l’ampia cabina armadio indicando la parte destra come quella a me spettante. Sotto le finestre due scrivanie in legno antico totalmente identiche.

«Questo è il bagno, ma ci sono solo i servizi.» Dice indicando una porta in fondo alla stanza «Le docce invece sono in comune. Ce ne sono due in ogni corridoio quindi non dovrai dividerlo con troppe ragazze.» ammette scrollando le spalle. Ecco il lato negativo, niente doccia in camera.
La ringrazio distendendomi sul mio nuovo letto. In fondo non mi è andata così male, Spencer sembra una ragazza apposto e simpatica, superato il suo tono di voce troppo entusiasta e la sua parlantina eccessivamente veloce.

«Ah Amelia, la cena è alle diciannove in punto. Per questa sera dobbiamo mangiare tutte allo stesso tavolo della mensa, per la presentazione delle matricole.» Mi avvisa sedendosi alla sua scrivania davanti ad un piccolo specchio e sistemandosi il trucco già perfetto.

Istintivamente guardo l’orologio. Manca un quarto alle sei, non riuscirò a riposare e prepararmi in tempo per la cena. Decido dunque di farmi una doccia.
«Ok. Se ti va possiamo andare insieme.» La vedo annuire mentre con precisione ripassa la linea nera intorno ai suoi splendidi occhi verdi. «E comunque io sono Mia!» Preciso stanca di sentirmi chiamare con il mio nome completo.

«Mia? Mi piace!» Afferra dalla scrivania il pennarello blu e corre alla porta per scrivere le tre lettere del mio soprannome sulla lavagnetta. Ora sono ufficialmente la sua compagna di stanza.

Prendo dalla valigia il beauty-case e un telo da bagno ed esco dalla stanza dirigendomi verso le docce.
Il bagno comune è invero una sala molto grande con ben dieci box.
Conto velocemente, una decina di stanze nel corridoio e due sale: in totale venti docce. Praticamente non dovrò mai condividerla con nessuno, tanto vale assegnare anche una doccia personale.

«Pronta all’incontro con le nuove matricole?» Una ragazza entra nella sala docce parlando con tono troppo annoiato. «Odio dover passare un’intera serata con le nuove arrivate, che ne dici di scappare al Victrola?»

Istintivamente rimango immobile all’interno del box in cui mi sono infilata pochi secondi prima, l’acqua della doccia ancora chiusa. Se già odia le nuove arrivate non è il caso di farmi beccare ad origliare proprio il mio primo giorno.

«Sai che non posso. Sono la coordinatrice e devo essere presente» le risponde la sua accompagnatrice. La sua voce mi giunge molto familiare ma non riesco a collegarla. «Rilassati Tina, quest’anno sono meno di venti. L’anno scorso eravamo più del doppio, sarà molto facile!»

«Perché hai accettato quel ruolo? Sei solo al secondo anno. Ci saremmo potute divertire molto di più, te ne rendi conto?» sbuffa la ragazza che deve chiamarsi Tina, la sua voce ovattata dall’acqua della doccia che ormai scorre scaldando l’intera stanza. Se solo anche lei chiamasse l’altra per nome potrei ricordare.

«A me diverte. E poi devo verificare una cosa…» Le risponde lasciando la frase in sospeso.

«Cosa?» Le domanda curiosa l’amica.

«Niente, tranquilla. Un nome familiare, ma credo sia solo un caso di omonimia.» Termina iniziando a canticchiare una canzone di Katy Perry, segno che non vuole continuare quella conversazione.

Aspetto con pazienza che finiscano di lavarsi e che escano dalla sala prima di muovere un solo muscolo e riprendere a respirare normalmente. Quella voce troppo familiare mi sta tormentando.
***

«Andiamo?» Domanda Spencer allacciando il cinturino dei suoi sandali altissimi.

«Ma Spencer. Non è ancora presto?» Protesto infilando l’orlo della camicia all’interno dei jeans.

«No.» Si limita a rispondere esuberante. Mi domando quanto per lei siano importanti questi eventi?

Alle diciannove in punto oltrepassiamo le porte della mensa gremita di studenti. Spencer si avvicina al mio orecchio confidandomi che tutti sono al corrente della tradizione della Eaton, motivo per cui al tavolo accanto al nostro c’è la squadra di football al completo intenta a sbavare addosso alle mie sorelle. Lo stesso valeva per la Sigma Tau e le altre confraternite. E dalla luce che noto negli occhi di Spencer mentre allegramente saluta alcuni ragazzi alle nostre spalle capisco che è questo il motivo della sua fretta.
Ci sediamo una davanti all’altra, accanto ad una sua amica di nome Alissa e alla sua compagna di stanza, Nicole.
Improvvisamente sento alla mie spalle la familiare voce del pomeriggio. «Ciao ragazze. Sono Megan, la coordinatrice delle matricole. Adesso rilassatevi e mangiate, per qualsiasi cosa potete fare riferimento a me.» La voce associata al nome mi illumina. Mi volto e la riconosco all’istante: sorride ad alcune ragazze talmente tanto da rischiare una paresi facciale. «Sto cercando una matricola, Amelia River. La conoscete?» Domanda in tono speranzoso.
Mi sta cercando. Ovviamente il nome familiare a cui si riferiva prima è il mio.

«Non è la compagna di stanza di Spencer?» Le risponde una delle ragazze dopo averci riflettuto.

«Si, si. È lei. È arrivata oggi. Ecco, sono sedute lì.» Dice un’altra ragazza indicando dalla nostra parte. Inconsciamente volto lo sguardo appena in tempo per non essere vista da lei, chissà poi perché.
Ci raggiunge velocemente, o almeno alla velocità maggiore che le consentono i suoi tacchi alti. Saluta prima Spencer e Alissa, e poi si presenta a me e a Nicole. La sua espressione cambia appena mi presento.
Megan Foster mi scruta da capo a piedi con i suoi grandi occhi verdi arricciando una lunga ciocca bionda tra il dito indice e il dito medio della mano destra. È esattamente come nei miei ricordi, solo un po’ più grande.

Eravamo amiche per la pelle, e non solo. Dopo quella notte di quattro anni fa siamo riuscite appena a mandarci qualche sms per i compleanni e a Natale.

Dalla sua espressione delusa intuisco che non mi ha riconosciuta, in effetti sono cambiata molto negli anni. Sono cresciuta di quasi 15 cm, ho perso ben 14 kg e non porto più i capelli corti pettinati con il gel. Il fatto che io mi sia presentata inoltre non le è certamente d’aiuto.

Quando si congeda da noi le lascio fare solo qualche passo prima di alzarmi e rincorrerla.
«Megan aspetta» Si volta verso di me con il sopracciglio destro alzato. Sempre le stesse espressioni, non è cambiata per nulla. «Non si abbracciano le vecchie amiche?»

Il suo volto si illumina. «Mia? Perché diavolo non mi hai detto subito che eri tu!» Esclama tuffandosi tra le mie braccia. «Quando sei tornata?» Urla stringendomi a sé così forte da togliermi il respiro.

«In realtà sono tornata solo oggi.» Le rispondo liberandomi dalla sua presa e mettendomi a posto un lembo della camicia scappato dai jeans.

«E perché non mi hai chiamata? Potevi dirmelo. Ti pare che scopro che sei tornata dal libro delle matricole.» Sbuffa sventolandomi in faccia un foglio con scritti sopra meno di una ventina di nomi. «E se non fossi stata anch’io alla Eaton? Non l’avrei mai scoperto. Chi altri sa che sei tornata?»

Alzo lievemente le spalle. «Solo i miei ma hanno fatto finta di niente.» Le rispondo fingendo che la cosa non mi turbi.

«Ancora non ti parlano?» I suoi occhi si velano di lacrime, deve fare ancora male anche lei.

«No!» Taglio corto lasciando cadere quella parte di conversazione. Fortunatamente non sembra voler proseguire nemmeno lei.

«Ah! Quando gli altri sapranno che sei tornata e quando ti vedranno? A proposito cosa diavolo ti è successo? Sei uno schianto!» Sorrido appena assecondandola imbarazzata quando mi prende per un braccio e mi spinge a girarmi su me stessa. I suoi fischi attirano l’attenzione dell’intera squadra di football facendomi vergognare non poco. «Non ti riconosceranno mai. Se non ci sono riuscita nemmeno io.» Ride sonoramente mentre una strana luce le attraversa gli occhi. «Ho un’idea assurda. Preparati stasera andiamo al Victrola.» Dalla sua espressione capisco che non accetterà mai un “no” come risposta.

«Victrola? Che posto è?» Le domando non ricordando quel nome.

«Ti ricordi Charlie, il cugino di Jake? Ha aperto un locale da un paio d’anni. Il più in voga del momento, ti piacerà. Ci sarà tutto il gruppo.»

Non ricordo bene questo Charlie, devo averlo incontrato solo un paio di volte, ma ricordo bene Jake Haiden. Se anche lui non è cambiato molto come Megan deve essere ancora bellissimo e tanto stronzo.

Siamo cresciuti insieme, io, Jake e Scott. Facevo tutto quello che facevano loro, mi vestivo come si vestivano loro, cioè da maschio. Niente poteva separarci, almeno così credevo. Compiuti i quindici anni capii che Jake non era più solo un fratello per me, ma lui ovviamente non contraccambiava i miei sentimenti. Gli piacevano le ragazze belle, magre, provocanti, tutto quello che non ero io.

Avevo sofferto così tanto.

«Non credo sia il caso.» Balbetto terrorizzata all’idea di rivedere il mio ex migliore amico, nonché primo amore e incubo della mia adolescenza.

«Non si discute!» Mi zittisce prendendomi per un braccio e trascinandomi verso il dormitorio.

Riesco a fatica a starle dietro mentre sale di corsa le sontuose scale in marmo e si fionda all’interno della mia nuova camera.
«Ti aiuto a scegliere cosa mettere, ok?» E senza attendere una risposta da parte mia si tuffa nella cabina armadio.

«Aspetta un minuto...» tento di fermarla «...non sono miei quei vestiti. I miei bagagli arriveranno domani. Tutto quello che ho è qui» affermo indicandole i due piccoli trolley accanto al letto mentre Megan mi guarda come se l’avessi insultata. Chiaramente non contengono nulla se non un’altra camicia, un blaize e un altro jeans: ciò che indosserò per le lezioni di domani.

«Te ne presto uno dei miei allora!» Decreta passandosi il pollice della mano destra sotto il mento e cercando di individuare la mia taglia.

«Ehm Megan, non credo che mi entri un tuo vestito.» Come rafforzativo le indico la mia terza abbondante e la sua taglia prima di seno.

In quell'istante dalla porta rimasta aperta della mia stanza entra Spencer, un ghigno malefico disegnato sul suo volto. «Gliene presto uno dei miei se mi portate con voi. La taglia mi sembra la stessa, le saranno forse un po’ corti.» L’ultima frase rivolta più a Megan, l’unica che può estenderle l’invito al locale.

Gli occhi di Megan si illuminano ancora una volta cancellando ogni traccia di delusione. «Ancora meglio se è troppo corto. Hai visto che gambe. Scelgo un vestito anche per te allora» Esulta ammiccando a Spencer che risponde entusiasta di potersi unire a noi.

Un’ora più tardi siamo pronte per uscire. Spencer è adorabile nel suo mini abito giallo limone, i sandali neri col tacco la alzano di ben 16 centimetri. È ammirabile come riesca a camminare sopra certi trampoli, deve odiare veramente la sua altezza. I grandi orecchini a lampadario le danno quel tocco in più e la rendono stupenda. Ma non stupenda quanto Megan. È sempre stata bellissima ma stasera risplende particolarmente con il suo vestito beige, talmente aderente da risultare praticamente una seconda pelle.

Io invece mi sento tutto tranne che a mio agio. L’abito di Spencer è decisamente troppo piccolo per me, talmente corto da riuscire appena a coprire il mio sedere. Il davanti è abbastanza semplice, accollato e morbido, a differenza del retro che è praticamente assente lasciandomi la schiena completamente nuda. I lunghi capelli castani raccolti in un elegante chignon.

«Perfetta! Perfetta!» esulta Spencer battendo le mani per l’emozione. Questo Victrola deve essere proprio bello per esaltarla così.

«Non ancora» la ammonisce Megan, passandomi un paio di décolletté rosse di vernice con tacco a spillo e un’enorme collana dello stesso colore. «Adesso sei perfetta!»

«Victrola stiamo arrivando.»


Angolo Autrice

Ciao..
Finalmente mi sono decisa a pubblicare questo primo capitolo che frullava da un po' nella mia testa..
In realtà so che come primo capitolo non è un gran chè.. anzi.. diciamo che è introduttivo e mi serviva a presentarvi lei.. MIA.. e le sue amiche..
Ovviamente c'è qualcosa nel passato di Mia che la tormenta ancora oggi. Qualcosa è successo e deve essere stato qualcosa di molto drastico tanto da indurla a prendere un treno in piena notte e scappare in un altro stato.
e quel qualcosa sembra legarla a Megan, sua vecchia amica, e a Jake Haiden!
Chi è Jake Haiden? Non preoccupatevi, per lui ci sarà presto una risposta. Entrerà in scena già dal prossimo capitolo.
Detto questo spero che vi piaccia e siate buoni..
Venerdì prossimo pubblicherò il secondo capitolo.
Un abbraccio
Lachiaretta.



 
   
 
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