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Autore: chobit13    11/09/2014    0 recensioni
se King non fosse morto forse questo personaggio si sarebbe rovinato, ma non sopportavo il fatto di vederlo morire, così ho fatto un sequel un po' paranormale, perchè vediamo alcuni personaggi di questo film ai giorni nostri. spero che vi piaccia.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A volte sei più importante da morto che vivo…
La casa di King non era mai stata così piena di fiori e di biglietti di condoglianze.
Al funerale di suo fratello venne un numero discreto di persone a dare un ultimo saluto ad Hans e a confortare King, non conosceva nessuno dei presenti, tranne qualche vecchio amico del passato di Hans.
La neve scendeva leggera dal cielo e si posava delicata sui fiori e sulla bara di Hans.
Il mondo intorno a King era silenzioso, vuoto, i suoi occhi puntavano la bara di suo fratello; si sentiva in colpa per non aver cercato prima Hans, per aver lasciato che il rancore prevalesse, avrebbe potuto salvarlo o aiutarlo.
I suoi pensieri vennero interrotti quando alla bara si avvicinarono una ragazza che teneva per mano un bambino.
King si soffermò a guardarli: erano entrambi vestiti di nero, tutti e due avevano una rosa bianca in mano, quando vide la ragazza mettere la sua rosa sulla bara riconobbe quei capelli rossi e boccolosi.
Il bambino accanto a lei voltò la testa mostrando i suoi lineamenti giapponesi, catturò lo sguardo di King e si avvicinò a lui.
King gli sorrise appena.
“Ciao…come ti chiami?”
“Io sono Ken!”
Il piccolo Ken porse la rosa a King.
“Tieni!”
King la prese.
“Ti ringrazio.”
Ken lo guardò con i suoi grandi occhi neri.
“Perché sei triste?”
King lo contemplò qualche secondo osservando la rosa bianca.
“Sai che significa quando una persona è morta?”
Ken fece si con la testa.
“Il mio pesciolino rosso è morto. Stava nell’acqua e non si muoveva più.”
“Beh…la stessa cosa è successa a mio fratello. Ha smesso di muoversi e ora si trova dentro quella bara in attesa di essere sotterrato. Io sono triste perché non potrò più vederlo, non potrò più parlargli né potrò stringergli la mano…”
Gli occhi di King cominciarono a bruciare e una lacrima gli rigò il viso.
“Non piangere! La mia sorellona dice che non bisogna piangere quando muore qualcuno, dice che dobbiamo essere felici perché ora sono spiriti liberi e possono volare nel cielo come le nuvole. Dice che dobbiamo ricordare quando erano felici e quando sorridevano. Dovresti sorridere!”
“Non è facile per me…”
“Si che è facile! Basta fare così!”
Ken tirò fuori un sorriso a 32 denti e King lasciò andare una piccola risata davanti a quell’innocenza.
“Hey, Ken! Non starai mica disturbando il signore.vero?”
King alzò lo sguardo e vide gli occhi della ragazza aveva visto morire suo fratello, che lo aveva retto mentre piangeva.
“Morgan…”
Morgan non potè dimenticare i suoi intensi occhi dove era celata tutta la strittezza del mondo.
“Lo sto solo facendo sorridere! Non vedi che piange?”
King si alzò in piedi, entrambi si persero nei loro sguardi.
“Come sta, Morgan?”
“Non importa come sto io! Importa come si sente lei!”
King si strofinò gli occhi.
“Per favore…diamoci del tu. Abbiamo condiviso questa cosa e … sarebbe da stupidi non darsi del tu.”
“Giusto…”
King prese un respiro profondo.
“Io non so davvero come ringraziarti. Non so come avrei fatto se non ci fossi stata tu…”
Morgan scosse il capo.
“Ho solo seguito l’istinto…non potevo lasciarti da solo.”
Ken tirò la manica della ragazza.
“Morgan… il baule!”
“Oh si! Giusto! Me lo stavo dimenticando!”
Morgan aprì la sua borsa e ne tirò fuori un cofanetto di legno che King riconobbe subito.
“Un po’ di tempo fa Hans è venuto nel negozio di mio padre e ha messo in pegno questo cofanetto e il suo contenuto. Mi ha chiesto di restituirle gli oggetti. Ho controllato bene e non manca niente.”
Morgan porse il cofanetto a King, lo prese con delicatezza sfiorando le dita della ragazza.
“Quanto ti devo?”
“Come?”
“Dimmi quanto ti devo e pagherò per…”
“No1 questi oggetti sono suoi! Non mi sognerei mai di farle pagare degli oggetti che le appartengono!”
King la guardò con gentilezza e scorse qualcosa di molto familiare in lei.
“Grazie! Grazie mille!”
  
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