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Autore: Violet_Pendragon    11/09/2014    0 recensioni
Slave a tutti questa è la mia prima fanfiction e spero vi piaccia. La storia parla dell'amore tra il Camerlengo (che è il mio personaggio preferito) e una ragazza che entrerà nella sua vita e gli farà fare la decisione più importante della sua vita....
Spero di avervi incuriositi e ditemi che ve ne pare della storia.
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nome: Letizia Galilei Età: 15 anni compiuti da poco Capelli: biondo scuro Occhi:verdi Carattere: testarda e ribelle. Ama stare se ore con la testa nei libri e cacciarsi nei guai con i suoi amici. Luce. Tanta luce fastidiosa mi sveglio. Guardai l'orologio sul comodino: le 6.30. Non volevo alzarmi, era troppo presto e io d'estate dormivo fino a tardi. Mi alzai verso le 7 e andai in cucina....non c'era nessuno così cercai nel resto della casa ( che era un piccolo appartamento dove abitavamo io e mia madre), ma nessuno. Mi guardai intorno e non vidi niente di "anomalo" fino a che guardai sul frigorifero. Vidi che sopra c'era un foglio attaccato con una calamita: mi avvicinai e lessi ad alta voce: "Buongiorno tesoro Sono uscita presto di casa devo andare al lavoro e tornerò sta sera sul tardi. Vai dalla nonna o dalle tue amiche e chiamami a pranzo. Mamma" Che bello potevo fare tutto quello che volevo e nessuno poteva dirmi niente! Mi misi davanti all'armadio e presi un paio di pantaloni neri, una camicetta celeste con le maniche a tre quarti ed un gilet nero a righe bianche. Nell'arco di cinque minuti ero pronta e mi stavo guardando allo specchio e notai che mi mancava qualcosa....la borsa!!! Ma certo! Era attaccata all'attaccapanni e nel prenderla andai a sbattere contro la televisione. Misi dentro il telefono, il portafoglio e un libro che avevo preso dalla biblioteca e che dovevo riportarlo quel giorno. Appena aprii la porta notai un pacchettino verde chiaro con un fiocchetti giallo. Lo presi in mano e vidi che...che era per ME!! Senza esitare lo scartai e ci trovai una sciarpa blu elettrico. Corsi in casa e me la provai davanti allo specchio....mi stava benissimo! Corsi fuori di casa. Abitare al terzo piano di un condominio significava che tutti i giorni dovevo farmi a piedi 6 rampe di scale, ma non mi importava tanto. "Buongiorno signora Eda" dissi mentre scendevo la terza rampa di scale alla mia vicina di casa, una signora molto "ingombrante", ma anche simpatica "Buongiorno Letizia" disse la signora Eda che quasi non mi vide per quanto andavo di fretta. Arrivata alla porta d'ingresso e mi arrivo un messaggio, era il mio migliore amico "Buongiorno Sherlock, alle nove in biblioteca allora?" "Elementare Watson!". Io ed il mio migliore amico, Filippo, ci chiamavamo Sherlock e Watson per il fatto che adoravano risolvere misteri e cacciarci nei guai. Per arrivare alla biblioteca dovevo passare davanti al Vaticano. Mentre ci passavo una suora mi venne addosso "Mi scusi...mi scusi tanto" mi disse lei mortificata "No, non si preoccupi...." mi guardai intorno, tutti correvano verso piazza San Pietro"...ma che succede?" chiesi alla suora prima che se ne andasse "È morto il Papa!" mi disse trattenendo le lacrime....ci rimasi scocciata... Come era successo?? Mentre pensavo la suora mi disse "Stanno portando il corpo del Santo Padre fuori per mostrarlo ai fedeli signorina" e poi svanì. Dovevo vederlo. Non sapevo perché ma mi venne spontaneo così mi precipitai tra la folla cercando di avanzare tra la gente spingendo tutti e cercando di arrivare il più vicino possibile per vederlo. Ero arrivata vicinissima per vedere il corpo del Papa trasportato da quattro uomini vestiti di nero, dietro di lui un corteo di cardinali vestiti di rosso cantavano canzoni religiose in latino. Mentre osservavo il corteo di gente che mi passava davanti notai un prete vicino alla salma del defunto Papa. Poteva avere venticinque anni o anche più, aveva il volto sconvolto doveva essere molto legato al Papa.... Lo stavo osservando attentamente volevo scoprire qualcos'altro su di lui e poi me ne accorsi... si era accorto che lo guardavo ed inizio a guardarmi a sua volta. Diventai rossa come un peperone in meno di un secondo e volsi subito lo sguardo altrove, ma lui continuava a guardarmi come se fosse incuriosito da me. Mi arrivo una chiamata. Filippo. "Dove sei? Sono qui da un quarto d'ora!!"disse "Scusa sto in Vaticano" dissi velocemente "In Vaticano?! Che ci stai a fare li!?" "Sto ad un funerale arrivo subito"dissi incavolata "Ok a dopo" la conversazione fini lì. Nel frattempo il corteo di cardinali ed il defunto Papa erano entrati in Vaticano . "Mi scusi signorina?" disse uno degli uomini che portava la salma del Papa. "Si?" dissi io un po sconvolta "Può venite con me? Il Camerlengo la vuole vedere" senza fare tante domande scavalcai le barriere che segnavano un percorso doveva seguire il piccolo corteo che seguiva la salma. - Il Camerlengo!? Ma chi è!?!?- pensai nella mia testa mentre entravo in Vaticano sotto gli occhi di milioni di persone. Era cosi silenzioso lì dentro eppure di fuori le persone cantavano e gridavano, ma la dentro era tutto così tranquillo. Mi portarono in una specie di ufficio arredato in modo "elegante". Seduto su una poltrona c'era un uomo dai capelli marroni e la tunica da prete...." Signor Camerlengo? La signorina che voleva vedere è qui" disse l'uomo vestito di nero "Grazie potete andare". La sua voce era magnifica, era dolce e calda, una voce che ti suonava familiare anche se era la prima volta che la ascoltavi.... ma mente io pensavo alla sua voce lui si alzo in piedi e lo vidi in faccia: era il prete che avevo visto durante ai funerali!! O.MIO.DIO. Che cosa vorrà? Perché da me?? Che ho fatto? "Sedetevi la prego" non mi ero accorta che ero ancora lì con lui "G...grazie" dissi a bassa voce "Allora, come vi chiavate?" "L..Letizia Galilei signore" "Sapete il significato del vostro nome?" "S...si, significa GIOIA" nel frattempo mi squilla il telefono "Rispondete pure" "Grazie scusatemi" mi alzai e risposi: era Filippo "Sono qui fuori ma non to vedo dove sei? "Sono con il Camerlengo dentro il Vaticano non so quanto dovrò stare qui" "Fai con calma io sto qui fuori" "Ok ciao a dopo" "A dopo Ti voglio bene" "Anche io" Spengo il telefono e lo metto in borsa. "L'ho fatta venire qui perché vorrei che restasse qui in Vaticano per un tempo indefinito per aiutarmi" "Aiutarla? A fare cosa?" chiesi: ormai mie ero incuriosita e volevo saperne di più "Io....io ho bisogno di parlare con qualcuno...qualcuno che possa darmi un consiglio su qualunque cosa....ovviamente avrà una ricompensa con tutto quello che vuole". Al sentire quelle parole il mio volto si riempi di gioia...potevo avere una ricompensa e io sapevo cosa volevo: "Io vorrei avere accesso agli archivi Vaticani" dissi con sicurezza; gli archivi Vaticani erano pieni di libri contenenti misteri e informazioni che non potrei trovare da nessuna parte..." Be è una richiesta strana da parte di una ragazza giovane quanto lei..." disse il Camerlengo sorpreso dalla mia richiesta"....pero accetto.... Lei ovviamente potrà venire ed andare a suo piacimento dal Vaticano e potrà vedere tutte le stanza che vorrà tra...." "Tranne che negli alloggi del defunto Papa... So come funzionano le cose alla morte di un Papa mi sono informata" " Sa ho capito subito che non era come le altre ragazze della sua età " nei suoi occhi c'era felicità ma anche curiosità, voleva sapere di più su di me ed io su di lui. "Allora siamo d'accordo?" "Certo! Questo è il mio numero" gli dissi dandogli un foglietto di carta "Così se le servo sa come rintracciarmi" "Grazie" disse guardandomi negli occhi "Di niente" dissi facendo un sorriso e poi andai via. -Hei Watson sono fuori- scrissi a Filippo ma non feci in tempo a mandare il messaggio che qualcuno mi abbraccio da dietro circondando la mia vita con le proprie braccia "Hei Sherlock ciao!" io mi limitai a ridere ed ad abbracciarlo e mentre lo facevo vidi che il Camerlengo ci stava guardando e dall'ingresso del Vaticano. Così feci finta di niente, mi girai e andammo via. Sapevo che ci stava seguendo, ma non mi importava tanto. "Non puoi capire che mi è successo!!" dissi a Filippo prendendolo per mano "Cosa dai dii!!" "Il Camerlengo mi ha dato la libertà di poter andare a visitare tutto il Vaticano compresi gli Archivi Vaticani!!" rimase scioccato dalla notizia. "Cosa vuole in cambio?" "Solo una persona con cui parlare" "Perché proprio te??" disse con un tono agitato "Sei geloso??" "NO! Solo che volevo saperne di più su questa storia!" scoppiai a ridere per un motivo ignoto e continuammo a camminare. Mentre stavamo parlando andai contro una persona che solo dopo essermi girata riconobbi che era il Camerlengo. Mi squilla il telefono mia nonna. Gli rispondo e lei mi dice che dovevo dormire da una mia amica perché lei aveva una visita l'indomani e che doveva partire la sera. (mia madre lo sapeva già ovviamente, lei sa tutto!!). Per me non c'erano problemi. Solo che non sapevo da chi andare perché tutte le mie amiche erano in vacanza, così mi ricordai che potevo andare e venire dal Vaticano a mio piacimento...PERFETTO!! Avrei dormito lì. Nel frattempo eravamo tornati davanti al Vaticano, dopo il solito giro per Roma. Ora dovevo solo dirle al Camerlengo che avrei passato la notte lì. Non sapevo come avrebbe reagito, intanto però entriamo dentro e ammiriamo ancora la magnificenza degli interni quando da dietro mi arriva lui, il Camerlengo, con tutta la sua bellezza e dolcezza. Rimasi incantata da lui che se non fosse stato per Filippo che mi diete una gomitata non mi sarei accorta che stava parlando con me. "Potete venire con me?" "Si" rispondemmo in coro. Lo seguimmo "Ti sei per caso innamorata di lui?" mi sussurro nell'orecchio"No ma che dici!!! È un prete!!" ma infondo al mio cuore sapevo che non era così. "Ho notato che siete molto "LEGATI" voi due..." "Visto ci ha seguito lo dicevo!!" dissi ad alta voce come se lui non ci fosse " Come hai fatto a scoprirlo?" "L'ho intuito" - che figura di m****- pensai. Ci porto nell'ufficio delle guardie svizzere. "Bene come avete intuito vi ho seguiti e quindi so che lei deve andare a dormire da questo giovanotto che a quanto pare è il suo fidanzato" disse con una voce spenta. "FIDANZATO!?" dissi con una faccia quasi schifata. "Siamo solo buoni amici!!" "Io...io credevo che lo foste.... scusate tanto". Era diventato rosso: non avevo mai visto un prete imbarazzato!! Discutemmo sul fatto ed alla fine lui disse che potevo dormire nei suoi alloggi mentre lui avrebbe riposato in una stanza degli ospiti che essenzialmente servivano per i cardinali. Salutammo il Camerlengo e ce ne andammo. Fuori dal Vaticano io e Filippo ci separammo e ognuno di noi andò per la sua strada. Mentre tornavo a casa mi chiamò mia madre; non potevo dire a mia madre che andavo a dormire in Vaticano e che avevo anche un, se vogliamo chiamarlo così, lavoro così mi limitai a dirgli che dormivo da una mia amica. Arrivata a casa presi uno zainetto, che di solito usavo per le uscite, e ci misi dentro il mio simpatico pigiama con le ranocchie verdi ed un cambio per il giorno seguente. Verso le 6 del pomeriggio chiamai mia madre e gli dissi che stavo per andare dalla mia "amica". Uscita di casa notai che il cielo era nuvoloso e intuii che la sera stessa si sarebbe messo a piovere così mi affrettai ad arrivare alla mia meta. Piazza San Pietro era ancora piena zeppa di gente, si intuiva il perché: il giorno dopo sarebbe incominciato il conclave. I cardinali di tutto il mondo erano arrivati nello stesso momento in cui io avevo messo il piede in Vaticano. Tra i cardinali erano presenti anche i "preferiti" (cioè i più probabili aspiranti a diventare Papa): il francese Lamasse, l'italiano Aldo Baggia, il tedesco Ebner e lo spagnolo Guidera. L'idea di entrare con loro mi spaventava un po' così quando incominciarono ad entrare mi misi in disparte con le mani al petto e me ne rimasi lì e li guardai passare. Ad aspettarli c'era il camerlengo cosi mi girai di scatto e mi nascosi dietro ad una colonna. Non volevo far sapere ai cardinali che ero lì, non volevo (in qualche modo) distrarli dal loro dovere, ma soprattutto non volevo che il Camerlengo stesse troppo tempo con me. Quando i cardinali ed il Camerlengo furono entrati in una porta che conduceva alle loro stanze, uscii da dietro la colonna e incominciai a girovagare qua e là. "Eccoti qui dove ti eri cacciata?" disse la voce inconfondibile del Camerlengo "Io...io...i cardinali...io..." dissi balbettando; non sapevo cosa dire così mi azzittii. Lui mi guardo e sorrise ed io ricambiai il sorriso."Dai vieni ti mostro la tua stanza" disse appoggiando la sua mano sulla mia spalla; annuii. Entrammo dalla stessa porta dalla quale erano entrati poco prima i cardinali. Mi ritrovai nella parte del Vaticano riservato agli "abitanti". Passammo nel corridoio dove si trovavano gli alloggi dei cardinali (e del Camerlengo) per poi uscire in un cortile. La i cardinali e altre persone parlavano e stavano all'aria aperta. Mentre camminavano notai un gruppo di cardinali che fumavano. "I cardinali possono fumare?" sussurrai all'orecchio del Camerlengo "Si possono, solo non lo fanno sapere in giro"disse ridendo. Mi sembrava molto strano che i cardinali potessero fumare però se niente e nessuno glie lo impediva la decisione era la loro. Entrammo negli appartamenti Vaticani e ci fermammo davanti una porta che il Camerlengo gentilmente mi aprii. La stanza era magnifica e molto ampia. C'erano due porte ai lati e tutto in torno delle mensole piene zeppe di libri e nell'angolo un letto matrimoniale pieno di cuscini. C'era anche una finestra che dava direttamente su Piazza San Pietro. Prima che il Camerlengo svanisse dalla mia vista gli chiesi come si chiamasse perché mi ero stufata di chiamarlo "Camerlengo". "Mi chiamo Patrick McKenna" disse lui facendo un piccolo sorriso e poi fece per andarsene ma si soffermo sulla porta e si girò. "Vuole vedere gli archivi Vaticani?" disse posando la mano su una poltrona lì vicino. "Sii certo!! Ma per favore non mi dia del Lei" dissi un po' scocciata perché se mi davano del Lei mi facevano sentire più vecchia degli anni che avevo. "Si certo scusat...scusa. Andiamo?" annui e mollai lo zaino sul letto. Gli archivi Vaticani (in latino Archivum Secretum Apostolicum Vaticanum) si trovavano non molto lontani dalla mia stanza ed io dovevo solo percorrere un corridoio piuttosto lungo decorato con quadri raffiguranti precedenti Papi. Non mi soffermai a lungo a guardare i particolari di ognuno dei quadri, ma lo avrei fatto volentieri l'indomani. Mi limitai a seguire Monsignor Camerlengo Patrick McKenna negli archivi vaticani. A guardia dell'ingresso c'erano delle guardie svizzere che bloccavano l'ingresso con delle lance incrociate ma appena videro il Camerlengo si misero come sull'attenti; prima che entrassi il Camerlengo disse alle guardie che potevano andare e le guardie ubbidirono senza fare domande. "Allora da dove vuoi iniziare?" disse mettendosi le mani sui fianchi. "Da quella parte" dissi indicando uno degli scaffali e affrettandomi ad arrivare per non far vedere che la mia faccia era diventata rossa. Scorsi velocemente il dito sui vecchi libri polverosi e ne presi uno di, a quanto pareva, Leonardo da Vinci. Non credevo che potesse esserci un suo libro. Il libro parlava delle sue opere e raffigurava molti dei suoi schizzi: era scritto in latino e lessi tutto quello che capivo e ogni tanto davo un occhiata a Patrick che nel frattempo girovagava per gli scaffali in cerca di qualcosa. Verso le dieci avevo finito di leggere il libro, così mi alzai e lo rimisi delicatamente al suo posto. Appena mi girai mi ritrovai immobilizzata da Patrick contro la libreria che oscillò. Non sapevo cosa fare, cercavo di liberarmi ma mi teneva troppo stretta ed i miei sforzi erano inutili. Lo guardai negli occhi: occhi azzurri come l'oceano che mi fissavano e poi con uno scatto veloce mi lascio le mani e mi prese la testa e la avvicino alla sua sempre di più. Sentivo il suo respiro sul mio collo e le sue labbra sfioravano le mie, pochi millimetri ci separavano.... Cosa stavo facendo!?!?!? Lo volevo era vero, ma se qualcuno lo sarebbe venuto a sapere avrebbe perso il suo incarico e per lui era troppo importante così quando proprio stava per baciarmi girai la testa e il suo bacio fini sul mio collo. Appoggio la testa sulla mia guancia ed incominciò a piangere. Gli alzai la testa e lo abbracciai "Mi dispiace tanto scusami" sussurrò singhiozzando. Gli diedi un bacio sulla fronte e corsi nella mia stanza, la chiusi a chiave e scoppiai a piangere.
   
 
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