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Autore: muffin_4    12/09/2014    1 recensioni
Può esistere una città sotto la città? Un posto dove tutto va al contrario?
Immaginate di cercare di mettere l'ordine dove non deve esserci.
Immaginate di cercare di dare una logica a un posto che non ne necessita.
Un posto dove il bene e il male sono solo una mera opinione.
Immaginate di trovarvi in un posto del genere.
Immaginate che vostra sorella ci vada sempre.
Immaginate che in un posto del genere stia per scoppiare una rivolta.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2
Trevor camminava per le vie affollate di gente, fra i vari banchi di mercato che da sempre accompagnavano la fiera. Al suo fianco c’era di Bill, o, come lui preferiva chiamarlo, ”la persona più tranquilla del mondo conosciuto”.
Quel giorno Trevor era terribilmente nervoso. Non che lo si potesse biasimare, quando tua sorella, che è lo stereotipo della brava ragazza, scappa tre volte a settimana per andare sottoterra non molti mantengono la calma.
-Raggiungo Celine e pranziamo insieme, voi fate come preferite- disse Estelle
-Okay- le rispose gentilmente Bill. Celine era amica di Estelle dalle elementari e continuavano a vedersi con una certa regolarità. “Ma non è certo con lei che si incontra nei cunicoli”, pensò Trevor. Celine era figlia di genitori molto rigidi, non poteva stare fuori oltre le 5:00 del pomeriggio e, con quanto la sorvegliavano, non poteva di certo fuggire la notte.
-Ci vediamo stasera a cena-li salutò Estelle
-Ciao-dissero in coro lui e Bill, quest’ ultimo pieno dell’ entusiasmo che lo invadeva ogni qualvolta vedeva Estelle. Lei sorrise, perché, essendo una ragazza intelligente, aveva capito da tempo che Bill aveva una cotta per lei. Non che ci volesse un genio per accorgersene; talvolta Trevor si chiedeva se Bill si rendesse conto delle figure che faceva mentre le faceva o dopo, o addirittura se decidesse in anticipo, magari inconsciamente, di fare la figura dello stupido per far dimenticare al mondo le varie gare di matematica che vinceva continuamente.
Trevor ebbe un’idea degna di se stesso. Si blocco in mezzo alla strada, spintonato dalla fiumana di gente che lo spintonava in avanti, e aspettò che sua sorella si allontanasse.
-Ehi, ma…che fai?!-  gli chiese Bill infastidito, uscendo di colpo dal trance mistico indotto dalla presenza di Estelle.
Trevor non rispose, prese l’amico per un braccio e lo trascinò fino ad una bancarella dove si fermò per fingere di essere interessato a… cos’erano, cosmetici o detersivi? Non aveva importanza.
-hai intenzione di seguirla per vedere se entra in quella botola? E poi suppongo che, invece di aspettare dopo cena e parlarle a casa, vorrai andare sottoterra.- Disse Bill con tono rassegnato, e poi aggiunse –E suppongo anche che mi trascinerai con te. E che non pranzeremo.-
Trevor era davvero affezionato a Bill, ma, talvolta, pensava in modo troppo poco impulsivo per i suoi gusti.
-è mai possibile che pensi sempre a cose sensate e che mai  e poi mai faresti qualcosa di folle come buttarti in un tunnel oscuro con il tuo migliore amico?!- Esplose.
- Ma dai, se va bene c’è il club del cucito che si riunisce in segreto per cucire i punti proibiti della biancheria che una sposa indosserà la prima notte di nozze- rispose Bill
-Detta così sembra che tu faccia molte fantasie sulla biancheria delle spose-
-Piantala-
Estelle, dall’ altra parte della strada si fermò a parlare con una ragazza formosa dai lunghi capelli neri. La ragazza la prese per mano e iniziò a camminare. Era tesa in volto e i due lucenti occhi neri lucevano di agitazione.
-Sbaglio o Celine l’altro ieri era più magra di cinque chili e con i capelli marroncini?- Mormorò Trevor sarcastico.
-La chirurgia plastica fa miracoli-
-Magari potrebbe farne anche col tuo naso-
-O con i tuoi pie….- Iniziò a dire Bill. Trevor lo interruppe: -I miei piedi sono perfetti, come del resto sono io; ora le seguiamo o preferisci restare qui fermo finchè non torno!?-
L’amico sbuffò in risposta, lanciandogli uno sguardo che diceva chiaramente “Mi vendicherò su di te dopo, ora vediamo di uscirne vivi”.
Seguirono Estelle e la ragazza tenendosi a debita distanza, fermandosi davanti ai banchi, infilandosi nei portoni e fermandosi a parlare con dei perfetti sconosciuti, che regalavano loro frasi imbarazzate e sguardi allibiti in risposta.
Ad un certo punto la sorella di Trevor e la ragazza bruna entrarono in un vicolo e lui e Bill le seguirono. Trevor sapeva esattamente cosa avrebbe visto, e si stupì pure di non avere nessun tipo di strana sorpresa: lo stesso vicolo ceco che aveva visto la notte in cui aveva seguito Estelle e, come la volta precedente, era deserto, niente finestre o appigli per scalare il muro, i bidoni dell’immondizia infondo e la grata, leggermente storta da una parte.
Si girò per parlare con Bill, ma si rese conto che l’amico non stava guardando il vicolo deserto. Stava guardando lui e sembrava anche discretamente stupito. Solo allora Trevor si accorse di star tremando di tensione. Fece un passo avanti. Percepiva lo sguardo preoccupato di Bill, quel ragazzo era proprio un labirinto di sorprese: stavano per entrare in un tunnel sotterraneo e lui si preoccupava della sua preoccupazione.
Avanzarono verso la grata e dopo averla raggiunta la alzarono. Era più leggera di quando Trevor avesse pensato.
Fu lui a saltare per primo. Bill rimase a guardarlo dall’ apertura luminosa in alto.
-com’è il terreno? Perché se anneghi nelle sabbie mobili non salto-
- Come sei affettuoso.- rispose sarcastico Trevor – Salta, se proprio devo annegare nelle sabbie mobili sarebbe meglio farlo in compagnia-
Bill sbuffò rumorosamente e saltò. Quando entrambi furono immersi in quella oscurità umida, fitta e fredda, Trevor si rese conto che i cunicoli, per logica, vanno in due direzioni, in quanto possono essere percorsi in due direzioni opposte.
Bill, che probabilmente aveva pensato la stessa cosa con un quarto d’ora d’anticipo, interruppe il silenzio: -Ora suppongo che tu sappia dove andare. In caso contrario, io ho fame e un bel panino pomodoro e mozzarella sarebbe fantastico.-
Trevor decise di non dargliela vinta –Di là- disse indicando una direzione a caso e, anche se nel buoi non poteva vederlo, percepì il silenzioso sguardo che Bill gli dedicava spesso, uno sguardo che diceva chiaramente “so che menti”.
Proseguirono in quella direzione per circa cento passi. In fondo al corridoio c’era una luce che si allargava ogni metro che avanzavano. Arrivati più vicino, Trevor si rese conto che a luce arravava da una specie di terrazza. Appena la raggiunsero, restarono senza parole: davanti a loro un enorme spazio era stato scavato nel sottosuolo, una specie di enorme salone di cui non si vedevano i confini; la terrazza era molto vicina al soffitto e quello che sarebbe stato il pavimento distava da loro almeno una ventina di metri; la cosa più sorprendente erano le abitazioni: dalle capanne appese al soffitto della caverna a diverse altezze, collegate da ponti, a quelle scavate nella roccia delle stalattiti, delle stalagmiti enormi e delle rare colonne che punteggiavano la grotta, sul cui pavimento era appoggiati bassi edifici in mattoni e legno e si poteva indovinare la presenza di abitazioni addirittura sotto il fondo della grotta. L’ambiente era illuminato da lampioni, lampadari appesi sotto le capanne fluttuanti, cristalli luminosi che spuntavano dal terreno e le torce, elettriche o meno, impugnate dalla gente, macchioline scure agli occhi di Trevor.
 
 
  
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