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Autore: HandfulOfDust    13/09/2014    3 recensioni
Huntbastian week dedicata a sette incontri alternativi!
● Lunedì 8 Settembre: Incontro allo Scandals
● Martedì 9 Settembre: Incontro all'Accademia Militare o al McKinley
● Mercoledì 10 Settembre: Incontro in Francia / in un altro paese
● Giovedì 11 Settembre: Incontro da bambini
● Venerdì 12 Settembre: Soulmates AU
● Sabato 13 Settembre: Insegnante / Alunno AU
● Domenica 14 Settembre: Padre single!Hunter o Sebastian
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Do you remember that day when we met?
Pairing: Huntbastian
Prompt: Student / Teacher AU
Disclaimer: No, non mi appartengono nemmeno con questa week.
Note: incontro alternativo a scuola con Student!Sebastian & Teacher!Hunter.


 

Do you remember that day when we met?
~
Meeting at school


Quello era stato un anno di grandi soddisfazioni per Hunter: dopo la laurea in letteratura inglese all'Università di Berkeley, era stato assunto quasi immediatamente come docente alla Dalton Academy di Westerville, in Ohio. Si sarebbe dovuto trasferire dall'altra parte del paese, ma amava andare all'avventura e cambiare vita, di tanto in tanto.
Lo aveva fatto per la prima volta appena dopo il diploma, quando aveva annunciato ai genitori che non sarebbe entrato nell'esercito, nell'FBI o nella polizia come loro desideravano, ma che avrebbe fatto i bagagli per andare a studiare in California. Ora lo avrebbe fatto per insegnare, e se era necessario andare in Ohio lo avrebbe fatto senza alcun dubbio: la California era bella, piena di vita e di giovani, ma era giunto il momento di crescere e l'impiego in quell'accademia maschile era un motivo perfetto. Il padre ormai aveva perso le speranze ed era stato costretto ad accettare la passione del figlio per i libri, pur non capendo da chi l'avesse ereditata e cosa ci fosse di avvincente nel cercare di spiegare lo stile e le opere di qualche autore ormai deceduto da molto tempo. L'importante era che fosse felice e soddisfatto, e così sembrava.
L'Accademia era a pochi chilometri dalla capitale dell'Ohio, ed era veramente un gioiellino: un palazzo antico immerso nel verde, con le scalinate in marmo, le sale comuni per studiare, campi per ogni tipologia di sport, mentre il bar e la mensa non sembravano tristi e anonimi come in tutte le altre scuole, ma eleganti e raffinati, proprio come un albergo di lusso.
Non aveva neppure terminato il giro con il preside quel pomeriggio in cui si era presentato, che aveva capito che era stata un'ottima scelta. Oltre ad avere un elevato stipendio non doveva neppure cercare un appartamento, perché avrebbe vissuto lì, come alcuni altri professori, contribuendo a controllare i ragazzi durante le attività extra-curriculari o la sera. Per i primi tempi poteva andare, magari più in là, messo da parte abbastanza denaro, avrebbe acquistato una villetta a Columbus.


Sebastian lesse distrattamente l'orario sul suo iPhone, ancora doveva memorizzarlo: alla terza ora c'era letteratura inglese con il nuovo professore, un tizio appena arrivato dalla California che per l'eccitazione di un lavoro a tempo indeterminato avrebbe appioppato loro una marea di libri. Non che leggere lo disturbasse, anzi, gli piaceva molto, ma leggere un romanzo per analizzarne ogni aspetto e tematica, scriverne saggi su saggi e discuterne per ore in classe lo portava ad odiarlo. Sbuffò e prese la sua valigetta per dirigersi verso l'aula giusta.
Quando entrò il professore era già lì, in attesa di iniziare la lezione; in un primo momento lo ignorò quasi completamente, poi, una volta seduto, si ritrovò ad osservarlo minuziosamente.
- Buongiorno a tutti.
La sua voce calma e profonda si accordava alla perfezione con il suo aspetto statuario: la cosa che lo colpì dal primo momento fu proprio il suo fisico asciutto e scolpito, quello che ci si aspetterebbe da un atleta più che da un professore di inglese. Gli occhi verdi, la mascella ben delineata, il naso perfetto... Non poteva essere reale. Per non parlare del fatto che aveva solo cinque o sei anni più di loro.
- Mi chiamo Hunter Clarington e sarò il vostro professore in quest'ultimo anno di liceo. Solo qualche anno fa ero al vostro posto, quindi credo di ricordarmi come vi sentite... Starete pensando "ecco, questo neolaureato esaltato ci sfinirà la vita".
Beccato.
Era poco più grande, sembrava simpatico e capiva come si sentivano, come se non fossero bastate le qualità fisiche.
- Ve la sfinirò il giusto. Innanzitutto perché la letteratura è importante, apre la mente, aiuta a migliorare il vostro lessico e quindi il vostro modo di scrivere ed amplia la vostra cultura. Potranno sembrarvi sciocchezze, ma quando dovrete fare i test d'ammissione e scrivere le lettere di motivazione per le università mi ringrazierete.
Si levò un risolino alla classe, quel docente sapeva come motivare i ragazzi a studiare, se non per il piacere di conoscere, per entrare nei migliori college.
- Per il primo mese faremo un excursus sulla letteratura americana ed inglese, poi inizieremo ad analizzare dei romanzi... Quello con cui inizieremo è un grande classico della letteratura americana, ovvero "Il Grande Gatsby".
- E' quello di cui Leonardo DiCaprio sta girando il film? - sussurrò Jeff a Sebastian.
- E' proprio quello. - li interruppe il professore, avvicinandosi ai loro banchi. - Come ti chiami?
- Sterling. Jeff Sterling.
- Caro Sterling, mi dispiace ma dovrai leggere il libro prima dell'uscita del film, quindi ti dovrai spoilerare la fine. Perdonami.
La classe rise con più vivacità.
- Tu invece sei...?
Sebastian si trovò Clarington di fronte, mentre lo fissava curioso in attesa di una risposta che tardava ad arrivare.
- Ehm... Sebastian. Smythe.
- Okay, Smythe, cosa stavi per rispondere al tuo amico?
- Che...
- Non si iniziano le frasi con "che". - lo riprese.
Il giovane si ricompose e tornò in sè. - Stavo rispondedo che piuttosto che conoscerlo per il film bisognerebbe conoscerlo perché è la più importante opera di Fitzgerald.
- Ottimo! Lo hai già letto?
- Sì, signore.
- Ecco, allora sono dispiaciuto anche per te perché dovrai rileggerlo!
Sebastian sorrise tra sè e sè: lo avrebbe fatto con estremo piacere.


Hunter sentì bussare alla porta, disse un "avanti" a voce leggermente alta e sistemò gli occhiali sul naso.
- Permesso...
- Smythe! Prego, accomodati.
Sebastian entrò nell'ufficio e provò un senso di angoscia che gli era del tutto nuovo, forse perché doveva giocarsi tutte le sue carte e non poteva permettersi di bruciare la sua occasione.
- Salve, professore. La ringrazio per avermi ricevuto.
- Figurati, è il mio lavoro. Dimmi pure.
- Dal momento che ho già letto "Il Grande Gatsby", mi chiedevo se poteva dirmi i romanzi che ha messo nel programma, così da iniziare il prossimo.
- Ti ricordo che devi rileggerlo, in ogni caso il prossimo libro è "Il giovane Holden".
- Già letto. Avevo tredici anni.
Il più grande rimase in silenzio per un attimo, colpito. - Quando ero alle superiori, ero uno dei pochi che leggeva e credo che siano sempre di meno i ragazzi appassionati di letteratura. E' bello trovare qualcuno che ancora sia in grado di apprezzare certe cose.
- Non sono un appassionato di letteratura, penso di leggere il giusto, come tutti dovrebbero fare.
- Ripeto: ce ne fossero di più di ragazzi come te. - sospirò Hunter, che per evitare un silenzio imbarazzante subito aggiunse – "To kill a Mockingbird" è il terzo della lista.
- Non è il massimo consigliare un libro che ha come titolo una metafora riguardante gli usignoli, dato che sono il capitano di un gruppo con lo stesso nome.
- Hai letto anche questo? - chiese il docente, in preda allo sconforto.
- No, no, ne ho sentito parlare, lo volevo leggere ma non l'ho mai fatto. Suppongo sia arrivato il momento.
- Pare proprio di sì. - rispose l'altro, sorridendo – Capitano degli Usignoli? Chi sono gli Usignoli?
- Oh, non gliene ha parlato il preside? E' il Glee Club della scuola.
- Perdonami, hai ragione! Non avevo colto il nome, ma il preside mi ha parlato splendidamente di voi. Suppongo dovrò venirvi ad ascoltare, prima o poi.
- Sarebbe un onore. - rispose Sebastian compiaciuto.
- Appassionato di letteratura e di canto coreografato, dì la verità: fai il duro con gli altri perché in realtà sei sensibile e temi di restare ferito.
Il francese rimase esterrefatto, perché non si aspettava un'affermazione del genere: voleva essere lui a sconvolgere l'altro, voleva essere imprevedibile e in pochi giorni di lezione quel tizio poco più grande di lui l'aveva compreso appieno. Più di quanto molti altri erano riusciti in un anno.
- Può darsi. Magari lo scoprirà quest'anno.
Hunter si sentiva strano di fronte a quel ragazzo. Da una parte aveva voglia di mandarlo via dall'ufficio perché in fin dei conti il loro colloquio sui libri era finito da un pezzo, dall'altra aveva voglia di continuare a parlarci per ore. Lo affascinava, aveva pochi elementi a sua disposizione, lo aveva visto in classe e di tanto in tanto per i corridoi e quello che gli aveva detto era quello che aveva dedotto in quel piccolo lasso di tempo. Forse si sbagliava, forse no.
Avrebbe tanto voluto scoprirlo, scoprire perché indossava quella maschera per ingannare i suoi amici e perché no, anche gli adulti. O semplicemente leggeva troppo, quindi vedeva intrighi e misteri anche dove non ce ne erano.
Sebastian si alzò e si avvicinò alla porta. - Posso farle un ultima domanda?
- Certo. - disse sovrappensiero l'altro.
- A scuola lo sanno che è gay?
- Cos... Come fai a saperlo? - chiese Hunter scioccato.
- Non ne ero certo, ma me lo ha appena detto. - rispose lo studente sorridendo – In ogni caso, in questa scuola c'è tolleranza zero nei confronti del bullismo, può dirlo liberamente, nemmeno i professori più anziani le diranno nulla. Arrivederci.
- Arrivederci. - mormorò il professore alla porta che si stava ormai richiudendo, ancora inebetito da quanto successo.


Le settimane trascorrevano e Sebastian, fra i mille impegni che aveva, la sera si ritagliava un'ora per leggere: era vero che gli piaceva, ma nell'ultimo mese aveva cercato di farlo sempre più spesso per avere un'ottima scusa per andare a ricevimento dal professor Clarington.
Non sapeva se era gay, ma dopo che aveva delineato la personalità di Sebastian in pochi minuti, il giovane voleva cambiare le carte in tavola per averlo in pugno e non sapeva come farlo. La fortuna, però, era stata dalla sua parte.
Hunter continuava ad adorare la Dalton, anche se forse avrebbe dovuto cercare un monolocale in affitto per non stare sempre dentro la scuola. Non lo voleva ammettere e non lo poteva ammettere, ma il motivo principale non era quello di poter essere più libero e non dover stare la sera a controllare che nessuno sgattaiolasse fuori oltre l'orario prestabilito o rientrasse in dolce compagnia. Era Sebastian.
Cercando di informarsi senza dare troppo nell'occhio aveva scoperto che, oltre ad essere capitano degli Usignoli, era uno studente dagli ottimi voti trasferitosi dalla Francia appena l'anno prima, giocatore di lacrosse, noto per i numerosi richiami dalla presidenza messi a tacere soltanto dai soldi del padre, procuratore distrettuale di Columbus. Tra i motivi dei richiami molte uscite serali, essere tornato in compagnia, essere tornato direttamente la mattina dopo senza aver avvisato, aver fatto sesso con dei compagni di scuola in aule accessibili a tutti. Il giovane uomo non sapeva se essere più sconvolto per il suo lungo registro di note dell'anno precedente o per il fatto che fosse gay e avesse finalmente trovato un senso al suo comportamento.
Era tutto più chiaro ora, ma nulla poteva accadere tra di loro.
Avevano quasi la stessa età, ma lui era il suo professore e non poteva rischiare di essere licenziato dal suo primo impiego ed essere marchiato a vita per una cosa simile. E più ci pensava, più si riprometteva di prendere le distanze da quel ragazzo che sembrava portare solo guai, più si rendeva conto di come si fossero compresi fin dal primo istante, come era semplice parlare con lui.
Ma non poteva, continuava a ripetersi.
Le lunghe riflessioni sul suo alunno lo avevano distratto ed era in ritardo per il controllo serale del piano dei dormitori, per assicurarsi che tutti rimanessero nelle proprie camere o al limite in quelle dei vicini per fare i compiti o guardare un film. Quella era una mansione dei custodi, ma un paio di volte alla settimana aveva acconsentito a dare una mano per guadagnare qualche dollaro in più che sarebbe finito nel fondo per la casa.
Giunto al piano corretto, sentì qualcuno che scendeva le scale sul retro ed andò a controllare che non fosse qualcuno degli studenti che approfittava del suo ritardo.
- Sebastian. - l'insegnante era tentato dal non fermarlo e lasciarlo andare, onde evitare una conversazione in più, ma se gli fosse accaduto qualcosa sarebbe stata una sua responsabilità, dal momento che era lui di turno. - Dove stai andando?
- Ops. Pensavo di averla fatta franca ormai.
- Rispondi alla mia domanda.
Sebastian sbuffò. - Stavo uscendo.
- Di mercoledì sera? Cosa mai ci sarà di così bello da fare di mercoledì sera che devi rischiare di prenderti una nota per farlo?
- C'è la serata drag queen allo Scandals. Niente di speciale, ma meglio che stare qui a rimbecillirsi con i videogiochi come i miei amici.
- Mi dispiace rovinarti i piani, ma devi tornare in camera.
Il francese si avvicinò con aria di sfida. - O sennò?
- Sono un tuo insegnante e tu non sei nella posizione di rispondere in questo modo. Vai in camera immediatamente. - affermò Hunter perentorio, ma senza perdere la calma.
- Sissignore. - rispose lo studente, con tono sprezzante, mentre risaliva le scale per tornare al dormitorio.
- Ho visto le tue note dello scorso anno. - riprese il primo – Perché hai così tanto bisogno di metterti nei guai?
- Mi annoio. - disse automaticamente Sebastian, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Quello era scontato. Mi domandavo se fosse correlato al fatto che non ti riesci ad aprire con nessuno, quindi cerchi disperatamente di attirare l'attenzione degli altri come puoi, per cercare di avvicinarli.
- Ma lei insegna letteratura o psicologia? Mi pare sia confuso tra le due discipline.
- Dovresti imparare ad aprirti.
- Dovrebbe andare a correggere i test di qualche classe, anziché psicanalizzare chi le capita sotto tiro, signor Clarington. - rispose Sebastian, chiudendosi nella sua stanza.


Era passata ormai una decina di giorni dalla sera in cui Hunter aveva beccato Sebastian mentre stava uscendo e gli aveva messo l'ennesima nota, e da quella volta il giovane non si era fermato più a parlare dopo il termine delle lezioni e non aveva più preso appuntamento a ricevimento.
Clarington tirò un sospiro di sollievo, poiché se la linea dura era quella che serviva, sapeva bene come usarla avendola sperimentata fin troppo spesso da adolescente durante le numerose liti con il padre. Le cose dovevano rimanere così, ognuno al proprio posto, ed il rapporto doveva essere come quello tra qualsiasi professore e alunno dell'ultimo anno di liceo, che ormai non sopporta più nessuno e non vede l'ora di andarsene all'università.
Quella sera era libero, sarebbe voluto uscire ma era stanco per l'intensa giornata, quindi decise di restare a letto a leggere, poi avrebbe chiamato i genitori su Skype... Sarebbe uscito l'indomani, magari, per fare qualche conoscenza fuori dalla scuola, ne aveva estremamente bisogno.
Improvvisamente sentì bussare alla porta, e si chiese chi mai potesse essere a quell'ora.
- Chi è?
Chiunque fosse di fuori bussò di nuovo e con maggiore insistenza, senza rispondere alla domanda, così Hunter, spazientito, aprì pur di non sentire quel toc-toc.
- Smythe?!
- Insegnami. - disse lo studente, entrando nella stanza.
- Sebastian, esci immediatamente dalla mia camera o faccio chiamare il Preside, che è ora che ti buttino fuori da questa scuola!
- Insegnami. Insegnami ad aprirmi agli altri.
- Cosa...
- Lo hai detto tu che non sono in grado di creare rapporti per paura di restare ferito. Beh, avevi ragione. - disse il ragazzo, con voce rotta – Nessuno l'aveva mai capito, nè qui in Ohio nè quando abitavo a Parigi... Tutti mi hanno sempre visto come un arrogante, un presuntuoso ed un superficiale, tu invece hai visto di più. Insegnami, ti prego.
Il professore chiuse la porta e si mise le mani tra i capelli.
- Non posso e lo sai bene. Questa per te sarebbe l'ennesima trasgressione e finirebbe con il mio licenziamento e lo stroncarsi della mia carriera.
- Non è per trasgressione! Sei l'unico che mi ha capito realmente.
- Lo so, ma il fatto che io sia il tuo professore dovrebbe fermarti, così ricadi in quello che hai sempre fatto per anni. Distruggere gli altri per cercare di non fare del male a te stesso... Ma non sono neppure troppo sicuro che funzioni.
- Non mi ferma perché ho trovato la persona giusta finalmente, e non la lascerò andare.
Sebastian si avvicinò e lo baciò, mentre Hunter si dimenava per liberarsi dalla presa.
- No, no, no! Niente di tutto questo può succedere, capisci? Dobbiamo fermarci ora prima che sia troppo tardi!
- È già troppo tardi. - gli mormorò il giovane nell'orecchio.
Le loro labbra si trovarono di nuovo, ma stavolta il docente non oppose resistenza, anzi, si lasciò travolgere dalla foga del suo alunno, percependo un brivido lungo la schiena. Aveva avuto altri ragazzi, ma con nessuno aveva provato qualcosa di simile... E non era per il fatto che quello che stavano facendo era la più grande violazione delle regole che aveva compiuto nella sua vita.
Hunter era sempre stato molto timido. Anche lui indossava una maschera come Sebastian in fin dei conti: il giovane brillante, sicuro ed autoritario in realtà era un modo per nascondere quanto fosse solo, quanto fosse difficile per lui aprirsi con gli altri. Proprio come quel ragazzo poco più piccolo di lui, sembravano due persone completamente diverse, ma erano soltanto due individui fragili che nessuno aveva mai compreso. Si completavano a vicenda.
Aveva ragione Smythe, era la persona giusta per lui, ma era il momento ad essere sbagliato.


Con il passare dei giorni, Hunter inziò a vivere in un perenne stato d'ansia: temeva che qualcuno potesse vedere insieme lui e Sebastian, temeva Sebastian potesse farsi sfuggire una parola di troppo con qualche compagno, temeva qualsiasi cosa praticamente. Anche quando il ragazzo rispondeva correttamente a una domanda in classe, l'insegnante era terrorizzato dal fatto che qualcuno potesse capire della loro relazione clandestina. Era diventato paranoico.
- Hey.
A Clarington per poco non prendeva un infarto. - Che diavolo ci fai qui?
- E' la biblioteca della scuola, cosa sono venuto a fare secondo te? - domandò a voce bassa Bas, con sguardo interrogativo.
- Non lo so, mi pare che sia qui che ti hanno beccato per atti osceni in luogo pubblico!
- No, era in bagno e in sala lettura! - rispose stizzito il ragazzo – La signora Dorothy è troppo anziana per accorgersi di qualcosa, in biblioteca non mi hanno mai visto.
- Santo Iddio...
- A tale proposito potremmo cogliere l'occasione.
Hunter non fece in tempo a replicare che Sebastian si era già avventato al suo collo per riempirlo di baci e con la mano si era insinuato nei suoi pantaloni, impedendogli di fare qualsiasi cosa, se non di soffocare un gemito sulla spalla dell'altro.
Dopo qualche minuto un rumore di passi li fece e sobbalzare, obbligandoli ad interrompersi e darsi una sistemata.
- Oh, ci siete ancora voi qui dentro! Vi avverto che sto per chiudere, se dovete prendere qualche libro vi aspetto! - cinguettò l'anziana bibliotecaia sistemandosi gli occhiali sul naso.
- Io devo prendere questo libro di storia, arrivo subito. - rispose il francese in tutta tranquillità.
- Certo Sebastian. Lei professore? Si sente bene? - domandò preoccupata la signora, notando il volto pallido e lo sguardo fisso dell'uomo.

- No... Cioè, sì, sto bene, grazie. Passerò domani.
L'insegnante si avviò lentamente verso l'uscita della biblioteca, avviandosi per la cena, quando fu raggiunto da Smythe.
- Non concludiamo ciò che abbiamo iniziato? - chiese malizioso.
- No.
- Mh, peccato. Allora ci vediamo dopo cena.
- Non ci vedremo dopo cena, Sebastian. Ci vedremo in aula domani e lì soltanto, fino alla fine dell'anno... Questa storia non può continuare.
- Cosa?! E' per via della signora Dorothy? Ma neppure si era accorta che fossimo lì dentro!
- No, lei non si è accorta, hai ragione. Se ci fosse stato qualcun altro? O se la prossima volta mi saltassi addosso in un altro posto, dove qualcuno ci scoprisse? Ogni volta acconsento a qualcosa di più, arriverà il momento in cui la nostra relazione clandestina verrà a galla e succederà un casino.
- Ti giuro che non accadrà.
- Mi dispiace, ma nulla mi farà cambiare idea. - affermò Hunter categorico.
- Non fare così, ti prego! - lo implorò Sebastian, mentre il professore si allontanava.


- Dunque, il prossimo romanzo sarà "Il giovane Holden", però oggi vorrei fare alcune considerazione su "Il grande Gatsby" per concludere. - esordì il professor Clarington quel mattino – Anzi, vorrei che le faceste voi.
La classe si guardò intorno preoccupata, ognuno sperava di non essere interpellato.
- No, non vi guardate così, non è nulla di esageratamente complicato. Ci possiamo arrivare ragionando! Iniziamo con un punto critico: perché, secondo voi, Daisy lascia Gatsby?
Tutti abbassarono lo sguardo, dato che nessuno aveva il coraggio di iniziare la discussione proposta... Tutti tranne Sebastian, che alzò immediatamente la mano.
- Smythe. Prego.
- Perché sarebbe stato troppo difficile spiegare agli altri come mai aveva preferito Gatsby a Buchanan, quindi sceglie la via più facile e comoda... Probabilmente non lo aveva neppure mai amato veramente. - rispose freddamente lo studente.
- Oh, lei lo ha amato eccome, qui ti sbagli. - lo corresse indispettito, perché era cristallino che non stesse parlando solo di Daisy – Ma ha dovuto lasciarlo, perché lei è vittima della sua stessa epoca: ha fatto quello che era giusto fare per la società, non per se stessa.
- Che società di merda allora. - commentò il primo, con tono di sfida. I compagni guardarono prima lui, poi il professore, in attesa della sua reazione.
- Mai detto che non lo fosse. - prese un momento di pausa, per poi rivolgersi alla classe – Daisy avrebbe dovuto aspettare il ritorno di Gatsby, e tutto sarebbe andato bene. Come si suol dire, la pazienza è la virtù dei forti. - concluse, guardando nuovamente Sebastian.
Solo qualche mese, e tutto andrà bene anche per noi.

  
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