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Autore: SerenitaDolce95    14/09/2014    6 recensioni
Vi dico immediatamente che non ci penso neanche a riportare la collana alla negoziante di quella bigiotteria. Questa collana è il solo ricordo che ho di Ottaviano e non mi separerei da lei per niente al mondo. Sapete cosa faccio? Io scapperò via da questo posto schifoso. Tornerò nell’Antica Roma costi quel che costi. Domani non riporterò indietro nessuna collana. Se mia madre non intende chiarire quello che deve chiarire con Cesare vuol dire che ci penserò io a parlare a Cesare. Metterò a rischio la mia vita; ma se devo morire, non morirò fino a quando, non avrò chiarito questa storia.
Devo riprendermi quello che è mio. Devo riconquistare anche la fiducia di Ottaviano in me e rimettere a posto la nostra storia. L’unico problema è che mi serve un piano strategico per uscire fuori di casa. Non posso aspettare domani mattina. Domani mattina potrebbe essere troppo tardi. Eppure, questa non sarebbe la prima volta che evado di casa in piena notte. La cosa si ripete a quanto pare. Lo capisco che è un metodo del tutto incivile uscire di casa senza dirlo ai genitori, ma devo farlo. Non ho intenzione di arrendermi. Ho deciso: questa notte evado. Adesso mi metto
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Le cose iniziarono un pomeriggio quando ero entrata in un negozio di bigiotteria. C'erano ogni tipo di accessori: collane con il ciondolo a forma di cuore, bracialetti di ogni colore e ogni altro genere di accesori. Non capisco il perché ma dopo circa una mezzora che giravo dentro al negozio per cercare una collana, i miei occhi notarono una strana collana fatta di uno strano materiale che non sembrava il solito nichel. Il colore era tipico dei vasi in terracotta, avete presente quello strano marrone e c'era tipo una strana pietra rossa incisa dentro di essa. Qualunque cosa fosse, non era un semplice accessorio di bigiotteria secondo me. L'avevo presa in mano con curiosità e decisi di guardare l'etichetta per trarre informazioni riguardo al materiale che fosse stato usato per fabbricarla. Non c'era alcuna notizia di provenienza e di fabbricazione. Strano. Dovevo ammettere che quella collana iniziava a piacermi. Mi avvicinai alla cassa guardando incerta la signora che aveva il compito di cassiera. Era una signora che doveva avere minimo una cinquantina di anni, bassa, capelli lunghi bruni e occhi castani. Quando mostrai cosa avevo deciso di comprare, mi guardò con un'aria da sfida.

« Questo accessorio non è in vendita, ma puoi averlo gratis! Vedi solo di farci attenzione... una ragazza che l'aveva acquistata molti anni fa, mi disse che causa troppi guai! » mi avvertì.

Che cosa poteva mai causare un accessorio di bigiotteria? Non mi sembrava mica un acessorio porta sfortuna. Era parso troppo strano, pensare a quello che aveva appena detto la cassiera. Forse la ragazza che l'aveva comprata anni fa, doveva avere qualche problema mentale. Non ho mai sentito parlare, di collane che portano solo guai a chi se le ritrova nelle proprie mani però una cosa era certa, non era una collana da bigiotteria un simile accessorio che sembra fatto di materiali veri. Decisi di mettermela al collo e mi resi conto, che pesava come un mattone. Mio Dio! Ma che razza di collana avevo comprato? Molta gente mi guardava come se fossi pazza dato che camminavo come una signora con una gobba alla schiena. La cosa più strana invece, mi capitò quando passai davanti al Colosseo. Non solo cominciavo a non capirci più niente, ma ebbi uno strano incontro con un animale molto buffo, che mi guardava con una faccia interrogativa. Ero sicura di averla vista in qualche libro di storia, quella strana creatura. Ero rimasta incantata davanti a quella bestia, tanto che decisi di avvicinarmi ancora di più; all'improvviso, intorno a lei era apparsa una luce dorata ed ebbi immediatamente la sensazione di sparire. Quando mi svegliai le persone intorno a me erano sparite e le case anche. L'unica cosa che era rimasta davanti ai miei occhi, era un enorme prato verde dove qualcuno, aveva tracciato un sentiero di terra o comunque, di un materiale strano. Avevo colto delle luci in lontananza e anche delle grida; mi guardai un momento l'addome e mi ero resa conto che indossavo un vestito lungo di un colore simile al verde della menta. I miei capelli erano diventati ricci e sul collo avevo una buffa collana che non era la mia. Come avevo fatto a conciarmi in quello stato e sopratutto, dove mi trovavo in quel momento? Non era la mia città perché non c'era neanche un auto nella strada. Cominciavo a sentirmi svenire. Non mi piaceva finire in posti che non conoscevo e quello in cui mi ero ritrovata, era del tutto sconosciuto. Doveva essere un posto vecchio di molti anni e forse, anche da secoli. Forse si trattava di un isola deserta; magari, ero finita anche nella famosa Isola di Pasqua. D'improvviso, avevo sentito una voce in lontananza e dalla paura, ero corsa a nascondermi dietro a dei cespugli coperti da degli alberi che sembravano quasi delle abeti.

« Non hai sentito anche tu, un rumore? ».

Qualcuno mi aveva sentita correre. Avevo deciso di guardare con curiosità, chi fosse l'uomo che aveva parlato. Era uno strano signore vestito come un soldato medievale o comunque, come un soldato antico di un periodo sconosciuto. Lo guardai meglio; notai che aveva una lancia con sè e nella mano sinistra, stava tenendo uno scudo. Ero messa proprio bene; ora come avrei affrontato quello lì? Le cose decisero di diventare ancora più difficili per me perché era apparso un altro uomo non diverso da quello anzi, forse ancora più forzuto dato che i suoi addominali facevano paura. Decisi di restare ferma, nascosta dietro a quelle piante, ma ecco che passò uno strano insetto che mi fece lanciare un urlo. Ora, dovevo ammetterlo: ero fritta.

« Sono sicuro... il grido veniva versò gli alberi! ».

Avevo il cuore in gola ma non avevo alcuna via di scampo contro quei due soldati antichi. L'unica cosa che avrebbe potuto aiutarmi, era un miracolo di Dio. Non era detta l'ultima parola, però; se avrebbero visto che ero una ragazza indifesa, non avrebbero detto una parola e non mi avrebbero fatto del male. Quando mi trovarono, ero seduta con la faccia appoggiata alle ginocchia. Tremavo e sentivo il mio cuore esplodere come una bomba atomica dalla paura. Cosa avrebbero potuto farmi quei due? Mi avrebbero uccisa sul momento? Mi avrebbero catturata e resa una schiava di qualcuno molto importante? Mi mancava la mamma. Pensai che forse non avrei dovuto prendere quella collana. Ora capivo perché una ragazza aveva detto che causava guai. Chissà, in quali condizioni doveva essere la giovane, quando aveva restituito la collana alla negoziante. Speravo che tutto questo, fosse parte di un sogno ma ahimè, era la realtà. Ora dovevo anche affrontare questa difficoltà ma non potevo illudermi di riuscire a sfuggire, da due simili colossi. Tremavo molto più forte di qualche minuto prima.

« Ehi, piccina non vogliamo farti del male! » mi disse uno.

« Cornelio vedi di stare muto, una buona volta. Da dove venite ragazzina? » mi domandò l'altro.

Tremai. Non avevo il coraggio di aprire bocca dallo spavento ma almeno, ero riuscita a guardare in faccia quei due. Cominciavo a immaginarmi di essere stata condannata al rogo o magari, gettata in pasto ai coccodrilli sacri. Per fortuna, non mi trovavo nell'antico Egitto se no, ero conciata per le feste se la regina fosse stata Cleopatra.

« Se non dite una parola, io e il mio compare saremo costretti a portarti da Cesare poi ci penserà lui, cosa farne di te! Hai un bel viso! ».

Gli tirai una sberla.

« Uhm, non siete un fiore fragile... mi avete tirato un colpo da gladiatore! » continuò.

Bellissimo. Ci mancava solamente che fossi finita all'interno del film "Il Gladiatore", solo che questa volta, i personaggi sembravano reali. Ed ecco che dopo quel bel ceffone liberatorio, mi ero ritrovata in meno di tre minuti ad essere condotta da Cesare. Era poi così normale questo Cesare? Dipende se si riferivano allo stesso Cesare a cui stavo pensando e mi auguravo nella mente, che non fosse veramente quel Cesare. Mi sarei fatta una tremanda figuraccia se avrebbero raccontato che ho tirato una sberla a uno dei due. Speravo che almeno Cesare avesse un senso di umorismo. La scena mi era parsa così divertente tanto che non avrei mai pensato di tirare una sberla a un soldato romano nella vita. Chissà, chi altro avrei potuto prendere a ceffoni; magari, Cesare in persona? Meglio di no! Ancora sarei stata uccisa e poi, io non volevo morire nell'Antica Roma, e per di più, davanti a gli occhi di Giulio Cesare. L'alternativa di essere fatta schiava, cominciai a pensare, che sarebbe stata la punizione migliore al ceffone che avevo tirato qualche minuto prima. Mi domandavo se avrei mai potuto rivedere i mia madre che sicuramente, mi aspettava da ore. Avevo capito che avrei dovuto cercare un modo per scappare ma non avevo via di scampo da quei due.

Dopo lunghi minuti e forse, anche un paio di ore, mi trovavo all'ingresso di un grande palazzo. Avevo capito che l'ora della mia morte si stava avvicinando. Cosa avrebbe deciso, Cesare per me? Una vita da schiava o una morte dolorosa? Boh, sapevo solo che la mia vita sarebbe stata decisa da lui. Non avevo fatto niente di male, oltre che tirare uno schiaffo a quel soldato brutto e del tutto brusco di carattere.

Davanti a noi tre, era apparso un uomo giovane che ci guardava con una faccia curiosa. Guarda a caso, il suo sguardo era caduto subito verso di me e proprio all'altezza del mio seno. Che cosa aveva tanto da guardare, dico io? Mi sa che a quello, uno schiaffo gli avrebbe fatto bene. Non sopporto gli uomini che la prima cosa che guardano di una donna è proprio il seno o il sedere. Tolse lo sguardo e si rivolse verso ai due che mi avevano catturata.

« Chi è quella fanciulla che tenete in trappola? » domandò ai due.

« Non abbiamo idea di chi si tratti, ma deve appartenere a una famiglia importante, visti i vestiti che indossa! L'abbiamo trovata dietro a dei cespugli! » rispose.

Ed ecco che quest'ultimo, mi si avvicina e... mi da un bacio sulla fronte poi avvicina il suo viso vicino all'orecchio destro e mi dice "vorresti passare la notte con me, bellezza?", non sò voi, ma un bello schiaffo a questo qui non farebbe affatto male. Solo che non potevo mettere a rischio la mia buona reputazione visto che era già in pericolo. Quale tipo per bene, andrebbe a chiedere ad una ragazza di passare una notte con lui, senza neanche conoscerla? Io non ci pensavo neanche a restare con uno così; per un momento, sperai davvero che Cesare mi faccia schiava di qualcuno, possibilmente non di questo individuo. Quel soggetto si era finalmente tolto davanti ai miei occhi e si riconcentrò di nuovo, verso i due.

« Uomini, non penso che Cesare faccia del male a una bellezza come questa, comunque, credo sia giusto fargli presente dove l'avete trovata! » disse.

« Tranquillo, Bruto... ci penseremo noi! » gli risposero.

Il tipo torna a fissarmi e di nuovo mi sussura qualcosa nel mio orecchio destro "ci vediamo dopo!" disse. Mi dispiace per lui, ma non avrei passato per niente al mondo, una notte in sua presenza e poi, non era il mio tipo. Non era uno dei miei desideri, avere una relazione con Marco Giunio Bruto. Non avevo idea di cosa avrebbe potuto farmi un simile individuo. Provai una grande voglia di dire a Cesare, le minacce che mi aveva lanciato quel simpaticone di Bruto, ma non potevo dire niente a riguardo. Non penso che sarebbe una trovata intelligente. Mentre mi conducevano da Cesare, mi ero messa a studiare i vari tentativi di fuga da Bruto e da questo posto, ma nulla mi era venuto in mente in quei lunghi minuti. D'improvviso, ero stata costretta a fermarmi; davanti a me c'era un altra persona inginocchiata davanti a Cesare che sembrava dispiaciuto di qualcosa dato che teneva lo sguardo abbassato verso il pavimento. Tolsi lo sguardo da quella persona e mi concentrai un momento, a guardare l'uomo che era in piedi, davanti a lui. Era molto più alto di me, aveva dei capelli di un colore misterioso: non saprei dire se fossero di un colore castano acceso o di un biondo spento ma aveva anche degli occhi marroni e un naso enorme con una piccola gobbetta. Aveva uno strano mantello rosso che teneva adosso. Quello era Giulio Cesare in persona. Decisi di ascoltare un momento cosa stava dicendo a quel poveretto che era inginocchiato davanti a lui.

« Non sò più come prenderti, figliolo... o mostri di tenerci al peso che ti porterai un giorno o la vedo dura. Ora fammi vedere che cosa vogliono comunicarmi quelli dietro di te. Dopo continueremo il discorso! » concluse Cesare, facendo cenno di venire avanti.

« Grande Cesare, siamo qui perché abbiamo trovato una donna nascosta dietro a dei cespugli... non sappiamo chi sia ma non sembra una plebea, viste le cose che indossa! » informò Cesare.

« Fatela entrare! » disse Cesare.

Non mi sarei aspettata un'entrata trionfale nella sala di Cesare. Mi sentivo una vera eroina che torna da una guerra, ma a me, non aspettava una medaglia all'onore anzi, mi aspettava la scelta della morte più adeguata a me. Mi ero inginocchiata davanti a Cesare, manco fossi un uomo. Avevo un batti cuore tremendo. Il ragazzo che era stato rimproverato, mi stava osservando e per dei lunghi minuti non tolse il suo sguardo da me. Cesare sembrava rimasto stupido nel vedermi. Si era avvicinato a me, come se niente fosse. Avevo iniziato a guardarlo in faccia perché ero terrorizzata ad averlo davanti ai miei occhi. Dovevo ammettere che mi faceva una paura tremenda guardarlo in faccia. Dopo tutto, una buona impressione conta sempre molto. Pensavo di essere morta, ma il ragazzo che prima era stato rimproverato decise di intervenire.

« Padre, la conosco questa ragazza... ieri l'avevo vista nei pressi del mercato degli schiavi, non è una con cattive intenzioni! » disse.

« Dimmi la verità, Ottaviano... è la tua ragazza? » gli chiese Cesare.

« No, ma ieri era stata vittima di brutta gente e io le ho salvato la vita! » continuò l'altro.

« Però, non sapevo di avere un figlio così bravo! Ha salvato la vita a una ragazza... beh, bellissima... non c'è niente da dire, sei libera! Ottaviano renditi educato e accompagna la giovane all'uscita del palazzo... » ordinò a suo figlio.

Suo figlio mi fece cenno di seguirlo. Io ero grata che mi aveva salvato la vita. Se fossi stata nella Roma dei miei giorni, nessuno avrebbe avuto l'idea di sacrificarsi per una come me. Tremavo ancora dallo spavento. Stavo passeggiando con un ragazzo di nome Ottaviano dall'aspetto non molto diverso di quello di Cesare e la cosa mi rendeva contenta. Lui si fermò un momento, mi guardò due secondi e poi girò di nuovo la faccia in avanti. Avevo colto una voce famigliare in lontananza. Oddio! Era la voce di Marco Giunio Bruto quindi, voleva dire che ero in serio pericolo. Non potevo permettermi di farmi trovare, se no avrei passato dei guai seri. Cominciai ad accellerare i miei passi, tanto da superare anche Ottaviano che mi fermò, mettendo il suo braccio contro di me.

« Dove te la fili? Perché, hai accelerato il passo? » mi domandò.

« Devo scappare, per via di Bruto. Non voglio che mi trovi! » lo informai.

« Tranquilla, ci sono io a difenderti. Quando sei con me, non devi aver paura di nessuno neanche di Bruto... specialmente di Bruto! » mi disse.

Avevo paura comunque, nonostante fossi in compagnia del figlio di Cesare. Ero talmente nervosa che ignorai completamente ciò che mi aveva detto Ottaviano e andai avanti a passo veloce. Alla fine, Ottaviano era stato costretto a tirarmi per il braccio con una potenza che tra poco sarebbe riuscito a rompere anche le ossa. Ho sempre ammirato gli uomini delicati ma Ottaviano non era il massimo della delicatezza. Non solo mi aveva tirata bruscamente contro di lui, ma riuscì anche a darmi un bacio sulla guancia. Era il secondo che ricevevo durante la giornata, il primo era stato Bruto a darmelo e proprio sulla fronte. Ottaviano decise di fermarsi un momento; voleva farmi delle domande e io sapevo che erano riguardo a Bruto.

« Sei molto giovane. Quanti anni hai? » mi aveva chiesto.

« Sedici. Tu invece, quanti ne hai? » domandai io.

« Diciasette. Sei troppo giovane per Bruto... sicura, di volere una storia con lui? » mi chiese.

« No, che cosa hai capito? Non mi passa neanche per la testa, di avere una storia con lui... quell'essere mi ha guardato il seno. Non sò se te ne sei reso conto! » lo avvisai.

« Io ti piaccio invece? A me piacerebbe rivederti ancora... » mi confessò.

« Che devo dire... ti ho visto solo oggi... non saprei... » dissi confusa.

« Perché non proviamo a vederci un po' di volte? Può darsi che diventiamo grandi amici, cosa ne pensi? » mi disse.

« Mah... non saprei... » fu la mia risposta.

Qualcuno mi aveva toccato sulle spalle, proprio in quel momento, con una potenza esagerata tanto che per poco, mi sarei rotta le spalle. Avevo un brutto presentimento; non volevo girarmi perché potevano essere guai se mi giravo. Notai che Ottaviano aveva spostato lo sguardo a sinistra e io avevo una faccia simile a quella di un bambino, che ha visto un mostro nella sua stanza. Ottaviano lasciò libera la mia povera mano, senza preoccuparsi di fare piano.

 

   
 
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