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Autore: Sherlokette    16/09/2014    2 recensioni
Cosa faceva Loki prima di incontrare Mystery?
P.S.: capitolo extra che si ricollega alla prima parte della mia fanfiction "Unconditionally", se non la conoscete suggerisco la lettura :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Oggi è il gran giorno!! Oggi è il gran giorno!!! Sbrigatevi, gente!!! - annunciò qualcuno correndo per le strade di Asgard.

C'erano gruppi di persone che affollavano la cittadella ai piedi del palazzo reale, tutti diretti alla gran festa al suo interno. Uomini, donne, bambini, tutti agghindati e con espressione felice per l'occasione speciale che si stava per celebrare.

Erano tutti invitati alle nozze del principe Loki.

Quest'ultimo stava terminando di prepararsi nelle sue stanze, assistito dalle sue ancelle.

Guardandosi nello specchio, non riusciva a credere che stesse davvero succedendo. Non aveva mai preso in considerazione il matrimonio, era convinto che un malandrino come lui non fosse molto amato, ma aver incontrato lei era stata una vera benedizione, e nonostante le diverse classi sociali alle quali appartenevano, Odino aveva acconsentito affinché si fidanzassero.

-Andate via... - mormorò, e le ancelle obbedirono con un muto cenno d'assenso.

-Ti vedo nervoso, fratellino! - annunciò una voce allegra, molto familiare al dio degli inganni.

-Ammetto che sono un po' agitato, Thor, ma credimi, non cambierei questi momenti con niente al mondo. - Si voltò verso il dio del tuono, con un sorriso raggiante.

-E' una donna fortunata. -

-No, sono io il fortunato. Vorrei vederla, ma porta sfortuna prima della cerimonia. -

Thor gli posò una mano sulla spalla: - Ti assicuro che è davvero bellissima. -

-Ed è così paziente con me, nonostante tutto. - Loki si lasciò sfuggire uno sguardo intenerito: - Io la amo. E non credo di essere mai stato così felice, fratello. -

Questo lo abbracciò un attimo, per poi esclamare: - Avanti, stanno tutti aspettando te! Alla sala del trono! -

 

 

Fu solo quando la folla di persone che riempiva tutta la sala si acquietò che Loki cominciò davvero ad essere nervoso.

Lievi note dagli strumenti dei musicisti preannunciavano l'arrivo della sposa, e fu quando la vide che al dio si mozzò quasi il fiato: vestita di bianco, in un abito di meravigliosa fattura, con sul capo un corto velo a decorare, assieme ad una coroncina di fiori azzurro chiaro, i lunghi capelli castani e mossi. Fra le mani portava un mazzo di fiori multicolori, e anche se non aveva gioielli appariscenti il sorriso radioso sul suo viso e i begli occhi scuri che tradivano la sua grande emozione rendevano la sua figura qualcosa di indescrivibile.

Loki deglutì, accennando un sorriso in direzione della sua sposa, che a passo ritmato gli si avvicinava piano piano.

Quando furono uno di fronte all'altra, lui mormorò: - Sei bellissima, Sigyn. -

-Anche tu, mio principe... -

 

χ

 

Loki si svegliò di soprassalto. Aveva sognato...

Si passò una mano sul viso, per scoprire di avere la fronte coperta dai sudori freddi. Si ricordò allora di dove fosse: una squallida bettola di Amsterdam, che puzzava di alcol e di tracce di attività lascive. Si mise seduto sulla misera brandina, priva di lenzuola (tolte da lui personalmente a causa delle loro condizioni indecenti), e lasciò vagare lo sguardo fino all'orologio scassato sull'altrettanto distrutto comodino alla sua sinistra. Segnava sempre la stessa ora, le cinque.

Ma il sole, che ormai albeggiava fuori dalla finestra dai vetri sudici, indicava un'ora un po' più tarda. Si raggomitolò su se stesso, turbato dal sogno appena avuto.

Più che altro era un ricordo.

Bellissimo, ma solo un ricordo, e di un passato ormai perduto.

Voleva piangere, ma non ne aveva la forza. Anche se la sua amata Sigyn non c'era più, doveva cercare di andare avanti per tutti e due, continuare a fuggire, non fermarsi, non farsi rinchiudere di nuovo in una cella, o il sacrificio di lei sarebbe stato vano.

Si ricordò allora dell'uomo al quale doveva la sua libertà, Charles Lysle. Erano dieci anni che non lo vedeva, o forse undici?

Chissà che fine aveva fatto. Strano che gli fosse venuto in mente.

Voleva scendere e andare a farsi una doccia, ma non riusciva a vedere il pavimento. Sapeva però quanto fosse sporco, come tutto il piccolo motel, e che lo strato di polvere era piuttosto consistente.

Dovette fare un estremo sforzo di volontà per poggiare un piede giù dalla brandina. Toccò qualcosa di viscido e freddo con il tallone, e pregò che non si trattasse di qualche rimasuglio dei precedenti inquilini della camera. Accidenti a quei due. Una coppietta composta da una bambola siliconata e da una specie di riccone vicino alla vecchiaia, che avevano occupato la stanza fino alla mezzanotte.

Loki aveva sperato che a lui prendesse un infarto.

Poggiò anche l'altro piede, senza trattenere una smorfia di disgusto, ed evitando gli ostacoli sul percorso da lì al bagno (compresa una bottiglia di champagne rimasta dal festino della suddetta coppietta) giunse alla porta e cercò di toccare il meno possibile la maniglia.

Lo spettacolo all'interno era indecoroso per qualsiasi bagno; tutto aveva uno strato nero sopra, sia i sanitari che le mattonelle alle pareti. Richiuse la porta sbattendola, mormorando fra sé e sé: - Non posso andare avanti così... -

 

 

Uscito dal motel, e deciso a non rimetterci piede, Loki iniziò a vagare per le strade della città senza una meta. Finì nel quartiere a luci rosse, dove le vetrine esponevano la “merce” già di prima mattina. Donne bellissime civettavano nelle scenette allestite per loro, nei costumi più sensuali e svariati. Una addirittura lo chiamò indietro, ma lui non la considerò, preoccupato piuttosto di come sopravvivere anche quel giorno.

Si fermò di fronte alla vetrina di un'agenzia di viaggi: c'erano tante immagini di località esotiche ma anche europee. Si rese poi conto che era soltanto un'altra esposizione quando si accorse che la donna seduta sulla scrivania all'interno lo stava guardando mordicchiando una penna.

Inutile dire che si allontanò di corsa.

Fu allora che si imbatté in una scolaresca di adolescenti in gita, che si guardavano intorno pieni di interesse, ma con i professori che li richiamavano all'ordine e cercavano di spiegare la storia del quartiere.

Loki sogghignò: a quell'età a comandare non è la ragione, ma gli ormoni, e quei poveretti avrebbero avuto un bel da fare per tenere a bada ragazzi.

Si rese conto che erano inglesi, e per chissà quale strano collegamento ripensò a Lysle.

Allora gli venne un'idea, impulsiva ma sul momento gli parve geniale: tornò sui suoi passi, per ritrovare la via che conduceva all'aeroporto; fatto ciò si incamminò di buon passo verso il suddetto, e lì corse a vedere gli orari degli aerei. Era fortunato: c'era un volo per l'Inghilterra alle quattordici.

Andò alla biglietteria, munito dei soldi che aveva risparmiato negli ultimi tre giorni e sperò che ci fosse la possibilità di viaggiare almeno in terza classe.

-Mi dispiace, signore, ma temo che le manchi ancora un po' di denaro... - disse sconsolata la ragazza dietro il bancone.

-Sicura che non ci sia un altro modo? - disse il dio, utilizzando il suo fare più seducente.

Lei ci cascò, arrossendo: - Mi lasci controllare... - Digitò qualcosa sul computer e poi annunciò: - E' fortunato, abbiamo ancora un posto a basso prezzo per quel volo! -

 

 

Accomodato nel sedile della terza classe, Loki cercò di elaborare un piano.

Avrebbe trovato un posto da utilizzare come base momentanea, si sarebbe informato sull'attuale domicilio di Charles Lysle e l'avrebbe costretto a tenerlo con sé a causa del debito di responsabilità nei suoi confronti.

La voce del pilota annunciò la partenza imminente e avvisava di allacciarsi le cinture.

“Filerà tutto liscio, me lo sento” pensò il dio, mentre l'aereo iniziava a muoversi.

“Chissà cosa mi aspetta? Di sicuro una bella doccia appena arrivo non può togliermela nessuno!!”

  
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