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Autore: stillyna    16/09/2014    1 recensioni
|Ottava classificata e vincitrice del premio speciale Best Painter al contest "Can you paint with all the colours of the wind?" di Visbs88|
"L’ultima volta era stata messa in guardia, ma nulla aveva potuto contro il disastro: nonostante tutto andò poi per il meglio, temeva che qualsiasi cosa il fiore le avrebbe mostrato fosse inesorabilmente destinata ad avverarsi."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Skeletron, Sally
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa storia partecipa al contest Can you paint with all the colours of the wind di Visbs88. Tenevo tanto a scrivere una storia su questo fandom, spero di esserci riuscita al megio. Buona lettura :3


Masters of our Destiny




Era trascorso poco meno di un anno da quando il Natale si era abbattuto su Halloween Town. Quasi come un flagello, aveva inizialmente travolto i suoi bizzarri abitanti come un tornado di colori, festa, allegria: un’insolita, gioiosa novità, tuttavia destinata a tramutarsi in tragedia per la presunta perdita di Jack, culminando però con esuberanti festeggiamenti legati al suo ritorno.
Un lato positivo era comunque emerso da quella faccenda.
Nonostante gli esiti disastrosi, tale ricorrenza ,“presa in prestito” dal buffo Nachele, era servita al Re delle Zucche da importante lezione: per ricordarsi chi era realmente, rendendosi conto di quanto fosse liberatorio seguire il proprio ruolo - anche se, per capirlo, aveva dovuto portare i panni di qualcun altro.
Tuttavia, ciò che più contava al momento era l’imminente arrivo di Halloween, così come doveva essere: mancavano appena un paio di giorni.
Come chiunque altro in città, Sally non riusciva a smettere di pensare a quell’importante avvenimento; i preparativi fervevano e tutti dovevano rendersi utili, dando il proprio contributo. Esausta dal ritmo frenetico dei lavori, aveva deciso di prendersi una pausa per tutta la giornata: agli ultimi ritocchi avrebbe pensato nei giorni seguenti.
Sally ripensava spesso al Natale precedente. Sperava vivamente che il suo caro amico Jack avesse colto la morale di tutta la storia, riuscendo a vedere quanto lei l’affetto e l’ammirazione che tutti in città provavano per lui. Ogni cittadino lo aveva sempre sostenuto, nel bene e nel male, con la convinzione che nessun’altro al mondo potesse guidarli con tale carisma e sincero interessamento per le loro sorti.
Con tutto il suo cuore, la dolce fanciulla sognava di poterlo vedere felice, sorridente; trionfante al comando di tutti quei mostri adorabili che, nonostante tutto, lo riconoscevano come il loro capo.
Desiderava che lui potesse percepire l’immensità di quella fiducia incondizionata nelle sue capacità di leader e che, spontaneamente, l’avesse ricambiata in eterno. Doveva essere estremamente riconoscente al suo popolo, nonché profondamente orgoglioso: fiero ed onorato della carica che ricopriva e non soffocato da essa come da una condanna gravosa.
Ancora di più, Sally era davvero lieta che Jack avesse ritrovato l’armonia nella sua vita: dopo aver sognato a lungo di poterne fare parte, la consapevolezza di occupare un posto speciale nel suo cuore la rendeva preda di un sentimento indescrivibile.
Dopo una breve camminata, si allontanò dal centro della città raggiungendo il campo di zucche, affianco al cimitero. Il tutto era sormontato da una grande collina, dalla punta spiraliforme: il loro rifugio speciale.
Raggiunta la cima, la ragazza vi si sedette, adagiandosi su un fianco, mentre un fresco venticello autunnale iniziava ad alzarsi. Immersa nei suoi pensieri, abbassò lo sguardo. Notò la presenza di un fiore scuro, poco più in là: solitario, si ergeva in tutta la sua particolarità, intaccato dal vento.
Sally ebbe un attimo di stupore: raramente crescevano fiori nel paese, dato il clima tipicamente autunnale tutto l’anno. Lo osservò ancora un istante, sempre più meravigliata. Poco dopo, un’illuminazione fulminea: ricordò tutto.
Aveva già colto quel fiore, molto tempo prima. Attratta dalla sua rara bellezza, ne aveva staccato i secchi petali con cura, fantasticando.
Poi, quella visione: lo stelo, ormai spoglio, trasformato in un abete natalizio decorato e successivamente andato in fumo. L’espressione della ragazza, dapprima estasiata, mutò completamente. Da quel momento osservò quel fiore con timore e diffidenza. Halloween era alle porte ormai, chissà quale terribile presagio quella pianta, una volta colta, le avrebbe nuovamente suscitato.
Non poteva certo rischiare, anche se probabilmente avrebbe dovuto.
L’ultima volta era stata messa in guardia, ma nulla aveva potuto contro il disastro: nonostante tutto andò poi per il meglio, temeva che qualsiasi cosa il fiore le avrebbe mostrato fosse inesorabilmente destinata ad avverarsi.
Turbata e perplessa, Sally venne completamente destata dallo stato d’ansia in cui si trovava solo quando avvertì dei passi, dapprima in lontananza, farsi sempre più vicini.
Avrebbe riconosciuto quella camminata fra migliaia, ad occhi chiusi: così leggera, come se due piedi sfiorassero appena il terreno. Quasi impercettibile.
Fu così che, senza nemmeno voltarsi, capì che ad averla raggiunta su per quella collina erano le gambe lunghe e sottili di Jack. Le bastò solo un secondo per averne la conferma.

«Sally!»

Le bastò udire il suo nome, pronunciato dalle labbra del suo eroe, per dipingerle in volto il più spontaneo e dolce dei sorrisi.

«Sapevo che ti avrei trovata qui… o, perlomeno, lo speravo…»

Era incredibile come Jack avesse sempre una risposta pronta per tutti quanto, dinanzi la sua amata, gli sembrava perfino di dimenticare il proprio nome.
Vederla girarsi, poi, servì a fargli scordare tutto quanto il resto.

«Jack!» Sally non riuscì più a contenere l’entusiasmo e corse immediatamente ad abbracciarlo.

«C-cosa ci fai qui, a quest’ora? Non dovresti essere…»

«… A visionare gli ultimi progetti per Halloween col sindaco? Hai detto bene, dovrei. Sono scappato»

Sally non poté fare a meno di ridere, anche se sommessamente, dopo quell’ultima affermazione.
Stavano insieme da un po’, ormai, ma di fronte a lui non riusciva ancora a contenere l’imbarazzo e l’emozione delle prime volte: nonostante si fosse aperta molto, il suo lato timido e insicuro ancora la predominava; ma era fatta così e Jack l’amava anche per quello.

«Sei sempre il solito» lo rimproverò teneramente, poco dopo essersi seduta.

Jack voleva fare lo stesso, ma se ne stava in piedi, fisso ad osservarla.
Nel frattempo il vento, che dapprima solleticava appena i loro corpi, si era fatto più intenso: dispettoso, aveva iniziato a giocare coi lunghi capelli ramati di Sally, che ondeggiando vispi si attaccavano al suo viso. Per di più, al quadretto si aggiunsero anche le foglie ambrate, secche, che impertinenti le si impigliavano ovunque.
Una visione incantevole quanto buffa per Jack, che solo allora si decise a mettersi seduto per darle una mano.

«Davvero insolente questo vento!» esclamò, divertito, mentre cercava di scostare dai capelli della ragazza una foglia enorme che si appiccicò sul suo, di viso, suscitando l’ironia dell’amata. Se avesse avuto un naso, probabilmente sarebbe soffocato nel tentativo di scacciarla via con un enorme starnuto. Fortunatamente non era così.

«Forse un po’ fastidioso quando ci si mette, in effetti…» riprese Sally «Ma mi è sempre piaciuto.»

Jack pensò che fosse davvero adorabile come Sally riuscisse ad apprezzare ogni piccola cosa, anche quella più scontata. La dolcezza con cui aveva pronunciato quelle semplici, ma sentite parole, poi, lo aveva lasciato di stucco: completamente imbambolato, come un bambino davanti ai dolcetti.
Solo lei riusciva a farlo sentire in quel modo, a fargli quell’effetto.
A poco a poco il vento si era fatto sempre più debole, fino a cessare quasi del tutto.
Per tutto quel tempo erano rimasti lì, abbracciati. Lei accoccolata, col capo poggiato all’incavo della sua spalla, e lui chino, col cranio sui suoi capelli e le braccia avvolte in una magica stretta.
Non si poteva udire niente, in quel silenzio d’atmosfera volutamente creato, se non i battiti dei loro cuori all’unisono.
Per certi versi erano mostri. Creature strane, abituate alle tenebre e alla solitudine.
Amavano chiacchierare, per scambiarsi reciprocamente racconti, o a volte solo per liberarsi di alcuni pesi che nessun’altro avrebbe compreso meglio di loro.
Tuttavia, il buio e il mistero facevano parte della loro natura, che lo accettassero o meno, e non sempre avevano bisogno di parole per comunicare.
A volte occorreva solo sentirsi vicini. Abbastanza per godere appieno di quel beato e acclamato contatto.
Improvvisamente, un ululato squarciò il cielo, riportando per un attimo i due giovani alla realtà. Si accorsero di un’immensa luna piena che, da regina indiscussa, sovrastava ben al di sopra delle loro teste.

«Comincia a farsi più scuro, e anche freddo. Coraggio, Sally, andiamo a casa.»

«Aspetta, ti prego! Restiamo ancora un altro po’…» lo supplicò con quegli occhioni neri sgranati, profondi e delicati, ai quali Jack non avrebbe potuto negare nulla.

«Come preferisci… in fondo si sta così bene qui. Lontani dalla frenesia della gente e le preoccupazioni… siamo solo…»

«Noi due.» sussurrarono entrambi, con lo stesso tono, nello stesso momento.

«Mi sento così…»

«Libero.» lo precedette Sally.

Ancora una volta, quell’ululato lontano. Così straziante per chi lo udiva, ma così liberatorio per chi invece lo emetteva.
Sally conosceva bene quel lupo. Era un suo amico, e quando, una volta, si era precipitata da lui con l’intento di arrecare un po’ di conforto alla sua pena… egli l’aveva spiazzata con la sua risposta.
L’ululato di un licantropo rivolto alla Luna non è una richiesta di aiuto.
Non invoca invano un soccorso che non potrà mai arrivare, bensì la ringrazia: solo così può ritrovare se stesso.
Allora, Sally capì che non sempre ciò che ci affligge è un male irreparabile.
Spesso, quella che può sembrare una condanna non è che una via per raggiungere il benessere, la felicità. La libertà.
Come il suo amico lupo, sia lei che il suo Jack si erano sempre sentiti in trappola.
Ciononostante, il fato aveva concesso loro una serie di infinite combinazioni, di possibili soluzioni al loro tormento.
Il lupo non è condannato all’infelicità eterna, così come il licantropo può scegliere se essere solo un lupo, solo un uomo, o convivere con entrambe le sue personalità.
Il trucco sta nel realizzare di non essere schiavi di una sorte orribile, ma di averne il controllo.
Sally pensò che il destino non era già scritto, prestabilito. Lo avevano scritto loro, con le proprie azioni e le proprie scelte.
Anche quando sembrava non esserci fine al peggio, la soluzione era sempre esistita. Dentro di loro. Andava solo scoperta.
Capì che la vera domanda non era cosa le riservava il futuro, bensì cosa avrebbe fatto lei per renderlo il migliore possibile.

«Ma certo, ho capito!» esclamò entusiasta, dopo aver a lungo riflettuto, giungendo alla sua conclusione. Solo dopo aver fatto esplodere tale euforia le venne però in mente che Jack si trovava accanto a lei e che l’avrebbe tempestata di domande, fino a scoprire cosa le frullava per la testa.

«Capito? Capito che cosa? Di che stai parlando?»

«Niente… riflettevo ad alta voce, non preoccuparti. Va’ a casa, io ti raggiungo fra un attimo. Devo fare una cosa.»

«Ma…»

«Ti ho detto di non preoccuparti! Poi ti racconterò tutto, promesso! Ora vai.»

Senz’altra spiegazione alcuna lo invitò a scendere dal colle, dandogli due leggere spinte sulla schiena e continuando a rassicurarlo, mentre il povero Jack non riusciva a smettere di fissarla, sempre più confuso ed attonito.

«Va bene, va bene! Io inizio ad avviarmi, ma stai attenta.» la avvertì, premuroso, prima di avvolgerle le braccia al collo e scoccarle un lunghissimo bacio.
Dopo essersi assicurata che Jack fosse andato, Sally tornò nel punto in cui aveva visto il fiore poche ore prima e vi si inginocchiò davanti.

«Scusami, Jack, ma è una cosa che devo fare da sola.»

Decisa, raccolse il fiore e lo portò vicino agli occhi, ormai pronta a tutto.
Dopo pochi secondi, lo stelo, lungo e nero, si tinse di verde; il centro, prima scuro e rinsecchito, si schiuse mentre le spine, appuntite, diedero vita a una graziosa corolla di petali rosa, che non smettevano di ruotare attorno al loro fulcro.
Sally era incantata: non aveva mai visto nulla di simile e sperava davvero che quella splendida visione non si sarebbe conclusa come la precedente.
Inaspettatamente, uno dei petali si staccò: la ragazza non fece in tempo ad accorgersene che il resto del fiore svanì nel nulla. Senza fiamme, fortunatamente.
Il petalo rosa, però, era rimasto e solo allora riuscì a raccoglierlo.
Lo osservò a lungo. Aveva un colore forte, acceso, completamente estraneo a quel luogo, per non parlare del suo odore: un profumo così delicato, inebriante.
Forse aveva fatto bene. Aveva affrontato la sua paura e non era stato poi così difficile.
Se non altro, ne aveva ricavato quel bellissimo petalo.
Non un petalo qualsiasi: un petalo magico. Un simbolo. Per rammentarle che soltanto lei è artefice del suo destino.
Certo che ne erano successe di cose strane, da quando il Natale si era abbattuto su Halloween Town.
  
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