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Autore: BebaTaylor    17/09/2014    0 recensioni
Shane ama Ellen, ma qualcosa — il destino, il fato, persone che credono di fare il meglio per lui — lo allontanano da lei. Ma sarà sempre il destino a fargli capire che lui ed Ellen sono destinati a trovarsi e ad amarsi, qualunque cosa accada. Perché...
«Siamo anime gemelle, tu e io.»
«Siamo destinati a stare insieme, qualunque cosa accada.»
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.

Soulmates

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5.
Swaer It Again
*** I swore to share your joy and your pain ***

Luglio 2005

Shane aprì gli occhi e si sentì confuso, si guardò attorno, intravide Ellen che rientrava in camera e sorrise, chiuse gli occhi e si riaddormentò.

Shane aprì lentamente gli occhi, le palpebre gli sembravano pesanti, emise un piccolo gemito e cercò di mettere a fuoco l'ambiente, sperando che le ombre che intravedeva su uno sfondo bianco si facessero più nitide. Aprì la bocca per parlare ma, con suo sommo orrore, si accorse di non riuscire ad emettere nessun suono.

«Stai tranquillo.»

Shane si rilassò un poco nel sentire la voce di sua madre e chiuse gli occhi e li riaprì, «Mamma.» gracchiò, spaventandosi per la sua voce rauca.

«Stai tranquillo.» mormorò la donna sfiorando i capelli castani di Shane, «Riposati. Ellen è andata a casa con Ryan, torneranno fra un paio d'ore.»

Ellen? Ryan? Shane si sentì la testa girare e la paura farsi strada dentro di lui quando si accorse di non sapere chi fossero quelle due persone. «Mamma?» pigolò.

«Non preoccuparti, Ellen sta bene, è solo stanca.» disse Mae, «Hai sposato una testona, tuo padre l'ha dovuta portare a casa con la forza, altrimenti sarebbe rimasta qui con vostro figlio.»

Shane sorrise — anche se in realtà fece solo una smorfia — e la paura se ne andò: Ellen era sua moglie, Ryan era il loro bambino.

L'unica cosa che non capiva era perché fosse in ospedale.

***

Shane inspirò a fondo e aprì gli occhi, sorrise quando vide Ellen seduta sulla poltroncina con Ryan in braccio. Adesso sapeva tutto — era stata sua madre a dirgli quello che era successo — e si sentiva più tranquillo, sapendo che, a parte un braccio rotto e un leggero trauma cranico, non aveva nulla di grave.

Era felice anche se era in ospedale, Ellen era lì e gli bastava guardarla dormire per sentire il cuore traboccare di amore e felicità. Certo, finire in ospedale era l'ultima cosa che voleva, dopo quello che lui e Ellen avevano passato ma in quel momento non gli importava.

Con un sospiro chiuse gli occhi e si riaddormentò.


***


Agosto 2002

Shane aprì la porta di casa e si fermò nell'ingresso quando udì le voci di sua madre, di Gillian e della madre di lei. Sospirò infastidito e guardò il pavimento, fissando i pezzetti di fango secco che si staccavano dalle sue scarpe; deglutì la saliva e si diresse nel salotto. 

«Shane! Tesoro!» squittì Gillian alzandosi dal divano.

«Puzzo.» esclamò Shane facendo un passo indietro, «Vado a farmi una doccia.» disse e si girò, andando verso le scale quasi correndo.

Erano quasi cinque settimane che non sentiva Ellen e stava per impazzire. Lei gli mancava, gli manca la sua voce, la sua risata, baciarla, sfiorare il ventre piatto, giocare con i suoi capelli...

Con uno sbuffo Shane si liberò dei vestiti che gettò nella cesta dei panni da lavare e aprì l'acqua calda della doccia.

Non voleva vedere Gillian, non voleva parlare con lei, uscire con lei, sposarla o avere un bambino da lei.

Shane voleva solo Ellen.


«Cosa c'è?» esclamò Shane con cattiveria, «Adesso scendo.» 

Mae respirò a fondo, «Gillian ti aspetta.» disse.

Shane sospirò e lisciò i bordi della maglietta che aveva appena indossato. «Adesso scendo.» borbottò.

«So che sei nervoso per tutta questa storia,» incominciò a parlare Mae, «ma devi stare tranquillo: tu e Gillian vi sposerete e sarete dei bravissimi genitori.»

«Non è per questo!»ringhiò Shane, «È solo che... che...» fece un respiro profondo, «Io non amo Gillian, non voglio sposarla perché è incinta ma lo faccio comunque perché lo volete voi. Io amo Ellie e l'amerò per sempre.»

Mae lo fissò sorpresa ma non ribatté e incominciò a scendere le scale, fermandosi pochi secondi dopo sul tramezzo.

«Mamma? Stai bene?» chiese Shane.

«Shh.» fece la donna, «Stai zitto.» sussurrò e Shane annuì sentendo le voci di Gillian e di sua madre.

«Tesoro, fai come ti dico: piagnucola che ti senti trascurata, che state per diventare genitori, che vuoi che dica a tutti che vi sposerete... lui lo farà, altrimenti si sentirà in colpa!» esclamò la madre di Gillian.

«Sì... ma lui pensa ancora a quella cagna!» squittì Gillian e Shane sussultò a quelle parole.

«Fidati di me.» disse la donna a bassa voce, «Una volta che lui dirà alla stampa che vi sposerete e sarete genitori smetterà di pensare a quella puttanella, poi, quando gli dirai che hai perso il bambino lui si sentirà in colpa... e ti sposerà ugualmente, perché ormai lo ha detto a tutto il mondo.»

Shane rimase fermo, immobile, mentre cercava di capire cosa volessero dire quelle parole, sopratutto “perso il bambino”.

«Speriamo che funzioni...» sospirò Gillian, «Che questa farsa serva a qualcosa.»

«Servirà, servirà.» disse la donna.

Shane sussultò, capendo quello che la sua fidanzata e sua madre si stessero dicendo — anche se non voleva crederci — inspirò a fondo e vide sua madre scendere velocemente le scale.

«Farsa?» strillò Mae, «Vuol dire che non sei incinta?» gridò e Shane la raggiunse, «Vuoi incastrare il mio bambino?»

Shane fissò le due donne sul divano e le vide sbiancare e deglutì, sentendosi deluso e furioso per tutta quella storia.

«Io lo amo.» pigolò Gillian.

«Mi hai mentito.» sibilò Shane. «Mi hai mentito.»

«Non erano vere quelle cose, giusto?» domandò Mae e Shane la fissò confuso, non capendo a chi si riferisse. «Ellen non ha fatto quelle cose con quei ragazzi...»

Gillian abbassò il viso e stropicciò il cuscino.

«Rispondi!» gridò Shane.

Gillian continuò a tenere la testa bassa, «Io ti amo.» mormorò.

«Che cosa hai detto su Ellie?» chiese Shane, «Cosa hai inventato su di lei? Rispondi!» gridò e quasi sorrise quando la vide sobbalzare, «Mamma... cosa ti ha detto?»

Mae sospirò, «Mi ha detto che le avevano detto che avevano visto Ellen...» iniziò a rispondere, «Ad Hazelwoods in compagnia di alcuni ragazzi e che non... non stavano parlando.»

Shane sentì le ginocchia deboli, «Non è vero!» disse.

«E poi mi ha detto che è andata a letto con il suo agente per avere il servizio a New York.» aggiunse Mae.

«Ma il suo agente è una donna!» squittì Shane, «Ed Ellie non è quel tipo di ragazza!»

«Ma io voglio stare con te!» esclamò Gillian guardando Shane, «Scusami se ti ho mentito, ma l'ho fatto per noi!» esclamò, «Non è così grave!»

«Inventare un bambino che non esiste non è grave, è una vera stronzata da psicopatica!» esclamò Mae, «Per colpa tua ho iniziato a detestare Ellen, che è un brava ragazza, almeno non si è inventata una cosa così... orribile.» disse.

«Oh, non fatela così tragica...» buttò lì la madre di Gillian piegandosi in avanti per raggiungere la tazza di porcellana. «Sono solo un paio di innocenti bugie...» aggiunse.

Mae spostò la tazza con veemenza, facendo uscire qualche goccia di te, «Ora voi due ve ne andate.» esclamò, «E se osate dire qualcosa di cattivo su Shane dirò a tutti che vi siete inventate tutto.»

Le due non si mossero, «Ma Shane... io ti amo tanto!» esclamò Gillian mentre alcune lacrime le rotolavano sulle guance.

«Io no.» ribatté Shane, «E adesso... esci da questa casa e dalla mia vita.»  disse stringendo i pugni, anche se avrebbe voluto darli in testa alle due persone sedute sul suo divano, «Andate via prima che chiami la polizia e vi faccia passare per dementi.»

Gillian e sua madre si alzarono in piedi, «Stai sbagliando, lo sai?» disse la madre di Gillian, «La mia Gill è la persona giusta per te, non come quella... Ellen.» aggiunse sprezzante.

Mae sbuffò e spinse le due verso la porta d'ingresso, «Ve ne volete andare?» esclamò e chiuse la pesante porta appena le altre due varcarono la soglia. 

Shane respirò a fondo e rilassò le mani, «Perché?» domandò quando sua madre lo raggiunse, «Perché?»

La donna sorrise, «Perché non sopporto le menzogne, lo sai.» rispose, «E perché prima, quando mi hai detto quelle cose... mi sono accorta che tu ami sul serio Ellen e che non posso impedirti di farlo, e che ti saresti sacrificato solo per far felice me e tuo padre...» continuò e sorrise prima di chinarsi sul tavolino e sistemare le tazze e la teiera sul vassoio di legno decorato con dei fiori colorati, «Sei infelice, lo so, lo vedo...»

«Mamma...» fece Shane.

Le labbra di Mae si piegarono in un sorriso, «Io non voglio che tu sia infelice... quindi se stare con Ellen ti rende felice... lo sarò anche io.»

Shane abbracciò la madre, «Grazie.» mormorò, «Ti voglio bene.»


Shane uscì dalla sua stanza quando sentì i suoi genitori parlare e si fermò all'inizio della scala.

«Andare lì? Ma sei sicura?»

«È l'unica cosa da fare. L'unica cosa giusta da fare.»

«Ma lei...»

«Ma lei nulla.» 

Shane inspirò a fondo e scese in silenzio le scale, domandandosi il significato della conversazione fra suo padre e sua madre. «Ciao, papà.» esclamò, decidendo d'impulso di non dire non chiedere nulla, aprì il frigorifero e prese il cartone del succo alla pesca e riempì un bicchiere; sorseggiò la bevanda lentamente, guardando i suoi genitori. 

«Hai chiamato Ellen?» chiese Mae.

«Eh... cosa?» rispose lui, sorpreso, «Sì, ma non c'era.» disse. Invece Ellen c'era, solo che aveva una voce strana e aveva riattaccato appena aveva sentito la sua voce; aveva chiamato Mark — sapeva che lui si sentiva con Ellen — e lui gli aveva detto che l'ultima volta che aveva sentito la ragazza — quattro giorni prima — aveva una voce strana come se fosse ubriaca o sotto l'effetto di qualche droga — o entrambe le cose.

«Bhe... vorrà dire che le faremo una sorpresa.» esclamò Mae.

«Sorpresa?» squittì Shane.

Mae sorrise, «Ho chiamato Jamie e gli ho chiesto di prenotare tre biglietti per New York.»

Shane tossì, sputacchiando il succo contro la mano. «Andiamo in America?» chiese quando si fu ripreso, «Stai bene?» domandò chiedendosi se sua madre non avesse battuto la testa da qualche parte.

«Certo che sto bene!» rispose lei e fece una smorfia offesa, come se fosse indignata dalle parole del figlio, «Partiamo fra due giorni.»

Shane si limitò ad annuire lentamente mentre il suo cervello registrava quelle parole e il loro significato.

America. New York. Volo. Due giorni.

Ellen.

Avrebbe visto Ellen in poco più di quarantotto ore.

Abbracciò la madre, «Grazie, grazie.» mormorò, la voce tremolante a causa delle lacrime. «Grazie.»

Mae lo strinse a sé e gli accarezzò la schiena fino a che Shane non si calmò e smise di singhiozzare.

«Vado a iniziare a preparare la valigia!» esclamò Shane, non sentendosi così felice da quando Ellen era partita. Shane sorrise a suo padre e lo abbracciò, poi salì di corsa le scale dimenticandosi che la cena sarebbe stata pronta da lì a poco.

Avrebbe rivisto Ellen e al momento era l'unica cosa che gli importava.


«Quanto ti è parsa strana?» chiese Shane sedendosi sul letto, facendosi spazio fra i vestiti.

«Un po' tanto.» rispose Mark, «In dieci minuti di telefonata è passata dall'euforia alla depressione...»

Shane sospirò e strinse il telefono. «Secondo te, lei...» lasciò cadere la frase, non avendo il coraggio di chiedere se Ellen bevesse o si drogasse.

«Non lo so.» rispose Mark, «Spero di no, anche se...»

Shane chiuse gli occhi e guardò la foto di lui ed Ellen, «L'aiuteremo.» disse.

«Bhe, questo mi pare ovvio.» esclamò Mark e sternutì, «Stupida influenza!» sternutì di nuovo, «Verrei volentieri anche io, se solo non fossi inchiodato a letto da questa stupida influenza!» protestò.

Shane sorrise, «Le porterò i tuoi saluti.» disse, «Ci sentiamo.» aggiunse.

«Riportala a casa.» disse Mark.

«Lo farò.» promise Shane, «Ti chiamo quando sarò da lei.» disse, salutò Mark e chiuse la chiamata, gettò il telefono sul letto e chiuse gli occhi con un sospiro. Solo venti ore e sarebbe stato con Ellen.

**

Shane bussò alla porta dell'appartamento di Ellen e guardò brevemente sua madre — Peter era rimasto in albergo a riposare — e bussò di nuovo.

«Arrivo.»

La voce di Ellen arrivò attutita e debole. «Chi è?» domandò.

«Ellie, sono io, Shane.» rispose il ragazzo e sentì il rumore prodotto dal catenaccio che veniva tolto e la chiave girare nella serratura.

La porta si aprì di uno spiraglio e Shane fissò Ellen, rimanendo sorpreso dall'aspetto di lei, dalle carnagione pallida su cui spiccavano delle occhiaie violacee e dai capelli arruffati.

«Entra.» disse lei e aprì completamente la porta. «Oh, signora Filan.» commentò quando vide Mae.

Shane e sua madre entrarono nell'appartamento mentre Ellen si buttava sul divano affondando la testa nel cuscino.

Nonostante l'ambiente fosse in penombra Shane notò il disordine, le bottiglie di alcolici sparpagliate sul tavolino davanti al divano e una ciotola con alcune patatine.

«Ellie..» mormorò, «Cosa...» sospirò e guardò Ellen prendere una bottiglia di vodka mezza vuota. «Ellie, sono le dieci di mattina.» disse, lei lo ignorò e bevve direttamente dalla bottiglia. «Ellie, basta!» esclamò Shane prendendo la bottiglia.

«Ridammela!» piagnucolò Ellen, «Ridammi la mia bottiglia.»

«No.» esclamò Shane e posò la bottiglia su una mensola, lontana da Ellen che se ne stava ancora distesa sul divano.

«Iihhh.» si lamentò quando Mae aprì le tende, facendo entrare la luce del sole nella stanza. «C'è troppo luce.» piagnucolò.

«Ellie... tesoro.» mormorò Shane inginocchiandosi accanto al divano mentre Mae afferrava le bottiglie, «Cosa ti succede?» chiese scostandole i capelli del viso.

«Non puoi capire.» 

«Se non mi dici nulla non potrò mai capire.» replicò Shane.

«Perché non te ne torni dalla tua perfetta Gillian che aspetta il vostro bambino perfetto?» esclamò Ellen aprendo gli occhi.

Shane sospirò, «Perché non c'è nessun bambino.» rispose, «Gillian non è incinta, non lo è mai stata, si è inventata tutto.»

Elle scoppiò a ridere istericamente, «La cara Gillian che mente...»

«Ellie.» la chiamò Shane e alzò la testa, vide sua madre sistemare la cucina e abbassò il viso, «Sono qui perché ti amo e voglio che torni a casa con me.» disse scostandole i capelli dal viso. «Anche Mark vuole che torni a casa.»

Ellen alzò le spalle con fare indifferente. «Non è vero.» mormorò, «Ridammi la mia bottiglia.» 

«No.» disse Shane e la strinse a sé, ignorando il cattivo odore della ragazza, «Adesso ti fai una bella doccia e poi usciamo a farci un giro, va bene?»

«No.» rispose Ellen ma Shane la ignorò, la prese in braccio e la portò in bagno, per poi deporla delicatamente sul tappeto colo crema che si trovava davanti alla vasca da bagno. «Torno subito.»

 disse e le baciò la testa.

«È un vero casino.» disse a sua madre quando la raggiunse in cucina, «Un fottuto casino.»

Mae fece un mezzo sorriso, «Andrà tutto bene.» pronunciò, «Prenditi cura di lei mentre io sistemo la cucina.» aggiunse e Shane annuì. La cucina, escludendo alcuni contenitori d'asporto di cibo cinese, un piatto di plastica con i rimasugli di un dolce e un bicchiere con un dito di succo, era più pulita del soggiorno. Tornò in bagno e trovò Ellen che si lavava le mani.

«Siediti.» disse Shane abbassando il coperchio del gabinetto, prese la spazzola dalla mensola di vetro sotto allo specchio e sorrise a Ellen che fece come le era stato detto.

«Gillian ha mentito sul serio?» domandò lei mentre Shane le spazzolava i capelli.

«Sì.»

«E come l'hai scoperto?»

Shane sorrise e guardò la ciocca che stringeva nella mano sinistra, «Diciamo che lei e sua madre hanno parlato del loro... piano nel luogo e nel momento sbagliato.» rispose, «Nel mio salotto, mentre io e mamma scendevamo le scale.»

«Oh.» commentò Ellen e Shane vide che stringeva le mani a pugno per poi rilassarle e stringerle di nuovo, premendo i pugni contro le cosce coperte dai pantaloncini blu scuro.

«Mamma le ha sbattute fuori.» continuò Shane, «E poi ha prenotato i voli per venire qui.»

«Le ha cacciate?» domandò Ellen, «Avrei voluto vederla.»

«Gillian ha raccontato delle bugie su di te a mia madre, per questo lei ti...» Shane si fermò, non sapendo quale parola usare.

«Odiava?» suggerì Ellen.

«Sì.» disse Shane e finì di spazzolarle i capelli, rimise la spazzola al suo posto e aprì l'acqua della doccia. «Spogliati.»

Ellen scosse la testa. «Solo se prima mi porti da bere.»

«Puoi bere dal rubinetto.» replicò Shane, «Lì c'è il bicchiere.» disse indicando il bicchierino di plastica colorata.

«Non fare il finto tonto.» esclamò Ellen, «Dammi la mia bottiglia.»

«No.»

Ellen sbuffò e si alzò in piedi barcollando, «Faccio da sola.» disse e si diresse verso la porta, Shane l'afferrò per la vita.

«Lasciami!» esclamò lei divincolandosi ma Shane la tenne stretta e la mise dentro la vasca, sotto il getto del soffione.

Ellen lanciò uno strillo e si piegò in avanti. «Stronzo.» sibilò. «Ne ho bisogno.» piagnucolò sedendosi.

Shane inspirò a fondo, non sopportando di vedere la ragazza che amava ridotta in quello stato. Si inginocchiò accanto alla vasca e le tolse lentamente la maglietta. «Togliti i pantaloncini.» le disse scostandole i capelli bagnati dalla fronte.

Ellen singhiozzò un paio di volte e fece come le era stato chiesto, finendo di spogliarsi. «Non volevo, Shane.» piagnucolò, «Lo giuro... non volevo.» mormorò piegando le ginocchia verso il petto e abbracciandole.

«Lo so.» disse lui, afferrò una spugna, ci verso un po' di bagnoschiuma e la strinse nel pugno. «Andrà tutto bene.» disse e sperò di essere risultato convincente perché lui aveva sentito nella sua voce un tremolio.

Ellen singhiozzò un paio di volte mentre Shane le insaponava la schiena, passando la spugna con lentezza. «Perché?» chiese dopo qualche attimo di silenzio.

Ellen alzò le spalle. «Troppa pressione.» rispose dopo qualche istante e sospirò mentre Shane le passava la spugna sul seno con gesti delicati. «Tu come fai?»

«Io ho Mark, Kian, Brian e Nicky.» rispose lui, «E naturalmente te.» sorrise e si fermò, «Il pensiero di tornare a casa e venire da te faceva scorrere i giorni più velocemente.»

Ellen si concesse un sorriso e stese il braccio destro, posandolo sul bordo  della vasca, «Io sono sola.» mormorò. «Le altre... sono stronze con la puzza sotto al naso solo perché da piccole sono state Miss qualche cosa.»

«Tu sei la più bella di tutte.»

«Non è vero.» replicò lei.

«Sì che è vero.» disse e Shane e abbandonò la spugna nell'acqua — arrivava poco sopra le cosce della ragazza.

«Anche adesso?»

Shane la guardò e sorrise. «Sì.» disse, «Io ti amo sempre e tu per me sei sempre bellissima.» aggiunse e sfiorò i capelli di Ellen. «Lo shampoo?» domandò.

«Sotto al lavandino.»

Shane aprì lo sportello del mobiletto, scostò alcune confezioni di crema corpo e trovò lo shampoo. E una bottiglia di vodka mezza piena, la fissò per qualche secondo respirando lentamente e poi si girò, trovando Ellen che lo guardava, poi lei abbassò la testa e posò la fronte sulle ginocchia. Shane la fissò e decise di non dirle nulla, avrebbe fatto sparire la bottiglia più tardi. Versò lo shampoo sulla testa di Ellen e iniziò a massaggiarlo lentamente. 

«Mi odi?»

Shane si fermò, «Non ti odio, Ellie, io ti amo.» disse ed Ellen annuì, «Non ti ho mai odiato, neppure per un'istante.» continuò Shane, «Odio Gillian, non te.» disse e rimase in silenzio mentre finiva di lavare i capelli di Ellen. «Tira indietro la testa e tieni gli occhi chiusi.» ordinò ed Ellen si limitò ad annuire mentre lo faceva. Shane afferrò il telefono della doccia e iniziò a sciacquare i capelli, prestando attenzione a non far finire la schiuma negli occhi della ragazza.

«Sei dimagrita.» disse quando finì, «Mangi?»

Ellen annuì e sospirò. «Esco molto... fare su e giù per la Quinta strada fa rassodare le gambe.»

Shane sorrise, «Sempre a guardare le vetrine, eh?»

Anche lei sorrise e lo fissò, si scostò i capelli bagnati dal viso e appoggiò le braccia sul bordo della vasca, «C'è anche una piccola palestra nel seminterrato.»

Shane annuì, «Rimani un attimo qui, vado a vedere cosa sta facendo mia madre.» disse e si alzò in piedi, sentendo le ginocchia dolergli per essere rimasto troppo a lungo inginocchiato su uno scomodo tappeto, «A quest'ora potrebbe aver rivoluzionato l'arredamento e ti troveresti la cucina al posto della sala.» aggiunse e si chinò, baciò la testa di Ellen e uscì dal bagno.

«Come va?» domandò Mae quando Shane la raggiunse in cucina.

Lui la fissò e fece un lungo sospiro. «Male.» mormorò, «C'è una bottiglia di vodka nel mobiletto del bagno.»

Mae annuì, «Ne ho trovate altre due.» disse, «Povera Ellen, cosa gli abbiamo fatto? Era così... dolce e carina, adesso, invece...»

Shane la fissò stringendo le labbra, pronto a ribattere a qualsiasi insulto rivolto a Ellen.

«Invece è stata abbandonata da tutti.» finì Mae, «Povera ragazza.» mormorò e si sedette.

«Torno da lei.»

«Bisogna fare la spesa.» disse Mae, «In frigo ho trovato due sedani, un petto di pollo e una bottiglia di latte praticamente vuota.»

Shane annuì, «Sì, andremo dopo pranzo.» disse, «Torno da lei.» aggiunse e tornò in bagno e si fermò sulla soglia e guardò Ellen che si esaminava i piedi. «Qualche problema?» chiese.

«Mi si è rovinato lo smalto.» rispose lei e gli indicò il piede destro, Shane annuì, anche se secondo lui lo smalto non era rovinato. A lui non sembrava né scheggiato ne mancante di qualche pezzo, forse perché era trasparente.

«Dai, esci, altrimenti ti ammali.» le disse e l'aiutò ad alzarsi, afferrò l'accappatoio — profumava di lavanda — e l'avvolse in esso e la fece uscire dalla vasca. In silenzio andarono in camera da letto.

Un armadio a muro, una cassettiera, due comodini con relative lampade e una poltroncina. Shane fissò l'arredamento e accompagnò Ellen al letto e lei si buttò su di esso, raggomitolandosi. 

«Vestiti, Ellie.» disse lui, «Ti ammali.»

«Non rompere.» biascicò lei. «Mi faresti un favore?» domandò dopo qualche secondo, «Shay... per favore.» pigolò mettendosi seduta.

Lui la guardò e inspirò lentamente. «Se è quello che penso... no.» rispose.

«Shay...» mormorò lei allungando una mano verso di lui. «Per favore.»

Lui fissò la mano di lei e la vide tremare, si sedette sul letto e abbracciò la ragazza. «No, Ellie.» disse.

«Shane...»

«Non insistere, Ellen.» esclamò Shane.

«Ma ne ho bisogno!» piagnucolò lei.

Shane sospirò. «Non è vero.» mormorò, «Ellie, ti aiuteremo, verrai fuori da questa situazione.»

«Non è vero.» mormorò lei, il viso contro la spalla di Shane, «I miei pensano che sia una puttana che va a letto con chiunque solo per avere qualche lavoro.»

Shane sospirò. «È stata Gillian a dirglielo.» disse, «Ha detto la stessa cosa a mia madre, per questo non ti sopportava.» 

«Però loro dovrebbero credere a me, non a lei!» esclamò Ellen e scoppiò a piangere. «Perché non mi volete bene? Io non ho fatto nulla!»

Shane la strinse ancora di più e le accarezzò la schiena, sentendosi male al pensiero di quello che avevano fatto le bugie di Gillian. «Io ti amo, Ellie.» disse. «Mi sei mancata tantissimo.» 

Ellen pianse per qualche minuto poi si calmò e si asciugò gli occhi con la manica dell'accappatoio. «Io ti amo.» mormorò.

«Lo so.» disse Shane, «Anche io ti amo.» mormorò, «E ti aiuterò a superare questo momento.»

Ellen annuì lentamente. «Mi ami sul serio?» pigolò.

Shane annuì, «Sì, certo che ti amo, non ho mai smesso di farlo.» disse. «Dai, vestiti.»

Ellen fece un sorriso che rallegrò Shane e si alzò in piedi, prese la biancheria dalla cassettiera, un paio di jeans e una maglietta e si vestì velocemente, Shane tornò in bagno e le prese un asciugamano per i capelli.

«Non tagliarli.» disse mentre glieli tamponava con delicatezza, «Mi piacciono così come sono.» continuò. «Quanto ancora devi rimanere qui?» 

Ellen sospirò, «Dopo domani devo fare un paio di foto per un braccialetto, poi ho finito.» rispose, «L'appartamento è affittato fino a domenica.»

Shane annuì e smise di asciugarle i capelli. «Quindi potresti andartene anche prima, vero?» domandò, «All'appartamento ci pensa l'agenzia, vero?»

Ellen annuì. «Sì.» rispose e Shane sorrise.

«Shane...» mormorò lei dopo qualche minuto

«No, Ellie.» replicò Shane.

«Okay.» disse lei, «Devo andare in bagno.»

«Vengo anche io.»

Ellen fissò Shane e deglutì a vuoto. «Devo fare pipì.» spiegò, «Non puoi entrare.»

Shane annuì lentamente, la superò ed entrò in bagno, prese la bottiglia di vodka e uscì. «Vai pure.» disse, «E no, non guardarmi con quella faccia.» esclamò stringendo la bottiglia, «Io ti voglio aiutare a stare bene, non a...» si fermò, alla ricerca della parola da usare, «Stare peggio.»

Ellen sospirò. «Va bene.» disse, strinse l'asciugamano e guardò Shane. «Come vuoi.» mormorò, entrò in bagno e chiuse la porta.

«Io ho finito.»

Shane fissò la bottiglia e poi la madre. «Buttala.» disse e gliela passò; Mae annuì lentamente e tornò in cucina; Shane si limitò a fissare la porta chiusa davanti a lui e sospirò sentendosi male. Afferrò il cellulare rendendosi conto che non aveva ancora visto Mark, così gli inviò un SMS informandolo brevemente sulle condizioni di Ellen, scrivendogli anche che lo avrebbe chiamato più tardi.

Dieci minuti dopo Ellen uscì dal bagno con i capelli legati in uno chignon disordinato. «Shane...» mormorò lei tormentandosi le mani e tenendo lo sguardo puntato al pavimento, «Solo un sorso, per favore.»

Lui sospirò e sentì il “bip” segno che era arrivato un messaggio, lo lesse e guardò Ellen. «Mark ti saluta.» disse, «Anche lui è preoccupato per te.»

Ellen fece un sospiro, «Shay, per favore.» disse avvicinandosi a lui e gli posò le mani sulle spalle. «Se mi ami davvero...»

Lui le prese le mani, «È perché ti amo davvero che ti dico di no.» replicò dolcemente, «E mi dispiace vederti così.» mormorò e le baciò la fronte prima di stringerla a sé. 

***

Shane scostò le coperte e guardò Ellen che si era rannicchiata dall'altra parte del letto. Erano ormai le undici di sera e lui era stanco.

«Ellie...» mormorò mentre si sdraiava, «Guardami.»

«No.» singhiozzò lei, «Ti odio.»

Shane sospirò. Aveva passato le ore a controllare che Ellen non bevesse una goccia d'alcol, anche se non aveva potuto fare nulla quando  per pranzo aveva ordinato del petto di pollo con salsa al vino bianco. «Lo sto facendo per te, Ellie.»

«Non è vero.» replicò lei infilando la testa sotto alla coperta leggera. «Solo un sorso, Shane, e poi mi fermo, lo giuro.» la voce era ovattata.

«No, amore mio.» replicò lui e le sfiorò la schiena, «Perché tu dici che è solo un sorso, e potrei anche crederti solo che dopo il primo sorso... andresti avanti.» mormorò e le posò una mano sulla spalla e iniziò un lento massaggio. «Io vorrei fidarmi di te ma...» si fermò e sospirò, «Non posso fidarmi.»

Ellen rimase in silenzio e Shane la sentì singhiozzare piano, «Ellie, io ti amo, sto facendo tutto questo per te.» continuò, «Fidati, tesoro mio, non lo sto facendo perché sono cattivo o perché ti odio, anzi, è proprio il contrario.»

«Ho sonno.» mugugnò Ellen.

«Buona notte.» mormorò Shane baciandole la testa e le posò la mano sul fianco.


Shane aprì gli occhi quando sentì del rumore provenire dalla cucina. Si alzò in piedi e uscì dalla camera, camminò nel breve corridoio illuminato dalla luce che proveniva dalla cucina. Entrò nella stanza e vide Ellen inginocchiata davanti a un mobile con le ante aperte, circondata da quattro pentole di diverse dimensioni. Lentamente si avvicinò senza fare rumore e si fermò quando vide cosa stava facendo Ellen.

La ragazza stava trangugiando vodka da una bottiglietta mignon e Shane si chiese dove l'avesse nascosta perché sua madre aveva controllato in tutta la cucina e non aveva trovato nessuna bottiglietta mignon. «Oh, Ellen.» disse e si inginocchiò accanto a lei, «Ellie.» mormorò e le sfiorò la schiena.

Lei abbassò la bottiglietta e scoppiò a piangere, «Scusa, scusa!» singhiozzò buttandosi fra le braccia di Shane che la strinse e chiuse gli occhi. «Mi dispiace!»

Shane le accarezzò la schiena, «Shh, tranquilla.» le sussurrò fra i capelli.

«Non odiarmi anche tu.»

«Non ti odio, Ellie.»

«Scusa.»

Shane sospirò e le baciò la testa, stringendola forte e pensando che era colpa di Gillian se Ellen era ridotta in quello stato; avrebbe voluto andare dalla sua ex e urlargli quanto fosse stronza, egoistica e ancora stronza. «Torniamo in camera.» disse e si alzò, sollevando Ellen dopo qualche passo — continuava a piangere e ad aggrapparsi a lui — e la portò in camera, dove la depositò sul letto e la coprì; rimase accanto a lei fino a quando non si riaddormentò.

Tornò in cucina e controllò che non ci fossero altre bottiglie di alcolici in giro, sistemò le pentole e chiuse le antine. Sospirò e recuperò la bottiglietta dal pavimento e la svuotò nel lavandino per poi far scorrere l'acqua. Guardò il lavandino svuotarsi e strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. Sapeva che non sarebbe stato facile ma aveva tutta l'intenzione di prendersi cura di Ellen e di aiutarla a superare quel momento. Tornò in camera, prese il telefono e digitò un SMS: “Cerca qualche clinica di riabilitazione per Ellie, ne ha bisogno.”, e lo inviò a Mark. Guardò ancora Ellen che dormiva su un fianco, rivolta verso di lui e si morse il labbro inferiore, sentendosi sull'orlo delle lacrime. Sospirò e la strinse a sé.

***

Shane guardò Ellen raggomitolata sul suo letto e sospirò. Erano tornati da tre giorni e non era riuscito a risolvere nulla. Gillian continuava ad andare lì, pregando di essere perdonata e ogni volta lui o i suoi genitori o uno dei suoi fratelli le chiudevano la porta in faccia senza che lei potesse finire di parlare. E in più c'erano i genitori di Ellen, Trevor ed Annie, che non volevano starlo a sentire quando diceva che quelle che aveva raccontato loro Gillian erano solo un mucchio di stronzate e che Ellen aveva bisogno di loro. Aveva provato a chiamare Robert, il fratello maggiore di Ellen, ma era in vacanza in una zona sperduta dell'Australia e non era possibile raggiungerlo, però, a quanto gli aveva detto la madre di Mark, Rob doveva tornare quel giorno o quello seguente, anche se sarebbe andato a Londra, nella casa che avevano lì e che non avevano mai venduto da quando si erano trasferiti a Sligo per il lavoro di Trevor.

Shane si sedette accanto a lei e le prese la mano, stringendola piano e sfiorandone il dorso con il pollice. “Se per dopo domani non sento Rob farò di testa mia.” pensò mentre sfiorava il viso di Ellen, con gli occhi gonfi e rossi per il troppo piangere.

Sul comodino c'era una brochure di un centro di recupero a un centinaio di chilometri da Sligo e lui la voleva portare lì perché sapeva che da solo non avrebbe potuto fare nulla.

«Ho sete.»

Shane sobbalzò, «Cosa?»

Ellen aprì gli occhi e lo guardò, «Ho sete.» ripeté, «Voglio dell'acqua o del succo.»

«Ehm... il succo è finito e mamma e papà non sono ancora tornati dalla spesa.» disse, «C'è ancora dell'aranciata, se ti va bene.» propose.

Ellen si mise seduta e premette le mani sulle tempie, «Va benissimo, grazie.» mormorò e sorrise. Shane l'abbracciò e le baciò la testa.

«Torno subito.» mormorò, si alzò in piedi e andò in cucina; aveva appena aperto il frigo quando il telefono squillò. «Casa Filan.» rispose.

«Shane? Sono Robert. Cosa cazzo sta succedendo a mia sorella? Mamma mi ha detto che è una specie di... Dio, non riesco nemmeno a pensarla, una cosa del genere. E poi tu che mi dici che ha bisogno d'aiuto...»

Shane inspirò a fondo. «Quello che hanno detto hai tuoi genitori è una stronzata, è stata Gillian a inventarla.» disse, «E sì, tua sorella ha bisogno d'aiuto.» aggiunse e versò l'aranciata in un paio di bicchieri, spiegò brevemente la situazione a Robert.

«Io la investo quella stronza.» esclamò l'altro, «E poi faccio la retro e la investo di nuovo.» disse, «Oh, la mia sorellina...» sospirò.

«Devi venire qui.» disse Shane. «Ha bisogno di qualcuno della sua famiglia che le stia vicino.»

«Oggi non posso, Grace deve andare da sua cognata che ha partorito tre settimane prima.» esclamò Robert, «Ma domani mattina prendo il primo aereo e arrivo.»

«Va bene.» esclamò Shane, «Adesso devo salutarti, altrimenti Ellen penserà che sia andato a prendere l'aranciata direttamente alla fabbrica.» disse, i due si salutarono e Shane tornò in camera con i bicchieri.

«Cosa fai?» domandò quando vide Ellen inginocchiata sul pavimento.

«Si è rotto il braccialetto di perline.» rispose lei alzandosi in piedi, fece un piccolo sorriso e si sedette sul letto.

«Come si è rotto?» domandò Shane e posò i bicchieri sul comodino, sopra una rivista di auto.

Ellen alzò le spalle, «Ho tirato un po' troppo l'elastico.» rispose, prese uno dei bicchieri e sorrise a Shane. «Grazie.» mormorò prima di bere.

Shane sorrise e si chinò sul tappeto e raccolse qualche altra perlina, «Dove sono le altre?» domandò ed Ellen aprì il pugno sinistro, rivelando una quindicina di perline tonde, di colore lilla perlaceo. Shane le prese, recuperò una scatoletta dalla scrivania e le mise dentro. «Rob arriva domani.»

«Lui mi crede?» pigolò e posò il bicchiere mentre Shane prendeva l'altro.

«Sì.» rispose Shane dopo aver bevuto un sorso della bibita, «Lui mi ha detto che vorrebbe investirla.» sorrise e sfiorò la nuca di Ellen. «Ha detto che la cognata di Grace ha partorito prima, e quindi prende il primo aereo domani.»

Ellen annuì, «Grazie.» pigolò.

Shane posò il bicchiere, «Di nulla.» disse e l'abbracciò, «Andrà tutto bene, vedrai.» sussurrò, «Ci sono io qui con te.» 

Ellen sospirò e Shane pensò che si sarebbe rimessa a piangere da un momento all'altro; si sporse e posò il bicchiere e le accarezzò la schiena per calmarla. «Ti amo.» le disse, le prese il viso fra le mani e la baciò.

Ellen sorrise e lo guardò, «Ti amo.» mormorò.

***

Shane fermò l'auto e e si girò per guardare Ellen, seduta sul sedile posteriore. «Pronta?» le chiese.

Lei sospirò, «Sì...» disse e guardò il cancello della villa, «Devo esserlo anche se non lo sono.» aggiunse.

Shane, Robert ed Ellen scesero dall'auto e il Shane recuperò le valige dal bagagliaio mentre i suoi genitori fermavano la loro macchina accanto alla sua. 

Entrarono nella clinica e Shane strinse la mano di Ellen, sapendo che quella era l'unica cosa giusta da fare. Alla reception parlarono con un'infermiera che li accompagnò nella stana destinata ad Ellen. Mar, Peter e Robert la salutarono con baci e abbracci e uscirono dalla camera, lasciando lei e Shane da soli per qualche minuto.

«Andrà tutto bene.» esclamò Shane, «È un bel posto.»

Ellen annuì appena e si sedette sul letto. «È comodo.» commentò. Shane sorrise e si sedette accanto a lei e le prese le mani fra le sue.

«Andrà tutto bene.» disse, «Mi dispiace solo che devo andare a Londra.»

«Devi registrare l'album.» mormorò Ellen e lo guardò, «Non vai a divertiti senza di me.»

Shane le baciò la fronte e rimase con le labbra contro la sua pelle per qualche secondo. «Lo so, ma vorrei venirti a trovare.» 

«Tanto non può venire nessuno per dieci giorni...» disse Ellen.

«Ma quando potrai ricevere visite io sarà impegnato.» sospirò Shane. «Mi dispiace.»

Lei sorrise e si strinse a lui, posò la testa sulla spalla di Shane e chiuse gli occhi. «Non importa.» disse, «Mi chiamerai.»

«Mi sembra ovvio.» replicò Shane, «Ti amo.» disse dopo qualche secondo di silenzio.

«Ti amo.» mormorò Ellen, alzò la testa e baciò Shane, stringendosi a lui. «Mi mancherai.»

«Anche tu.» sussurrò Shane.

«Mi dispiace disturbarvi, ma la paziente deve rimanere sola, ha la prima seduta.» esclamò un'infermiera entrando nella stanza.

Shane annuì, baciò velocemente Ellen, le diede un breve abbraccio e si alzò. «Ti chiamo appena sarà possibile.» le disse, la baciò ancora e si alzò in piedi. «Ci vediamo presto.» la salutò ed uscì.

***

«Avrò fatto la cosa giusta?» sospirò Shane.

«Sì.» rispose Mark. «È la cosa giusta e lo sa anche lei, quindi non farti tutte queste paranoie!»

Shane sospirò, «Lo so, è solo che avrei voluto fare di più per Ellie.»

«Hai fatto tutto il possibile.» replicò Mark.

Shane rimase in silenzio e finì di bere la birra. «Mi uccide il fatto che dopo domani andiamo a Londra e non la vedrò fino a quando torno.»

«La potrai chiamare.»

Shane fissò Mark, fece un respiro profondo e reclinò la testa, posandola sullo schienale del letto. «Non è la stessa cosa.»

«Lo so.» disse Mark, «Ma è meglio di nulla.» continuò, «E poi stiamo registrando il cd, non andiamo a una festa.» aggiunse.

«Me lo ha detto anche lei.»

Mark sorrise, «Vedi?» disse, «Ho ragione.» gongolò, «E comunque puoi scriverle qualcosa nei ringraziamenti del cd.»

«Credi che sia così stupido da non averci ancora pensato?» sbuffò Shane, «Ho già buttato giù qualcosa.» ammise.

Mark sorrise. «Lo sospettavo.» disse, «Dai, avremo le giornate talmente piene che in un attimo saremo di nuovo qui.» esclamò, «E tu potrai stare con Ellen per sempre.»

Shane sorrise. «Lo so.» mormorò, «Ma mi manca.»

***

«Calmati.» esclamò Mark.

«Non ci riesco.» sbuffò Shane, «Dovevamo essere già a casa, invece siamo bloccati su questo stupido aereo.»

Mark alzò gli occhi al cielo, «Non è colpa nostra se siamo dovuti rimanere due giorni in più.» fece notare, «E pensa che la rivedrai fra poche ore.»

«Io volevo vederla l'altro giorno!» protestò Shane e incrociò le braccia al petto.

Mark ridacchiò e guardò fuori dal finestrino. «La vedi, non è questo quello che conta? E poi lei sa che non è colpa tua.»

Shane sospirò, «Sì, lo so.» disse, «Ma io voglio passare più tempo possibile con lei.»

Mark non disse nulla per qualche minuto. «Hai paura di quello che è uscito sui giornali a causa della tua ex mezza matta?»

Shane lo guardò, poi prese un respiro profondo. «Sì e no.» rispose. «Sa che quella è scema e che ha inventato tutto e per fortuna che nessuno crede a Gillian.» disse e il nome della sua ex ragazza era quasi un sussurro. «Nessuno ci ha mai visto insieme, quindi per le fans è quella che racconta palle.» aggiunse.

«Un po' mi preoccupo, ecco perché voglio vederla il più presto possibile.»

Mark gli sorrise, «Andrà tutto bene.» lo incoraggiò e Shane annuì, desiderando solo essere con Ellen.

***

Shane bussò nervosamente contro alla porta, era davanti alla casa di Ellen e voleva vederla, abbracciarla e baciarla per ore e ore.

«Shane!» trillò lei quando aprì e lui la strinse a sé senza dire una parola e la baciò.

«Mi sei mancata tanto.» sussurrò lui sulle labbra di lei.

«Anche tu.» mormorò lei.

«Scusa se non sono arrivato quando ti ho promesso.» si scusò Shane.

Elle sorrise, «Lo so che non è colpa tua, sciocco!» disse.

Shane sorrise, felice che Ellen non fosse arrabbiata con lui. «Cos'hai? Hai l'occhio tutto rosso.»

«Una ciglia mi è andata dentro.» spiegò lei, prese la mano del ragazzo e andarono verso il divano, «Adesso l'ho tolta.»

Shane annuì e la strinse di nuovo, facendola sedere sulle ginocchia.  «Allora, Ellie... come stai?»

«Bene.» rispose lei, «Sono felice che tu sia qui.» mormorò circondandogli il collo con le braccia.

«Anche io.» disse lui.

«Vieni con me?» domandò Ellen dopo l'ennesimo bacio fra i due, «Devo andare al negozio di animalo ha comprare il cibo per i pesci di Rob.»

Shane annuì, «Sì, certo.»

Ellen sorrise, «Vado a mettermi le scarpe.» cinguettò, baciò Shane e andò in camera sua.

Shane sorrise e si sentì felice. I genitori di Ellen alla fine avevano creduto alle parole di Shane, di Robert e di Mae ed erano tornati dal Devon e lui era felice che Ellen avesse l'appoggio di tante persone. Anche   Kian l'aveva chiamata, dicendosi dispiaciuto per quello che aveva combinato sua cugina Gillian. Ora sperava solo che lei lo seguisse durante il tour perché, per lui, era lontano da Ellen troppo tempo.

«Dormi?»

Shane guardò Ellen. «Stavo solo pensando.» rispose e si alzò. «Andiamo con la mia auto?» domandò.

«Bhe... sì.» rispose Ellen, «I miei sono via con dei loro amici, l'auto di Rob è dal meccanico e ha preso la mia in prestito... quindi...»

Shane annuì. «Vieni, principessa.» le disse dandole la mano.


Shane ed Ellen entrarono nel negozio di animali e lui si bloccò quando vide l'enorme — almeno per lui — pappagallo. 

«Uh, che carino!» commentò Ellen avvicinandosi al trespolo. Il volatile spiegò le ali ed emise uno strillo che sembrava un miagolio. «Shane, non trovi che sia bellissimo?» domandò. «Shane? Hai paura?»

«Io... io...» borbottò lui, «È grosso.»

Ellen alzò le spalle, prese il foglietto su cui Rob aveva scritto quello che serviva per i pesci del suo acquari e si avvicinò al bancone. «Mi piacerebbe tanto avere un pappagallo.»

«Non sarebbe meglio un gattino o un cagnolino?» propose Shane e si avvicinò a lei tenendo d'occhio il pappagallo. «Oppure un coniglietto.» aggiunse, «Tipo quello lì, quello con la macchia grigia sulla schiena.» disse e indicò una gabbia alla sua sinistra.

Ellen alzò gli occhi al cielo, «Mi servono questo cose.» disse al commesso, «Grazie.» sorrise e si voltò verso Shane, «Tu hai paura di quello, vero?»

Shane impallidì, «No ho paura.» replicò, «È solo... grande.»

Ellen gli sorrise. «Va bene.» disse e lo baciò e prese le banconote dal portafoglio. «Comunque, secondo me, tu hai paura.»

Shane non replicò e osservò Ellen che pagava, prese la busta con gli acquisti e si girò verso la porta.

«Comunque è davvero carino.» disse Ellen, «Devi ammetterlo.»

Shane osservò Ellen che sorrideva al pappagallo. «Sì, è carino.» disse.

Ellen sorrise e lo seguì. «Sei tanto tenero quando fingi di non avere paura di un innocuo pappagallo.»

«Ma hai visto che becco che ha? Per non parlare delle zampe... i suoi artigli sono giganteschi!» squittì.

«Shane, è un pappagallo, non un mostro pronto a mangiarti in un sol boccone!» lo prese in giro.

«Mangiarmi no, ma beccarmi il naso sì!» replicò Shane, aprì la macchina e sistemò il sacchetto sul sedile posteriore. «Andiamo in spiaggia?» chiese.

Ellen annuì. «Sì.» rispose e salì in auto. «Andiamo in spiaggia dove ci sono dei grossi gabbiani, pronti a staccarti il naso con due beccate.»

Shane s'irrigidì e guardò Ellen che ridacchiava. «Sei simpatica, lo sai?» commentò.

«Mi ami anche per questo.» disse lei.

Shane sorrise, «Hai ragione.» mormorò e la baciò. «Ti amo anche quando mi prendi per il culo.»


«Verrai con me in tour?» domandò Shane. Erano in spiaggia, seduti su una grande roccia piatta e stavano guardando l'oceano. 

Ellen annuì e infilò le mani nelle tasche. «Sì.» disse, «Tanto al momento non ho nessun lavoro.»

Shane l'abbracciò. «Perfetto.» disse, «Non sul fatto che tu non abbia un lavoro, ma sono felice che tu venga con me.»

Lei sorrise e posò la testa sulla spalla del ragazzo. «Sono felice.» disse. 

Shane le baciò la testa e le accarezzò il braccio destro. «Anche io.» mormorò, «Hai freddo?» domandò.

«Un po'.»

«Vuoi tornare a casa?»

Ellen annuì, «Sì, ma devo passare a casa di Rob e lasciare il cibo.»

«Va bene.» esclamò Shane e si alzò in piedi, aiutò Ellen a fare lo stesso e la prese per mano.

Andarono a casa di Robert e Ellen lasciò il sacchetto con il cibo per i pesci e andarono a casa di Ellen e i suoi genitori.

Shane accese il caminetto e i due si sedettero sul divano e lui sfiorò il polso di Ellen, toccando il bracciale che lui le aveva donato qualche mese prima. «Ellie...» soffiò prima di baciarla, «Non vedo l'ora di sposarti.» disse e sgranò gli occhi quando si accorse di quello che aveva detto.

«Ti stai proponendo?» ridacchiò lei, gli occhi che scintillavano dalla felicità.

Shane sorrise, «Bhe... ormai ho parlato.» ridacchiò, «Vuoi sposarmi?» chiese, «Ce l'ho l'anello, solo che è a casa, nel cassetto del mio comodino.»

Ellen lo abbracciò, «Sì.» rispose, «E non m'importa dell'anello!»

Shane le baciò il viso più volte, «Ti amo tanto.»

«Anche io ti amo.»


***


Agosto 2006

Shane aprì gli occhi e sorrise. Lui ed Ellen erano sposati e avevano un bel bambino con grandi occhi verdi, belli come quelli di sua madre.

«Scusate il ritardo ma qualcuno mi ha rovesciato l'acqua addosso e mi sono dovuta cambiare.»

Shane guardò Ellen e sorrise.

«Sei sveglio.» disse lei avvicinandosi al letto e si chinò per baciare la fronte di Shane. «Come stai?»

«Bene, adesso che siete qui.» rispose Shane e allungò una mano per sfiorare la testa del figlio.

«Ciao Mae, ciao Peter.» esclamò Ellen e posò il piccolo Ryan sul letto. «Se scopro chi gli ha insegnato a rovesciare le cose giuro che lo prendo per le orecchie e gli faccio pulire tutta casa.» continuò e sorrise a Shane.

«Noi andiamo.» disse Mae, «A più tardi.» aggiunse baciando la guancia del figlio, diede un abbraccio a Ellen, fece una carezza al nipotino e, insieme a Peter uscì dalla camera.

Ellen spinse la sedia vicino al letto e si sedette. «Il dottore dice che uscirai fra un paio di giorni.»

Shane annuì, «Lo so.» disse, «Non vedo l'ora.» sorrise, «Non riesco stare troppo lontano da te e da Ryan.»

Ellen sorrise e gli strinse la mano mentre con l'altra teneva Ryan, impedendogli di lanciarsi giù dal letto. «Mark e Kian passano nel pomeriggio.» disse, «Nicky ha detto che vieni con Gina quando sarai a casa.»

Shane annuì, «Va bene.» disse.

Ryan gattonò sul letto fino a raggiungere il torace di Shane e si accoccolò contro il padre che lo strinse con il braccio sano. Ellen sorrise e posò la fronte contro la spalla di Shane.

«Mi dispiace averti fatto preoccupare.» disse Shane dopo un po'.

«Non preoccuparti.» disse lei e gli baciò la spalla, «Stai bene ed è quello che conta, no?»

Shane sorrise, «Sì.» rispose. «L'uccellaccio malefico come sta?»

Ellen ridacchiò, «Bene, direi.» rispose, «Cocco fa quello che fa sempre: strillare all'improvviso, dire il suo nome e chiedere il biscotto. Adesso dice anche “Ryan smettila!”»

Shane sorrise. Aveva regalato Cocco — il pappagallo che aveva visto al negozio di animali quando era andato con Ellen — e, alla fine, aveva deciso di regalarlo ad Ellen per Natale.

«Adorabile pennuto.» disse Shane.

Ellen sorrise e gli sfiorò la fronte con due dita, «Lo so che lo adori!» esclamò divertita, «E in questi anni non ti ha mai beccato il naso.»

Shane alzò gli occhi al cielo. «Potrebbe sempre iniziare quando torno a casa.»

Ellen rise, «Hai ancora paura di lui!» lo prese in giro. «Cosa facciamo per il primo compleanno di Ryan?»

Shane la guardò, guardò suo figlio e sorrise. «Non so, una festicciola con noi, i tuoi, Rob e Grace, i miei genitori, i miei fratelli e i nostri nipotini.»

Ellen annuì, «Va benissimo.»


Shane era di nuovo a casa sua. «Noi siamo anime gemelle.» disse ad Ellen, seduta accanto a lui sul divano.

«Cosa?» fece lei.

Lui alzò le spalle mentre sorrideva. «Sai, mentre dormivo ha fatto un sogno.» iniziò e abbracciò Ellen.

«Cosa hai sognato?»

«Il primo sogno incominciava dieci anni dopo che tu eri partita per New York, io avevo sposato Gillian e avevamo tre bambini, avevo concluso la mia carriera insieme a Mark, Kian e Nicky ed ero in bancarotta, Gillian mi aveva lasciato e io ero in Italia e tu vivevi lì.» spiegò Shane, «Io e te tornavamo insieme, c'era anche Cocco e avevamo una bimba di nome Scarlett.»

Ellen sorrise, «Mi piace il nome Scarlett.» commentò.

«Poi ho sognato che ti conoscevo a un meet, tu abitavi a Londra e non ti eri mai trasferita. Mi hai lasciato una lettera in un peluche e io ti ho chiamato, ci siamo incontrati e mi hai invitato a casa tua e mi sono quasi spaventato quando ho visto Cocco nel salotto.»

Ellen ridacchiò, «Ah, sì?» disse, «Lo sapevo che avevi paura!» 

Shane ignorò quel commento, «Ci sposavamo e poi abbiamo avuto un bimbo di nome Ryan.» disse, «Poi ho sognato che eravamo migliori amici, io ero follemente innamorato di te ma tu stavi con un tizio di Londra che ti metteva le corna ma non ci volevi credere. Abbiamo litigato e non ci siamo parlati per tanto tempo.» si fermò e bevve un po' d'acqua. «Poi abbiamo fatto pace, ma io ho fatto il coglione sono finito in coma etilico. Poi come prima: il matrimonio e una bimba, Scarlett.»

«Che cosa carina.» disse Ellen.

Shane le baciò la testa. «Poi ho sognato che scoprivo che mamma e Gillian si erano messe d'accordo e avevano inventato la stronzata che conosciamo, io sono venuto da te in America, ci siamo sposati e abbiamo avuto Scarlett.» continuò a raccontare, «Per questo sono sicuro che siamo anime gemelle: perché qualunque cosa accada io e te saremmo stati felici, ovviamente insieme.»

«Quindi pensi che siamo anime gemelle?» domandò Ellen, «Mi piace tanto questa teoria.»

Shane la baciò di nuovo, «Sì, lo penso sul serio.» disse, «Io e te, anime gemelle.»

Ellen gli prese la mano. «Ti amo.» disse.

«Ti amo.» mormorò lui.

«Sai cosa sarebbe bello?»

«Cosa?» chiese Shane.

«Provare a vedere se Scarlett arriva.» rispose Ellen e abbracciò Shane prima di baciarlo con dolcezza sulle labbra.

Shane ridacchiò, «Adesso che Ryan dorme sei ore filate per almeno quattro giorni la settimana?»

«Oh, non ho mica detto che deve nascere fra nove mesi!» ribatté lei e si mise a cavalcioni su di lui, «Intendevo dire che possiamo iniziare a fare qualche prova...» mormorò e lo baciò.

Shane rise e la strinse, «Mmh, quest'idea mi piace.» sussurrò, «E mi piacerebbe tanto avere una bimba bella come te.»

«Cocco vuole biscotto!»

Shane si voltò verso il pappagallo. «Andiamo in camera? Il pappagallo mi inquieta, con quei suoi occhietti neri.»

Ellen rise e si alzò, «Per me va benissimo.» disse. «Andiamo, mia anima gemella.»

Shane le posò le mani sui fianchi. «Ti amo, Ellie.»

«Ti amo, Shane.»


Un'altra storia conclusa! *esulta*
Sì, lo so, avevo detto che dovevano esserci cinque capitoli più il prologo e l'epilogo ma mi sono accorta che l'epilogo sarebbe risultato piuttosto corto, così l'ho aggiunto a questo.
Spero che il senso si sia capito. E spero che questa storia sia piaciuta a qualcuno.

   
 
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