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Autore: Pluma    02/10/2008    0 recensioni
(Dal II° capitolo) “Molto piacere. Come ho già detto io sono Richard Heart. Questa bellissima donna è Sheril Water, il mio braccio destro. Il più vecchio tra noi è Asriel Stern. La ragazza che le ha recuperato la borsetta si chiama Savannah Runner; infine, lui è Jack Salvador, in realtà non si chiama così, ma il suo nome è per tutti noi impronunciabile perciò…Jack.” (...) “E ora che abbiamo fatto tutte le presentazioni, cosa volete dai Predators?” I Predators è un'agenzia tutto fare formata da cinque persone decisamente molto diverse tra loro... partendo dall'età, per continuare con la nazionalità, finendo con il loro carattere. Non disdegnano commissioni che li portano in giro per il mondo, sebbene siano lavori che hanno poco a che vedere con la legalità. Sinceramente non mi importa se li amerete o li odierete, dato che sono degli anti-eroi, la mia speranza è che non vi lascino indifferenti. Per questo spero tanto che recensirete, almeno un pochino...
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II° CAPITOLO

TROJAN

 

Dondola, dondola il cavallino

Porta in sella l’allegro bambino

Ma come quel cavallo di un epoca lontana

In sé nasconde una cosa arcana

 

Quando la ragazza varcò la porta, con la sua preziosa borsetta stretta al petto, si ritrovò in una sola, spaziosissima stanza. In un angolo c’era un tavolone circondato da alcune sedie, più di quelle che sarebbero servite, considerando il numero di persone presenti; a poco più di un metro di distanza era stato posto un frigo modesto e dall’apparenza malandato e subito al suo fianco vi era la cucina dove, in quel momento, stava bollendo l’acqua per il the. C’erano poi un divano, al centro dell’ufficio, su cui si era accomodata la sua amica, e altre quattro poltrone, due delle quali erano vuote.

Richard la fece accomodare a fianco della compagna, che la guardava con occhioni spaventati da Bambie; ricambiò il suo sguardo per tranquillizzarla, regalandole un mezzo sorriso. Non poteva concederle niente di più poiché erano lì per affari. Da quello che le aveva detto il suo capo, i Predators, erano persone strane, ma soprattutto erano potenzialmente pericolose. Non aveva tempo, quindi, di coccolare la sua collega, doveva tenere gli occhi aperti, almeno fino a quando l’altra non si fosse ripresa dallo shock e avesse potuto cominciare a fare il suo lavoro. Sì perché loro due erano una coppia perfetta, si completavano. Una riusciva a mantenere il sangue freddo in situazioni difficili, ma era completamente incapace di sostenere una trattativa. Ora però la sua amica non era nelle condizioni di fare molto, l’unica cosa da fare era perdere un po’ di tempo e fare del suo meglio. Cominciò a muovere le pupille da una parte all’altra per studiare le persone presenti nella stanza.

Il boss di quel gruppo talmente disomogeneo che chiunque avrebbe potuto notare le differenze tra un componente e l’altro senza bisogno di un grande sforzo di analisi, era l’unico di cui conoscesse il cognome: Heart. Nome piuttosto insolito Richard Heart; Riccardo Cuore, come re Riccardo Cuor di Leone. Più che un re, al primo colpo d’occhio, appariva un barbone. I capelli e la barba lunghi e anche un po’ crespi li aveva notati anche in strada, ma ora, con una situazione più tranquilla e grazie alla luce delle lampadine, vedeva gli occhi grandi poco marcati che, in quel momento, la guardavano con un’espressione di stupore. I suoi vestititi erano indubbiamente troppo vecchi, ma soprattutto erano anche troppo grandi per la sua taglia effettiva; guardando meglio si accorse persino di un buco nel maglione di lana.  

Si voltò verso il ragazzo che aveva ucciso Frankie; guardandolo negli occhi verdi non riuscì a reprimere un brivido. Aveva un’espressione soddisfatta: non era normale avere quegli occhi giocosi subito dopo un omicidio! Si soffermò poco sul volto di quel ragazzo, la metteva troppo in soggezione. Decise, quindi, di passare all’analisi del look. I suoi capelli spettinati davano l’idea che fosse un tipo piuttosto trasandato, esattamente come il suo capo. In realtà ogni ciocca, apparentemente fuori posto, era stata messa dov’era intenzionalmente e, nel caso a qualcuno fossero venuti dei dubbi, sarebbe bastato che guardasse i vestiti all’ultima moda per capire che quello era un tipo che gli piaceva ricoprirsi di cose costose.

La ragazza che era venuta a soccorrerla insieme ai primi due, era seduta nella poltrona vicina a quella del ragazzo. Si strizzò un po’ le meningi e si ricordò che Richard l’aveva chiamata Savannah. Era facile notare quanto fosse atletica; a parte la rapidità con cui aveva recuperato la borsetta, era vestita con una semplice tuta da jogging. Sarebbe potuta essere anche carina peccato per il suo viso troppo serio, quasi rabbioso.

In quel momento la teiera fischiò, richiamando la sua attenzione verso il piano cottura.

“Scusa Sheril, potresti?” chiese Richard.

Ubbidiente, l’unica donna del gruppo oltre a Savannah, si alzò dalla poltrona. Lei sì che era bella. Il suo stile era molto curato: i capelli, il trucco, il top, la minigonna, le scarpe, tutto assolutamente perfetto. La sua camminata sensuale e sicura incantava chiunque la stesse guardando, uomo o donna che fosse; Sheril emanava fascino da tutte le cellule del suo corpo. Quando la donna ritornò aveva in mano un vassoio sul quale vi erano sette tazzine fumanti. Porse la prima a Richard, chiaro segno del rispetto che tutti provavano per il loro capo. In seguito servì le due ospiti, per finire con le altre tre persone presenti nella stanza e se stessa. La giovane italiana era talmente incantata da Sheril che, per poco non le sfuggì l’ultimo componente del gruppo, il più anziano di tutti. Doveva avere su per giù una cinquantina d’anni, forse anche un po’ di più. I capelli, tenuti lunghi dietro la schiena, erano quasi completamente bianchi, sebbene si potessero ancora notare qualche striatura nera. Gli occhi grigi e i lineamenti marcati e duri non le lasciarono alcun dubbio sulla sua nazionalità.

“Danke, Sheril” disse lui dopo che la donna gli porse la tazzina da the.

“Bitte Asriel” le rispose lei.

“Bene, bene signorina, ora che ci ha studiato per bene un po’ tutti, vogliamo cominciare a palare di affari?”

Lei arrossì per la prima volta in vita sua e in quel momento si accorse che la valutazione su Richard era completamente errata: non era affatto un idiota come aveva pensato.

“Cosa ne dice se iniziamo con le presentazioni?”

“S-sì certo, mi scusi. Io sono Sara, mentre lei è Chiara” rispose la ragazza che aveva perso tutta la sua proverbiale spavalderia.

“Molto piacere. Come ho già detto io sono Richard Heart. Questa bellissima donna è Sheril Water, il mio braccio destro. Il più vecchio tra noi è Asriel Stern. La ragazza che le ha recuperato la borsetta si chiama Savannah Runner; infine, lui è Jack Salvador, in realtà non si chiama così, ma il suo nome è per tutti noi impronunciabile perciò…Jack.”

“Piacere di conoscervi” risposero Sara e Chiara all’unisono, come due brave scolarette che rispondono al saluto di un professore.

“E ora che abbiamo fatto tutte le presentazioni, cosa volete dai Predators?” chiese Asriel con voce annoiata.

“Signor Stern, ti sembra il caso di trattare in questa maniera le nostre clienti?” lo stuzzicò Jack, il quale fu immediatamente ripreso e zittito da un’occhiataccia di Richard.

Sara inspirò profondamente e mentre cercava un piccolo rimasuglio di coraggio, pregò perchè Chiara si riprendesse alla svelta da quello che era successo poco prima e cominciasse a fare il suo dovere. In ogni caso era strano, non riusciva a riconoscersi dal tanto era intimorita, mai nessuno le aveva fatto quell’effetto.

“Il mio capo è stato derubato di un oggetto molto importante per lui: il Trojan. Si tratta di un modellino del più famoso cavallo di legno della storia classica, ovviamente parlo del cavallo di Troia.”

“E voi siete disposti ad assumere i Predators per un semplice cavallino? Non fareste prima ad ordinarne uno nuovo da un bravo falegname?” domando Sheril.

“Il mio capo non è un semplice, vecchio collezionista annoiato; si tratta di un uomo influente e…diciamo che il Trojan è molto speciale. Non chiedetemi di più, perché non sono autorizzata a dirvi altro!” rispose Sara, recuperando il suo solito tono irritante; fu facile, però, per Richard rimetterla al suo posto.

“Peccato perché se non ci può dire chi ha rubato il vostro preziosissimo cavallino, o per lo meno, dove, faremo fatica a recuperarlo.”

Sara arrossì ritirando, imbarazzata, la testa tra le spalle.

“In America. Famiglia Rizzo.”

A quel nome Savannah si agitò nella sua poltrona, portandosi un’unghia alla bocca e mordicchiandola nervosamente. Sara si fermò di parlare osservando la biondina che aveva cominciato a respirare più velocemente.

“Li conosce?” chiese Chiara a Savannah.

Tutti si girarono, sorpresi, verso la giovane donna che ancora non aveva spiccicato mezza parola.

“Sono americana; da dove vengo io chiunque conosce i Rizzo” rispose Savannah, anche lei aprendo bocca per la prima volta. “Piuttosto perché una famiglia decaduta e decimata è interessata ad un cavallino di legno?”

“Per recuperare prestigio, mi sembra ovvio. Rubare qualche cosa al nostro capo e passarla liscia è sinonimo di forza!”

“Chi è questo famoso “Capo”? domandò Sheril.

“Mi sembra che Sara sia già stata abbastanza chiara a questo proposito: non siamo autorizzate a dirvi altro sul conto del nostro datore di lavoro.”

“Non facciamo niente per i John Doe, noi” disse Jack, senza alzare gli occhi da quello che stava facendo, ovvero pulire con cura il pugnale che aveva usato per difendere Richard poco meno di una mezz’oretta prima.

“Allora siamo ad un vicolo cieco signori, il che è un peccato” disse Chiara guardando negli occhi Richard. Oramai lo shock era passato e quasi nulla l’avrebbe fermata dal fare il suo lavoro per cui era pagata. “Noi non abbiamo un limite per il vostro compenso, il nostro John Doe ci ha lasciato carta bianca.”

“Noi non lavoriamo per i John Doe!” ripeté Jack.

Chiara non si voltò a guardare il ragazzo, al contrario si comportò come se a parlare fosse stato Richard, rivolgendosi direttamente a lui. Era in questo che Chiara era migliore di Sara; quest’ultima si sarebbe fatta sopraffare dal nervoso e avrebbe risposto malamente a Jack. Lei, invece, aveva capito che per ottenere i servigi dei Predators non era necessario convincerli tutti. Non si trattava di un’agenzia democratica; Richard era il capo, Richard era quello che prendeva le decisioni, assumendosene sia il merito che le responsabilità. Probabilmente ad ogni elemento del gruppo era lasciata una certa autonomia, ma questa non era illimitata, e quasi sicuramente la scelta delle commissioni spettava al capo, quindi perché darsi pena per cercare di convincere cinque persone quando bastava concentrarsi solo su una?

“Allora chiamatelo Adam Smith.”

Il viso di Richard si aprì in un sorriso da bambinone che gli illuminò i lineamenti.

“Mi piaci Chiara, sei brava. Ti proporrei di lavorare per me, ma suppongo che sarebbe conflitto di interessi data la situazione.”

“Allora parliamo del compenso.” Contraccambiò il sorriso la ragazza.

La discussione si protrasse per il resto della notte, fino alle sei di mattina, quando, finalmente, ambedue le parti si trovarono d’accordo. Quando le due ragazze italiane lasciarono l’ufficio/appartamento, Savannah chiese a Richard:

“Hai intenzione di accettare?”

“Savannah dov’eri con la testa fino ad ora; secondo te perché avrei sprecato tutto questo tempo se alla fine avevo intenzione di rifiutare? E poi perché avrei dovuto farlo? Sono un mucchio di soldi.”

“Richard, io conosco abbastanza bene i Rizzo. Non basterebbe nessun cavallino per recuperare il loro prestigio. Quelle nascondono qualche cosa.”

“Lo so. Infatti, non parlo dei soldi che ci hanno offerto, ma di quelli che il nostro caro Adam Smith sarà costretto a sganciare quando avremo tra le mani il Trojan e il suo segreto, qualunque esso sia” le rispose Richard con il suo solito sorriso immutato.   

 

 

Bily: ok, in teoria in questo capitolo si delineano un po’ di più i Predators, ovviamente non si sono scoperti più di tanto e solo nel corso della storia si scoprirà qualcosa su di loro. Spero vivamente che continuerai a recensirmi dato che ne ho veramente molto bisogno.

Dracontessa: tesoro mio insostituibile, cosa farei senza di te? Anzi come farò senza di te al mio fianco durante le ore di lezione? Oramai è indispensabile che tu mi recensisca tutti i capitoli, sebbene so le tue opinioni perché me le hai già dette in separata sede…comunque il mio ego ne ha bisogno! Ciao amore mio!

   
 
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