Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: DianYronwood    17/09/2014    2 recensioni
Le cronache di un mondo nascosto, insanguinato da una guerra che ha portato allo sterminio della maggior parte della popolazione fino a lasciare solo le razze che abitavano quella valle idilliaca: Lupi e Draghi. Due razze perennemente in guerra che si spartirono i territori. Ai Lupi sarebbero spettate le foreste del Nord e i Draghi avrebbero presidiato le montagne. Agli sgoccioli delle loro stirpi di sopravvissuti vennero creati due esseri simili e al contempo diversi: Seren, il sangue del Lupo, e William, il Cavalca-Draghi. Lei temeraria e libera fino al midollo, lui conquistatore e abile politico.
Saranno destinati a unirsi per far risorgere dalle ceneri la valle di Dosdran. Ci riuscirono, ma più tardi qualcosa andò storto, le loro anime unite si incrinarono, la protezione dai mondi esterni si sgretolò e i sovrani avidi delle ricchezze di quel regno entrarono e, il più furbo tra tutti, li ingannò, li vinse e uccise William.
Seren si nascose insieme agli Abitanti Originali, il Re Qalut fece sua quella terra e l'ultima azione da Sveglia della lupa fu una tomba per l'amato. Decisa a tornare per vendicarsi e cercare di riunire le loro anime, per riportarlo alla vita.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

L'aria era torbida, la cenere scendeva dal cielo come neve, stranamente mancava la brezza che caratterizzava Godrun, la rocca abbandonata da tempo immemore, di cui solo ne rimanevano le nere rovine, prova della sua grandezza e del suo rogo. Seren si aggirava in quel che rimaneva di una stanza, quella che una volta fu la sala del trono della valle di Dosdren , pensando al passato, ricordando l'antica potenza di quell'immane edificio, passava la mano su ognuno dei resti delle colonne, annerite dal fuoco, ma che ancora dimostravano la loro forza e il loro splendore, le fiamme non erano riuscite a distruggerle, e ancora il marmo nero splendeva quando il sole faceva raramente capolino dalle nuvole. Per chi non lo conosceva, il luogo poteva sembrare solo un ammasso di antiche rovine, massi sparsi qua e là, infatti l'edificio era irriconoscibile, non era rimasta traccia delle gigantesche mura, dei camminamenti di guardia, delle torri e del soffitto, quasi nessuno ricordava la sala centrale, così spaziosa, aperta, che di per sé non era nemmeno una stanza, perchè ai lati si affacciava su dei giardini, coperti da una pergola, degli archi a tutto sesto e delle colonne reggevano la cupola di vetro, la notte era bellissimo sedersi e guardare le stelle illuminare il firmamento e la luna dare amore agli uomini, di giorno il sole illuminava la sala e scaldava l'aria, invece l'inverno rendeva tutto freddo, per rimanere in quella stanza era necessario indossare pesanti pellicce, la cupola e i giardini erano completamente ricoperti di neve e la selvaggina nei boschi scarseggiava sempre di più. Guardò il cielo, era notte inoltrata, a qualche ora da quel momento ci sarebbe stata l'alba, ma da Godrun non l'avrebbero vista, sull'altopiano dove sorgeva la rocca non splende quasi mai il sole, i pastori parlano di ombre che camminano tra le rovine e di lamenti notturni, pianti disperati e talvolta urli che riempiono d'angoscia gli animi. Godrun risorge dalle sue ceneri splendendo al sole ogni volta che un nuovo re sale al potere, e, dall'arrivo dei Guardiani, ogni nuova carica è assegnata tra quelle rovine. Il nemico, bruciandola, pensava di distruggere la fiducia del popolo e le speranze dell'esercito, ma ci vuole ben di più per frantumare una volontà così forte. Adesso le rovine sono un simbolo di speranza, ed è proprio da lì che Seren voleva far partire l'attacco. Aveva con se gli arcieri e i fanti migliori, la cavalleria sarebbe partita a un suo preciso segnale e la loro carica sarebbe stata coperta da una nube di frecce di Osdran, un tipo di metallo lavorato con tecniche differenti dall'ordinario, più pesanti e dure delle classiche frecce, la loro precisione era leggendaria e pochi erano capaci di usarle al meglio, intinte nel veleno di chimera, che vanta la capacità di poter uccidere un toro con una minima quantità, anche se preso di striscio, il colpito non avrebbe speranze di salvezza. Era stata una scelta disperata quella di usare frecce di Osdran avvelenate, ma era un momento critico e il suo piccolo contingente non avrebbe retto un attacco diretto, non avrebbe retto in nessun caso, il suo piccolo contingente non aveva speranze di vittoria, o di salvezza. Sentì un fruscio nella boscaglia, un'ombra uscì dagli alberi e trotterellò al suo fianco, il lupo le annusò la punta delle dita e si sedette sull'antico pavimento, ormai quasi completamente coperto dall'erba. Pareva dirle qualcosa, forse per infonderle coraggio, lei, guardando ancora il cielo, disse: "Non dovresti essere qui."
Il lupo non si mosse e non fece alcun rumore. E lei, freddamente, ma questa volta guardando dritto davanti a sè, ripeté: "Zephir, vattene fin che puoi, sai cosa sto per fare, sai come andrà a finire, sai cosa ti faranno se ti troveranno. Non ho bisogno che tu mi aiuti a trovare il mio coraggio, è mio compito, e mio soltanto." Zephir era un lupo molto più grande della norma, forte e potente, dalla corsa veloce e l'intelletto sviluppato, il suo nome, nell'Antica Lingua, significava Cenere, infatti aveva il manto nero, privo di ogni riflesso, gli occhi erano grigi e Seren riusciva a vederci dentro l'inverno, i boschi ricoperti di neve, il ghiaccio avvinghiato ai rami degli alberi, il cielo grigio, la nebbia e il freddo della valle. Era un lupo dal carattere mite, ma in combattimento era rabbioso, quasi cattivo, e nei confronti della ragazza molto protettivo, molte volte in battaglia le aveva salvato la vita, e lei lo ricompensava curandogli le ferite. Erano antichi amici, Zephir l'aiutò molto dopo la sua ritirata nella Seconda Rivolta, e ancora lei non sapeva come ripagarlo. Ad un tratto i due sentirono un uomo correre affannosamente nella foresta, in direzione di Godrun, Seren portò la mano alla cinta, sfiorando l'elsa del suo pugnale, il rumore che l'uomo faceva le fece supporre che fosse in armatura, con una pesante spada al fianco, una lunga cappa che lo faceva inciampare nelle radici degli alberi del bosco e uno scudo. Era uno dei suoi uomini, appena la vide si fermò, si inginocchiò e riprese fiato, infine, con una forza imposta, disse: "Mia signora, è tardi, dobbiamo partire altrimenti l'alba ci tradirà durante l'attacco."
Seren tolse la mano dal pugnale, guardò al suo fianco e vide che Zephir, il lupo di cenere, era scomparso, un piccolo sorriso apparve sul suo volto, ritornò subito seria, guardò il soldato e disse: "Qui non splende il sole, l'alba non ci rivelerà al nemico, egli si accorgerà del nostro attacco troppo tardi per poter riuscire a ripiegare in modo sicuro verso Fareth e la valle alta. Li schiacceremo in una morsa e gli altri contingenti, che ho lasciato a tenere le fortezze minori della valle, li finiranno definitivamente. Sarà una battaglia che non si dimenticherà molto facilmente."
 La ragazza si fermò un attimo, e disse, con tono più incerto: "Arrivo, fai schierare i fanti e gli arcieri. La cavalleria è al suo posto?"
Il fante rispose: "Aspetta solo il suo segnale, mia signora."
"Bene"rispose Seren "ora va' al tuo, di posto."
"Si, mia signora" l'uomo si alzò e corse di nuovo, goffamente, nella boscaglia verso il resto delle truppe. Seren scacciò i ricordi e i sentimentalismi, ritornò la persona fredda e autorevole che era prima e con passo deciso attraversò le rovine fino al prato circostante, raccolse il suo arco, pose la faretra al lato della sella del cavallo e vi montò agilmente in groppa. Partì al piccolo galoppo, seguendo l'insopportabile rumore del fante, attraversò la foresta in pochi minuti, i ricordi le stavano corrodendo l'animo e respinse le lacrime, doveva essere forte, come prima, perchè le era così difficile? Mentre il ritmico battere dei possenti zoccoli dello stallone rimbombavano sul terreno, riuscì a vedere tutto, vide il passato, le sembrava di star correndo nella sua memoria, iniziò ad agitarsi, si fermò improvvisamente, era tentata di tornare indietro, era nella piena confusione mentale, non distingueva il passato dal presente, con pochi comandi delle mani e delle redini fece girare più volte il cavallo su stesso, lentamente, riprese la sua tranquillità, si gustò quei momenti osservando gli alberi, quei faggi che si allungavano fino a toccare il cielo, che si stava pian piano rischiarando. I suoi ultimi momenti di debolezza stavano finendo. Non doveva più vacillare. Con tutta la determinazione che aveva in corpo, riprese a cavalcare verso i suoi soldati, veloce ed elegante, si muoveva sinuosamente tra le piante e le rocce, la potenza della sua bestia faceva tremare il terreno e gli uccelli volavano via dei loro nidi. Arrivò, infine, al suo misero contingente.
Erano pronti. Era quasi l'alba e nessuno osava parlare. Questa volta non ci sarebbe stato nessun discorso d'incoraggiamento, tutti sapevano quale sarebbe stato il loro destino, non aveva senso dargli false speranze, l'Esercito Fantasma si era frantumato e i Soldati Erranti erano venuti a morire per un ultima volta, per tentare di riprendersi ciò che era loro, secoli addietro almeno.
 
Cavalcò piano fino alla prima fila del manipolo e si mise davanti a tutti, guardandoli. Il suo viso non esprimeva emozioni, ma dentro di se sentì la tristezza dilagare. La notte stava svanendo mentre la luce dell'alba iniziava a rischiarare il cielo spuntando da dietro il versante alla loro sinistra, lì la valle curvava verso est e poco più avanti vi era Fareth, che avrebbe riflesso il sole e sarebbe apparsa in tutta la sua bellezza. Seren abbassò la testa e iniziò a cantare una nenia lenta, nell'antica lingua, di cui nessuno ricordava più il significato. Con tutta la forza d'animo che aveva prese in mani il corno d'avorio, lo portò alla bocca e lo suonò. Dallo strumentò uscì un suono basso, rauco, che faceva tremare le membra, era il suono che tutti all'epoca conoscevano, era il corno dei Soldati Erranti. Un fante le si avvicinò con una torcia, lei vi accese una freccia che scagliò con il suo arco dritta dentro la tenda del capitano, la quale prese velocemente fuoco. Un secondo corno risuonò nell'altro versante e come formiche i cavalieri si precipitarono contro l'accampamento e travolsero ogni cosa che si mettesse sul loro cammino. I cavalli da guerra, forti e potenti, facevano tremare la terra e pareva di assistere a un terremoto provocato dai cavalli divini che solcavano i cieli.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: DianYronwood