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Autore: zenzero    18/09/2014    1 recensioni
Sullo sfondo di una apatica vita zombesca, Streptococco, detto Strep, e Barbiturica, detta Barbi si incontrano. Lei classica bimbaminchia di buona famiglia, lui ottimo picchiatore, dalla buona dialettica, passa i pomeriggi a decomporsi, la sera in moto o nella bisca. Appartengono a due mondi diversi, ma guarda un po' finiscono per innamorarsi. Una parodia zombie, una fanfiction di vite non-morte quotidiane, di noia, di fatica, di adrenalina e di violenza.
Genere: Horror, Parodia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nota: Qui ho incorporato e riassuntoben tre capitoli, e credo che lo farò di nuovo a seguire. Ma non è che vi siate persi molto…

In piazza, quella sera, ragazze vaque e ragazzi muscolosi si divertono a parlare del nulla, e a volte del niente. La serata sta morendo, ma ci pensa l'arrivo di Strep a ravvivarla.
"Urge una qualche forma di divertimento" dice il ragazzo.
"Che ne dite di una gara di sollevamento spazzatura?" chiede il migliore suo amico, Piccione, così chiamato per la pelle grigia, gli occhi rossastri vitrei e la tendenza a scattare ritmicamente la testa.
Tutta la compagnia di amici e amiche noncosìimportantimachefannonumero, come il Saraceno, Mad Lena, Lumacone, Uncino e gli altri esultano.
Strep, Lumacone e gli altri sollevano grosse pattumiere con entrambe le mani.
Pischello, un altro amico che viene presentato solo adesso, scusate, inizia a contare. “Iniziamo! Otto! Ventidue! Undici!”
Strep inizia a pensare, l'attività fisica a volte gli fa mettere in moto il cervello.
Due anni prima....
Avrebbe anche un quadro completo del ricordo, e saprebbe elencare le marche che aveva indosso e ogni dialogo preciso con chi ha parlato, ma il suo cervello arriva a ricordare solo fino a un certo punto. Di quando era ancora solo uno zombetto qualunque , di quelli con sola ciccia e niente muscoli sulle ossa, e si chiamava ancora Streptococco e non aveva un soprannome macho. Si contendeva un umano urlante con Poppo, che invece era il duro del quartiere, nei suoi due metri e trenta d'altezza. Gli aveva spaccato e strappato tutto. Sua madre, dopo avergli dato una ripassata per aver perso lo scontro, lo aveva ricucito per bene con del filo da pesca.
Prima di addormentarsi, tutto rattoppato, un unico pensiero si era infisso come un verme nel suo cervello bacato. Nessun lo avrebbe più ridotto a brandelli. Al massimo, a striscioline.
Così eccolo, pochi giorni dopo, ad iscriversi alla scalcinata palestra Budokat. E' lì che conosce i suoi molti migliori amici, persone profonde addirittura come una pozzanghera, ovvero Piccione, Lumacone, e diventa rivale del Saraceno. Comincia a crescergli il petto, se prima lo scambiavano per un comodino adesso può sembrare un guardaroba. Cambia l'alimentazione. La mattina un frullato d'ossa in polvere, un uovo, del fegato. A pranzo una bistecca d'umano al sangue, birra e germi di grano.
 Si allena e frequenta la palestra tutti i giorni, tanto pagano papino e mammina. Diffonde tra tutti il suo virus, Streptococco, causando svariati casi di faringite e febbre reumatica, che gli valgono il soprannome di Strep.
Ora che la gente per strada chiede dove si può comprare un armadio come lui, tanto per riarredare la stanza, Strep è pronto per affrontare il vecchio Poppo. Ovviamente, mica da solo. Si porta dietro i suoi numerosi amichetti, su cui può contare, e li può contare, come  sulle dita della mano.
Gli tirano capocciate, ginocchiate, sputacchiate e smutandate, come veri signori gli insegnano la lezione che se pesti qualcuno, poi non ti lamentare che quello torni con i suoi amichetty a fartela pagare.
 
Tempo presente.
Strep aveva messo il pilota automatico e faceva sollevamenti senza starci troppo a pensare.
Pischello, un loro amico, continua a contare le pattumiere solevate. "Centordici!"
Il Saraceno è inzuppato di sudore ed emana un piacevole odore di cereale bagnato, Uncino ce la fa ancora nonostante la gruccia che ha al posto della mano non gli faccia reggere bene i cassonetti. Infatti questa, di metallo poco nobile o forse di plastica, si piega, e gli fa cadere l’immondizia in testa tra i giubili del pubblico zombesco maldescritto, che poi si getta a banchettare.
Sono rimasti solo Strep e il Saraceno.
Pischello continua a contare "Centosetterdici!"
Poi il Saraceno inizia ad urlare come se qualcosa dentro di lui stesse scoppiando.O forse è solo il mais che aveva in tasca, ormai divenuto popcorn.
L'mp3 che qualcuno ha messo a tutto volume sembra dare un segno del destino, On the top of Worlds di The Imagine Dragons.
Strep sorride dentro e fuori di sè, sfiora il marmo, lo guarda con occhi pieni di cataratta e poi di nuovo su, tremando e spingendo solo con la destra, con tutta la sua forza, con tutta la sua rabbia. Un rutto di liberazione esce dalla sua gola o forse è solo la digestione. Dove non è arrivata la forza, arriva l’aria dalla pancia.
Rimane immobile così, con la fronte alta verso il cielo, come una statua ruttante, contro il buio della notte, la bellezza delle stelle, il chiarore della luna, la morbidezza delle nuvole, la distruzione dei testicoli di chi sta leggendo, insomma avete capito.
Tutti gridano come pazzi per l’incredibile avvenimento che ha sconvolto la loro serata. Si divertono un sacco a fare baldoria e piccoli scherzi innocenti, come lanciare una molotov in fiamme su un negozio. Ma tanto l’allarme non funziona.
Piccione, Lumacone e gli altri salgono sulle loro moto scassate. A Pischello viene in mente una cosa.
“Ho saputo che c’è una festa sulla Caxxia”
“Ma ci faranno entrare?” chiedono quelli del gruppo.
“Conosco una che sta la, Franpesca”
“Quindi non ci faranno entrare…” Dicono gli amici.
“Tanto ha la porta di casa mezza scassata.”
“Come fai a saperlo?”
“Gliel’ho scassata io”
Ridendo, scalano quaranta quasi tutti insieme, poi frenano, sgommano, accellerano, rallentano, riaccellerano, si fermano, girano a destra, poi sinistra poi indietro, e alla fine prendono la Caxxia, purtroppo per noi.
   
 
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