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Autore: melanita    19/09/2014    2 recensioni
Era solo una giornata di vacanza, per Guerra. Non aveva la minima idea che si sarebbe ritrovata ad accudire quattro gattini orfani, né che liberarsene fosse così difficile, soprattutto quando facevano quella cosa con gli occhi. Ma per fortuna può sempre contare sull'aiuto più o meno volontario di altre rappresentazioni antropomorfiche, per non parlare di angeli, diavoli, ed un Anticristo. In fondo, quando può essere difficile avere dei gatti?
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I QUATTRO GATTI DELL'APOCALISSE

Disclaimer: se possedessi Good Omens probabilmente sentireste i miei strilli di gioia fino all'emisfero opposto, ma visto che le vostre orecchie sono ancora intatte, potete dedurlo... Good Omens ed i suoi personaggi non sono di mia proprietà, e non ricavo alcun guadagno dal loro uso (magari...).
Avviso: in questo capitolo si fa menzione di violenza contro persone e animali. E' moltro breve e non descrittiva, ma mi sembra opportuno avvertire.

 
CAPITOLO 1
 
Guerra era di buonumore. Aveva trascorso una splendida giornata al mare, a prendere il sole sdraiata su un asciugamano, mentre nella spiaggia affollata intorno a lei scoppiavano risse per i posti e posati padri di famiglia tentavano di infilzarsi a vicenda con gli ombrelloni.
Ora, con i lunghi capelli rossi ancora leggermente umidi ed un abito scarlatto, stava sorseggiando un bicchiere di vino bianco seduta ad un tavolo appartato, in un ristorantino caratteristico. Aveva una splendida veduta sul sole che tramontava sul mare proprio di fronte, ed un altrettanto splendida veduta dello scontro a fuoco che si stava svolgendo nel resto del locale. A quanto pare, una faida familiare che era finita anni prima si era appena riaccesa, proprio mentre due fazioni rivali di trafficanti di droga sistemavano i conti. E non era sicura delle motivazioni di quelle donne che poco prima si stavano godendo la loro cena di classe, ma da quello che urlavano mentre cercavano di infilzarsi a vicenda con i coltelli per il pesce, i loro anni al liceo dovevano essere stati affascinanti.
In ogni caso, era ora di andare. Finì di bere il vino, facendo dardeggiare la lingua tra le ultime gocce, lasciò sul tavolo i soldi ed una mancia generosa, e si diresse verso l'uscita. Nessuno dei proiettili, posate o vasi di fiori che attraversavano l'aria in complicate traiettorie incrociate la sfiorò, ed anche se quasi tutti i clienti maschi, ed alcune delle clienti femmine, interruppero temporaneamente la battaglia in corso per guardare la splendida donna in rosso che attraversava il locale, nessuno si avvicinò a lei. Peccato, pensò tra sé con rammarico. Avrebbe davvero voluto coronare quella giornata perfetta con un po' di azione.
Erano passati anni da quello che avrebbe dovuto essere l'Apocalisse, e da allora la sua vita era stata... no, non esattamente noiosa. C'era sempre qualcosa da fare per lei, visto che gli umani erano tornati quasi subito a combattere l'uno contro l'altro, incuranti della fine che li aveva sfiorati. E poi c'erano state quelle riunioni con gli altri. Inquinamento e Carestia erano piuttosto occupati a loro volta, ma stavano facendo del loro meglio per tenersi in contatto e dedicare tempo ad attività insieme, visto che tutto sommato, indipendentemente dal finale, girare in moto era stato divertente. Morte, ovviamente, era sempre dei loro. Non c'era neanche bisogno di chiederlo. Insomma, Guerra non era rimasta con le mani in mano... ma a volte sentiva la mancanza di una bella sfida. Qualcosa che la mettesse davvero alla prova.
Persa nei suoi pensieri, Guerra attraversò le vie della città verso la sua motocicletta, lasciandosi dietro una scia di sguardi languidi e risse. Il parcheggio era quasi deserto, spegnendole ogni speranza di un'eventuale lite per il posto tra automobilisti che tiravano fuori il peggio di sé.
"Quasi", perché qualcuno c'era: un gruppetto di giovani in un angolo in ombra, giacche di pelle e fisici scolpiti in palestra. Guerra si rianimò, notando la spranga di ferro nelle mani di uno di loro. Uno scontro per motivi sentimentali? Una questione d'onore? Una divergenza d'opinione sulla squadra migliore del campionato?
Senza che nessuno degli uomini se ne accorgesse, Guerra era già lì, appoggiata ad un muro, le braccia incrociate ed un sorriso di piacere che aleggiava sulle labbra perfette. Il sorriso si spense in una frazione di secondo, mentre la temperatura scendeva bruscamente, e non solo in modo metaforico. L'ufficio meteorologico della zona si sarebbe interrogato a lungo su quell'anomalia, se non fossero stati troppo impegnati a giocare a carte quando i loro sensori l'avevano segnalata.
A terra, ai piedi del gruppo di giovani, davanti ad una pila di casse, c'era una massa sanguinolenta di pelo e carne maciullata. Ci voleva una certa immaginazione - o l'esperienza di qualcuno che ha visto ogni conflitto della storia umana, e tutte le loro peggiori conseguenze - per riconoscere in quella sagoma immobile il cadavere di una gatta grigia.
No. Quelli non erano dei suoi - la scintilla che ardeva in loro non era quella che lei apprezzava ed incoraggiava, quella gioia feroce che viene dal sangue, dall'adrenalina e dal frastuono dei proiettili. Questi cercavano il sangue, ma non la sfida. Non Guerra, solo Potere - il potere di infierire e mostrare la propria superiorità su una creatura debole ed indifesa.
Se era quello che volevano, era quello che avrebbero avuto.
Il gruppo di giovani si rese conto solo in quel momento della nuova arrivata. Per un attimo rimasero tutti immobili, mentre gli istinti di qualsiasi uomo di fronte ad una rossa mozzafiato con gambe lunghe e curve sinuose si scontravano con altri istinti più primordiali, che in tempi lontani avevano permesso ai loro antenati di fuggire da belve feroci e disastri naturali.
Dopo qualche secondo, il capo della banda si scrollò di dosso l'illogica sensazione che urlava di mettere un paio di quartieri tra sé e la donna di fronte a lui, e fece quello che i suoi amici si aspettavano.
- Ciao, rossa. Hai voglia di divertirti un po'?-
La rossa in questione incurvò le labbra scarlatte in un sorriso, rivelando una selva di denti candidi che per qualche motivo richiamò ai più colti della banda i documentari sugli squali.
- Che coincidenza, ragazzi. Proprio quello a cui stavo pensando.-
In retrospettiva, quello era il momento in cui avrebbero dovuto correre. Quando, una frazione di secondo dopo, il loro capo aveva allungato una mano verso la donna e lei aveva risposto spezzandogli un braccio con una mossa fulminea, era già troppo tardi.
Guerra si ritrovò immobile al centro di un cerchio di corpi distesi a terra. Nessuno di loro era morto, era stata attenta... non voleva certo trovarsi a spiegare a Morte perché si ritrovava ad avere del lavoro aggiuntivo.
In quel momento, mentre si crogiolava nella sottile, fragile soddisfazione del combattimento, sentì un flebile miagolio. Si voltò di scatto: quella creatura era già morta, lo sapeva, ed allora...
Dalla pila di casse era spuntata una piccola testa coperta di pelo candido. Una seconda testa, nera come il carbone, fece capolino, seguita subito dopo dal resto del corpo di un minuscolo gattino. I due cuccioli si avvicinarono al cadavere della gatta grigia, toccandolo piano con le zampe e con le piccole lingue rosa, miagolando con aria confusa. Altri due gattini li raggiunsero, entrambi grigi come la mamma.
In retrospettiva, quello era il momento in cui Guerra avrebbe dovuto correre, prendere la moto ed andarsene. Perché quando il gattino nero smise per un istante il suo miagolio straziante e puntò gli occhi gialli su di lei, soffiando battagliero, il gattino bianco le si avvicinò incuriosito e le posò una zampa soffice sulla gamba, e gli altri due si limitarono a fissarla con immensi occhioni tristi, Guerra sapeva che questa era una battaglia che non poteva vincere.
- Dannazione.- sibilò frustata, poi si ricompose. Era un Cavaliere... Motociclista dell'Apocalisse, aveva una reputazione da difendere. Visto che ormai aveva cominciato, li avrebbe lasciati al primo rifugio per gatti disponibile, giusto per non dover affrontare le ire di Morte. Quello adorava i gatti. Il tempo di arrivare al rifugio, e se ne sarebbe liberata.
Fu così che pochi giorni dopo, quando gli altri Cavalieri dell'Apocalisse si riunirono per commemorare i vecchi tempi e discutere i loro più recenti successi in un bar non meglio definito, si ritrovarono a fissare una cesta imbottita di stoffa mimetica, contenente topini di gomma, palline, e quattro gattini assai soddisfatti, mentre una Guerra assai più rossa del solito era pronta a sparare al primo che avesse osato commentare.







Nel prossimo capitolo, le reazioni degli altri cavalieri ai nuovi adorabili arrivati! Cosa ne pensate? Vale la pena di continuare questa storiella demenziale, oppure è meglio se mi dedico ad altro? Grazie a tutti per aver letto, ed arrivederci a presto ^_^

Melanita


 
  
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