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Autore: Darlene Hannigan    19/09/2014    2 recensioni
Headley Grange, al ritorno da un glorioso tour.
I quattro membri dei Led Zeppelin si ritrovano nel meraviglioso casale in una veste "diversa".
Quella di genitori.
Ma cosa può accadere in giorni in cui la parola d'ordine è fantasia?
Genere: Demenziale, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jimmy Page, John Bonham, John Paul Jones, Robert Plant, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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I’m just a simple guy, I live from day to day

 

- Ragazzi, ho bisogno di una pausa. – disse, stiracchiandosi le braccia sopra la testa.

- Ma se è solo da un’ora che proviamo! – esclamò Page infastidito.

- JimJam – esordì – Non me ne frega un cazzo. Ho bisogno di una pausa! – esclamò e così si alzò dal suo sgabello, sistemò le bacchette sulla grancassa e si avviò nel giardino.

- Ma dove vai? – chiese Robert aggrottando la fronte.

- Lo lasciate in pace o avete intenzione di fare le mamme premurose ancora per un’altra mezz’ora? – chiese Jonesy dando un tiro alla sua sigaretta, mentre Bonzo, mani ficcate nelle tasche, attraversava il giardino respirando l’aria mattutina a pieni polmoni.

Le prove, badare ai bambini, passare il tempo con Pat …

Erano cose che amava terribilmente, ma che in quei giorni lo stavano sfinendo, specialmente se ogni mattina bisognava montare la batteria in giardino, quando lui avrebbe preferito lasciarla nell’ingresso, usando la tromba della scala come amplificatore.

- Finalmente un po’ di pace. – sussurrò, andandosi a sedere all’ombra di un pino, recuperando una sigaretta e un accendino dalle tasche per dare inizio ad una bella fumata. Chiuse gli occhi, facendo scivolare lentamente il fumo dalle labbra.

Psss

Lo sentì appena e tirò uno schiaffo nel vuoto, credendo si trattasse di un insetto.

Psss – Pss!

Eh no, non era un insetto.

Aprì gli occhi e drizzò la testa, andando alla ricerca della fonte di quel suono

- Hey, tu! Sono qui!

Si guardò intorno, stringendo gli occhi per via del sole e solo dopo essersi voltato alle sue spalle vide che, aggrappata ad un cancello, una bella ragazza dai lineamenti sottili e le forme generose lo stava guardando con un sorriso radioso.

- Ciao dolcezza! – sorrise, sollevando quei baffoni quasi fino alle narici mentre la ragazza lo ricambiava – Che ci fai lì? – chiese gentilmente.

- È qui che suona la band, vero? – chiese, aggrottando leggermente la fronte mentre il leggero vestito di seta purissima le svolazzava attorno alle gambe come ali di farfalla.

- Sì. – disse lui, appoggiando il gomito contro il cancello – E tu saresti?

- Io sono Sally. – rispose quella, la voce sottile di chi cerca di accarezzarti la testa e non farti più capire nulla. Sorrise al batterista, piegando un lato della bocca in maniera impercettibile, segno che lo faceva con un certo sforzo; ma Bonzo non se ne accorse, troppo preso dagli occhi blu che lo fissavano come a volerlo ipnotizzare.

- Sai, mio padre mi ha lasciata libera solo per un’ora. È una persona molto importante in paese. – disse, con un tono che sfiorava l’intimidazione – E se faccio tardi verrà a cercarmi come un pazzo.

- Oh, immagino! – rispose Bonzo, continuando a sorriderle come incantato – E posso anche immaginare che tu voglia entrare. – e così dicendo fece scattare la serratura, aprendo piano il cancello per farla entrare.

Sally saltellò dentro entusiasta, guardandosi intorno quasi fosse entrata in un tempio.

- Benvenuta, principessa! – esclamò Bonzo, cingendole le spalle con un braccio.

- Hey, ma che fai? – chiese Sally stizzita, scattando lontana da lui quasi schifata.

Bonzo rimase sconvolto, fissandola sbalordito con la bocca semiaperta.

- Ma … che diavolo …

- No, che diavolo vuoi tu! – fece la giovane con superbia – Ho detto che voglio vedere la band, non te! – esclamò, riempiendo di disprezzo l’ultima parola.

Il batterista era ormai pietrificato. L’incanto col quale l’aveva fissata pochi minuti prima era tramutato in sgomento come per colpa di un tremendo incantesimo. Aveva di fronte l’ennesima ugola strillante alla vista di Robert o Jimmy, una di quelle che ha solo occhi per loro e finisce col non vedere lui o Jonesy. Non l’aveva riconosciuto, il fatto era chiaro come il cielo sulle loro teste; ma, si sapeva, Bonzo non era di quelli che si perde d’animo. Così fece un passo indietro, rivolgendole un sorriso cordiale e portando le mani dietro la schiena.

- Scusami! – disse, fingendo un dispiacere così profondo da sembrare sincero – La band è nel casale. Li troverai lì.

- Grazie. – sputò lei con un disprezzo che a quanto pare aveva spazzato via qualsiasi traccia di gratitudine, sbattendo nell’aria mattutina la lunga chioma bionda ed avviandosi verso il casale.

Bonzo sorrise sotto i baffi.

- Adesso ti sistemo io!

E così dicendo, afferrò una bicicletta che era poggiata contro il muretto di fianco al cancello e si avviò nel giardino correndo il più veloce che poteva.

 

 

*

 

 

- Ma tu non eri in pausa? – chiese Jonesy sconvolto, sollevando lo sguardo dal suo libro per vedere Bonzo infilarsi in salotto entrando dalla finestra. Entrò appena in tempo per vedere Sally apparire da dietro un albero, diretta verso il portone.

- Ero! – riuscì a dire col fiatone, portandosi le mani ai fianchi.

- Qualcosa mi dice che stai tramando qualcosa. – sussurrò Jonesy sollevando un ciglio.

- Bravo, Baldwin! – esclamò John, puntandogli il dito indice – Mi piace quando azioni quel cervello nascosto sotto la parrucca da fata turchina! 

Jonesy chiuse il libro con un colpo secco.

- Ascolta, Bonz, non te …

- Sì, ok! – disse questo, prendendo il bassista per un braccio e sollevandolo di peso – Non devo chiamarti più così. Muovi il culo adesso!

 

*

 

 

Una mano colpì più volte la porta d’ingresso. Tre colpi precisi, secchi, ma deboli. Robert li sentì appena, immerso in una discussione con Jimmy in cui lui ribadiva, per l’ennesima volta, che Trumpled Under Foot somigliasse a Long Train Running dei The Doobie Brothers.

- Ti dico di sì. – diceva Robert mentre si avviava alla porta.

- Plant, non essere pignolo. Non ci somiglia affatto! – sbuffò Jimmy, portando nervosamente la sigaretta alle labbra.

- Sì, ok. – pose la mano sulla maniglia – Tanto hai sempre rag… goodmorning, sunshine! – esclamò, sfoderando un sorriso raggiante alla vista di Sally che, sull’uscio, aveva assunto la rigidità di una statua di sale, fissando Robert a occhi spalancati.

- B-buongiorno! – riuscì a dire.

Barcollò.

La vide perfettamente, nascosto dietro la porta del salotto rimasta socchiusa, e dovette recuperare tutte le forze per non ridere.

- Robert, Dio, ma l’educazione te l’hanno insegnata? – chiese Jimmy, alzandosi elegantemente dal divano per avvicinare i due, mentre Robert rimaneva silenzioso ad analizzare ogni centimetro di pelle, visibile e non, della ragazzina – Fai accomodare questa giovane bellezza!

- Troppo gentili! – cinguettò lei, aggrappandosi al braccio che Jimmy le offriva, accompagnandola sul divano dove era seduto poco prima.

- Come hai fatto a trovarci, dolcezza? – chiese Robert aggiungendosi alla coppia, sedendosi scomposto in modo che la ragazza lo guardasse non esattamente negli occhi.

- Oh, beh … - disse lei, arrossendo vistosamente e portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio – Lo sanno tutti in paese che voi siete qui – aggiunse, stentando un sorriso.

- Oh, davvero? – sussurrò Jimmy, risistemandole la stessa ciocca, ma la poverina era troppo presa da quegli occhi verdi per notare che il chitarrista l’aveva appena imitata – E chi ti ha fatto entrare? – chiese severo, facendo impallidire Sally in un colpo solo e facendola deglutire pesantemente.

- I-io … non so … credo un vostro aiutante, o qualcosa del genere. – provò a dire – è un problema? – chiese con un nodo alla gola.

- Certo che no, piccola. – la rassicurò Robert con un ghigno che lo contraddiceva – Ci fa piacere ricevere visite. Specialmente se sono tutte come …

Ma fu interrotto. Jonesy si precipitò nell’ingresso, scompigliato e col fiatone, attirando l’attenzione sorpresa dei tre.

- Che ti prende? – chiese Jimmy con tono monocorde.

- Maureen. Charlotte! – riuscì a dire – Sono al cancello, le ho appena viste arrivare dalla mia stanza.

- Oh, cazzo! – esclamò Robert con voce stridula.

- Già, quello che perderemo se questa non sparisce! – esclamò Jimmy indicando Sally con le mani.

La poverina era ormai nel panico totale, gli occhi sgranati e lo sguardo ferito, probabilmente da come l’aveva appena indicata Jimmy. Si alzò insieme ai due guardandosi intorno come in cerca di una via di scampo. Quello che sembrava un sogno si era appena trasformato in un incubo.

- Coraggio. – disse Jonesy, poggiandole una mano su una spalla – Vieni con me.

Sally annuì. Non si accorse nemmeno dello sguardo di Jonesy che correva alla porta del salotto e della testa che annuiva, troppo impegnata a fissare i fianchi di Robert e i capelli corvini di Jimmy che salivano le scale.

Bonzo chiuse la porta, un sorriso trionfante sulle labbra.

- E non finisce qui!

 

 

*

 

 

- Ma, dove mi stai portando?

La voce stridula di Sally gli arrivò all’orecchio come se fosse stato il ronzio fastidioso di un insetto, ma si stava divertendo troppo per lasciar perdere e, quando vide Jonesy aprire la porta del porcile, gli fu difficile trattenere le risate.

- John. Nascondila. Le mogli dei membri della band sono arrivate e tu e questa signorina fate in modo di non farvi vedere in giro, chiaro? – ordinò Jonesy con tono di disprezzo e con una punta di vendetta, sapendo perfettamente che non poteva rispondergli a tono.

- Sì signore …

- Ma, come? Mi nascondete qui? – chiese schifata la ragazza, fissando i maiali di fronte a sé – E con questo qui?

- Ma chi ti tocca! – esclamò Bonzo, sedendosi su uno sgabello mentre Jonesy chiudeva la porta ridendo sotto i baffi.

- I-io non posso stare qui! Devo tornare a casa!

- Stai zitta. Con quella voce potrebbero sentirti fino in paese e se le mogli ti scoprono, ti mettono al posto mio a spalar letame. – puntualizzò, per poi tirare fuori dal taschino un’armonica a bocca.

- Ci mancava il porcaro musicista. – sbuffò l’odiosa ragazzina, ma Bonzo non le diede corda. Prese a suonare. Era un vecchio pezzo di Little Walter, Juke, che spesso si divertiva a suonare insieme a Robert quando erano ragazzini, stesi sul bordo di qualche muretto di una delle tante campagne sperdute delle Midlands.

Sembrò un incanto.

Sally si voltò a guardarlo, forse era la prima volta che lo faceva quel giorno, gli occhi pieni di un interesse che fino a quel momento non gli aveva rivolto. Il suono di quell’armonica era così cristallino e al contempo sporco, sensuale, che sentì qualcosa muoversi al centro del petto. Forse l’anima.

Si sedette su un mucchio di paglia, le ginocchia raccolta tra le braccia, fissando Bonzo a bocca spalancata.

- Wow! – sussurrò quando lui ebbe finito, incantata.

Lui si voltò soddisfatto, sorridendole sbilenco.

- Grazie. – disse, poi guardò fuori da una delle minuscole finestre del porcile, i poveri animali che continuavano a gironzolare pigri ed indisturbati.

- Che c’è? – chiese lei.

- Credo siano andate via. Ti accompagno su.

 

 

*

 

 

Dal salotto, la chitarra di Jimmy urlava impazzita, persa in un assolo malinconico.

- Stanno provando! – sussurrò lei a Bonzo, ormai avvicinandolo con sicurezza – Perché non gli chiedi di suonare con loro? Sei bravo con quell’armonica.

Bonzo rise di gusto: - Il mio mestiere è la batteria, carina! – esclamò e, così dicendo, spalancò la porta del salotto, entrando entusiasta.

- Ma dov’eri finito? – lo rimproverò Jimmy vedendolo entrare e, pur notando la presenza di Sally, la ignorò completamente.

- Chiedilo a Miss Universo! – disse, afferrando le bacchette e indicando Sally, sempre più sconvolta e corrucciata.

- T-tu … - balbettò, indicando Bonzo con un dito mentre gli altri tre si gustavano la scena iniziando a ridere – Se-sei il batterista?

- No, suo nonno! – disse, battendo le bacchette una contro l’altra – Riprendiamo a provare? A mezzogiorno vorrei mangiare!

- Agli ordini capo! – esclamò Robert mettendosi sull’attenti e agitando a destra e a manca la chioma leonina.

Sally prese a piangere.

Bonzo aveva organizzato tutto alla perfezione, mettendo in piedi quella lezione che, ne era sicura, non avrebbe mai dimenticato. Si voltò, facendo per andarsene, ma la voce di Bonzo la bloccò.

- E ricorda una cosa, bambina!

Lo guardò, gli occhi che trasmettevano il suo senso di colpa.

- Mai giudicare dalle apparenze.

Detto questo, batté il tempo e ricominciarono a provare, mentre Sally andava via a testa bassa e la sua presunzione ferita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Angolo dell’autrice.

Eccomi qui!

Perdonate il vergognoso ritardo, ma il tempo è quello che è!

Ecco, questa è la fiaba “appioppata” a Bonzo bello: “Il porcaro” o “Il guardiano dei porci”.

Per chi abbia letto la storia, sa perfettamente che la storia non è esattamente fedele per come l’ho scritta, ma, lo ripeto, per me la cosa fondamentale è adattare la fiaba originale alla realtà e renderla quasi verosimile. E per farlo, ciò che tento di “salvare” è la morale che vuole insegnare la fiaba vera.

Ad ogni modo, quella scritta qui è anche una specie di “critica”.

Lo so bene, tutte noi, esattamente come Sally, non possiamo fare a meno di spalancare la bocca di fronte ai fianchi spettacolari di Robert o incantarci di fronte agli occhi di Jimmy però… Hey, c’erano altri due componenti nel gruppo! :D

Quindi, eccovi la morale della fiaba abbinata a Bonzo!

Credits: Out On The Tiles, Led Zeppelin.

Sì, credo ci sia tutto, alla prossima!

D.H.

   
 
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