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Autore: Abigail_Cherry    20/09/2014    2 recensioni
Sei adolescenti sono rinchiusi in una stanza ma nessuno di loro sa il perchè. Denise è l'ultima arrivata, mentre gli altri sono rinchiusi da molto più tempo. All'inizio sembra tutto normale ma... a poco a poco... tutto inizia a cambiare...
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1:

Risveglio

 

 

Mi sveglio. Capisco solo che sono sdraiata a terra, senza un materasso né un cuscino. Apro a fatica gli occhi e cerco di intravedere qualcosa oltre al buio. Che sia una sagoma o una persona. Per prima cosa vedo una luce, coperta però da dei lunghi capelli, forse biondi. Faccio ancora un piccolo sforzo e riesco ad aprire interamente gli occhi. Davanti a me compare una ragazza, quella di cui avevo appena intravisto i capelli, adesso si rivelano anche più lunghi. La scruto attentamente: i curiosi occhi verdi che mi guardano e la pelle pallida, il viso pieno di lentiggini; è vestita di azzurro e bianco e al polso ha un bracciale giallo con scritto sopra qualcosa... ma non riesco a leggere. Solo allora mi rendo conto che io non conosco quella ragazza. Mi prende il panico. Spalanco gli occhi e grido, mi alzo da terra con i gomiti e striscio all'indietro finché qualcosa di grande e caldo non mi blocca, sbarrandomi la strada. Giro la testa lentamente e vedo un altro viso, questa volta di un ragazzo, inginocchiato per terra: ero andata a sbattere contro il suo stomaco. Non resto molto tempo ad osservarlo, penso solo a ciò che quei due mi vorranno fare, e divento ancora più impaurita.. Urlo di nuovo. Lui mi afferra le mani per tenermi ferma ma non dice niente.

<< Chi siete? Cosa volete da me?!? >> urlo, dimenandomi cercando di sfuggire alla presa del ragazzo.

<< Stai tranquilla. >> mi dice la ragazza dai capelli biondi. Nella sua voce percepisco un briciolo di tristezza. << Non vogliamo farti del male. >>

<< Lasciatemi andare, vi supplico! Non fatemi del male! >> rispondo, quasi senza ascoltarla. Perché mi dovrei fidare di un estranea?

<< Oh, no... >> mormora una voce più lontana. È una voce maschile ma non è quella del ragazzo che mi tiene ferma. Quindi... c'è una terza persona? << Ogni volta la stessa storia! >> continua la voce.

<< Stai zitto, Ian! Ci siamo passati tutti! Cerca di non essere te per una volta! >> gli risponde a tono la ragazza.

<< E che divertimento ci sarebbe? >> risponde la voce, a quanto pare appartenente ad un certo “Ian”.

La ragazza sospira rassegnata, ignorando la domanda di Ian e torna ad occuparsi di me: mi prende le gambe e me le immobilizza.

<< Vi prego! Voglio tornare a casa dai miei genitori! Non fatemi del male! Non ho fatto nulla per meritarmelo! >> ricomincio ad urlare.

<< Ehi, ehi! >> dice la ragazza. << Puoi fare una cosa per me? Calmati e dimmi il tuo nome. >>

<< Prima spiegami che ci faccio qui! >> rispondo.

<< Vorremmo saperlo anche noi... >> mi risponde lei, dopo un sospiro.

Ed in quel momento mi fermo. Smetto di dimenarmi cercando di scappare dalla ferrea presa del ragazzo dietro di me.

<< C-cosa vuoi dire? >> chiedo, confusa.

<< Te lo spiegheremo. Basta che la smetti di agitarti, ok? Nessuno qui ti vuole fare del male. >> mi risponde lei.

Pochi minuti dopo ci ritroviamo seduti tutti in cerchio. E con tutti intendo anche le persone che prima non avevo notato: in tutto, esclusa me, erano in sei. Ed una sola era una ragazza.

<< Io sono Elle. >> si presenta lei. Ha un tono dolce e dice quella frase come se l'avesse già ripetuta più volte. << Sono nata e vissuta a Londra. Finché circa due anni fa, non so come né perché, sono stata portata qui. >> abbassa lo sguardo, guardandosi le mani giunte.

<< Io sono Nao. >> mi giro verso chi ha parlato e lo guardo: un ragazzo esile, dallo sguardo dolce ma allo stesso tempo... vuoto. << Sono nato e cresciuto in Giappone, ma i miei genitori erano americani, e questo spiega il perché non ho tratti asiatici. Sono qui da... otto mesi. >> anche lui abbassa lo sguardo. Evito di guardarlo ancora, temendo che la cosa diventi imbarazzante e guardo alla mia sinistra, ci sono tre ragazzi, ma solo uno di questi mi guarda. Io lo guardo di rimando. Ha lo sguardo serio, pensieroso e, in un qualche modo, anche arrabbiato e stanco.

<< Ian. >> si presenta. Allora era stato lui a parlare prima... perché è arrabbiato con me? << Sono di New York. E qui, invece, sono intrappolato da ben tre anni. >> Intrappolato? Penso, con una brivido di terrore. Siamo tutti... prigionieri?

<< Tocca a me! >> esordisce il ragazzo affianco ad Ian con una voce quasi allegra. << Mi chiamo Gilles. Piacere di conoscerti. >> Gilles sorride e fa un cenno con la mano. Da come ha pronunciato il suo nome e dal suo accento in generale, capisco subito che è francese. << Sono nato a Parigi e sono qui da circa un due anni, sono arrivato due settimane prima di Elle. >> Gilles volta lo sguardo verso di lei, che ricambia lo sguardo con un sorriso triste. Poi, però, si riprende in un lampo e mette un braccio sulle spalle del ragazzo alla sua destra, stringendolo a sé.

<< Lui è Elia. >> dice, mettendo un dito sulla guancia del ragazzo, per indicarlo. Lui rimane impassibile. << Di lui sappiamo solo questo. E che è lui ad essere arrivato prima di tutti. Quindi... Circa cinque anni fa. >>. Toglie il dito dalla guancia di Elia ed incrocia le braccia.

Non dico niente. Anche se ho ancora mille domande che mi ronzano in testa.

<< E per ultimo... >> continua Elle. << Al. >> dice, indicando anche lui.

Al non risponde. << Al? >> domanda Elle << Non ti presenti? >>.

<< La camicia. >> dice Al.

<< Come? >> chiede Elle.

<< La camicia della ragazza. È fuori dalla gonna. >> termina.

Controllo la mia camicia. È vero, la camicia non è sistemata bene. Probabilmente si è disordinata prima, cercando di liberarmi dalla presa di Elia. La rimetto a posto, e vedo lo sguardo di Al rilassarsi.

<< Sono di Oxford. E sono chiuso dentro qui da quattro anni. >> dice alla fine.

Poi, tutti si girano e mi guardano. Arrossisco ed abbasso lo sguardo. Che cosa vogliono?

<< Tocca a te, novellina. >> dice Ian, come annoiato.

<< Io... >> comincio. Sarebbe una buona idea dire a tutti questi estranei il mio vero nome? Non so perché ma non mi fido di loro. Invento un nome. << Mi chiamo Denise. >>.

   
 
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