5.Run out the room and I’ll follow you like a lost puppy
This morning, you wake, a sunray hits your face
smeared makeup as we lay in the wake of destruction…
Il sole era
ormai sorto nel cielo, ma né la luce dei suoi raggi, né il rumore della Corte
che stava irrimediabilmente rientrando in attività, aveva sortito alcun
effetto, perlomeno apparente, su Caterina. Gli occhi chiusi, i lunghi capelli
sciolti intorno al volto, sembrava quasi una principessa delle fiabe in attesa
del bacio che rompesse l’incantesimo, ma lei, immersa nel suo sogno che la
notte precedente aveva contribuito a creare, non poteva avere la certezza se
quel bacio ci fosse stato o meno.
“Caterina…”
Un leggero
tocco sulla sua spalla e quella voce dolce si era insinuata nelle sue orecchie;
non poteva sapere se fosse parte del sogno o della realtà, così nel dubbio
decise di dare un’occhiata. Gli occhi da socchiusi divennero spalancati nel
vedere la reale figura del marito e scattò a sedere, come a prepararsi ad una
nuova ineluttabile battaglia. Ciò che non poteva sapere era che lui aveva deciso
di deporre ogni arma.
hush baby, speak softly, tell me I’ll be
sorry
that you pushed me into the coffee table last night
so I can push you off me
Enrico non
aveva chiuso occhio quella notte; pensieri ingarbugliati si erano rincorsi
nella sua mente, pensieri che avevano costretto Cromwell
ad anticipare la sua alba e a risolvere in breve una volta e per sempre il Grande
Problema del Re: solo poche ore prima
era stata presa la decisione che aveva camminato per troppi anni su un filo
sottilissimo, e il Re quel filo aveva deciso finalmente di spezzarlo.
Con un
accennato sorriso sulle labbra, incrociò le braccia al petto guardò verso
Caterina, restò a fissare l’espressione di sorpresa sul suo volto senza dire
una parola. Attendeva, e si riscopriva
adesso a volere una sua nuova promessa d’amore o semplicemente una carezza,
parole e gesti che una volta avrebbe disprezzato, pretendo quasi delle scuse.
Ma era sempre lui a doversi in realtà scusare, per il presente, per il passato,
per come aveva tentato di cambiare il loro futuro.
Try and touch me so I can
scream at you not to touch me
Run out the room and I'll follow you like a lost puppy
Restava a fissarla in attesa della sua prossima azione, anzi reazione: reazione
a ciò che avevano vissuto quella notte o meglio in un’intera vita. Lui aveva
già scelto, finalmente ne era sicuro mentre, fissando gli occhi ancora spalancati
di sua moglie, gli sembrava di avere la percezione del “per sempre”. Ma
Caterina non poteva indovinare tutto questo da un semplice sorriso, un sorriso
che aveva visto troppe volte ultimamente,senza che fosse mai possibile leggervi
una sfumatura d’amore perlomeno per lei e così la sua reazione si rivelò
crudele. Crudele fu il modo in cui ruppe il contatto tra i loro sguardi,
crudele il modo in cui scostò le coperte e scese dal letto, crudele il modo in
cui gli diede le spalle.
“Vi ringrazio, Vostra Maestà per questa ultima notte
da Regina”
Un tono freddo, tagliente, crudele.
Baby, without you, I'm
nothing, I'm so lost, hug me
Then tell me how ugly I am, but that you'll always love me
Enrico si mosse lentamente, quasi ipnotizzato da tanta
simulata indifferenza. Si avvicinò cautamente, quasi temesse di vederla
scappare: un’ipotesi che prima di allora non aveva mai preso neppure in
considerazione. Quella che aveva davanti non era la donna che conosceva: la sua
Caterina era sempre stata lì per lui, per sorreggerlo, per
proteggerlo, per amarlo, mentre adesso con quel gesto, con quelle parole,
manifestava un’attitudine diversa, l’attitudine a essere una persona umana
forse e a desiderare una fine per quella sofferenza quasi sovrumana che lui le stava
dando.
Era colpa sua se vedeva la sua roccia sgretolarsi e
lui adesso non poteva far altro che cercare di metterla in sesto, adesso che
forse era troppo tardi.
“Amore mio…” sussurrò,
poggiando delicatamente le mani sulle sue spalle sperando di farla voltare
nuovamente verso di lui.
Ma lei non lo ascoltava neppure,si divincolò dalla sua
presa e si avvicinò alla finestra: lo spettacolo che si svolgeva al di fuori di
quella stanza sembrava essere tutto ciò che le importava al momento. Dopo un
attimo di indecisione, il Re la imitò e diede anche lui un’occhiata. Ma cosa
poteva esserci di così interessante in una carrozza? Qualche servitore si
muoveva indaffarato e qualche cortigiano curiosa osservava incuriosito la
scena, esattamente come sembrava osservarla lei.
This house is too huge, if you move
out I’ll burn all two thousand
square feet of it to the ground, there’s nothing
you can do about it
“Smettetela
con questa finzione, Enrico” esordì improvvisamente Caterina, voltandosi di
scatto per poterlo guardare.
“Quale
finzione?” domandò lui apparendo per la prima volta sinceramente stupito.
Forse perché
per la prima volta era sincero, e veniva accusato di una colpa che non sentiva
sua.
“Questa
notte, l’altra… Non posso… Smettetela vi prego” rispose lei, mentre i suoi
occhi, riempiendosi di lacrime, risultavano più eloquenti delle confuse parole.
“Ma io vi
amo” protestò lui semplicemente, afferrandola per le braccia con decisione,
quasi per scuoterla da quello stato d’animo che lui non riusciva a sopportare
sul suo volto.
Avrebbe
voluto vederla pregarlo, convincerlo, perfino accusarlo, ma sempre forte,
combattiva.
“Allora
perché mi state mandando via?” ribatté debolmente accennando con la testa alla
carrozza ferma all’ingresso del Palazzo.
Enrico strinse
gli occhi confuso e per un momento allentò la presa; lanciò un’altra occhiata
fuori la finestra e improvvisamente comprese. Scosse la testa mentre un piccolo
sorriso si apriva sul suo volto, poi la strinse nuovamente e la avvicinò più a
sé costringendola a continuare a guardare ancora un po’. Minuti interminabili
rotti soltanto dal respiro sofferente di lei, minuti interminabili in cui nulla
accadeva, nulla spiegava quel sorriso. Eppure restavano così immobili, ancora
un po’.
Ancora un
po’, finché la bella figura di Anna Bolena appariva
inaspettatamente nella scena che stavano fissando e, salendo sulla carrozza tra
il vociare delle dame e degli uomini di Corte che accorrevano sempre più
numerosi, interpretava il suo ruolo da protagonista per l’ultima volta.
“Ma…” fu
tutto quello che Caterina riuscì a dire, sopraffatta dall’incredulità.
Un ma privo
di lacrime, e di sorrisi, un ma ancora incerto, un ma che sapeva di speranza e
di paura.
“Voglio che
restiate qui con me… “ disse Enrico, spostando adesso le sue mani sul viso di
lei “Solo voi” aggiunse posandole un bacio sulle labbra.
Sorrise
apertamente stavolta mentre avvertiva quelle labbra rispondere e udiva quella
bocca ridere finalmente. Si allontanò dalla finestra e tenendola per mano, la
condusse al suo letto, il loro letto.
Non voleva
altro per quella mattina, non aveva bisogno di altro per tutta la vita.
With you I’m in my f-ckin’ mind, without you, I’m out it
NDA:
Dopo più di
un anno e mezzo, posso finalmente mettere la parola FINE a questa storia! Un grazie
speciale a salierix che ha letto, seguito e incoraggiato
ogni singola storia io abbia mai scritto per questo fandom,
che rimarrà sempre il mio preferito.