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Autore: Pippo022    21/09/2014    0 recensioni
L'avventure, i sogni, e le sfide di un ragazzo che a un unico amore: il calcio
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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l campo del Pontino  è spalecchiato. Tanta terra e solo qualche spruzzata di verde sulla linea di fondo. I pali delle porte malmesse come le recensioni, come l'edificio che ospita bagni e spogliatoi. Anche il quartiere anche il quartiere é in pessimo stato: lungo la strada improvvisati lava-auto a ogni incrocio, rivenditori di pneumatici usati, cartelli che annunciano"compro metalli" cioè rottami; c'è persino un cartone che pubblicizza un parrucchiere per caniz. Sullo sfondo, torri di edilizia popolare che hanno perso il fascino di un tempo, vegetazioni che cresce fra le crepi dell'asfalto immondizia a friggere sotto il sole, uomini e vecchi sfaccendati, ragazzo troppo grandi che gironzolano su biciclette troppo piccole."  Qui è cambiata la gente" dicono gli anziani sono arrivati i malfattori "di notte c'è da aver paura a girare su queste strade.
Alle 3 del pomeriggio il campo è deserto. I ragazzi delle scuole vicine che vengono a fare sport se ne sono già andati, e prima delle cinque non arrivano quelli del calcio. C'è solo un professore,maglia bianca, tuta blu e scarpe da ginnastica. È lui ad indicare la strada, 150 metri per la casa del mister Fabio, il primo allenatore di di Tommaso Fracchetti.
Apre la porta con le mani bagnate sta facendo da mangiare per sua moglie Claudia, cieca ma invita i visitatori a entrare e ad accomodarsi. Quattro poltrone, un enorme cane bianco e puzzo di chiuso in un povero soggiorno  dominato da un antico televisore. Fabio Salvaror 81 anni quattro figli e otto nipoti ha la faccia affilata con l'ombra di due baffetti, il corpo come un filo di ferro contorto, la voce e le mani tremanti. Ha lavorato una vita in  stazione da giovane giocava nel club Pontedera e per trent'anni ha allenato i più piccoli del Pontino
"me ne mancava uno per formare la squadra dell'86. Avevo in mano la sua maglia e mentre gli altri facevano gli esercizi io guardavo se arrivava. Niente da fare. Dovevamo giocare con uno in meno. Fu allora che, oltre la recensione vidi un ragazzino che stava giocando da solo a pallone. Ci pensai su, e poi decisi.
Andai a parlare con sua nonna che era appasionata di calcio e le dissi"prestamelo". Lei voleva vederlo in campo. Questo lo sapevo. Mi aveva chiesto parecchie volte di provarlo elencandomi le qualità del nipotino. La madre e la zia non volevano che giocasse: "è troppo piccolo per giocare gli altri sono il doppio di lui" dicevano. Per tranquillizzare dissi a loro lo metto sulla fascia laterale se si fa male interrompo la partita e lo faccio uscire"
Così racconta la storia mister Fabio. Diversa la versione della famiglia di Tommaso " fu nonna Maria che obbligo Fabio a farlo giocare quando gliene mancava uno per formare una squadra. L'allenatore non voleva saperne perché era troppo piccolo ma la nonna insistette" fallo giocare e vedrai quello che combina" "Va bene" rispose Fabio glielo metto qui vicino alla linea laterale, così quando piange viene a prenderlo lei"
Sul seguito della vicenda nessuna discordanza.
" Gli diedi la maglia e lo misi sulla fascia in difesa" racconta ancora l'allenatore" il primo passaggio gli passò a desta, lo guardo e... nulla"


Il prossimo capitolo arriva MARTEDÌ nel prossimo capitolo vedremo come andrà a finire l'incontro con Fabio
   
 
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