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Autore: Carlos Olivera    23/09/2014    4 recensioni
Sono passati due anni dalla distruzione del Drago Antico.
Saito e Louise, ora sposati, vivono felicemente nel loro feudo di De Ornielle, facendo continuamente avanti e indietro da Tokyo per stare con i genitori di Saito. Per Saito, inoltre, è in arrivo una notizia inattesa e bellissima. D'improvviso, una serie di inquietanti e terribili imprevisti giungono a distruggere una pace così difficilmente conquistata. Da un momento all'altro, per qualche misterioso motivo, Saito perde nuovamente i suoi poteri di Gandalfr, e Louise la possibilità di evocare i portali dimensionali. Contemporeamente, la morte improvvisa della regina Henrietta genera lotte sanguinose per la successione al trono tra i nobili; da un momento all'altro, Tristein conosce la sua epoca Sengoku, sprofondando nella guerra civile. Mentre Saito e Louise devono scegliere che ruolo avere in questi eventi, la misteriosa comparsa di un giovane senza memoria, ma che per qualche strano motivo sembra aver "rubato" a Saito le rune di Gandalfr, sarà destinata a cambiare per sempre le loro vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nel cuore dell’accampamento, circondato dai propri soldati, Lucas sedeva in silenzio sul basso sgabello, gli occhi rivolti alla battaglia sotto i suoi piedi e il volto impietrito, quasi glaciale.

Al suo fianco, Kiriya, che di contro aveva l’ansia e lo sconforto dipinti sul viso, e guardava ora il suo signore ora, a propria volta, la battaglia, ben consapevole che la sua adorata sorella Seena era da qualche parte lì in mezzo.

«Mio signore…» mormorò senza tuttavia ottenere risposta.

Un messaggero a cavallo arrivò tutto trafelato dai piedi della collina aggirando la battaglia.

«Lord Marcin!» disse senza neanche scendere. «Lord Hiraga mi manda a dirvi che il Generale Kaoru non potrà partecipare alla battaglia.»

«Che cosa!?» esclamò il giovane nobile voltandosi di scatto. «Per quale motivo?»

«Ci sono stati disordini a Grasse. Pare che alcuni sostenitori del precedente signore abbiano approfittato dell’assenza di gran parte dell’esercito per tentare un colpo di stato. Il Generale è stato costretto a tornare in città con i suoi uomini per riportare l’ordine.»

Kiriya guardò con il cannocchiale in direzione del bosco dall’altra parte della vallata, e per quanto si sforzasse di cercare tra gli alberi non si vedeva traccia di cavalieri.

«È così, Mio Signore. Il Generale Kaoru ha lasciato la sua posizione.»

Lucas distolse gli occhi, tornando a rimuginare con sé stesso.

«Mandate un messaggero a fare rapporto. Chiedete disposizioni.»

Nel frattempo, sul campo di battaglia, le cose stavano andando per le lunghe.

Consapevoli di non avere altra alternativa se non quella di vincere o morire, gli uomini di Santin stavano resistendo con le unghie e con i denti, rintanati dietro la loro formazione chiusa con le spade e le punte di lancia a emergere dalle piccole fessure negli scudi.

Saito assisteva da lontano, e benché non si intendesse di battaglie campali come la maggior parte dei suoi generali era consapevole che la situazione rischiava di virare verso un punto morto; molto probabilmente la barriera avrebbe resistito abbastanza a lungo da sfinire i suoi soldati, e a quel punto l’esito dello scontro avrebbe anche potuto risultare più incerto.

«Così non và, stiamo perdendo tempo» mugugnò Saito. «Se non ci sbrighiamo ci salteranno addosso.

Ordinate a Kaoru di attaccare subito.»

Un soldato lanciò in aria un incantesimo luminoso di colore arancio brillante, che in accordo con quanto stabilito prima della battaglia avrebbe dovuto essere il segnale per la carica, ma a distanza di molti secondi non si vide sbucare dalla foresta nemmeno un cavallo.

«Che sta succedendo? Perché non attaccano!?»

«Mio signore!» esclamò un esploratore giungendo tutto trafelato. «Il Generale Kaoru ha abbandonato la sua posizione!»

«Che cosa!?» domandò Saito spalancando gli occhi

«Ma perché l’ha fatto?» disse Jeanne, sconvolta quanto lui

Ma non c’era tempo per domandarselo; a quel punto, restava un’unica alternativa.

«Presto, fate il segnale a Lucas!»

«Sì, mio signore!».

Questa volta fu di colore verde, e nel momento in cui scintillò nel cielo Lucas, intercettatala, abbassò nuovamente lo sguardo, lasciando intravedere una goccia di sudore che solcandogli le tempie discese fino al mento, scivolando infine sull’erba ai suoi piedi.

Un secondo messaggero, giunto pochi istanti prima, se n’era andato da poco, e da quel momento il giovane principe di Marcin non aveva più sollevato il capo da terra.

«Mio Signore…» mormorò Kiriya

«Prepararsi… ad attaccare…» disse stringendo forte le mani sulle ginocchia

 

Per i soldati che cercavano in ogni modo di avere ragione di una difesa che appariva insormontabile, il risuonare improvviso dei corni di guerra dei Marcin arrivò alle loro orecchie come un dolce canto di vittoria, e come Seena, impegnata in prima linea, vide gli alleati dilagare giù per la collina lance in pugno, si convinse dentro di sé che la battaglia fosse ormai finita.

I Marcin travolsero come un fiume in piena le truppe di Grasse, che colte alla sprovvista videro il loro fianco sinistro andare in pezzi come un guscio d’uovo.

«Ma cosa…» imprecò Seena con gli occhi sbarrati prima che un soldato di Marcin le saltasse addosso cercando incredibilmente di ucciderla.

Con la forza dei riflessi la ragazza riuscì a difendersi e ad abbattere l’incauto aggressore, ma i suoi uomini, sbigottiti e disorientati, iniziarono immediatamente ad andare nel panico, subendo l’immediato contrattacco da parte dei Santin che cominciarono a spingere.

Come lei, anche Saito e gli altri rimasero impietriti e senza parole, sconvolti da un tradimento che non credevano possibile.

«Non può essere! Non può farci questo!» disse Saito cadendo affranto sullo sgabello

Di contro, mentre nel campo degli Hiraga montavano sconforto e sorpresa, nel centro del suo accampamento Santin mosse improvvisamente le labbra in una espressione sicura, ben diversa da quella ugualmente sconvolta dei suoi generali.

«In guerra vince chi tiene le proprie carte nascoste fino all’ultimo.» quindi ordinò «Generale Organ

«Signore?»

«Scendete in battaglia con metà delle nostre riserve. Che circondino il nemico sul fianco sinistro e lo annientino.»

«Ma, la loro cavalleria…»

«La cavalleria non è più un problema. Circondate il nemico, ma lasciategli una via di fuga. Appena capiranno la situazione che si è venuta a creare cercheranno di scappare, e allora il loro destino sarà segnato.»

Saito non riusciva a spiegarselo, e mentre guardava i suoi uomini iniziare a cadere come mosche cedendo sempre più terreno si domandava come potesse essere possibile.

Quale motivo poteva aver avuto Lucas per tradirlo in quel modo? Cosa gli aveva offerto Santin per riuscire a spingerlo ad una cosa così apparentemente impossibile come tradire la sua famiglia, i suoi ideali, fin’anche il suo stesso Paese?

«Lord Hiraga, dobbiamo ritirarci!» lo esortò Jeanne appena si furono riavuti dallo sconcerto

«Perché? Perché, Lucas? Che cosa ti abbiamo fatto per meritarlo?»

La sua mente tornò indietro, cercando di trovare una risposta, una spiegazione, percorrendo a ritroso gli ultimi mesi della loro vita, perché non era possibile che quel tradimento avesse avuto origine prima dell’inizio della guerra.

L’istinto lo condusse alla fallita spedizione contro Ty-Kern, a quell’inferno di fuoco e fiamme cui Lucas era miracolosamente sopravvissuto, questo dopo che Saito lo aveva visto con i suoi occhi precipitare assieme alla sua nave e inabissandosi in mare.

Forse, dopotutto, non si era trattato di un miracolo.

Qualcuno aveva voluto salvargli la vita, esigendo in cambio un giuramento di fedeltà, oltre alla promessa di favorire in qualunque modo la marcia trionfale di Santin e dei suoi sostenitori.

Ecco spiegato l’atteggiamento rinunciatario assunto da Lucas al suo apparente ritorno dal regno dei morti; il suo scetticismo in merito al ritrovamento della Fortezza d’Acciaio, i numerosi pretesti per rifiutarsi di correre in aiuto del fratello in armi con tutte le sue forze. Ora tutto aveva un senso.

Eppure, in cuor suo, Saito sapeva che Lucas non avrebbe accettato mai di barattare il suo onore con la vita.

Doveva esserci qualcos’altro. Qualcosa di più profondo.

«Mio signore, dobbiamo ordinare la ritirata finché possiamo!» lo riscosse Jeanne

«Ma, i soldati in battaglia…»

«Se restiamo qui moriremo tutti! Quei soldati combattono per voi! Non potete permettere che il loro sacrificio risulti vano! Voi avete il dovere di sopravvivere!»

Ma Saito non se la sentiva; non gli sembrava giusto né giustificabile salvare la propria vita al prezzo di migliaia di altri sacrifici.

Nel mentre, pur attaccati da due lati, gli Hiraga superato lo sgomento iniziale avevano ripreso a combattere con fervore, pur in evidente difficoltà, incitati da Seena e dagli altri ufficiali che malgrado tutto seguitavano a stare in prima linea.

Di colpo, nel mare di facce, sangue e lame, la giovane vide emergere un volto famigliare, che da un momento all’altro le apparve innanzi accendendo un nuovo fuoco dentro di lei.

Mai avrebbe creduto possibile di trovarsi un giorno a dover guardare suo fratello Kiriya dal lato opposto della barricata.

Stettero a guardarsi per attimi interminabili, scrutando ognuno i pensieri dell’altro, lei con sconforto lui, quasi, con vergogna.

«Perché l’avete fatto, Kiriya? Che cosa vi hanno promesso per farvi tradire i vostri alleati?»

«Io sono un soldato, nee-san. Obbedisco agli ordini. È questo il mio compito.»

L’arrivo di un nemico costrinse Seena a distrarsi, e quando riuscì a risollevare gli occhi il fratello era sparito.

 

Lucas non aveva neanche il coraggio di guardare verso la vallata, e anche i pochi uomini rimasti a protezione del campo si sentivano tremare le gambe al pensiero di quello che il loro signore li aveva costretti a fare.

Nel gioco del potere tutto era concesso, come diceva un famoso proverbio di Tristain, ma nessuno tra i più navigati ufficiali e soldati di Marcin avrebbe mai ritenuto possibile un tradimento nei confronti proprio di colui che Lucas aveva sempre considerato quasi un fratello.

«Ordinate di spingere con forza.» mormorò «Cerchiamo di farla finire quanto prima. Al momento giusto, ordinate alla cavalleria nascosta nelle retrovie di caricare, ma senza esagerare. Non voglio troppi morti.»

«Sì, mio signore.» rispose un ufficiale alla medesima maniera.

Un rombo improvviso interruppe sul nascere l’invio del segnale; sembrava un tuono, benché in cielo non vi fossero nuvole, e invece di affievolirsi quel suono così minaccioso sembrò farsi sempre più vicino.

Lucas fu il primo a riconoscerlo, ed un brivido irrigidì immediatamente la schiena, lasciandogli a malapena la forza per girarsi alle proprie spalle assieme ai suoi comandanti.

Kaoru e Kilyan sbucavano in quel momento dalla macchia di vegetazione che ricopriva il crinale situato un po’ più in alto alla destra dell’accampamento Marcin, e al comando della cavalleria Hiraga si stavano già lanciando come indemoniati contro il nemico, sventrando la terra sotto il peso dei loro zoccoli.

«Formazione di difesa!» urlò il primo dei comandanti che riuscì a riacquistare la ragione.

Confusi, i soldati posti lungo il perimetro più esterno fecero non fecero neppure in tempo a raggrupparsi in linea a dovere, e la loro flebile resistenza venne facilmente travolta, anche se le poche forze che riuscirono a mettere nello scontro diedero il tempo ai pochi soldati rimasti di formare una seconda barriera a difesa del cuore del campo.

La scena non sfuggì agli occhi di chi stava al di sotto, nella valle, e stavolta lo stupore attraversò in egual misura sia le truppe di Grasse che quelle di Mormerié.

«Kaoru!» esclamò Saito, incapace di trattenere la gioia.

I soldati a protezione del campo riuscirono a reggere l’urto della cavalleria, ma era chiaramente solo una questione di tempo.

«Lanciate il segnale alla cavalleria! Saranno costretti a tornare indietro per proteggere il loro signore!»

Il razzo venne sparato, ma non accadde nulla.

Se Kaoru aveva previsto il tradimento di Lucas, Kilyan invece aveva ipotizzato la presenza di un battaglione pronto a tagliare la strada ai loro compagni non appena questi, colti dal precipitare degli eventi, avessero cercato di fuggire, e nell’attraversare il campo di battaglia da una parte all’altra nascosti nella foresta avevano cercato, stanato e scacciato la forza in questione nel giro di pochi.

Ora era Lucas a rischiare seriamente per la propria vita.

A quel punto, Kiriya non ebbe altra scelta, e scambiatosi un altro sguardo con Seena, sorpresa quanto lui ma palesemente sollevata, si rivolse ai suoi uomini.

«Ritirata! Ritirata! Proteggete il nostro signore!»

Obbedendo all’ordine i Marcin abbandonarono la battaglia per fare ritorno al proprio campo, ma tra il disimpegno, la fatica e la notevole pendenza, la loro risalita della collina risultò lenta e difficoltosa, anche se compiuta con tutta la forza di cui disponevano.

Teoricamente sarebbe bastato mandare contro di loro un piccolo distaccamento per sbaragliarli con facilità, ma ora contava solo riuscire a persuadere i Santin, nuovamente in minoranza, a desistere, e per accelerare le cose anche Jeanne scese in battaglia con parte della fanteria rimanente.

Di fronte all’ennesimo ribaltamento di fronte, e alla vista dei suoi uomini che di nuovo si sforzavano disperatamente di tenere la posizione, Santin non parve scomporsi; al contrario, sembrava persino felice.

«A quanto pare, abbiamo decisamente sottovalutato la Grassefuchs, la Volpe di Grasse.» quindi si alzò dal suo sgabello. «Date l’ordine di ripiegare. I reparti in battaglia coprano la ritirata delle restanti truppe. Il resto delle truppe e i rinforzi in arrivo da sud facciano ritorno oltre i confini di Malmoe

«Ma così facendo quei soldati saranno costretti ad arrendersi, o peggio ancora finiranno trucidati.» tentò di obiettare un generale «Perderemo anche questa regione.»

«Sono solo poche brigate, e questo pezzo di terra possiamo pure lasciarlo ai Marcin. Un sacrificio insignificante.

Da questo momento giochiamo a carte scoperte.»

Abbandonati a sé stessi, i comandanti delle divisioni impegnate in battaglia seguitarono a combattere fin quando fu loro possibile, quindi, avuta conferma dell’avvenuto ritiro del resto dell’esercito, ordinarono di gettare le armi.

Quanto alle truppe di Lucas, lottando con la disperazione riuscirono a risalire la collina spingendo la cavalleria Hiraga a ritirarsi, ma a quel punto ormai era troppo tardi: Santin era fuggito, l’attacco di sorpresa alle retrovie palesemente fallito.

Era finita.

Quindi, fino a che gli fu ancora possibile, il giovane capo dei Marcin ordinò a propria volta di ripiegare, non prima però che lui e Kaoru si fossero scambiati un’ultima, fulminante occhiata l’uno con l’altro mentre gli Hiraga facevano ritorno nelle proprie linee.

Sul fare di mezzogiorno, la vallata era nuovamente deserta.

Il bilancio era grave, ma non disastroso, e a conti fatti le perdite potevano considerarsi esigue se paragonate al rischio che si era corso.

«Grazie, Kaoru.» disse Saito quando furono faccia a faccia «Se non fosse stato per te… ma tu come avevi capito che Lucas ci aveva traditi?»

«Per la verità fin dall’inizio mi era sembrato tutto troppo facile, ma in realtà non ne ho avuto la certezza fino a che non ha scoperto le sue carte.

Gli ho lanciato un’esca e lui ha abboccato. Doveva credere che io e il resto della cavalleria ce ne fossimo andati. E dovevi crederlo anche tu, perché fosse tutto più credibile.»

«Avete contravvenuto agli ordini.» disse Jeanne quasi con rimprovero

«Lo sappiamo, e ci dispiace.» si giustificò Kilyan «Ma era l’unico modo per essere certi delle intenzioni di Lord Lucas.

Voglio aggiungere però che nessuno di noi è stato forzato ad agire in questo modo. Abbiamo accettato di fidarci spontaneamente del Generale, e lui ha anche offerto a chi non voleva disobbedire la possibilità di chiamarsi fuori.

Quindi, siamo tutti responsabili di eventuali manchevolezze.»

Saito invece, sorridendo quasi di rassegnazione, poggiò la mano sulla spalla di Kaoru.

«Se non fosse stato per la vostra intraprendenza, ora probabilmente saremmo tutti morti.

Non pensiamoci più. E grazie».

Seena era l’unica che, malgrado tutto, non riusciva a vedere positivo, restandosene in disparte seduta su di un ceppo, con in mano il pendente d’argento a forma di ala che mai una volta si era tolta dal giorno in cui lei e suo fratello avevano lasciato la loro casa.

Anche Kiriya ne aveva uno, uguale ed opposto, ed era sicura che anche lui in quel momento lo stesse guardando, domandandosi come lei come si fosse finiti a quella assurda situazione.

«Mi dispiace, Seena.» le disse Jeanne cercando di confortarla «So quanto deve essere duro per te.»

«Non l’avrei mai creduto possibile. Mio fratello. Kiriya. Mi rifiuto di credere che abbia fatto una cosa del genere.

Non ne sarebbe capace.»

«Purtroppo, decidere le sorti di questa guerra non è nelle nostre mani. Possiamo solo cercare di farla finire al più presto.» quindi Joanne guardò verso Saito e Kaoru, con il Generale impegnato ad ascoltare le notizie di un messaggero giunto in quel momento al campo «Anche se, in tutta onestà, sono sempre più convinta che persino coloro che ritengono di avere i mezzi per muovere i fili di questo Paese siano in realtà null’altro che pedine di un gioco molto più grande di tutti noi.»

Dopo qualche minuto Kaoru tornò indietro, funereo e grigio come Saito non ricordava di averlo mai visto.

«Che è successo?»

«Credo sia meglio ritornare subito a Grasse.»

«Per quale motivo?»

«Notizie da oriente. Le armate di Santin hanno iniziato a spingere verso nord lungo tutte le principali direttive, anche quelle che fino ad ora non erano state battute.

Sta sottomettendo un feudo dietro l’altro.

Temo si stia preparando per dare l’assalto finale.»

 

Cattleya aveva visto il suo sposo che tanto amava cambiare dal giorno alla notte.

Era come se l’essere scampato alla morte, invece che dargli nuovo vigore, lo avesse incupito, tramutandolo in un fantasma di sé stesso, svuotato della sua solita voglia di vivere e combattere e tormentato dagli incubi.

Mai avrebbe pensato che una cosa del genere sarebbe potuta accadere.

Quando aveva visto l’esercito fare ritorno a Montmiraye ridotto in quelle condizioni si era adoperata come al solito per assistere i feriti, ma quando, in mezzo ai feriti, aveva riconosciuto molti soldati dell’esercito di Santin, il mondo le era caduto addosso.

In barba all’etichetta, che le proibiva di entrare nella stanza di guerra, la giovane si era immediatamente precipitata dal marito per avere spiegazioni.

«Dimmi che non l’hai fatto, Lucas.» le disse sconvolta.

Lui, fatti uscire i suoi ufficiali, distolse lo sguardo, ed il suo silenzio risultò più eloquente di qualunque risposta.

«Perché? Saito è tuo amico. E Louise… lei è mia sorella. Non puoi averli traditi. Non puoi aver tradito me.»

Di nuovo, la risposta fu un cupo silenzio, rotto solo dal crepitio dei guanti in cuoio che si serravano a pugno con violenza.

«Che ti è preso, Lucas? Io non ti riconosco più.»

«Tu non puoi capire, Cattleya. Non possiamo vincere questa guerra. Lui… lui è troppo potente.»

«Lui chi? Parli di Santin? È stato lui a convincerti a tradire la tua famiglia? A tradire tua moglie?»

«Basta, zitta!» tuonò colpendo violentemente il tavolo.

Cattleya quasi svenne per lo spavento, e lo stesso Lucas parve stupito, per non dire disgustato, della sua stessa azione.

«Lui… lui non è umano, Cattleya. Mi ha tirato fuori dal fuoco. E nel momento in cui ho visto la sua potenza, ho capito che solo aiutandolo avrei impedito a Tristain di scomparire a sua volta in un mare di fiamme e distruzione. Lui ha promesso che se lo asseconderemo darà nuova pace e prosperità a questa nazione, a tutto questo mondo.

Non ci saranno più guerre.»

«E tu gli hai creduto. Come può esistere in questo mondo qualcuno di così potente e spaventoso da spingerti a rinnegare tutto ciò in cui hai sempre creduto con il mero strumento delle parole?»

«Io… io non lo so. Ma ho percepito distintamente quel potere. E credimi se ti dico che al confronto l’inferno mi farebbe meno paura.»

All’improvviso le porte della stanza si aprirono, e due soldati di Santin irruppero all’interno, circondando Cattleya e ponendola sotto la minaccia delle loro lance.

«Chi siete? Lasciate subito mia moglie!» esclamò iracondo sguainando la spada

«Fossi in te non lo farei!» comandò solennemente una voce.

Marito e moglie volsero lo sguardo verso l’uscita, vedendo giungere dal corridoio un tetro elfo vestito di scuro, la pelle di uno strano colore olivastro, i capelli argentei ed inquietanti occhi bianchi.

«Lord Eruvere. Che significa tutto questo?»

«Lo sapevi fin dall’inizio. Ti era stato detto se non sbaglio.»

«Mia moglie non ha nulla a che spartire con tutto questo. È una questione tra me e voi!»

«Tranquillo, è solo una forma di tutela. Una garanzia.

Lo facciamo con tutti.» quindi l’elfo ammiccò malevolo «Nel caso qualcuno avesse l’impulso di tornare sulle proprie decisioni e rimangiarsi la sua promessa di fedeltà.»

«Io ho fatto la mia parte. Ho eseguito gli ordini.»

«E hai fallito. Ti sei fatto imbrogliare come un soldatino alle prime armi, e per colpa tua non siamo stati in grado di sconfiggere quei guastafeste una volta per sempre.

E poi, non si era mai parlato di un incarico solo. Il tuo debito nei confronti del Mio Signore và ben al di là di una misera battaglia.

E l’ospitalità che offriremo alla tua giovane sposa da qui in avanti sarà un modo per ricordartelo.»

Uno dei soldati afferrò Cattleya per un polso, e a quel punto Lucas ci vide rosso.

«State lontani da lei! Non siete degni di toccarla!»

Il giovane era già pronto a scattare, ed Eruvere da par suo aveva già materializzato le rune sulla gola, ma un grido solenne spezzò sul nascere la tensione.

«Fermatevi!» disse la ragazza in lacrime «Verrò con voi. Ma lasciate stare mio marito.»

Di fronte ad una richiesta così supplichevole ma risoluta gli animi di acquietarono, ed anche Lucas, pur seguitando a ribollire dentro di sé, riuscì con la forza della ragione a calmare i bollori di spirito.

Cattleya gli si avvicinò, baciandolo amorevolmente sulla guancia, quindi si consegnò ai soldati, che messisi davanti e dietro di lei la condussero fuori in direzione delle stalle.

«Non le sarà fatto alcun male.» disse beffardo Eruvere «È solo una garanzia.

Del resto, non si può dire che il tradimento sia un concetto a te estraneo, o mi sbaglio?» e detto questo se ne andò.

Appoggiato sul tavolo c’era uno schioppo dimenticato da uno dei generali; in quel momento, Lucas sentiva una gran voglia di usarlo su sé stesso.

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua!

Vi avevo promesso che stavolta non sarei sparito, ed eccomi qua a mantenere la promessa!

Ora le cose si stanno mettendo davvero male

Da questo momento in poi sarà un susseguirsi di colpi di scena, che condurranno piuttosto rapidamente al climax di questi eventi, cui farà seguito un deciso cambio di passo che ci avvierà verso la seconda parte della storia.

A presto!^_^

  
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