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Autore: LeGuignol    05/10/2008    3 recensioni
- Abbiamo fatto il possibile per rianimarlo, ma...quando l’ha portato qui si può dire che fosse già clinicamente morto. Mi dispiace - dice il medico con voce di circostanza, appena addolcita per rendersi partecipe al cordoglio. Ma non è cordoglio quello che prova Soichiro; almeno, non solo quello. Si sente sconfitto. Sente che tutti gli sforzi che hanno fatto fino a quel momento sono stati inutili, che Kira ha vinto. E qualcosa gli brucia dentro.
* Questa storia é una roundrobin, quindi chiunque può contribuire con nuovi capitoli ^^ *
E non dimenticatevi di trattare male Raito!!!
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito, Misa Amane
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato ad Elf, che mi uccide ogni volta con le sue recensioni negative, ma che allo stesso tempo mi incita a continuare a scrivere ^^.
 
 
 
Il Sovrintendente e il medico escono dalla camera mortuaria.
Soichiro abbassa il capo e sospira; si sente depresso e impotente. Il suo atteggiamento frustrato fa abbandonare per un attimo al medico la maschera professionale, inducendolo a posare brevemente una mano sulla spalla del poliziotto in un gesto di solidarietà.
 
“Abbiamo fatto il possibile per rianimarlo, ma... quando l’ha portato qui si può dire che fosse già clinicamente morto. Mi dispiace.” dice con voce di circostanza, appena addolcita per rendersi partecipe al cordoglio.
 
Ma non è cordoglio quello che prova Soichiro; almeno, non solo quello. Si sente sconfitto. Sente che tutti gli sforzi fatti fino a quel momento insieme alla sua squadra sono stati inutili; Kira ha vinto e loro sono di nuovo al punto di partenza. E qualcosa gli brucia dentro.
Con la stessa aria mesta lascia l’ospedale. E’ in pena, sì, ma anche più deciso che mai a non mollare.
 
 
La ragazza ha atteso paziente che tutti e due uscissero dalla camera mortuaria, prima di farsi coraggio ed entrare. Non vuole domande scomode sul perché sia lì. Anche se le sarebbe piaciuto farne a sua volta, almeno all’uomo con la parola “sbirro” stampata in faccia. Ma quello verrà dopo; avrà tempo per chiarire cosa è successo.
Ora deve affrontare la prova più difficile. Mentre varca la soglia di quel mondo di morte tenuto celato al resto dell’ospedale, si fa forza richiamando alla mente momenti piacevoli del suo passato: dita sottili che si intrecciano gentilmente alle sue, braccia che la stringono protettive mentre lei poggia il capo sulla spalla dell’uomo che...
…che...
…Cristo, che ora giace privo di vita su un tavolo di obitorio! La vista improvvisa, proprio a pochi metri da lei, la colpisce come una secchiata di acqua gelida. Che stupida è stata a ripensare a quei momenti! Il contrasto tra la dolcezza ricordata e la realtà che le si presenta davanti è atroce. L’idea di girarsi e andarsene le si affaccia alla mente come un allettante invito. Perché il cadavere disteso lì sul tavolo d’acciaio, in cui i primi segni del rigor mortis cominciano a manifestarsi – la rigidità delle membra, le labbra tirate, gli occhi chiusi e infossati, i capelli opachi e spenti - non può essere la stessa persona a cui si è data e dedicata completamente durante gli ultimi due anni.
E’ giovane, la ragazza. Non può avere più di diciotto anni. Il visino grazioso è ora atteggiato a un’espressione seria e solenne che non le è consona. Il suo pallore è in netto contrasto con gli occhi di velluto scurissimo e i capelli rossi, raccolti in una coda di cavallo fissata da un buffo fermacapelli a forma di teschio.
Trema mentre, vinto il ribrezzo e il dolore che potrà causarle il gesto, fa violenza su sé stessa e muove gli ultimi passi che le restano per coprire la distanza fra lei e il tavolo.
Abbassa lo sguardo sulla figura sotto di lei, e il disgusto si attenua. Si era sbagliata, prima. Ora riconosce i lineamenti della persona amata, ne è sicura. Questa scoperta la calma un po’.
Ma non è ancora pronta per andare oltre. Mentre le dita nervose continuano a martoriare il pizzo della gonnellina in stile gothic, prende tempo ripensando a cosa l’ha spinta ad andare lì. Perché lei, anche se non avrebbe dovuto, sapeva dove si trovava Ryuuzaki e cosa stava facendo. E anche se Roger realizzerà solo fra venti giorni che L...si è spento - no, nella sua mente non riesce ancora ad accettare la parola morto - lei è già al corrente di tutto ed è volata lì in giornata, fuggendo di nascosto dalla Wammy’s House.
Voleva scoprire. Voleva sapere.
Ha intuito cosa è successo nel momento in cui, alla solita ora, non le è arrivato il consueto sms quotidiano che le augurava la buona notte, o le domandava se stava bene, o in qualche modo la faceva sentire sempre e comunque amata.
Durante il viaggio ha cercato di mascherare l’ansia dandosi della paranoica:
 
<< Il suo cellulare avrà la batteria scarica, o avrà esaurito il credito, o si sarà guastato. Possono esserci mille motivi validi. Ti aveva detto di non chiamarlo assolutamente, e soprattutto di NON raggiungerlo. Te lo ha fatto ripetere fino alla nausea. Appena ti vedrà piombare lì all’improvviso si arrabbierà e ti rispedirà indietro senza nemmeno un bacio>> .
 
<< Meglio così>> si era detta. << Meglio farsi un viaggio di quattordici ore per niente, piuttosto che sopportare quest’angoscia>> .
 
La ragazza ripensa ai regali che ha ricevuto dai suoi tre amici della Wammy’s House per renderle il viaggio meno pesante: una tavoletta di cioccolata, già sparita da tempo, una PSP – “solo in prestito d’uso! E guai se ci trovo un graffio!” - e una minuscola e graziosa paperella-carillon. Sono pensieri confortanti, che agiscono come un balsamo sulla sua mente inquieta. Quasi sorride mentre si sfila i guanti neri e sente di poter prendere una mano del cadavere fra le sue senza svenire.
Stupita, percepisce un leggero, lievissimo tepore. Non è completamente fredda come si era aspettata. Nonostante le ore trascorse, la morte non ha ancora cancellato del tutto quel flebile eco di vita.
Delicatamente, posa un bacio sulle dita. Riappoggia la mano sul tavolo con precauzione, come se non volesse svegliarne il proprietario, e comincia a far scorrere l’indice sul viso, sfiorandolo appena. Sì, effettivamente il corpo disteso davanti a lei adesso le dà più l’impressione di una persona addormentata che di un cadavere.
Di tutte le volte in cui si sono visti, non ce n’è stata una in cui per prima cosa non si siano scambiati un bacio. Sarebbe innaturale non farlo ora. Si china e gli sfiora la tempia con le labbra.
E questo gesto segna la sua condanna.
Perché non riesce a fare di più. Perché si accorge che, se andrà avanti, l’inganno che ha costruito con quei piccoli gesti si sgretolerà irreparabilmente. Perché l’idea di posare le labbra su quelle di lui e per la prima volta non sentire nessuna risposta la fa inorridire.
Comincia a tremare mentre si rende conto che sta solo cercando di illudersi per non vedere la realtà, che non ci saranno più baci fra di loro, che il corpo davanti a lei non è addormentato ma definitivamente, inesorabilmente morto. Si sente annientata dalla consapevolezza di quel destino inevitabile.
Tutta la compostezza che era riuscita a mantenere fino a quel momento crolla. Comincia a urlare e urlare, disperata, incurante del fatto che qualcuno possa scoprirla. Si accascia sul corpo privo di vita del suo ragazzo perso per sempre, stringendolo e affondando le unghie nella maglia bianca, bagnando la stoffa con un fiume di lacrime che non riesce in nessun modo a controllare. Non ha più potere sulle sue azioni, la sua volontà non conta più nulla. Sta forse impazzendo?
 
 
Non sa dire quanto tempo è passato quando, sfinita e svuotata di tutto, finalmente trova la forza di rialzarsi. E’ grata alla sorte che ha voluto che nessuno sia accorso lì, che il personale ridotto del turno di notte abbia trascurato quell’ala dell’edificio in cui ormai nessuno ha più bisogno di aiuto. Deve essere notte fonda. Non le viene in mente di controllare semplicemente l’ora e verificare; anche i gesti più banali sembrano costarle fatica. Raccoglie la borsa finita a terra, e sente che deve andarsene al più presto di lì, prima di perdere anche la ragione. Dedica qualche secondo a sistemare premurosamente la maglia stropicciata che ricopre quello che ormai considera solo l’involucro di ciò che un tempo è stato il suo amore per la vita, e volta le spalle per sempre all’obitorio.
 
 
L’ospedale è grande. Mentre compie a ritroso il lungo percorso dell’andata, la mente della giovane lavora velocemente. E’ come se il suo io interiore si fosse spaccato in due, diviso in una parte razionale e una irrazionale che combattono per prevalere l’una sull’altra. Deve trovare un modo per parlare con il poliziotto che ha portato il corpo all’obitorio. Deve scoprire di più. Deve sapere se esiste anche solo un lontano sospetto su un possibile assassino, un qualsiasi indizio che si trasformi nel suo personale filo di Arianna per condurla alla verità. Questo è il suggerimento della parte razionale.
Ma...parallelamente ha anche la sensazione che la parte irrazionale cominci a farsi strada con prepotenza, fino a prevalere: ad ogni passo rabbia e livore sostituiscono i suoi sentimenti abituali, intossicandole l’animo a poco a poco come un diabolico veleno.
Quando giunge finalmente all’uscita dell’edificio, si rende conto che ormai ne é praticamente drogata; la sua nuova natura si chiede come potrà vivere da quel momento in poi senza soddisfare il proprio desiderio di vendetta, suggerendole metodi di azione poco consoni al comportamento di una detective.
Mentre si avvia verso la stazione della metropolitana ha l’impressione che, dopo tutto, all’elenco delle cose indispensabili perse quel giorno possa aggiungere anche la propria sanità mentale.





Se questa storia (oddio, chiamarla “storia” è un po’ prematuro ^^ ) vi è piaciuta, provate a farla vivere continuandola o completandola! Sarei davvero curiosa di vedere cosa ne salta fuori!!
Ognuno può aggiungere capitoli a suo piacimento, ma vi chiedo di non modificare il primo capitolo ^^
Ricordatevi, se necessario, di aggiornare rating, lista dei personaggi, avvertimenti, ecc ecc. Insomma, vedete un po’ voi!

Bye!!
   
 
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