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Autore: SerenitaDolce95    24/09/2014    1 recensioni
Mi chiamo Chiara vivo a Torino e ho quasi diciannove anni. Sono nata il 16 Aprile alla clinica Bidone, ma non sono nata in un bidone, questo sia ben chiaro. Ho un carattere molto strano: non sono una ragazza aperta, socievole e estroversa, ma sono le tre cose al contrario ovvero, una ragazza timida, chiusa e introversa. Per essere una ragazza della mia età ho sempre avuto dei gusti particolari in tutto, pure nella musica. Adoro le canzoni francesi di qualsiasi artista ma la mia cantante preferita è una certa ZAZ. Appena ho sentito per radio il suo pezzo più bello, ovvero una canzone intitolata "Je Veux", mi sono subito innamorata della sua voce. Un'altra artista che mi piace moltissimo, ma che purtroppo non è molto ammirata dai giovani di Torino (e che non è neanche francese di origine) è Lady Gaga.
Genere: Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non ho mai amato studiare, anzi la scuola per me non era altro che una galera piena di carcerati. Per me era un carcere non solo per il fatto che fossi costretta a passarci gran parte della vita, ma anche perché dovevo sopportare pure la professoressa di sostegno. Quando facevo la prima superiore, mi avevano assegnato una professoressa dai capelli grigi, truccata eccessivamente, magra come un grissino e per completare l'opera della sua tale orripilanza, assumeva un carattere scorretto e cattivo, nei miei confronti. La poveretta non sapeva però, che come sua allieva avrebbe avuto una ragazza che non prende troppo sul serio le difficoltà della vita: io. All'inizio pensai che fosse una brava professoressa, ma solo dopo aver trascorso molto tempo con lei, mi sono resa conto che non era poi il massimo della scelta. Si chiamava Anna e aveva una cinquantina di anni. Ricordo che indossava spesso le gonne in jeans e infinite maglie di colore viola prugna, mentre ai piedi indossava sempre delle scarpe con i tacchi alti. A differenza sua, indossavo sempre pantaloni in jeans e la prima maglia che trovavo nei miei paraggi la mattina, non appena mi fossi alzata dal letto. In poche parole, avevo un look poco curato e per niente accettabile.

Una mattina, ricordo che ero entrata nella mia classe che, se la memoria non mi sfugge, era la classe 1^B. I miei compagni erano chiassosi e non mostravano alcun interesse per le lezioni, ma neanche io riuscivo a farmi conquistare dagli argomenti trattati specialmente dalla matematica e quella mattina, ci sarebbero state due ore di fila proprio di matematica. Il destino quella mattina mi aveva giocato un brutto scherzo: la professoressa di matematica aveva deciso di farci fare una verifica a sorpresa. Non avevo preso per niente bene la notizia perché in quel modo, la mia media sarebbe diventata un terribile quattro per niente meritato, ma siccome la professoressa era una vipera, dovevo ammettere che ci avrebbe trovato gusto a scrivere un quattro sul mio compito.

Dovevo escogitare qualcosa, in modo da non prendermi l'insufficenza così ingiustamente; ma non sapevo come fare, per evitare questo malinteso. Non sapevo quali pesci pigliare e tanto meno, come mi sarei tirata fuori dai guai. Poco dopo che fu consegnato il compito, mi ricordai che mia madre non sarebbe entrata al lavoro, fino alle due e mezza del pomeriggio. Ecco, cosa dovevo fare! Per evitare di ricevere la solita insufficienza sarebbe bastato solamente chiamare mia madre con il telefono della scuola. Mi congratulai con me stessa per l'incredibile trovata di prima mattina. C'era solo un piccolo problema: come avrei potuto far credere di essere malata? In un attimo, mi ritrovai persa nei miei pensieri. La mia insegnante di sostegno mi venne incontro, forse per comunicarmi qualcosa che non mi avrebbe fatto piacere oppure, solo per informarmi che ho una media sufficiente per non essere ammessa in seconda superiore. Invece no, mi disse solamente che dovevamo andare in aula vuota e il compito lo avrei svolto con lei. La novità non mi piacque per niente quindi, dovevo trovare un modo per apparire malata, alla svelta. Mentre andavamo alla ricerca di un'aula vuota, ci eravamo ritrovate a camminare nel corridoio. Un ragazzo in lontananza si era messo a correre come un matto, tanto che finì per andare a sbattere contro di me, lasciandomi un bernoccolo sulla fronte. Avevo colto immediatamente l'occasione per fingermi addolorata.

Quel ragazzo scatenato, mi aveva fatto un male cane. Il suo professore di sostegno mi era venuto incontro per dire che il suo allievo non aveva alcun intenzione di farmi male e che la prossima volta, avrebbe cercato di stare più attento. Io non ero poi dispiaciuta che quel ragazzo mi fosse andato a sbattere contro, anzi lo ringraziavo anche, di avermi dato quella testata. Fosse stato per me avrebbe potuto darmi tutte le testate che voleva, ogni volta che ci fosse stata l'ora di matematica. Quaranta minuti dopo, la professoressa di sostegno aveva il cellulare in mano e stava chiamando mia madre, mentre io mi ero messa a far finta di lamentarmi nonostante il dolore che provavo. Una bidella mi aveva dato del ghiaccio da tenere appoggiato sulla fronte. Quando tornammo in classe, la professoressa di sostegno decise che avrei recuperato il compito una settimana dopo, quindi, si era decisa a comunicare alla docente di matematica questa decisione, facendomi sentire a settimo cielo.

 

 

 

 

   
 
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