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Autore: rihannasnose    24/09/2014    3 recensioni
John Mayer e Katy Perry si amano da ormai molto tempo, ma un vento freddo cade sui loro animi e porterà qualche cambiamento nel loro rapporto.
E se questa volta fosse Katy ad avere un momento di difficoltà chi sarebbe presente per aiutarla? Sarà la fine della loro relazione o tutto si sistemerà?
Non deve dimenticare che ci saranno gli amici pronti a sostenerla.
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Katy, Katy, Katy, Katy." Il pubblico si scalda, ma le luci sono ancora accese, nessun segno dell'inizio del concerto.

"Tesoro, se non ce la fai annulliamo tutto, non c'è problema."

"No, mi serve solo un po' di tempo."

Sono le nove e mezza, il concerto sarebbe dovuto iniziare mezz'ora fa, ma io sono ancora in tuta, seduta nel mio camerino. Non sarò pronta neanche per le dieci. Non voglio deludere il pubblico, mia sorella, me stessa e...

"Mamma mi ha inviato un messaggio: è qui!" Angela apre la porta, sbattendola.

Come?
Non è possibile.
Perchè sono venuti?
E ora che faccio?
Non posso raccontar loro che John se ne è andato da casa.

Mi torna in mente l'ultima nostra conversazione. Perchè non ho pensato prima a cosa era accaduto quella sera? Ero talmente dispiaciuta, che non ho neanche riflettuto.
Mi aveva chiesto di sposarlo, ma io non ero convinta. I miei sarebbero così dispiaciuti se sapessero, contavano molto su di lui. Gli volevano bene anche loro, avevano capito che mi amava tanto. Era entrato a far parte della famiglia.
Ma non ce la facevo proprio.
Non rispondevo.
Ero insicura. Mi parlava da un po' del matrimonio, ma io non volevo, è troppo presto. Non ho ancora superato la delusione del divorzio da Russel. Ma lui non riusciva a capire, non ci è mai passato. Io alzavo la voce, mi offendevo, mi arrabbiavo, ma poi, dopo qualche ora di litigi finiva tutto lì, tornavamo a essere la stupenda coppia affiatata di sempre. Invece, dopo quest'ultima volta in cui ho rifiutato, anche dopo esserci riappacificati, non ha retto, ed è andato via. Mi aveva regalato un anello. Non sapevo se accettarlo o no.
Eravamo a casa, cenando insieme con le prelibatezze che solo Mariàn sa fare. Lui si alza un attimo da tavola, dicendomi che doveva andare in bagno. Torna con un pacchetto in mano. Timidamente mi ha detto "Tieni, è per te. Ti amo." Io lo apro e trovo un bellissimo gioiello con una pietra azzurra. "Come il colore dei tuoi occhi" mi dice. Sa che non mi piacciono le esagerazioni. Me lo porge al dito e io lo fisso per qualche minuto. Poi mi soffermo sul suo volto. Comincio ad accennare "no" con la testa. Senza accorgermene. Come il cuore, che ha battito involontario, la mia silenziosa risposta viene dal profondo, da qualcosa che non so spiegare, dal mio inconscio.

"Cosa c'è che ti preoccupa?" Comincia "Io ti amo. Sono pronto ad averti per sempre. E non voglio aspettare ulteriormente."

"Sono in tour, tu tra poco parti per l'Europa." Balbetto io "So cosa vuol dire tenere in piedi un matrimonio a distanza. L'ho già provato, tu no."

Scoppio a piangere. Esce dalla stanza sbattendo la porta. Mi butto sul divano. Dopo qualche minuto rientra con una felpa su braccio.

"Che stai facendo? Dove vai?"

"Esco, non so a che ora torno."

"No, per favore." Non faccio in tempo a finire di parlare, che sento già la porta di casa chiudersi.

Lo aspetto qualche ora sveglia: quando sento i suoi passi che percorrono il vialetto, mi si riaccende il sorriso.
Non è andato via.
Che sollievo.
Pensavo di averlo perso per sempre.

Invece, apre la porta della nostra camera da letto, si avvicina a me e mi sussurra nell'orecchio: "Scusa, sono stato brusco. Ma ti amo, e non ti lascerò."

Ma evidentemente durante la notte, mentre io dormivo, lui ha ripensato a tutto l'accaduto e ha deciso di prendersi un periodo di pausa più lungo di una passeggiata in giro per la città.
Penso, mentre mi metto la parrucca con i capelli lunghi colorati, che copre le mie ciocche verdi. Sento in sottofondo il coro di persone che urla il mio nome, ma come sempre i miei pensieri sono focalizzati su altro: di sicuro i miei, al ristorante, finito il concerto, vorranno sapere dove è John.
Ma io sono confusa.
Non posso dire loro dove sta se non lo so neanche io.
Vorrei solo che quella discussione, quella sera non fossero mai esistite.

Ma per ora i pensieri devono sparire, ho qualcosa di meglio da fare che piangere qui, su iò che ormai è andato. Così finisco rapidamente di sistemarmi.
Mi alzo di scatto.
Un assistente mi mette il microfono.
Le luci fuori si spengono.
Sento vagamente le urla dei miei fan.
Cerco di concentrarmi su ciò che devo fare.
Un altro sorriso finto sul mio volto.
Il prisma si apre.
Le luci del palco puntano me.
Sono la protagonista.
Ma questa sera non mi ci sento per niente.
Comincio a ballare sulle note della prima canzone della setlist.

"Vi state divertendo? Grazie per essere qui!"

Cerco per ora di evitare di incrociare lo sguardo dei miei. Cosa praticamente impossibile, perchè si mettono sempre nello stesso angolo e, come se non fosse passato tempo, ancora mi salutano, mi sorridono e mi mandano baci come si fa con i bambini che fanno le loro prime recite scolastiche. Dopo alcuni anni si sono abituati a vedermi vestita in questo modo sul palco. Anche se loro non approvano il mio stile, hanno capito che è la mia particolarità, che mi riesco a esprimere così e cercano di evitare strani commenti.
Ma ad un certo punto comincio a non sentirmi molto bene, non riesco a tenere il tempo, vedo sfocato e mi cala la voce. Così sparisco nei camerini per qualche minuto. Mi sento debole e ho forti giramenti di testa. Ma mi bastano pochi minuti di riposo che mi riprendo, salgo di nuovo sul palco e spiego ai fan che non era niente, solo un po' di stanchezza.
Il concerto procede normalmente fino alla conclusione. Mi diverto e mi distraggo anche un po'. Poi, corro verso i camerini a struccarmi e a cambiarmi. I miei genitori mi aspettano nella macchina fuori dalla porta secondaria, dove i fan non possono accedere. Alcuni però trovano la mia macchina e io abbasso il finestrino per qualche foto e qualche firma. Mi hanno reso felice questa sera, perchè non accontentare anche loro ora?

"Amore, John è in tour o a registrare il suo album?"

Mentre prendo una patatina dal piatto in mezzo al tavolo, mamma fa uscire queste parole dalla sua bocca, senza immaginare a quello che potrebbe succedere.
Mi alzo di corsa da tavola.
Vado al bagno.
Mi appoggio al lavandino.
Di nuovo, non può accadere di nuovo.
Non piango.
Penso di aver finito le lacrime.
Angela arriva e sento le sue mani sulle mie spalle.

"Tamra sta spiegando tutto ai tuoi. Non ti preoccupare, tutto si sistemerà, loro sono qui per aiutarci. Torna al tavolo ora."

"Kate, tesoro, vieni a stare una settimana da noi per riposarti un po'. Annulla le date della prossima settimana."

"Ma non posso, ho già dovuto annullare una tappa la scorsa settimana." Riesco a dire, con un filo di voce.

"Si che puoi, scaleranno alla fine, non puoi continuare così."

"Puoi riprendere tra cinque giorni dalla data di Los Angeles, quindi salteresti solo due date." Suggerisce Tamra.

"Così fai la zietta a Stella per qualche giorno."

Spazio autrice:

Ohilà, ecco un nuovo capitolo, anche questa volta con troppo troppo ritardo (sorry, sorry, sorry, shame on me), ma spero che ne valga la pena, ci ho lavorato tantissimo e sono molto contenta di come sta procedento il racconto.
Nulla, Katy si riprenderà dalla delusione o continuerà ancora a lungo a soffrire?
John dove è finitò? Cosa sta facendo?

  
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