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Autore: Amika_Chan    24/09/2014    0 recensioni
Tsunami e Kentin sono amici da sempre, lui timido e introverso e lei temeraria e pronta a difenderlo dai compagni di scuola.
Questo fino a quando per lavoro, i genitori di Tsunami si devono trasferire per lavoro e lei li deve seguire lasciando l'amico in quella scuola dove tutti gli sono contro.
Lei farà nuove conoscenze, nuove amicizie ma anche nuovi spiacevoli incontri.
Lui invece verrà obbligato dal padre ad andare in un accademia militare.
Nuove verità sconvolgeranno non solo la loro vita ma anche tutta quella del liceo Dolce Amoris.
Il loro passato tornerà e cercherà vendetta, nel modo più terribile.
Vecchie conoscenze, antichi rivali e segreti orribili si nascondono dietro il loro Io.
La maschera sta per cedere e nessuno potrà mentire a se stesso: la guerra contro la propria anima sta per iniziare, sarete pronti ad affrontarla rimanendo lucidi?
***
Salve salve.
eccomi qui, mi presento: sono Ami, la folle a cui vengono idee idiote .
questa storia sarà abbastanza intrecciata e difficile da seguire e quindi se non ci sarà almeno una recensione (di qualsiasi genere) per ogni capitolo, la storia non andrà avanti proprio perché sarebbe inutile pubblicare qualcosa che nessuno legge.
A presto, spero
Ami
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Lysandro, Nathaniel, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non ho mai sopportato la sconfitta.
Non mi è mai piaciuta l’idea che la vita fosse solo uno stupido gioco controllato da qualcuno di più grande.
Non potevo accettare la resa senza la guerra.
Non ho mai amato le persone che dietro una maschera da uomo saggio nascondono codardia e paura.
Eppure in quella situazione io avevo perso ancor prima di iniziare a giocare, il destino era scritto ed io per paura mi ero dimenticata dei miei ideali.
Castiel, o ciò che rimaneva di lui era dietro la porta. Ormai non lo sentivo più parlare ma percepivo ancora la sua presenza.
E tutto ciò faceva davvero molto male.
La testa, il corpo, il cuore.
Mi sentivo tradita, presa a calci.
Sapete, può sembrare strano ma io davvero non sapevo cosa fosse successo.
Poi, di nuovo, il male si fece sentire. Fitte alla testa, dolori allo stomaco e le gambe paralizzate.
Un colpo alla porta.
Un altro.
Poi di nuovo.
E la porta cadde.
E con lei anche ogni speranza che avevo di svegliarmi da quell’incubo.
Castiel si avvicinò.
La luce nei suoi occhi era strana, ed io avevo paura di lui.
Stringeva un oggetto, era abbastanza piccolo da essere tenuto in una sola mano ma non abbastanza per essere confuso con un altro oggetto.
Una siringa.
<< Cass, che ti succede? >> la mia voce risultava talmente bassa e flebile che anche io feci fatica a sentire, eppure lui mi guardò, prima di girarmi il volto con la mano e piantarmi l’ago nel collo.
<< Scusami Nami. >>
E poi il nulla.
***
Caldo.
Sento caldo.
Se non faccio qualcosa per farlo smettere mi ucciderà.
Ho sete.
E non vedo.
Provo a muovermi.
Non ce la faccio e non so il perché.
Non sento le gambe.
E le braccia.
Non ho la minima idea di cosa sta accadendo e neanche del perché.
Ripensandoci, prima che la porta cadesse, ero riuscita a ricordare qualcosa.
Sì, era un ricordo talmente inverosimile che poteva essere benissimo frutto dell’immaginazione.
***
Una mano fredda mi tocca il viso. Non è una carezza, neanche un gesto buono.
Mi solleva da terra tenendomi per il colletto della giacchetta bianca, mi guarda negli occhi e poi mi butta a terra.
Sono solo una bambina di sei anni, piccola e troppo magra, mentre lui è un uomo.
La sua forza è evidente.
I suoi occhi sono neri, la pelle bianca e i capelli grigi.
La testa va a sbattere conto il pavimento e le ferite si riaprono in fretta. In qualche secondo la mia giacca è diventata rosso scarlatto e i miei occhi si chiudono.
Fa caldo, riapro gli occhi sforzandomi fino al limite.
Le fiamme avvolgono la stanza grigia ed io ho paura.
Morirò sola.
Chiudo gli occhi, aspettando che il fuoco mi bruci la pelle.
Poi non sento più nulla.
Questo deve essere il Paradiso.
***
Di nuovo.
Mi sono addormentata di nuovo.
Eppure ciò che ho sognato era apparso ancor più reale di quando mi era venuto in mente quella sera, quella terribile sera a casa di Castiel.
Castiel.
Chissà cosa gli era successo.
Un’immagine terribile mi apparve in mente: avevo dimenticato un dettaglio fondamentale di quella serata, e i miei pensieri si bloccarono.
<< Lysandre >>
Improvvisamente, senza nessun preavviso qualcuno mi prende per la vita.
<< Mina, ti sei svegliata. >>
La sua voce è calda e il tocco gentile che potrei riconoscere fra mille.
<< Lys, che cosa … >>
Non riuscivo a parlare e avevo male dovunque.
Non vedevo.
Eppure con Lys mi sentivo sicura e protetta.
<< Nami, aspetta, ti tiro giù da li >>
Un rumore di catene, cigolii e mugolii.
Mi sentii cadere.
Poi, le braccia di Lysandre mi afferrarono per la vita e mi evitò il dolore di pestare la faccia per terra.
Poi mi fece sedere per terra e portò le mani alla mia testa, slegando un nodo sulla nuca.
Finalmente tornai a vedere.
Forse sarebbe stato meglio tenere gli occhi chiusi ed ignorare ciò che mi circondava.
Con la testa appoggiata al petto di Lysandre riuscivo comunque a vedere parte della stanza.
Era tutta, completamente bianca, il pavimento su cui ero seduta era morbido e grigio fumo.
Cercai di alzarmi, appoggiando le mani sulle spalle di Lys e facendo forza.
Quando fui in piedi mi osservai attorno e sentii Lysandre abbracciarmi da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla.
La stanza era circolare, senza finestre o porte, la luce era abbastanza forte e proveniva dai faretti che c’erano a distanza regolare sul muro, pavimento e soffitto.
Dietro di noi, esattamente al centro della stanza, si trovava un letto gigantesco, con le federe grigie come il pavimento con decori ricamati con del filo bianco.
<< Ehi, riposati. Ti farà male dappertutto >> mi disse sussurrando Lys.
Era la prima volta che mi trovavo in questa situazione con Lys per un tempo così prolungato: solitamente ero io che lo avvicinavo, gli lasciavo un bacio sulla punta del naso o sulla guancia e lo abbracciavo.
E lui puntualmente, dopo pochi secondi, si staccava con qualche scusa.
Improvvisamente il ragazzo sciolse l’abbraccio, mi fece voltare e mi aiutò a salire sul letto, coprendomi e sistemandomi i capelli sul cuscino.
Poi si sedette sul bordo del letto, accanto a me e mi prese per mano.
Solo in quel momento lo guardai davvero da quando mi ero svegliata.
Non indossava più i suoi bei vestiti ottocenteschi, ma una giacca nera senza maniche con il collo alla coreana e dei pantaloni neri.
Posai gli occhi sul suo bel viso e per poco non ebbi un mancamento quando vidi i suoi occhi con profonde occhiaie e lucidi.
Stava tremando, impercettibilmente.
Aveva paura.
Esattamente come me.
Non resistetti all’impulso.
Mi alzai di colpo e lo abbracciai, stringendolo il più forte possibile.
Con il viso appoggiato alla mia spalla iniziai ad accarezzargli la nuca, per calmarlo.
Ma lui non pianse.
Rimanemmo così per qualche minuto, forse un’ora, forse due, fino a quando Lys si addormentò.
Lo feci sdraiare sul letto e mi sdraiai anch’io sotto le coperte, per poi abbracciarlo nuovamente.
Avevo bisogno di qualcuno.
E piansi le mie lacrime in silenzio.




note di me 
konnichiwa popolo di efp..
se qualcuno dovesse leggere questo capitolo mi scuso sia per il contenuto che per i mesi di assenza, ma davvero, sono successe un sacco di cose che vorrei non fossero accadute e la voglia di scrivere era andata a farsi benedire.
d'ora in avanti dovrei riuscire a pubblicare più di frequente quindi spero di rimediare.
ora me ne torno nel mio angolino buio,
sumimasen
Ami_chan
  
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