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Autore: dimest    26/09/2014    1 recensioni
Ho sempre amato il colore azzurro e le sue sfumature e, perciò, trovo irresistibili gli occhi azzurri.
Ogni ragazzo che mi passasse a fianco con questo particolare sguardo, mi faceva sciogliere le membra in uno strano miscuglio di sentimenti rosa che, inevitabilmente, mi si riversavano sulle guance rosate d’imbarazzo.
Mi piace associarli al cielo; pensare di poter avere un pezzo di quell’irraggiungibile libertà qui su questa terra, a pochi centimetri da me, mi rasserena l’animo.
Poi, come cambiano le foglie in autunno, io sono cambiata.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Azzurro

Ho sempre amato il colore azzurro e le sue sfumature e, perciò, trovo irresistibili gli occhi azzurri.
Ogni ragazzo che mi passasse a fianco con questo particolare sguardo, mi faceva sciogliere le membra in uno strano miscuglio di sentimenti rosa che, inevitabilmente, mi si riversavano sulle guance rosate d’imbarazzo.
Mi piace associarli al cielo; pensare di poter avere un pezzo di quell’irraggiungibile libertà qui su questa terra, a pochi centimetri da me, mi rasserena l’animo.

Poi, come cambiano le foglie in autunno, io sono cambiata.
La mia concezione di attraente si è allargata nel momento in cui ho visto lei: bellissima in quei suoi jeans attillati, la maglia sformata beige e le converse usurate.  Una semplicità rara ai giorni nostri, tra tutte quelle ragazzine truccate con scarpe alte, lei risaltava sulla massa.
La paglia accesa, stretta tra le labbra fini; un gesto veloce della mano a scostare il ciuffo biondo dagli occhi, gli stessi che riuscivo ad incatenare ai miei per una frazione di secondo prima che la campanella suonasse l’inizio delle lezioni. Poi li perdevo e dovevo attendere la mattina successiva, sperando di riuscire a vederla ancora.
Credo fosse stata l’unica cosa vagamente bella nell’inverno più rigido dei miei diciotto anni.
Quello stesso anno dovetti ripetere la classe. Inizialmente trovai la cosa irritante, quasi deprimente; perdere i compagni con i quali avevi condiviso le gioie e le paure di quei cinque anni di scuola, dover instaurare nuovi rapporti partendo nuovamente da zero… il solo pensiero mi stringeva lo stomaco in una morsa ferrea. La notte prima di tornare a scuola non dormii talmente ero agitata.
Alla fine dovetti ricredermi: per i primi dieci minuti ci fu un poco d’imbarazzo da entrambe le parti (da me perché non conoscevo nessuno, dai miei nuovi compagni perché, appunto, nessuno mi conosceva), dopodiché feci amicizia con tutti partendo proprio dalla ragazza che osservavo tutte le mattine dell’anno precedente e che, incredibilmente, mi ritrovavo in classe.
Essendo quella una classe prevalentemente maschile, mi misi accanto a lei, seguita da un’altra ragazza. Dovetti nascondere tutto il mio disagio nelle ore a seguire onde evitare di dare sospetti sul mio nuovo orientamento sessuale, specialmente quando, per la prima volta, si voltò verso di me; in quell’attimo credetti di rimanerci secca tanto la sorpresa ricevuta.
Gli occhi di lei furono la cosa più bella di quell’inizio anno: azzurri con qualche pagliuzza grigia/verde.
Mi diedi della stupida per tutta la mattinata per non averci fatto subito caso, col senno di poi trovai buffo l’essere stata così intimorita da non essere stata attenta a nulla.
I giorni si susseguivano veloci, dando poco tempo a tutti di pensare a qualunque cosa fuori dall’ambito scolastico, e non c’era giorno in cui perdessi occasione di parlarle, affinché potessi beneficiare del suo sguardo quanto più mi fosse possibile.
E, come inevitabile che sia, m’innamorai.
La sua parlata, i gesti affrettati, le battute talvolta puntigliose, l’aria di serietà, le labbra sottili e morbide… le stesse che riuscì a baciare in un pub buio e puzzolente la seconda sera della gita.
Lei era ubriaca, aveva gli occhi lucidi, e parlarle era veramente complicato, eppure quella strana vicinanza mi permise di approfittarne.
Fortunatamente il mattino dopo non ricordava quasi nulla tranne di aver bevuto troppo.
La cosa finì lì.
Agli esami fummo promossi tutti quanti. Ricordo ancora quanto terrificante fu incontrarsi tutti all’entrata della scuola ad attendere i tabelloni con i risultati; non c’era persona che non fosse in ansia. Noi ragazze ci tenevamo strette per mano, facendo scongiuri e preghiere a qualsiasi divinità esistente e noi; lei aveva snobbato il “cerchio mistico” preferendo la compagnia di tre sigarette fumate in fretta.
Più vivamente ricordo la gioia di vedere i nostri nomi seguiti da un punteggio sufficiente a permetterci l’uscita dall’inferno, l’abbraccio collettivo che n’è seguito e nuovamente le sue labbra.
Ovviamente mi scusai, giustificando l’atto con un “volevo darti un bacio sulle guance, ma ho inavvertitamente toccato la bocca”. Liquidò il fatto con un “non preoccuparti”, poi più nulla.
Iniziammo a non sentirci più, a prendere le distanze, fino a ritrovarci come semplici compagne di classe.
Alla consegna dei diplomi ci salutammo con un veloce cenno della mano, cosa che mi mandò in bestia, tanto da dichiararle il mio amore senza un briciolo di romanticismo o titubanza o alcunché; ovviamente la sua risposta fu negativa e così tornammo ad essere la ragazza del marciapiede e quella che la osservava da lontano.
Gli anni poi si sono susseguiti proprio come quei mesi: veloci.
Il mio aspetto, la concezione del mondo e delle persone che mi stanno accanto è mutata. Ho preso a frequentare bar gay, innamorandomi così della donna che ora dorme nel mio letto, che invade il mio spazio vitale ed il mio cuore.
Nessuna di noi due parla di come abbiamo iniziato a sentirci attratte dalle donne anziché dagli uomini, non ha granché importanza perché appartiene al passato ed è legato a ricordi che tutti noi, chi più chi meno, cerchiamo di dimenticare.
Con la mia famiglia parlo poco, complice il fatto di aver preso scelte che loro non approvano; poco importa, mi basta quest’amore per il momento.
Mi è sufficiente questo pezzo di cielo in terra e spero continui a rimanerci per tutta la vita.

 
 

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Note autrice:
Salve a tutti. Come prima cosa ci tengo a scusarmi per eventuali errori di grammatica, senso (??) e/o punteggiatura.
Passiamo alle seguenti. Non sono granché brava nello scrivere , butto giù quello che penso in quel momento e talvolta funziona (e ripeto talvolta). Questa volta mi sono dilettata con uno spaccato introspettivo realistico, provando ad altalenare ciò che si prova a ciò che potrà accadere partendo dalle basi.
Non sono molto brava nel definire l’ambientazione e spero che con “Angst” vada bene.
Inoltre spero davvero che questa one shot  vi sia piaciuta.
Seriamente, non ho idea di cosa indicare come nota d’autrice, vorrei spiegare più cose, ma temo di divenire antipatica e noiosa; ergo per cui se avete domande/critiche/qualsiasi altra cosa non esitate a chiedere.
Grazie a chi anche solo si fermerà a leggere. Ciao.

   
 
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