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Autore: Rori98    29/09/2014    1 recensioni
"A quel tempo stavo con Kris, ero innamorata e pensavo potesse durare per sempre. Non volevo farlo soffrire; non lo avrei mai tradito. Solo quando vidi quei due occhi azzurri tutti i miei sentimenti per Kris sembrarono scomparire. Cosi decisi di lasciarlo, senza troppe scuse, usando solamente la verità: gli dissi che provavo qualcosa per Nathan e che non volevo prenderlo in giro. [...] Si avviò verso l'uscita, posò le chiavi del mio appartamento, quelle che gli avevo dato un anno prima, sul mobile all'entrata e aprì la porta. Mentre stava uscendo, si girò, mi guardò e sorrise, dicendomi che non avrebbe funzionato con Nathan e che lui mi avrebbe aspettato, anche per sempre. "
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove eravamo rimasti:
Vedendola lì, distesa sul suo letto e con i suoi vestiti addosso, non poté non pensare per la miliardesima volta a quanto era bella e a quanto volesse vederla così tutte le mattine. [...] Si fermò a osservare i lineamenti del suo viso e le coperte che si alzavano al ritmo del suo respiro. Osservò la fronte aggrottarsi e qualche sbuffo uscire da quelle morbide labbra che avrebbe voluto tanto baciare. Osservò i capelli sparsi sul suo cuscino e la mano appoggiata sul petto. Osservò l’orologio e vide che erano le tre e mezza e decise che non serviva fare il letto nella camera degli ospiti perché avrebbe passato la notte disteso sopra le coperte del suo letto a vedere la donna che amava dormire tranquillamente accanto a lui.
 

3. Io mi sono innamorato di te
 
Nathan restò tutta la notte a fissare il profilo della donna che dormiva accanto a lui. Era cosi bella e serena, molto più rilassata dopo che l'aveva svegliata e le aveva dato due aspirine. Ormai era mattina inoltrata. L'orologio sul comodino segnava le 11.30 e lui era sdraiato su quel letto da ormai otto ore e mezza. Mai gli era capitato di rimanere così a lungo nel proprio letto con una donna. Solitamente, infatti, sgusciava fuori dal letto alle sette, andava a corricchiare e poi preparava la colazione. Ogni donna che aveva dormito nel suo letto, sfogo di una notte o fidanzata, la mattina si era svegliata sola. Non amava particolarmente il genere femminile al mattino: il trucco sbavato, i capelli spettinati, il viso imbronciato, tutto rendeva la mattina la peggiore parte di una relazione, fisica o amorosa che fosse. Ma con Stana era diverso. Non si era mosso di un millimetro durante tutta la notte e, ormai, la mattinata; era rimasto a osservare i capelli spettinarsi e il viso imbronciarsi, trovandosi ad ammettere addirittura che quello era il migliore dei momenti passati con lei.
Con molta fatica, verso mezzogiorno, staccò i suoi occhi dal corpo perfetto della collega e corse in cucina. Accese i fornelli, tirò fuori tutto l’occorrente dal frigo e dai vari ripiani e si mise all’opera. Stava preparando la colazione e la stanchezza non si era fatta sentire neppure per un attimo, anzi, non si era mai sentito più riposato. In dieci minuti aveva finito. Sul vassoio con cui si stava dirigendo in camera, erano appoggiate una tazza di caffè macchiato, con un disegnino sulla schiuma, una pila di pancakes, un'aspirina, la bottiglietta dello sciroppo d'acero, quella della glassa al cioccolato, un bicchiere d’acqua e una rosa rossa. Non aveva mai portato la colazione a letto a nessuno né aveva mai rubato una rosa dal giardino dei vicini per regalarla a una donna. Altri due gesti che si aggiungevano alla lista di cose che aveva fatto per la prima volta con e per Stana. Stava diventando una lista davvero lunga, prima o poi avrebbe dovuto scriverla, altrimenti se la sarebbe dimenticata.
Quando arrivò in camera, l'orologio segnava quasi l'una ed era ora di svegliare la “sua” principessa. Lentamente scostò le coperte e si sedette accanto a lei, appoggiando il vassoio sul comodino a lato del letto. Con la mano destra prese a carezzarle la guancia, mentre la sinistra la scuoteva leggermente. Non ci fu nessuna reazione, nemmeno un minimo sospiro. Ma Nate non si arrese e prima di dovere ricorrere a metodi infelici, provò un altro paio di volte. Prima le parlò dolcemente, poi iniziò ad accarezzarle il lembo di pelle che si era presentato ai suoi occhi dopo che la maglietta si era alzata leggermente. Quest'ultima cosa sembrò risvegliare un minimo la sua dolce bella addormentata, che emise uno o due sbuffi e si girò su un fianco. Nath non aveva mai visto nulla di più bello. Spinto da quella piccola reazione, le scosse nuovamente le spalle. Un timido quanto imbronciato sbuffo uscì dalle labbra dell'attrice, seguito poi da un flebile "Lasciami dormire. Ho sonno.". In quel momento Stana era una bellissima bambina di sette anni, che si arrabbiava con la mamma perché la veniva a svegliare per andare a scuola.
"Sveglia, dormigliona! Devi mangiare assolutamente qualcosa! Il tuo stomaco non vede una possibile vittima da almeno diciotto ore."
L'unica risposta che si udì fu un altro sbuffo.
"Hai tanto mal di testa?" chiese preoccupato l'attore.
Anche questa domanda non ricevette nessuna risposta orale, ma solo una leggera scrollata del capo che, ipotizzò l’uomo, fosse pari a circa un quattro su una scala da uno a dieci.
Nathan però non volle protestare e rimase invece nuovamente imbambolato sul corpo della donna coperto dai suoi boxer e da quell'enorme maglietta. Passarono diversi secondi in cui il silenzio fu l’unico compagno di quella stanza, fino a quando Stana non sembrò svegliarsi immediatamente dalla trans e si drizzò a sedere sul letto, con un mucchio di domande nella testa. Dov’era? E cosa ci faceva Nathan con lei? Perché aveva i suoi boxer e la sua maglietta? Cos'era successo la sera precedente? Perché Nathan stava sorridendo? Oh no.
"Noi...?"
L'uomo era ancora imbambolato e ci mise un po' a capire che Stana stava fraintendendo tutto.
"No. No. No. No. Assolutamente no." Il tono era categorico e Stana si sentì sollevata.
Dopo un momento però soppesò le sue parole. Assolutamente no. Faceva così schifo?
Quel pensiero la rattristò e un broncio diverso da quello che aveva sfoggiato durante la notte (che era stato certamente più buffo), si dipinse sul suo viso.
"Non che non volessi, anzi, ma preferisco di gran lunga le donne consenzienti."
Ci fu un attimo di silenzio, in cui la tensione si sciolse e un timido sorriso apparve sulle bocche di entrambi. Poco dopo però l’attore cercò di allentare l’imbarazzo che si era creato, producendo invece l’effetto contrario.
"Non immagini che fatica farti la doccia!"
Nathan, infatti, rise al ricordo, riportando a galla un briciolo dell'eccitazione provata la sera prima. Stana invece divenne tutta rossa. Il pensiero che lui l'avesse vista nuda, come probabilmente era, visto che non indossava il reggiseno e le mutande non erano quelle che aveva la sera precedente, la imbarazzò non poco. Adesso poteva aggiungere "nuda" alla lista di modi in cui l'aveva vista Nate. Ciò la fece arrossire ulteriormente.
"Ti ho portato la colazione" mormorò Nate, ancora imbarazzato per ciò che era successo e visibilmente preoccupato di aver tirato troppo la corda con quella colazione. In fondo era un gesto "romantico" e loro non stavano insieme. Anzi, Stana era sembrata spaventata all'idea di essere andata a letto con lui. Con un solo sorriso, però, l'attrice levò ogni preoccupazione all'uomo. Girandosi verso il comodino e notando il vassoio, non aveva potuto fare a meno, infatti, di sentire uno strano calore nel cuore e qualche farfalla nello stomaco. Doveva forse comprare l'insetticida? Ci avrebbe ragionato più tardi, perché la presenza del collega la influenzava parecchio. Così si concentrò solo su quel bellissimo gesto e decise di godersi il momento senza troppe paranoie.

Prima di mangiare però, decise che era meglio indossare qualcosa con cui si sentisse più a suo agio.
“Nate, dove hai messo i miei vestiti?”
L’attore per un momento sembrò spaesato. Poco dopo però fece mente locale su quello che era successo la sera prima e, non senza un minimo di rossore, indicò la sedia.
“Il vestito è lì. Le.. l-la biancheria era bagnata e così l’ho messa in un sacchetto. Puoi tenere quei boxer però, a me stanno troppo piccoli”
La bocca della donna si allargò in un sorriso, tacito ringraziamento per quel gesto.
Poco dopo Stana provò ad alzarsi per andare in bagno a cambiarsi, ma la testa le iniziò a girare e si ritrovò tra le braccia dell’attore.
“Forse è meglio che ti cambi qui.”
“Già, forse è meglio.” Rispose la ragazza, spostandosi sul letto. Rimasero a fissarsi negli occhi per qualche secondo, poi, vinta dall’imbarazzo, la donna trovò il coraggio di parlare.
“Potresti prendermi il vestito e poi.. ehm.. lasciarmi un attimo sola?”
La faccia dell’uomo era più che stupita: la bocca era aperta, gli occhi spalancati. Eppure doveva immaginarsi che non bastava averla vista quasi nuda una volta perché l’imbarazzo tra loro cessasse e lei si spogliasse tranquillamente davanti a lui.
“Si certo, scusa.” mormorò. Poi si avviò verso l’armadio e tirò fuori una felpa rossa. “Metti su questa che fa freddo e non vorrei che ti ammalassi.”
E dettò ciò, uscì.

“Avevi proprio fame!” esclamò l’uomo dopo che l’attrice ebbe pulito con il dito anche l’ultima goccia di cioccolato rimasta sul piatto.
“Oh, Nate, era tutto buonissimo! Grazie.”. E un sorriso sincero si fece spazio sul suo volto.
“Figurati, per una colazione”
Ci fu un attimo di silenzio. Nate cominciava a sentire l’imbarazzo di tutte le faccende accadute le ore prima e la stanchezza per la notte insonne che aveva passato, mentre Stana stava pensando a come spiegargli che la colazione non centrava proprio un tubo, che lo stava ringraziando per tutta la lunga lista di cose che aveva fatto per lei, in cui la colazione si trovava praticamente all’ultimo posto.
“Non intendo solo per la colazione. Grazie per tutto. Per avermi accompagnata a casa, per non avermi lasciata sola, per esserti preso cura di me, per avermi dato le aspirine, per avermi fatto.. ehm.. la d-doccia.”
“Ti assicuro che in quel caso il piacere è stato tutto mio!”
Per la prima volta quella mattina, una vera e spontanea risata uscì dalla bocca di entrambi. Solo quando il silenzio tornò a fare da padrone Stana sottolineò la serietà di ciò che aveva detto.
“Stupido! Dico davvero.”
“Lo so. Solo che il pensiero non mi lascia ancora del tutto indifferente. Sì, insomma, diciamo che ti pregherei di non ubriacarti per un po’, altrimenti potrei non rispondere delle mie azioni!”
Una seconda risata, un po’ più imbarazzata, prese nuovamente il posto del silenzio, finendo però tanto veloce quanto era iniziata.
“Perché? Cosa mi faresti Nate?”. Il tono della donna era dolce, anche se si poteva facilmente scorgere una punta di malizia. La situazione stava diventando complicata.
“Non sono sicuro che tu voglia saperlo”
“Se te l’ho chiesto, voglio saperlo”
Nate si prese qualche secondo per sé, diventando improvvisamente serio, come poche volte lei lo aveva visto essere.
“Basta giocare Stana, ti prego”
“Non sto giocando Nate, voglio saperlo davvero. Sono sicura che farei la stessa cosa che hai in mente se fossi tu quello ubriaco. Anzi, non so se avrei tutto il controllo che tu invece hai avuto stanotte.” L’attrice si era avvicinata ancora di più e aveva appoggiato la fronte a quella dell’uomo, che aveva sospirato e chiuso gli occhi. I loro respiri si infrangevano uno sulla faccia dell’altro e mancava poco che le bocche si toccassero.
“E’ troppo presto Stana. Sei ancora scossa per quello che è successo negli ultimi giorni. Vuoi solo un giocattolo con cui sfogare le tue frustrazioni e io non ci sto. Non ci sto a passare una notte con te e poi fare finta che tutto questo non sia mai successo. Non ci sto ad accarezzare il tuo corpo mozzafiato per un’ora, due, e poi non poterlo fare più. Non ci sto a sentirti gemere e tremare sotto di me e tra qualche mese sapere che altre mani, altre carezze, altri baci ti fanno lo stesso effetto. Non ci sto a farmi trattare come un pupazzetto e non ci sto a farmi spezzare il cuore da te, per quanto questo possa farti bene. E credimi se ti dico che questo è tutto ciò che vorrei. Credimi se ti dico che ieri ho toccato il cielo con un dito mille volte mentre eri nuda tra le mie braccia e mille volte ho pensato di svegliarti e fare l’amore con te tutta la notte. Credimi se ti dico che sei bellissima e che probabilmente tra un’ora mi sarò pentito di tutto quello che ho detto e fatto. Credimi se ti dico che ho passato tutta la notte a guardarti dormire e non ho sentito la stanchezza impadronirsi di me neanche un momento, perché vederti dormire accanto a me era la cosa tutto ciò di cui avevo bisogno. Ma io non ce la faccio a baciarti, stringerti e amarti una sola volta. Non ce la faccio ad averti e poi a perderti. Perché non ti voglio per una sola notte.” Stava sussurrando. “Io mi sono innamorato di te, Stana.”

“Oh. Mio. Dio. E’ l’unica cosa che arrivo a dire. Oh. Mio. Dio.”
Il silenzio era calato nello studio. Nessuno parlava, nessuno rideva, probabilmente nessuno nemmeno respirava. Qualcuno aveva un fazzoletto in mano; ad altri si potevano facilmente scorgere gli occhi lucidi. Tra questi ultimi c’era sicuramente Stana. Ogni ricordo era scalfito nella sua mente e ritornare a quei momenti, a quelle parole, riferirle davanti a tutti, le aveva fatto incrinare la voce. Quell’ultima frase era uscita strozzata e sussurrata, eppure tutti avevano capito e nessuno aveva detto niente.
Il timer continuava ad andare avanti e mancavano pochi secondi alla pubblicità. Ellen, da brava presentatrice qual era, prese in mano la situazione e chiamò la reclame.
Quando le telecamere si riaccesero, tutti erano un po’ più tranquilli. Le truccatrici avevano sistemato il trucco delle due donne e un’assistente aveva portato loro due bicchieri d’acqua.
“Siamo di nuovo qui con Stana Katic, protagonista della serie tv “Castle”, giunta ormai alla sua ultima stagione. Per chi si fosse appena collegato, l’attrice è con noi per raccontarci la sua storia con il suo co-protagonista Nathan Fillion. La loro relazione, iniziata nel 2008 e terminata nel 2013, è stata tenuta segreta per tutti questi anni. Come mai adesso, a distanza di più di un anno dalla rottura, l’attrice più famosa al mondo per la sua privacy è qui a raccontarci la loro storia? Non sarà mica colpa di quel bellissimo anello che porta all’anulare? Purtroppo per saperne di più dovremmo aspettare ancora un po’.
Se vi state però chiedendo perché il pubblico è insolitamente silenzioso, la risposta è, invece, molto facile. La Katic ha appena finito di raccontarci la dichiarazione di Mr. Fillion, che – devo dire la verità – non è delle più romantiche, vero?”
“Oh, no. Assolutamente no.” rise l’attrice “Nate si dichiarò nel momento più strano e inadatto. Devo dire che dopo si rifece, parecchie volte, ma in quel momento mi trovai parecchio spiazzata. Avevo appena mollato Kris perché provavo qualcosa per Nath, avevo deciso di aspettare a parlare con lui di questi sentimenti ancora incerti e di certo non mi aspettavo che venisse fuori lui con questo argomento.”
“A dire la verità, però, anche tu ci hai messo del tuo. Ti sei ubriacata, gli hai praticamente permesso di vederti nuda, lo hai stuzzicato e gli hai detto che se fossi stata in lui gli saresti saltata addosso, un qualsiasi uomo ti avrebbe strappato le mutandine molto prima!”. Ellen era sempre molto diretta.
Il pubblico, che fino a poco prima sembrava addormentato, scoppiò in una fragorosa risata.
Stana invece era rimasta sconvolta. Non l’aveva mai vista in questa maniera. Certo, si rendeva conto di averlo stuzzicato, ma non pensava così tanto. Inoltre non aveva mai ipotizzato che anche da ubriaca, se avesse voluto, avrebbe potuto impedirgli di svestirla.
“Oh, be’, se la guardi sotto questo punto di vista forse hai ragione.”. La voce era diventata un sussurro e le guance sembrava le avessero preso fuoco.
“Ma quindi come è andata a finire?”
Un microfono apparve misteriosamente tra il pubblico e passando da una persona all’altra ognuno proponeva la propria ipotesi.
“Vi siete baciati?”
“Gli hai detto che lo ami anche tu?”
“Lo hai abbracciato?”
“Ti ha riportato a casa?”
“Siete andati a fare shopping?”
“Ti ha portato a cena fuori?”
“Ti ha strappato le mutandine?”
A questa domanda tutti risero e Stana, tutta rossa in viso, ne approfittò per rispondere.
“Oh, no. Io sono scappata.”

 


Resuscitata dal mondo dei morti,
tra di voi sono tornata,
se siete incazzati non avete tutti i torti,
ringrazio il cielo che non mi avete ancora ammazzata.

Questa breve poesia è per chiedervi umilmente scusa per il mio immenso ritardo ingiustificato. E dico ingiustificato perchè il capitolo era pronto e il computer funzionava. L'unico problema è che è iniziata la scuola e io sono già piena di compiti. Spero abbiate pietà di me!
Comunque d'ora in poi penso che aggiornerò solo il fine settimana, perchè nei giorni feriali il pc non arrivo a vederlo nemmeno col binocolo.
Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite e ancor di più quelli che hanno recensito i capitoli precedenti. E' una gioia immensa leggere i vostri commenti!
Spero che il capitolo vi piaccia, anche se più breve del solito. Fatemi sapere!
Detto ciò, vi lascio in pace e vado a dormire che è tardi.
Ci leggiamo sabato/domenica prossimi (spero!).
Baci,
Rò :*
  
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