Era
passato molto tempo da l’ultima volta che mi ero trovato solo, lontano dallo
Stormo e per di più con due persone che affermavano di essere i miei veri
genitori. Non sapevo più a che pensare, in fin dei conti appena avevo saputo che
Max e Fang avevano trovato l’indirizzo e le coordinate per arrivare alla casa di
coloro ai quali il destino mi aveva portato via quando ero in fasce, mi ero
sentito insicuro ma ripensandoci avevo concluso che non potevo rovinare il sogno
della mia vita solo per un momento di cedimento.
E
ora mi trovavo là con i miei genitori che, anche data la loro immensa felicità,
mi trattavano come un essere sovrannaturale. Non che ne fossi di meno, in un
certo senso non li biasimavo affatto dato che da un giorno all’altro era
arrivato a casa loro il figlio portatoli via quattordici anni prima e per di più
cieco e con le ali.
La
nuova casa nel suo insieme mi disorientava e mi sentivo oppresso da quelle mura
in cartongesso che mi tenevano rinchiuso in un piccolo spazio limitato nel suo
insieme che non mi permetteva di muovermi liberamente. Io che ero abituato a
volare e a provare quella sensazione di libertà assoluta, come quando io e gli
altri ci lasciavamo trasportare dalle correnti fredde o come quando copiavamo le
coreografie di volo e le virate dalle poiane. Quella si che era vita. O meglio
era lo stile di vita che più si addiceva al mio spirito libero e nel frattempo
selvaggio, senza timore e pronto a tutto.
E
cosi ero chiuso nel bagno -perlomeno mi sembrava fosse un bagno- che piangevo
come un bambino quando gli vengono tolte tutte le caramelle. Era una sensazione
nuova per me o quasi, non ero abituato a piangere lo avevo fatto soltanto
un’altra volta in circostanze che in quel momento non ricordavo con esattezza.
Mi mancava Max con il suo coraggio e la voglia di essere il capo e
contemporaneamente con la sua dolcezza quando trattava con i più piccoli, Fang
il ragazzo alato dalle poche parole e dagli interminabili silenzi, Nudge con i
suoi monologhi e con la spensieratezza di una ragazzina di undici anni forse
troppo matura per la sua età, Angel la bambina dagli occhi dolci e dalla bontà
infinita e infine mi mancava Gasman il mio fedele compagno di avventure sempre
presente al mio fianco.
Mi
sentivo pronto a distruggere il sogno di una vita per tornare dallo Stormo, la
mia vera ed unica famiglia che mi apprezzava e mi voleva bene nonostante quello
che ero e quello che tuttora sono.