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Autore: JeckyCobain    30/09/2014    1 recensioni
Himeros è la passione del momento, il desiderio fisico presente e immediato che chiede di essere soddisfatto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Langdon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sarà mai come vuoi tu!


«Robert!» Alice ansimava. «Ehi, aspetta!» disse ridendo.

«Alice!» rise lui. «Sapevo che dovevo sposare una ragazza diversa»

«Cosa?» motivata dalle sue parole corse verso di lui più velocemente, e quando arrivò al punto in cui si trovava gli diede un leggero bacio sulle labbra.

«Un'altra ragazza, eh?» ansimò nuovamente per la fretta. «Dimmi dove la trovi un'altra ragazza come me, vecchio come sei»

«Non sono poi così vecchio!» replicò lui.

Si trovavano alla fine della “Cordonata”, la scala di accesso alla piazza del Campidoglio. Alice amava la città di Roma tanto quanto la amava Robert, ma essendo Italiana ogni volta che andavano a visitarla si sentiva a casa.

«Ogni volta che torno qui non mi sembra vero di essere veramente sposata con-» Alice si bloccò e non finì la frase, perché improvvisamente rimase sola. Robert era sparito. Intorno a lei c'erano solo volti sconosciuti e le ragazze sembravano guardarla con occhi iniettati di sangue.

Ad un tratto un vecchio basso e dal volto crudele le si avvicinò e con forza le tirò la gonna. Alice cominciò ad urlare ma nessuno sembrava sentirla, nonostante la piazza fosse gremita. Gli occhi del vecchio erano circondati da occhiali di marca, e i suoi occhi rossi si vedevano attraverso le spesse lenti. La statua equestre di Marco Aurelio sembra osservarla e giudicarla con quegli occhi apparentemente privi dell'iride, ma che, se guardati da più vicino, si poteva notarle risplende sotto il caldo sole che brillava su Roma.

Ad un tratto si sentirono degli squilli, sempre più forti, incessanti, forse le sirene della polizia: qualcuno si era accorto che la ragazza era in pericolo e dovevano aver chiamato i soccorsi. “Grazie a Dio!” pensò Alice, sollevata. Ma dopo quelli che sembravano interminabili secondi nessuno sembrava arrivare. Il vecchio dagli occhi rossi, che nel frattempo si era allontanato per pochi secondi, forse spaventato dalle sirene, tornò all'attacco. Questa volta le afferrò il busto e la trascinò verso terra.

Alice si sentì sprofondare e cominciò a urlare, ma nessuno la sentiva, nonostante il rumore degli squilli si facesse sempre più forte. Poi, d'un tratto, tutto divenne scuro.

 

Alice si svegliò di soprassalto. “Era solo un sogno” pensò ansimante. Guardò la sveglia che continuava a trillare sul comodino. Le 6.40. Era già in ritardo di 10 minuti, ma dopo quel brutto sogno le sarebbero serviti almeno altri 15 minuti per riprendersi. Per fortuna le lezioni non cominciavano prima delle 8.00, infatti per sicurezza impostava sempre la sveglia in modo da poter fare tutto con calma.

«Ma come mi salta in mente di sognare il professore di simbologia?» Mormorò tra sé e sé. Nonostante tutto quello che aveva sognato, l'unica cosa che ricordava era il suo professore di simbologia e iconografia religiosa: il professor Robert Langdon.

Nel sogno erano sposati, probabilmente sarebbe stato quello che tutte le ragazze della facoltà avrebbero desiderato, Alice compresa. Peccato per il finale, che avrebbe voluto cancellarlo all'istante. Non era la prima volta che faceva incubi del genere, e anzi, purtroppo ne faceva anche troppo spesso.

Tirò un lungo sospiro, pensando che sì, era stato tutto un sogno, ma camminare per le vie di Roma assieme a Robert sarebbe stato davvero fantastico.

Si alzò con fatica dal letto, scostando le coperte bianche, e con stanchezza si tirò in piedi. Si mise le pantofole e la vestaglia e andò in cucina, dove la sua coinquilina stava già preparando il caffè, il cui forte aroma si espandeva per tutta la casa.

«Buongiorno Alice!» esclamò con brio la rossa al pianterreno, sollevando la padella dei pancake «Dormito bene?».

Bettany McAvoy era una frizzante ragazza del corso di studi medievali, facente parte della medesima facoltà di Alice: la prestigiosa facoltà di arte e scienze di Harvard.

Bettany, spesso chiamata anche Betta, o Bet dagli amici, aveva ricci capelli rosso fuoco, e uno sguardo sbarazzino e prorompente, che si irradiava dai graziosi occhi verdi.

Lei e Alice avevano molto in comune, nonostante lei non aveva compiuto una traversata oceanica per partecipare ai corsi della prestigiosa università, ma si era semplicemente trasferita dal Kansas.

«'nsomma» rispose Alice con la voce ancora impastata dal sonno. Afferrò la tazza di latte caldo e Nesquik che Bet le aveva preparato.

Ormai era il secondo anno che abitavano assieme, e Bettany conosceva bene i gusti di Alice.

«Come mai, tesoro? Brutti sogni?» era solita chiamarla “tesoro”, ma lo faceva un po' con tutti, era una sua caratteristica.

«Già» sospirò Alice stiracchiandosi prima di cominciare a sorseggiare il suo latte «Se essere sposate con il professor Langdon ma essere brutalmente abbandonate a Roma può essere considerato brutto allora sì.»

Bet trattenne una risata. Sapeva bene della cotta di Alice verso l'attraente professore di simbologia, e ormai era abituata alle sue solite chiacchiere e fantasticherie su di lui.

«Ancora Robert?» sorrise addentando un pancake.

«A quanto pare» sospirò la bionda, in risposta. Finì il latte nella sua tazza con Sheldon Cooper, e la posò nel lavabo. Cercò nella credenza la marmellata di fragole, la sua preferita, e si sedette a tavola a mangiare i pancake, non prima però di essersi stiracchiata mostrando la pancia piatta e invidiata da molte ragazze.

Bet sospirò «Sempre la solita sei» le porse un piatto pulito. «Lo sai bene che il professore non ti noterà mai. Cioè sì okay, ti ha già notata, ma non significa che se ti parla nel tempo libero sia necessariamente interessato a te».

Alice alzò le spalle. Con la testa china sul piatto e gli occhi azzurri ancora assonnati continuò a mangiare imperterrita. Per quanto le volesse bene, Bet era un'inguaribile guastafeste.

«Insomma, Alice» continuò lei «Non è per smontarti, o distruggere i tuoi sogni, ma lo sai che le relazioni tra insegnanti e alunni, nonché essere vietate, sono alquanto pericolose e... impossibili»

Alice detestava quella parola. “Impossibile” non rientrava nel suo vocabolario. E nonostante detestasse il fatto che le piacesse proprio lui, non riusciva a toglierselo dalla testa. Era inevitabilmente innamorata del suo professore.

Era passato più di un anno dalla prima volta in cui lo incontrò; un anno dal primo giorno in cui ebbe lezione nella sua aula. Quella suadente voce baritonale, e quei magnetici e penetranti occhi azzurri che fin dal primo momento l'avevano catturata. E quel suo modo di parlare estremamente affascinante che la rapiva ad ogni spiegazione lo rendevano l'uomo perfetto. Nonostante quarantenne e con i capelli neri cosparsi da qualche ciuffo bianco, sapeva che l'animo del suo amato professore era ben più giovane di quel che dimostrava. Alice aveva letto tutti i suoi scritti, e spesso e volentieri conservava i ritagli di giornale in cui appariva. E anche li era dannatamente bello: il suo sguardo seducente la fissava dalla copertina della rivista del mese scorso, in cui raccontava della sua ultima avventura tra Firenze, Venezia e Istanbul, sulle tracce di un misterioso virus.

“Mi sarebbe piaciuto essere con lui” pensava spesso Alice “Avrei potuto fargli da guida, conosco l'Italia meglio di qualsiasi altro luogo al mondo”.

Alice infatti era nata e cresciuta in Italia, la sua amata Italia, culla dei più grandi artisti rinascimentali, delle coste illuminate dal sole e bagnate dall'acqua cristallina del mediterraneo, ma sopratutto, il paese con la miglior cucina del mondo. Purtroppo, a dispetto delle apparenze per cui era conosciuta, l'Italia non era un paese in cui si poteva far fortuna, e così, dopo il diploma, la ragazza si era trasferita in America, sperando di poter tornare nel suo bel paese con qualche soldo e conoscenza in più. Aveva cominciato lavorando in bar e locali alla moda di New York, e la sua abilità di artista l'aveva aiutata a fare qualche soldo extra vendendo opere che creava nel tempo libero. E proprio in quel periodo aveva deciso di mettersi alla prova per ottenere la borsa di studio per l'università di Harvard: ogni anno ne mettevano in palio diverse per studenti privi di cittadinanza Americana, e lei, con il suo Q.I. leggermente superiore alla media, aveva ottenuto risultati eccellenti.

Si era presa un appartamento a Boston, esattamente all'interno del College, poiché le venivano offerte vantaggiose offerte non essendo della zona, e sopratutto lì, tra le mura di Harvard, si sentiva più sicura che non tra le affollate vie di New York.

Bettany non l'aveva scelta lei come coinquilina, ma ben presto erano diventate amiche, e condividevano molto assieme: dopo solo poco tempo assieme si sentivano già come sorelle.

«Comunque è ora di andare» disse Alice distogliendosi dai suoi pensieri più profondi. Osservò l'orologio da polso e soffocò una risata. Giusto il mese prima aveva notato che il professore ne portava uno esattamente uguale, con le braccia di Topolino che segnavano l'ora.

Aiutò Bet a sparecchiare, poi si diresse in bagno, e dopo una doccia veloce, andò in camera a vestirsi. Quella mattina indossava un semplice vestitino rosa, il suo colore preferito, una giacca in jeans e delle calze fino al ginocchio nere. Si fece la coda, indossò i mocassini e afferrò lo zaino in pelle nera: era pronta per andare.

«Bet, io vado!» disse guardando nervosamente l'ora. Aspettare la coinquilina era un'impresa infinita ogni volta, ci metteva secoli solamente a truccarsi, quando ad Alice bastava un po' di mascara ed era pronta.

«Va bene, buona giornata, tesoro!» si sentì urlare dal bagno.

Alice prese le chiavi di casa dal piattino all'ingresso e chiuse la porta alle sue spalle.

Una volta fuori prese il cellulare per controllare le mail, e nel momento in cui si infilò le cuffiette per ascoltare la musica, notò che la batteria del telefono era scarica. «Merda!» imprecò a denti stretti. Era convinta di averlo caricato la sera prima, ma evidentemente il cavo non era attaccato bene alla corrente.

Buttò il telefono in borsa: per quel giorno niente e-mail e musica.

Non era abituata a fare la strada per l'aula senza musica, lo trovava noioso, sopratutto perché la mattina presto a quell'ora non c'era nessuno nei paraggi con cui parlare. Lei andava sempre là prima per il semplice fatto che le piaceva sedersi fuori sui gradoni, o nell'aula vuota, in silenzio, a leggere uno dei suoi adorati romanzi, senza nessuno che la disturbasse. E poi, ovviamente, il primo ad entrare in aula era sempre Robert Langdon. Era bello poter scambiare due chiacchiere con il professore prima che l'orda di studenti (e studentesse, sopratutto) si posizionassero ai loro posti per cominciare la lezione.

Ogni tanto la fermava anche per i corridoi durante il week-end, quando le lezioni non c'erano, e cominciavano a parlare dei romanzi che leggeva prima delle sue lezioni, o dei film che sarebbero usciti nelle settimane a seguire.

Erano conversazioni che però faceva con tutti i suoi studenti, e nonostante in quei pochi secondi Alice si sentisse speciale per lui, sapeva che in fondo non gli interessava nulla di lei.

Dopotutto era una giovane ragazza ventenne, e lui era troppo grande, sofisticato, e intelligente per una come lei.

E poi bello com'era poteva avere tutte le donne che voleva, perché avrebbe dovuto scegliere proprio lei? Sapeva bene che aveva la fama di esser stato con diverse donne, ma nonostante tutto avesse scelto la vita dello scapolo.

All'improvviso un rumore la distolse dai suoi pensieri. Non capiva da dove proveniva, ma non c'era nessuno nelle vicinanze, quindi... cosa poteva essere?

Si guardò intorno ma non vide nulla. Un secondo dopo eccolo di nuovo: una specie di fruscio, proveniente dalla sua destra. Lo ascoltò attentamente ancora una volta, e si rese conto che non era un fruscio, ma bensì un dolce sciabordare di acque.

Quando capì da dove proveniva si diresse a vedere: le sembrava impossibile che la piscina fosse utilizzata da qualcuno a quell'ora del mattino.

Eppure non immaginò nemmeno lontanamente quello che vide una volta che arrivò lì: il professor Robert Langdon stava nuotando energicamente nella piscina della scuola. Alle 7.30 della mattina, un'ora abbondante prima dell'inizio delle lezioni.

Alice avvampo' di colpo, e, senza nemmeno pensarci, entrò nella piscina al coperto. Si fermò negli spogliatoi e si ravviò i capelli biondi dandosi un'occhiata alo specchio. Il sonno e i brutti sogni si erano improvvisamente dileguati dal suo viso: era forse stata la vista del professore?

Guardò un po' in giro e vide, appeso ad un appendi abiti, l'accappatoio del professore. Lo afferrò e si diresse all'ingresso della piscina.

Era vicina al bordo quando il professore finì le sue 50 vasche giornaliere e alzò lo sguardo su di lei, togliendosi la cuffia e mostrando i capelli sale e pepe piacevolmente bagnati.

La guardò stupito dai suoi occhi azzurri e ad Alice saltò un battito, ma si sforzò di non fare facce strane.

Continuò a sorridere, e allungando la mano disse «Buongiorno professore, già sveglio di prima mattina?»


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Angolo autrice:
Ebbene, ciao a tutti! Sono tornata dopo secoli a pubblicare qualcosa su EFP nonostante non abbia più finito JHRH, e mi scuso, appena avrò tempo lo concluderò! >< semplicemente mi premeva scrivere qualcosa du Robert Langdon per dare sfogo alle mie fantasie (eh sì, dai ci sta). Quindi anche se non avrò tempo di aggiornare comincio questa avventura, sperando che qualcuno la legga (anche se non c'è quasi nessuno nel fandom di Dan Brown sobsobsob)
Eee niente, per chi l'ha letto il cognome McAvoy l'ho preso dalla protagonista della mia precedente fan fiction "Jokes have red hair".
Per quanto riguarda gli orari e tutto ciò che ho scritto riguardo i luoghi, cerco di attenermi il più possibile alla realtà, sopratutto per quanto riguarderà accenni a fatti storici ecc.
Bbbenee, per quanto riguarda la protagonista l'unica cosa che abbiamo in comune è il nome, i capelli e gli occhi, stop. Non sto scrivendo di me, ve lo dico già.
Beneee, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo se decido di aggiornare! See yaa! c:

Alli / Jecky 

p.s: La PV che ho usato per Alice è Ebba Zingmark, una modella e fashion blogger. Anche se il suo colore di capelli non è uguale a quello di Alice nei banner che metterò glieli modifico a photoshop di solito ahah, è proprio carina ed era un sacco che volevo usarla per qualche storia! Spero piaccia anche a voi :3

   
 
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