Lo studio era un vero e proprio museo. Tutti i campioni del regno minerale erano lì etichettati nell'ordine più perfetto secondo le tre grandi divisioni dei minerali; infiammabili, metallici e litoidi. Conoscevo uno per uno quei gingilli della scienza mineraria. Quante volte invece di oziare con i ragazzi della mia età mi era piaciuto mettermi a spolverare le grafiti, le litantraci, le torbe! E i bitumi, i sali organici che bisognava salvare da ogni atomo di polvere. E tutte le altre pietre che sarebbero bastate a ricostruire la nostra e anche una camera in più che mi avrebbe fatto comodo! Quel giorno entrai nello studio senza pensare a quelle meraviglie minerarie: ero preoccupato soltanto per Cris, come lo chiamavo io. Lo vidi immerso nella sua grande poltrona di velluto di Utrecht, teneva fra le mani un libro che guardava con profonda ammirazione. "Quale libro! Quale libro" escalamava. Quelle parole mi ricordavano che Cris era anche bibliomane; ma un libro aveva valore per lui alla sola condizione di essere introvabile o almeno illeggibile. "Dunque", mi disse. "non vedi niente? Non vedi questo lavoro inestimabile che ho trovato frugando nella bottega di Jospeh, l'ebreo?" "Magnifico" risposi con entusiamo d'obbligo. Perchè tanto rumore per un vecchio libro ingiallito dal quale pendeva un segnalibro scolorito? "Osservalo", diceva, interrogandosi e rispondendosi insieme: "non è bello questo libro? Meraviglioso". Parlando, Cris apriva e chiudeva il libro. Non potei fare a meno di interrogarlo sul suo contenuto sebbene non mi interessase per niente. "E che titolo ha questo libro?" domandai con una premura troppo entusiastica per essere vera. "Quest'opera", rispose lui tutto animato, " è l'Heims Kringla di Snorre Turleson, il famoso autore islandese del XII secolo. E' la cronostoria dei princici norvegesi che regnarono in Islanda". "Davvero?" esclamai subito simulando grande meraviglia. "Ed è senza dubbio una traduzione italiana". "Che dici?" rispose vivacemente lui, "una traduzine! Che me ne farei di una traduzione? A chi importa di una traduzione? Questa è l'opera originale in lingua islandese. magnifico idioma ricco e semplice insieme che permette le più variate combinazioni grammaticali e numerose modifiche di parole. "Come l'italiano" insinuai. "Si", rispose Cris alzando le spalle "senza contare che la lingua islandese ammette i tre generi come il greco e declina i nomi propri come il latino". "Davvero?" feci un po titubante nella mia indifferenza "e i caratteri di questo libro sono belli?" "I caratteri! Ma che "caratteri", disgraziato Alex? Si tratta di ben altro! Parli di questo libro come se fosse stampato! Ignorantone, è un manoscritto, un manoscritto runico!" "Runico?" "Runico, sì. E ora stai per domandarmi di spiegarti che cosa vuol dire?" "Me ne guarderei bene" replicai con l'accento di un uomo ferito nel suo amor proprio. Cris rimase per qualche istante fermo, scrutando quei caratteri, poi rialzando gli occhiali sentenziò; "Sono caratteri runici; assolutamente identici a quelli di Snorre Turleson! Ma che significano? E' certamente runico antico!" mormoro a mezza bocca. Qualche minuto più tardi io ero a tavola, mentre Cris rimase con il suo libro nello studio. Mangiavo l'ultimo gamberetto quando una voce ecchegiante mi tolse il dessert. Con un solo balzo dalla soglia della sala da pranzo arrivai nello studio