CAPITOLO
2 – LUI –
Quando lo incontrai per la prima volta pensavo fosse
un angelo.
Eliah il suo nome.
Occhi di ghiaccio, capelli neri e
un sorriso mozzafiato.
In poche parole il ragazzo perfetto.
Per
le prime settimane tutto fu come un sogno, lui era gentile e si
preoccupava per me, a scuola non mi prendeva in giro anzi mi trattava
come una principessa.
Poi mia madre e suo padre si sposarono e
tutto cambiò; divenne freddo, come i suoi occhi; riusciva a
congelarmi il sangue con lo sguardo ma non mi toccava e io pensavo di
essere al sicuro.
Poi scoprì la sua vera natura e le cose
peggiorarono; dall’ indifferenza passò alla
violenza, prima mi
tirava solamente i capelli poi iniziò a tirarmi calci,
schiaffi e
pugni.
Il mio corpo era la testimonianza del suo odio per me.
A
scuola però era popolare tra le ragazze per la sua
gentilezza, che
poi era inesistente.
Minacciava i secchioni per avere i compiti
fatti e i professori per avere voti alti.
Era temuto da tutti e
aveva tanti amici che per lo più avevano paura di lui.
La verità
è che era un delinquente; uno stronzo di prima categoria che
si
prendeva gioco di tutto e di tutti senza eccezioni.
Tutto venne a
galla quando i nostri genitori ormai sposati decisero di andare in
luna di miele.
Era stato deciso che avrebbero passato una
settimana a Cancun e noi saremo rimasti a casa perché
avevamo una
settimana piena di compiti in classe.
E così partirono, felici
come non mai per aver finalmente formato una famiglia felice.
Peccato
che fosse solo un illusione; il primo giorno che passammo da soli
iniziò l’incubo.
Appena i nostri genitori uscirono di casa lui
con uno sguardo agghiacciante mi si avvicinò, io
indietreggiai
impaurita ma lui mi prese per i capelli e mi avvicinò al suo
corpo.
Guardandomi negli occhi sibilò: “ Senti stupida
ragazzina, da oggi in poi comando io e non provare a disobbedirmi
altrimenti te ne pentirai amaramente”.
Diventai di pietra. Non
mi aveva mai parlato così.
Con un sorriso malizioso mi diede un
bacio all’ angolo della bocca e mi lasciò i capelli
andandosene in
salotto per chiamare i suoi amici.
Quella notte casa nostra fu
invasa da alcol e droga oltre che da un gruppo di ragazze ubriache
fradice.
Io cercai di andarmene ma tutto fu inutile perché il
cretino del suo migliore amico, Lucas, mi beccò mentre me ne
stavo
uscendo dalla finestra e chiamò quel decerebrato del mio
fratellastro.
Naturalmente era mezzo fatto e l’unica cosa che
fece fu impormi di scendere e di stare con i suoi amici
cosicché mi
potesse tenere d’occhio.
Io però non volevo stare con quegli
idioti così, appena ne ebbi l’occasione, li chiusi
fuori dalla
camera e mi ci barricai.
La festa finì alle 3 del mattino e lui,
ripresosi, irruppe nella mia camera e non mancò di prendermi
per il
collo e di sbattermi contro muro, mi tirò uno schiaffo
talmente
potente da farmi cadere.
“ Puttanella del cazzo perché non mi
hai obbedito eh? ”
Poi mi tirò un calcio nelle costole e se ne
andò.
Le lacrime scesero incontrollate, il dolore era
insopportabile ma perché mi stava facendo questo?
Cosa avevo di
così sbagliato da attirare le persone più
orribili al mio
fianco?
Con questi pensieri mi addormentai.
Poche ore dopo mi
alzai dal letto, mi vestì e mi truccai mettendo molto
correttore
sopra le occhiaie violacee. Uscì di casa il più
in fretta possibile
e, fortunatamente, non lo incontrai.
Una volta arrivata a scuola
un ragazzo, passandomi accanto, mi scaraventò a terra.
Dopo
essere stata umiliata e derisa da tutti quelli che erano difronte al
cancello mi diressi in classe dove aspettai che quella giornata
finisse al più presto.
Il resto della settimana lo passai tra
biblioteca e casa dove Eliah non fece altro che insultarmi e
deridermi.