We’re
walking in the air
We’re
floating in the
moonlit sky
The
people far below are
sleeping as we fly
I’m
holding very tight
I’m
riding in the
midnight blue
I’m
finding I can fly so
high above whit you
- Walking In
The Air, Howard Blake -
I
riflessi dorati dell’armatura seguono il ritmo dei miei
passi,
illuminando a tratti i robusti tronchi degli alberi che mi circondano.
I raggi
del Sole che audacemente s’infiltrano fra il dedalo di rami,
sembrano quasi
guidarmi verso la meta, illuminando il sentiero erboso davanti a me.
Mi sfilo l’elmo dalla testa, portandolo sotto il braccio
destro. Il
mantello bianco mi sfiora leggero e lo sento danzare intorno al mio
corpo
imponente.
“Non
sono mai stato un tipo discreto, vero messer Ilias?”
penso, lasciandomi
scappare un sorriso divertito.
Un immenso prato verdeggiante si apre davanti ai miei occhi,
sfavillando alla luce bianca di questo Sole settembrino. Arresto il
passo e
rivolgo gli occhi all’ambiente che mi circonda.
L’erba s’increspa al canto
placido di un vento tiepido, trascolorando da un verde più
chiaro ad uno più
scuro.
Chiudo gli occhi e alzo il capo verso cielo, abbandonando il corpo al
calore del Sole e alla carezza del vento. Nell’aria si
avverte l’odore delicato
di fiori di campo e l’eco del cinguettio intermittente di
qualche passerotto.
La mia mente si svuota e per un attimo provo una sensazione piacevole e
sconvolgente al tempo stesso.
“Dunque è così che vi sentivate, messer
Ilias? Questo vuol dire far
parte del Mondo, della Terra?” sussurro. “Me
l’ha detto vostro figlio di
cercarvi nel vento...” aggiungo infine, dopo un tempo che non
so quantificare.
“Non
ne dubitavo, Hasgard”.
Riabbasso il capo lentamente, con il cuore straripante di tristezza.
Lo spirito di Ilias mi scruta con attenzione e la pace che leggo sul
suo volto
mi spiazza.
Brilla, l’anima del Vecchio Leone, quasi confondendosi con la
luce
candida del Sole.
“Perché
sei triste, giovane Hasgard... anzi, Aldebaran del Toro?”
mi chiede, con
quella sua voce forte e gentile.
Mi gratto una guancia, sentendomi improvvisamente in imbarazzo.
È
difficile nascondere qualcosa ad Ilias, soprattutto se si è
un libro aperto
come me.
Mi siedo pesantemente sul prato, di fronte alla sua figura tanto
pacata. Poso l’elmo sull’erba fresca, accanto a me,
temporeggiando per trovare
una risposta adeguata da dargli.
“È
inutile provare a mentire... non ne sono in grado!”
penso.
Inspiro e alla fine mi decido a guardare Ilias in quei suoi occhi
chiari e sereni.
“Regulus vorrebbe rivedervi, ma non sa come fare...
perché non
apparite anche a lui?” dico, cercando disperatamente di
riacciuffare le parole
che sento sfuggire alla mia mente.
Mi mordo la lingua nel vedere lo sguardo di Ilias mutare
d’improvviso.
Fiero e saggio, il Vecchio Leone ha alzato il capo e mi osserva come
farebbe
con un cucciolo curioso e ingenuo.
“Io
sono ovunque, Aldebaran. Regulus non mi vede perché non
è ancora
in grado di capire che non è solo con gli occhi che deve
cercarmi”
mi risponde,
accennandomi un sorriso sereno.
Resto in silenzio, rimuginando su quelle parole per me così
enigmatiche.
“Non ho ben compreso, come vi ho già detto durante
il nostro primo
incontro, sono un po’ duro di comprendonio...”
confesso infine, piegandomi
leggermente in avanti “ma vorrei comunque spiegare a vostro
figlio come fare
per vedervi o almeno sentirvi. Io come ci riesco?”.
Ilias ride divertito, portandosi un pugno chiuso davanti alle labbra
sottili. Storco la bocca,
imbarazzato e
indispettito per la sua reazione.
“Ah, insomma! So di essere goffo, ma vi pregherei di non
prendermi in
giro!” sbotto, distogliendo lo sguardo per la vergogna di
essermi reso
ridicolo.
“Perdonami,
Aldebaran, non sei stato tu a suscitare la mia risata”
risponde Ilias,
tornando a rivolgermi il sorriso bonario di poco prima.
Restiamo entrambi in silenzio, mentre un velo di malinconia torna ad
avvolgere nuovamente il mio cuore. Una leggera folata di vento mi
sfiora il
viso, sparpagliandomi i capelli sulle spalle.
Alzo gli occhi verso il limitare della radura, proiettando lo sguardo
oltre ad essa, in direzione del Santuario. Chiudo le palpebre e prendo
s
torturarmi il labbro inferiore.
“Regulus è straordinario. Ha una sorprendente
capacità di
apprendimento e, se continua così, conquisterà
molto presto l’armatura d’Oro
del Leone... ma voi lo sapevate già, vero?” dico,
guardando con la coda
dell’occhio l’anima di Ilias.
“Me
l’ha detto il Cielo... a sussurrarmelo è stato
l’Astro che, nel
giorno in cui sono tornato alla Terra, ha brillato per la prima
volta”
mi risponde,
alzando il viso verso la volta celeste.
Sorrido.
“Regulus è davvero un piccolo Leone!”
aggiungo in un sussurro.
“Ho un
favore da chiederti, Aldebaran...”.
Trasalisco, facendomi più attento. Un velo di sudore
m’imperla la
fronte e mi ritrovo a dover deglutire l’ansia che mi ha
stretto la gola.
“Ditemi, messer Ilias! Farò tutto ciò
che desiderate” mi affretto a
rispondere.
Il Vecchio Leone riabbassa il capo, rivolgendomi un nuovo sorriso.
“Insegna
a Regulus cosa vuol dire davvero combattere... insegnagli a
guardare con gli occhi dell’anima come fai tu,
Aldebaran”
mi dice.
Aggrotto le sopracciglia, senza sapere cosa rispondere.
“Gli occhi... dell’anima?” ripeto fra me
e me, disorientato.
“Mi
fido di te, giovane Toro”.
Ho solo il
tempo di mettermi in ginocchio, che lo spirito di Ilias si
dissolve nel vento, tornando alla Terra e al Cielo.
Ho impiegato
diversi minuti per tornare al Santuario, ancora stranito
dalle parole del Vecchio Leone.
Durante il tragitto, mi sono fermato spesso a rimuginare, portandomi
una mano a sorreggermi il mento. Le fronde degli alberi su di me mi
hanno
aiutato a trattenere nella mente i pensieri che sentivo quasi sfuggirmi.
“Dovrei
forse consultarmi con il Grande Sacerdote? Egli è un uomo
saggio,
sicuramente saprà...” scuoto il capo,
bocciando subito quest’idea. Sage sarebbe ancora
più
enigmatico di Ilias, ne sono certo...
L’eco di alcuni Cosmi mi richiama bruscamente alla
realtà.
Mi volto indietro e vedendo le chiome verdi degli alberi ormai
lontane, mi sento come se avessi dato l’addio a un vecchio e
caro amico...
Sospiro e riprendo il cammino, sentendo nel cuore che il legame con la
Terra si è ormai spezzato.
“Peccato” penso, un
po’ deluso “ho provato una sensazione
unica...”.
M’immergo nel vociare confuso degli aspiranti Cavalieri che,
instancabili, si accapigliano gli uni con gli altri. L’aria
sembra quasi
vibrare, animata e scossa da energie e sentimenti tanto eterogenei da
sembrare
i colori sgargianti di un meraviglioso dipinto.
“Ti ho battuto anche questa volta, Yato! Ho vinto!”.
Al suono di questa vocina acuta, rivolgo lo sguardo all’arena
polverosa, riconoscendo subito la chioma indomabile del piccolo
Regulus. Se ne
sta immobile e fiero, sovrastando il suo avversario e godendosi il
momento di
gloria per la vittoria conseguita. Dietro di lui, suo zio Sisifo di
Sagitter
assiste alla scena con un sorriso amorevole che, per un istante, mi
ricorda
quello del fratello Ilias.
“Ehi, Hasga-… cioè,
Aldebaran!”.
Dirigo nuovamente la mia attenzione su Regulus che, correndo su quelle
gambette agili, mi viene incontro sprizzando vitalità da
tutti i pori. Stringo
i pugni, consapevole di non potergli rivelare dell’incontro
avuto con suo
padre: lo renderei triste e non me lo perdonerei mai.
“Non
me lo perdonerebbe nemmeno messer Ilias” penso con
malinconia.
Gli occhi chiari e ingenui del piccolo Leone si fissano nei miei,
curiosi.
“Ti stai allenando, Regulus?” gli chiedo,
piegandomi sulle ginocchia
per raggiungere la sua altezza.
Sul viso sporco del bambino si dipinge, repentino, un sorriso
luminosissimo.
“Sì! Per diventare più forte,
Aldebaran! Così potrò indossare presto
l’armatura d’Oro del Leone!” mi dice,
stringendo forte i pugnetti pieni di
graffi “E magari riuscirò finalmente a vedere
anche mio padre! Ho tante cose da
dirgli e da raccontargli!”.
Sento il cuore stringersi nel petto e devo appellarmi a tutta la mia
forza di volontà per non raccontargli
dell’incontro con Ilias.
“Vorrà
sicuramente andare a cercarlo e a nulla serviranno le tue
parole per dissuaderlo” mi dico,
cercando di convincermi “Sai bene che capitolerai
davanti
ai suoi occhi lucidi e pieni di delusione...”.
Gli rivolgo uno dei miei sorrisi più ampi, scompigliandogli
energicamente i capelli già arruffati.
“Diventerai anche tu un Leone forte e coraggioso come tuo
padre! E sono certo
che riuscirai a vederlo con gli occhi della tua anima” gli
dico.
Il suo sguardo si fa confuso e gli occhi azzurri – così
simili a
quelli di un felino – vengono attraversati da
un’ombra a cui non riesco a
dare un significato.
“Non so che vuol dire “vedere con gli occhi
dell’anima”, ma sai
Aldebaran, la mattina in cui è morto, mio padre mi ha detto
che tu sei un uomo
speciale...” sussurra.
Lo osservo confuso, ritirando la mano dal suo capo. Fantastico, manca
solo che mi faccia mettere nel sacco da un bambino!
“Non ho ben compreso cosa stai cercando di dirmi,
Regulus” confesso,
ormai arreso. Ah, questi Leoni!
“Beh... il mio papà mi ha spiegato che la tua
straordinaria forza
risiede nel desiderio di proteggere coloro a cui tieni. Mi ha detto che
te lo
si legge negli occhi... io però, non riesco a vedere
ciò che le persone celano
nel loro cuore come faceva lui” ribatte, portandosi le mani
dietro la nuca e
ondeggiando avanti e indietro il bacino.
Tutto ad un tratto, comprendo il significato delle parole di messer
Ilias e involontariamente mi lascio sfuggire una risata sommessa.
Che caprone che sono, era ovvio!
“Perché ridi, Aldebaran?! Io sono
serio!” sbotta Regulus, puntandomi
contro il dito teso per enfatizzare l’autorità
della sua voce infantile.
“Non rido di te, Regulus” rispondo.
“E per cosa, allora?”.
“Vedi, piccolo, il senso di protezione che si prova verso le
persone
che si amano è un sentimento molto forte... è
come un fuoco che brucia dentro e
che ti spinge a superare i tuoi stessi limiti” cerco di
spiegargli.
“Un fuoco che brucia... come una Stella?”.
“Sì... sì, direi che questo paragone
è più che azzeccato”.
Regulus rivolge il capo al cielo e i suoi occhi si velano di lacrime.
“La luce delle Stelle continua a giungerci anche quando esse
sono
morte...” bisbiglia, ripetendo le parole che Ilias aveva
pronunciato quella
lontana sera davanti al fuoco.
Mi mordo il labbro, commosso da un ricordo di cui, forse, solo ora ne
comprendo il senso.
“Regulus, io non volevo...”.
“Anche mio padre proteggeva gli altri come fai tu?”
m’interrompe,
tornando a rivolgere l’attenzione su di me.
La mia espressione diviene seria e annuisco con decisione.
“Messer Ilias era il Cavaliere più forte e saggio
di tutto il
Santuario e ha lottato sia per difendere l’umanità
sia, al fine, per difendere
te... il suo amato figlio”.
Regulus stringe forte i pugni, deglutendo delle lacrime che, invece,
farebbe bene a lasciar andare.
Si asciuga gli occhi con forza, per poi mostrarmi un sorriso pieno di
speranza e solarità. Questa volta sono io a dover mandare
giù la commozione.
“Che
figlio incredibile che hai, Ilias!”.
“Ti prego Aldebaran, insegnami questo sentimento!”
esordisce Regulus,
ritrovando il suo solito entusiasmo.
Non posso fare altro che indirizzargli un ampio sorriso.
“Va bene, piccolo Leone!” rispondo e lo prendo fra
le braccia,
sollevandolo dalle ascelle “sarai un mio allievo e
t’insegnerò cosa vuol dire
proteggere i più deboli e il futuro!”.
I suoi occhi sfavillano al pari della Stella di cui porta il nome.
“Ti ringrazio, Aldebaran! Per ora, so di poter solo
combattere e
vincere i miei avversari, ma sono certo che un giorno
riuscirò anche a superare
ciò che mi impedisce di vedere l’anima di mio
padre!”.
Non rispondo nulla e mi limito ad annuire.
“E ci
riuscirai, Regulus, perché tuo padre è dentro di
te e ti guida
in ogni passo che compi!”.
Angolino
dell’autrice:
Ciao a tutti!
Questa OS ha
preso vita dopo aver riletto i numeri 27, 44 e 45 del manga
Lost Canvas. Regulus è
chiaramente molto legato ad Aldebaran/Hasgard e ho voluto dare un mio
personale
“perché” a questo rapporto.
Il discorso
finale, invece, si lega al Gaiden dedicato al Saint di
Leo.
Il titolo
della OS è lo stesso del brano di Howard Blake citato
all’inizio (per curiosità: è stato
interpretato anche dai miei amati
Nightwish).
Ho cercato di
parlare attraverso uno dei personaggi che più ho amato e
che, secondo me, si avvicina molto alla figura di un
“padre”,
soprattutto per il senso di protezione che mostra verso i suoi amati
allievi.
Per quanto riguarda Regulus, mi ha colpita in particolare nel Gaiden a
lui
dedicato e, sì, l’ho apprezzato molto.
Non
è stato semplice scrivere usando il tempo presente
– mi rendo
conto di avere uno stile ancora acerbo, ma cerco di migliorarmi
– tuttavia ho
voluto sperimentarlo ugualmente. Vi confesso che non è stato
nemmeno semplice dar
voce a dei personaggi complessi come Aldebaran, Ilias e Regulus...
Nella speranza
che possiate apprezzare sia lo sforzo sia, soprattutto,
la storia narrata! :)