Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |      
Autore: Crateide    01/10/2014    3 recensioni
“Il Vecchio Leone riabbassa il capo, rivolgendomi un nuovo sorriso.
“Insegna a Regulus cosa vuol dire davvero combattere... insegnagli a guardare con gli occhi dell’anima come fai tu, Aldebaran” mi dice.”
Taurus non ha ben chiaro il significato di queste parole, non ha mai compreso i discorsi criptici di Ilias di Leo. L'unica cosa che sa, è che deve aiutare il piccolo Regulus a diventare il forte Leone Dorato...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leo Regulus, Taurus Hasgard
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

We’re walking in the air

We’re floating in the moonlit sky

The people far below are sleeping as we fly
 

I’m holding very tight

I’m riding in the midnight blue

I’m finding I can fly so high above whit you


- Walking In The Air, Howard Blake -


 

 

 

 

I riflessi dorati dell’armatura seguono il ritmo dei miei passi, illuminando a tratti i robusti tronchi degli alberi che mi circondano. I raggi del Sole che audacemente s’infiltrano fra il dedalo di rami, sembrano quasi guidarmi verso la meta, illuminando il sentiero erboso davanti a me.
Mi sfilo l’elmo dalla testa, portandolo sotto il braccio destro. Il mantello bianco mi sfiora leggero e lo sento danzare intorno al mio corpo imponente.

“Non sono mai stato un tipo discreto, vero messer Ilias?” penso, lasciandomi scappare un sorriso divertito.
Un immenso prato verdeggiante si apre davanti ai miei occhi, sfavillando alla luce bianca di questo Sole settembrino. Arresto il passo e rivolgo gli occhi all’ambiente che mi circonda. L’erba s’increspa al canto placido di un vento tiepido, trascolorando da un verde più chiaro ad uno più scuro.
Chiudo gli occhi e alzo il capo verso cielo, abbandonando il corpo al calore del Sole e alla carezza del vento. Nell’aria si avverte l’odore delicato di fiori di campo e l’eco del cinguettio intermittente di qualche passerotto. La mia mente si svuota e per un attimo provo una sensazione piacevole e sconvolgente al tempo stesso.
“Dunque è così che vi sentivate, messer Ilias? Questo vuol dire far parte del Mondo, della Terra?” sussurro. “Me l’ha detto vostro figlio di cercarvi nel vento...” aggiungo infine, dopo un tempo che non so quantificare.

“Non ne dubitavo, Hasgard”.
Riabbasso il capo lentamente, con il cuore straripante di tristezza. Lo spirito di Ilias mi scruta con attenzione e la pace che leggo sul suo volto mi spiazza.
Brilla, l’anima del Vecchio Leone, quasi confondendosi con la luce candida del Sole.

“Perché sei triste, giovane Hasgard... anzi, Aldebaran del Toro?” mi chiede, con quella sua voce forte e gentile.
Mi gratto una guancia, sentendomi improvvisamente in imbarazzo. È difficile nascondere qualcosa ad Ilias, soprattutto se si è un libro aperto come me.
Mi siedo pesantemente sul prato, di fronte alla sua figura tanto pacata. Poso l’elmo sull’erba fresca, accanto a me, temporeggiando per trovare una risposta adeguata da dargli.

“È inutile provare a mentire... non ne sono in grado!” penso.
Inspiro e alla fine mi decido a guardare Ilias in quei suoi occhi chiari e sereni.
“Regulus vorrebbe rivedervi, ma non sa come fare... perché non apparite anche a lui?” dico, cercando disperatamente di riacciuffare le parole che sento sfuggire alla mia mente.
Mi mordo la lingua nel vedere lo sguardo di Ilias mutare d’improvviso. Fiero e saggio, il Vecchio Leone ha alzato il capo e mi osserva come farebbe con un cucciolo curioso e ingenuo.

“Io sono ovunque, Aldebaran. Regulus non mi vede perché non è ancora in grado di capire che non è solo con gli occhi che deve cercarmi” mi risponde, accennandomi un sorriso sereno.
Resto in silenzio, rimuginando su quelle parole per me così enigmatiche.
“Non ho ben compreso, come vi ho già detto durante il nostro primo incontro, sono un po’ duro di comprendonio...” confesso infine, piegandomi leggermente in avanti “ma vorrei comunque spiegare a vostro figlio come fare per vedervi o almeno sentirvi. Io come ci riesco?”.
Ilias ride divertito, portandosi un pugno chiuso davanti alle labbra sottili. Storco la  bocca, imbarazzato e indispettito per la sua reazione.
“Ah, insomma! So di essere goffo, ma vi pregherei di non prendermi in giro!” sbotto, distogliendo lo sguardo per la vergogna di essermi reso ridicolo.

“Perdonami, Aldebaran, non sei stato tu a suscitare la mia risata” risponde Ilias, tornando a rivolgermi il sorriso bonario di poco prima.
Restiamo entrambi in silenzio, mentre un velo di malinconia torna ad avvolgere nuovamente il mio cuore. Una leggera folata di vento mi sfiora il viso, sparpagliandomi i capelli sulle spalle.
Alzo gli occhi verso il limitare della radura, proiettando lo sguardo oltre ad essa, in direzione del Santuario. Chiudo le palpebre e prendo s torturarmi il labbro inferiore.
“Regulus è straordinario. Ha una sorprendente capacità di apprendimento e, se continua così, conquisterà molto presto l’armatura d’Oro del Leone... ma voi lo sapevate già, vero?” dico, guardando con la coda dell’occhio l’anima di Ilias.

“Me l’ha detto il Cielo... a sussurrarmelo è stato l’Astro che, nel giorno in cui sono tornato alla Terra, ha brillato per la prima volta” mi risponde, alzando il viso verso la volta celeste.
Sorrido.
“Regulus è davvero un piccolo Leone!” aggiungo in un sussurro.

“Ho un favore da chiederti, Aldebaran...”.
Trasalisco, facendomi più attento. Un velo di sudore m’imperla la fronte e mi ritrovo a dover deglutire l’ansia che mi ha stretto la gola.
“Ditemi, messer Ilias! Farò tutto ciò che desiderate” mi affretto a rispondere.
Il Vecchio Leone riabbassa il capo, rivolgendomi un nuovo sorriso.

“Insegna a Regulus cosa vuol dire davvero combattere... insegnagli a guardare con gli occhi dell’anima come fai tu, Aldebaran” mi dice.
Aggrotto le sopracciglia, senza sapere cosa rispondere.
“Gli occhi... dell’anima?” ripeto fra me e me, disorientato.

“Mi fido di te, giovane Toro”.
Ho solo il tempo di mettermi in ginocchio, che lo spirito di Ilias si dissolve nel vento, tornando alla Terra e al Cielo.

 

Ho impiegato diversi minuti per tornare al Santuario, ancora stranito dalle parole del Vecchio Leone.
Durante il tragitto, mi sono fermato spesso a rimuginare, portandomi una mano a sorreggermi il mento. Le fronde degli alberi su di me mi hanno aiutato a trattenere nella mente i pensieri che sentivo quasi sfuggirmi.

“Dovrei forse consultarmi con il Grande Sacerdote? Egli è un uomo saggio, sicuramente saprà...” scuoto il capo, bocciando subito quest’idea. Sage sarebbe ancora più enigmatico di Ilias, ne sono certo...
L’eco di alcuni Cosmi mi richiama bruscamente alla realtà.
Mi volto indietro e vedendo le chiome verdi degli alberi ormai lontane, mi sento come se avessi dato l’addio a un vecchio e caro amico...
Sospiro e riprendo il cammino, sentendo nel cuore che il legame con la Terra si è ormai spezzato.

“Peccato” penso, un po’ deluso “ho provato una sensazione unica...”.
M’immergo nel vociare confuso degli aspiranti Cavalieri che, instancabili, si accapigliano gli uni con gli altri. L’aria sembra quasi vibrare, animata e scossa da energie e sentimenti tanto eterogenei da sembrare i colori sgargianti di un meraviglioso dipinto.
“Ti ho battuto anche questa volta, Yato! Ho vinto!”.
Al suono di questa vocina acuta, rivolgo lo sguardo all’arena polverosa, riconoscendo subito la chioma indomabile del piccolo Regulus. Se ne sta immobile e fiero, sovrastando il suo avversario e godendosi il momento di gloria per la vittoria conseguita. Dietro di lui, suo zio Sisifo di Sagitter assiste alla scena con un sorriso amorevole che, per un istante, mi ricorda quello del fratello Ilias.
“Ehi, Hasga-… cioè, Aldebaran!”.
Dirigo nuovamente la mia attenzione su Regulus che, correndo su quelle gambette agili, mi viene incontro sprizzando vitalità da tutti i pori. Stringo i pugni, consapevole di non potergli rivelare dell’incontro avuto con suo padre: lo renderei triste e non me lo perdonerei mai.

“Non me lo perdonerebbe nemmeno messer Ilias” penso con malinconia.
Gli occhi chiari e ingenui del piccolo Leone si fissano nei miei, curiosi.
“Ti stai allenando, Regulus?” gli chiedo, piegandomi sulle ginocchia per raggiungere la sua altezza.
Sul viso sporco del bambino si dipinge, repentino, un sorriso luminosissimo.
“Sì! Per diventare più forte, Aldebaran! Così potrò indossare presto l’armatura d’Oro del Leone!” mi dice, stringendo forte i pugnetti pieni di graffi “E magari riuscirò finalmente a vedere anche mio padre! Ho tante cose da dirgli e da raccontargli!”.
Sento il cuore stringersi nel petto e devo appellarmi a tutta la mia forza di volontà per non raccontargli dell’incontro con Ilias.

“Vorrà sicuramente andare a cercarlo e a nulla serviranno le tue parole per dissuaderlo” mi dico, cercando di convincermi “Sai bene che capitolerai davanti ai suoi occhi lucidi e pieni di delusione...”.
Gli rivolgo uno dei miei sorrisi più ampi, scompigliandogli energicamente i capelli già arruffati.
“Diventerai anche tu un Leone forte e coraggioso come tuo padre! E sono certo che riuscirai a vederlo con gli occhi della tua anima” gli dico.
Il suo sguardo si fa confuso e gli occhi azzurri – così simili a quelli di un felino – vengono attraversati da un’ombra a cui non riesco a dare un significato.
“Non so che vuol dire “vedere con gli occhi dell’anima”, ma sai Aldebaran, la mattina in cui è morto, mio padre mi ha detto che tu sei un uomo speciale...” sussurra.
Lo osservo confuso, ritirando la mano dal suo capo. Fantastico, manca solo che mi faccia mettere nel sacco da un bambino!
“Non ho ben compreso cosa stai cercando di dirmi, Regulus” confesso, ormai arreso. Ah, questi Leoni!
“Beh... il mio papà mi ha spiegato che la tua straordinaria forza risiede nel desiderio di proteggere coloro a cui tieni. Mi ha detto che te lo si legge negli occhi... io però, non riesco a vedere ciò che le persone celano nel loro cuore come faceva lui” ribatte, portandosi le mani dietro la nuca e ondeggiando avanti e indietro il bacino.
Tutto ad un tratto, comprendo il significato delle parole di messer Ilias e involontariamente mi lascio sfuggire una risata sommessa.
Che caprone che sono, era ovvio!
“Perché ridi, Aldebaran?! Io sono serio!” sbotta Regulus, puntandomi contro il dito teso per enfatizzare l’autorità della sua voce infantile.
“Non rido di te, Regulus” rispondo.
“E per cosa, allora?”.
“Vedi, piccolo, il senso di protezione che si prova verso le persone che si amano è un sentimento molto forte... è come un fuoco che brucia dentro e che ti spinge a superare i tuoi stessi limiti” cerco di spiegargli.
“Un fuoco che brucia... come una Stella?”.
“Sì... sì, direi che questo paragone è più che azzeccato”.
Regulus rivolge il capo al cielo e i suoi occhi si velano di lacrime.
“La luce delle Stelle continua a giungerci anche quando esse sono morte...” bisbiglia, ripetendo le parole che Ilias aveva pronunciato quella lontana sera davanti al fuoco.
Mi mordo il labbro, commosso da un ricordo di cui, forse, solo ora ne comprendo il senso.
“Regulus, io non volevo...”.
“Anche mio padre proteggeva gli altri come fai tu?” m’interrompe, tornando a rivolgere l’attenzione su di me.
La mia espressione diviene seria e annuisco con decisione.
“Messer Ilias era il Cavaliere più forte e saggio di tutto il Santuario e ha lottato sia per difendere l’umanità sia, al fine, per difendere te... il suo amato figlio”.
Regulus stringe forte i pugni, deglutendo delle lacrime che, invece, farebbe bene a lasciar andare.
Si asciuga gli occhi con forza, per poi mostrarmi un sorriso pieno di speranza e solarità. Questa volta sono io a dover mandare giù la commozione.

“Che figlio incredibile che hai, Ilias!”.
“Ti prego Aldebaran, insegnami questo sentimento!” esordisce Regulus, ritrovando il suo solito entusiasmo.
Non posso fare altro che indirizzargli un ampio sorriso.
“Va bene, piccolo Leone!” rispondo e lo prendo fra le braccia, sollevandolo dalle ascelle “sarai un mio allievo e t’insegnerò cosa vuol dire proteggere i più deboli e il futuro!”.
I suoi occhi sfavillano al pari della Stella di cui porta il nome.
“Ti ringrazio, Aldebaran! Per ora, so di poter solo combattere e vincere i miei avversari, ma sono certo che un giorno riuscirò anche a superare ciò che mi impedisce di vedere l’anima di mio padre!”.
Non rispondo nulla e mi limito ad annuire.

“E ci riuscirai, Regulus, perché tuo padre è dentro di te e ti guida in ogni passo che compi!”.

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Ciao a tutti!
Questa OS ha preso vita dopo aver riletto i numeri 27,  44 e 45 del manga Lost Canvas. Regulus è chiaramente molto legato ad Aldebaran/Hasgard e ho voluto dare un mio personale “perché” a questo rapporto.
Il discorso finale, invece, si lega al Gaiden dedicato al Saint di Leo.
Il titolo della OS è lo stesso del brano di Howard Blake citato all’inizio (per curiosità: è stato interpretato anche dai miei amati Nightwish).
Ho cercato di parlare attraverso uno dei personaggi che più ho amato e che, secondo me, si avvicina molto alla figura di un “padre”, soprattutto per il senso di protezione che mostra verso i suoi amati allievi. Per quanto riguarda Regulus, mi ha colpita in particolare nel Gaiden a lui dedicato e, sì, l’ho apprezzato molto.
Non è stato semplice scrivere usando il tempo presente – mi rendo conto di avere uno stile ancora acerbo, ma cerco di migliorarmi – tuttavia ho voluto sperimentarlo ugualmente. Vi confesso che non è stato nemmeno semplice dar voce a dei personaggi complessi come Aldebaran, Ilias e Regulus...
Nella speranza che possiate apprezzare sia lo sforzo sia, soprattutto, la storia narrata! :)

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Crateide