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Autore: Secret Whispers    01/10/2014    1 recensioni
Questa fanfiction è la prima classificata del contest Fato, Destino & Libero Arbitrio organizzato dal Secret Whispers GDR Forum.
"Mi chiedo se la mia vita sarebbe stata diversa, se avessi detto parole diverse in momenti diversi, se avessi agito in un modo opposto a quello che è accaduto; se non fossi stato impulsivo e avessi fatto ciò che mi era stato detto.
Se avessi provato rancore, anziché colpa; odio, anziché benevolenza; distacco, anziché amore."
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La fiction che segue si è classificata prima al contest "Fato, Destino & Libero Arbitrio" indetto dal Secret Whispers nel mese di Settembre 2014.
L'autrice, »Nill, ha acconsentito che la sua opera fosse esposta su questa pagina.

.Titolo: Scelte.
.Autore: Nill
.Fandom: Ares x Aristeo
.Personaggi: Pov Aristeo; Ares.
.Avvertimenti: What if?
.Rating: Verde.
.Genere: Angst, Romantico, Malinconico.
.Breve introduzione: Storia scritta dal punto di vista di Aristeo. L’ho messa in un possibile, probabile o totalmente inventato futuro se le cose attorno a loro due fossero degenerate tanto da arrivare al punto di non ritorno, per Aristeo.
Ho cercato di non fare troppi spoiler –principalmente per Seeb xD; dico solo che è proprio una storia basata sull’ ‘E se?’ quindi un qualcosa che può accadere come può benissimo non accadere in futuro.. anche se, nella role, è più propenso al no. XD
Quindi, una storia scritta dagli occhi di Aristeo, con le emozioni di Aristeo e con la testa e i pensieri di Aristeo, scritta quindi in prima persona -sperando di non aver fatto casini con i verbi ;;
Enjoy :3

 
***
 
Scelte
 
Mi chiedo se la mia vita sarebbe stata diversa, se avessi detto parole diverse in momenti diversi, se avessi agito in un modo opposto a quello che è accaduto; se non fossi stato impulsivo e avessi fatto ciò che mi era stato detto.
Se avessi provato rancore, anziché colpa; odio, anziché benevolenza; distacco, anziché amore.
La vita è stata crudele, tanto da farmi credere che non meritassi di essere in questo mondo, con questo corpo e con quest’animo che mi è stato donato dagli dei.
Quegli stessi dei che ho pregato e prego ogni giorno; quegli stessi che mi hanno concesso, involontariamente e, probabilmente, al di sopra di una volontà superiore a loro, il mio amore per uno di loro.
Apro gli occhi, socchiudendoli alla luce accesa e brillante che si irradia tra le fronde dell’albero secolare sulle cui radici sto seduto non so da quanto tempo; non molto, presumo, altrimenti lui se ne sarebbe già andato da qualche altra parte, in qualche posto lontano.
Non è da lui starsene buono troppo a lungo, è il suo animo che glielo impedisce: è scatenato, furioso e irascibile, sembra avere un uragano in tempesta dentro di sé, che gli reclama movimento e incapacità a starsene tranquillo, anche solo per pochi minuti.
Le iridi azzurre si abbassano lentamente, mentre sorrido appena, di quel sorriso tenue e dolce che faccio spesso, in particolar modo quando riconosco, anche da lontano, quei capelli color del fuoco e quei lineamenti severi che tanto ho amato. Lo osservo, dolcemente, steso col capo sulle mie ginocchia e contro il grembo.
La mano gentile gli sfiora una ciocca cremisi sulla fronte, in maniera impercettibile, ma tanto basta a fargli tremolare le palpebre in un espressione tirata e appena infastidita, per poi schiuderle e guardarmi ancora assonnato.
Lo sento chiaramente, il cuore che ad ogni battito si anima ancora di più, ogni giorno di più, di quel sentimento che non mi abbandonerà mai.
Il nostro destino era stato previsto, Lachesi ti aveva avvertito che ti saresti pentito di provare qualcosa di molto più simile all’amore di quanto tu credi, forse per la prima volta in tutta la tua vita eterna da divinità quale sei.
“Non volevo svegliarti.” Dico flebile, con le labbra piegate in un sorriso tenue.
Mi guardi fisso, mentre i capelli sciolti dello stesso colore del sole mi solleticano le guance e sfiorano il collo pallido.
I tuoi occhi mi hanno spesso messo soggezione e, altresì, paura di un tuo mutamento d’animo troppo repentino ed irruento per far sì che io potessi o tentassi di poterti fermare e placare; ma l’ho sempre amati, anche quelli, così come ho amato l’uomo che sei, prima della divinità che incarni: Ares, il dio della guerra.
Il sorriso si smorza appena sul viso, e vedo i tuoi occhi notarlo.
“Cosa c’è?” mi chiedi con la voce bassa e appena roca. Mi diverte, quasi, sentirgli e leggergli spesso quel velo di apprensione sul suo viso, sempre così serio e duro; una volta mi disse che non riesce mai a capire cosa mi passa per la mente, e la cosa lo destabilizza e lo rende nervoso.
Sorrido mesto, sfiorandogli di nuovo la fronte in una carezza gentile.
“Ares, ti sei mai pentito, della scelta che hai fatto?”
Rimane in silenzio, continuando a scrutarmi in viso; vorrei chiederti cosa pensi di me realmente, e se qualche volta hai pensato che è stato tutto inutile e che non ne valeva la pena, per un umano come me.
Un istante, e chiudi gli occhi lasciando uscire un sospiro frustrato dal naso, quasi spazientito, per poi far perno sui gomiti e metterti a sedere, dandomi le spalle; so che non è la prima volta che ti faccio quella domanda. Continuo a guardarti, mentre il sorriso scema appena dal viso e dalle labbra.
Quante volte vorrei chiederti perdono, ma non ne ho cuore, troppa la paura di vederti andare via e di aspettare un tuo ritorno che non sarebbe mai accaduto. Alcune volte penso che forse sarebbe stato meglio, per te, se non ci fossimo mai incontrati, se non ti fossi fatto carico di tutti i problemi che ne sono conseguiti e delle conseguenze, positive o negative, che ne sono conseguite al tuo scegliere me, anziché un’altra divinità.
Abbasso appena il viso, nascondendolo dietro la frangia bionda, stringendo le mani contro il grembo, percependo il cuore gemere.
Mi dispiace per il mio egoismo, ma nonostante tutto ho voluto amarti con tutta la mia anima, ho voluto che tu sapessi quanto forte fossero i miei sentimenti per te. Non ho sentito nessun’altra voce, esclusa la tua e quella del mio cuore che ha sempre battuto per te, fino alla fine.
“Chiedimelo di nuovo e non rispondo delle mie azioni.” Ringhia basso, volgendo appena il capo di lato, senza in realtà osservarmi né permettermi di scorgergli gli occhi, nascosti dai capelli folti e dal color del fuoco.
Sorrido appena, liberando una risata leggera e cristallina, per poi lasciar andare il capo contro la corteccia di quell’albero, e abbassare di nuovo lo sguardo, velando il sorriso di amara felicità.
Mi sta bene, il tuo silenzio; non è la prima volta che te lo chiedo, né la prima in cui tu non rispondi.
Ti conosco bene per capire che dietro quel tuo silenzio, quelle risposte burbere e il respiro stizzito dalla bocca, c’è una preoccupazione e un rammarico che tenti di nascondermi.
Ho sempre saputo quanto tu avessi un animo buono, a dispetto di quello che tutti pensavano, e lo penserò sempre.
Non mi pento della scelta che ho fatto, non mi pento di tutte le azioni che ho compiuto per stare ad un passo più vicino a te, per quanto impossibile e folle fosse stato questo mio desiderio. Non mi sono mai pentito di nulla, consapevole che il destino non poteva essere cambiato.
Ma ho tentato, con tutto me stesso, di impedire che ciò accadesse. E so per certo che anche tu hai fatto tutto ciò che era in tuo potere per non permettere che accadesse; probabilmente hai sofferto più tu che io, e di questo non potrò mai scusarmi abbastanza.
Sento un movimento, un fruscio di abiti e la tua mano che si posa sulla mia guancia e parte del collo, con quell’irruenza trattenuta e abbozzata di tenerezza, come sei solito agire nei miei confronti; alzo gli occhi un istante, richiudendoli l’attimo successivo, il tempo necessario per vederti avanzare e baciarmi le labbra.
Le premi soltanto, forte ma mai tanto da farmi male. E questa tua premura, che continua ad esserci nonostante il tempo, mi riempie gli occhi di lacrime e il cuore d’amore per te.
Dura solo un minuto, poi si scosta ma rimane con la mano contro il mio viso. La sposta appena sfiorando qualche ciocca di capelli e stringerla appena più forte.
“Aspettami. Troverò un modo per portarti via da qui.”
Ogni volta è uno strazio per il mio cuore, ascoltare parole cariche di promesse che, so per certo, non verranno mai esaudite, mentre guardo i tuoi occhi decisi e carichi di rabbia per ciò che è accaduto, per poi nasconderli ed alzarti in fretta.
Ti sorrido pieno d’amore, quando ti volti un istante, prima di lanciare il cavallo e incitarlo ad andare, dandomi le spalle.
Solo allora, solo quando tu non sei qui a vedermi, sento la consistenza calda di una lacrima scendere dagli occhi per poi incresparsi in un angolo delle labbra che, lentamente, hanno smesso di sorridere. Il vento leggero mi smuove appena i capelli biondi, nascondendo appena gli occhi.
Hai fatto così tanto per me, Ares, e continui ancora a farlo, a discapito di un qualcosa che non può essere modificato. Perché in fondo tu per primo sai che i morti non possono essere riportati in vita, nonostante i tuoi tentativi e il tuo implorare in ginocchio il padre degli dei, nonostante le minacce continue che fai ad Ade, nonostante Lachesi e le Parche ti avessero avvertito e continuino a farlo, per farti cedere da quest’intento di portarmi via dai campi Elisi dove la mia anima attende il tuo ritorno.
Tu non hai mai accettato il destino che loro ti dissero, avresti avuto il coraggio persino di smuovere tutto l’Olimpo per fare in modo che non fosse compiuta; ma la volontà del Faro è difficile da cambiare, persino per la divinità della guerra.
Un’altra lacrima mi sfiora la guancia, accompagnata da un’altra ancora, ed un’altra, mentre premo le labbra l’un con l’altra.
Mi chiedo se la vita sarebbe stata diversa, se non ti avessi incontrato, e se la fine per me non sarebbe giunta più tardi di quello che è stato.
Forse sarebbe stato tutto diverso, avrei amato qualcun altro, vissuto più a lungo, desiderato altro.
Ma col cuore posso dire che ringrazio la vita e il destino per avermi permesso di incontrarti, Ares, anche per quel poco che ci è stato concesso, anche se non è stato facile, anche se entrambi eravamo coscienti di come sarebbe finita; perché non penso che sarei riuscito ad amare qualcun altro con la stessa intensità e lo stesso trasporto con cui amo te.
  
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