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Autore: Dan_Stonefield    02/10/2014    1 recensioni
"Peter!" Erano queste le ultime parole pronunciate da Gwen prima che la ragnatela si spezzasse e cadesse nel vuoto; in quell'attimo di paura l'unica cosa riuscita ad uscire dalla sua bocca fu un sospiro, un sospiro di addio, perché sapeva che quello sarebbe stato il suo ultimo respiro, prima di toccare terra e non risvegliarsi più. Iniziò a precipitare e quella caduta sembrava non finire più,una caduta nel vuoto,insieme a dei semplici ingranaggi di un piccola torre con un orologio,era quasi buffo; però per certi versi era felice: gli ultimi momenti della sua vita li avrebbe passati guardando Peter,l'uomo che aveva sempre amato,che si era appena slanciato verso il basso per andare a prenderla,ma lei sapeva che non l'avrebbe raggiunta. Decise di chiudere gli occhi, forse faceva meno male, ma quando sentì la ragnatela attaccata al suo corpo, apri subito gli occhi, sul punto di sorridere, con le lacrime che ancora le scendevano sul viso. Poi il silenzio assoluto, niente davanti a lei. Era mattina, erano passati 4 mesi dalla notte nella torre dell'orologio, e Gwen stava guardando dalla sua finestra la splendida vista del Big Ben in lontananza...
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gwen Stacy, Peter Parker
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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"Peter!" Erano queste le ultime parole pronunciate da Gwen prima che la ragnatela si spezzasse e cadesse nel vuoto; in quell'attimo di paura l'unica cosa riuscita ad uscire dalla sua bocca fu un sospiro, un sospiro di addio, perché sapeva che quello sarebbe stato il suo ultimo respiro, prima di toccare terra e non risvegliarsi più. Iniziò a precipitare e quella caduta sembrava non finire più,una caduta nel vuoto,insieme a dei semplici ingranaggi di un piccola torre con un orologio,era quasi buffo, però per quanto poteva essere buffo, le lacrime iniziarono a scenderle fluide, lacrime calde, che unite al senso di vuoto che Gwen stava provando, la facevano morire dentro, però decise di non pensare a certe cose, si disse: “Hey, te ne stai andando, ormai queste cose non ti dovrebbero interessare più”e fu allora che decise di lasciarsi andare,pensando di essere pronta a morire;però per certi versi era felice: gli ultimi momenti della sua vita li avrebbe passati guardando Peter,l'uomo che aveva sempre amato,che l’aveva abbandonata per proteggerla, l’uomo che l’aveva fatta stare male, che l’aveva fatta soffrire, che era lì, in quel vestito blu e rosso,che a Gwen era sempre piaciuto,che si era appena slanciato verso il basso per andare a prenderla,ma lei sapeva che non l'avrebbe raggiunta. Decise di chiudere gli occhi, forse avrebbe fatto meno male, non vedere niente equivaleva a non sentire niente, o almeno credeva;ma quando sentì la ragnatela attaccarsi al suo corpo, apri subito gli occhi, capendo di essere salva, di non dover abbandonare nessuno dei suoi sogni, di poter continuare a stare con quel ragazzo che, dopo tutto, aveva perdonato. Era sul punto di sorridere, con le lacrime che ancora le scendevano sul viso. Poi il silenzio assoluto, niente davanti a lei.
 
Era una mattina tranquilla, il solito venerdì mattina che si passava in quella casa; erano passati 4 mesi dalla notte nella torre dell'orologio, e Gwen Stacy stava guardando dalla sua finestra la splendida vista del Big Ben in lontananza. Come ogni settimana, il venerdì Gwen riusciva a stare a casa: niente lezioni, non aveva molto da studiare, o per lo più non studiava molto di sua volontà, e guardando fuori dalla finestra, sorseggiava da una tazza rossa il caffè che Peter le aveva lasciato pronto prima di uscire; Gwen sapeva che quella mattina Peter aveva un colloquio con qualche università di Londra e sperava con tutto il cuore che il ragazzo riuscisse ad entrare.
Da quando,due mesi prima, si erano trasferiti a Londra, la sua vita era cambiata molto: riusciva poco a stare a casa a causa dello studio, e quando tornava, Peter non c’era quasi mai, o perché era in giro a risolvere qualche problema come Spiderman, o andava a colloqui per l’università anche se ormai la ragazza aveva perso le speranze, dato che questo era il quinto colloquio; però per certi versi ne valeva la pena: in questa città non c’erano così tanti problemi come a New York, al massimo qualche rapina due volte a settimana. Mentre pensava a tutto ciò il caffè, come al solito, iniziò a raffreddarsi e quindi  Gwen decise di farsene un altro. Non ebbe neanche il tempo di accendere il fornello, che sentì la suoneria del suo cellulare: andò per prenderlo, ma non riusciva a trovarlo! Lo cercò dappertutto: sotto il letto, sotto il divano, dentro la borsa e dopo essere stata per dei minuti a cercarlo lo trovo sul tavolo della cucina –“Idiota!”- si disse a se stessa, prima di rispondere.
-“Pronto?”-“Hey Gwen! Indovina? Mi hanno preso! Finalmente, ormai avevo perso le speranze” Un sorriso spontaneo spuntò sulle labbra di Gwen, ovviamente felice della notizia “Ohh, congratulazioni! A chi lo dici! Aspetta, ma dove sei?” glielo chiese anche se sapeva benissimo dov’era- “Ehm, sono qui in giro per Londra, sai com’è, la rapina di turno” – “Ah. Sta attento allora!” – “Scusa, devo andare, ti chiamo dopo!”- e chiuse la chiamata. La preoccupazione iniziò ad insinuarsi piano dentro Gwen e anche se la ragazza sapeva che non sarebbe successo nulla, non poteva evitare di provare quel senso di vuoto, lo stesso che provò quella notte sulla torre, prima di svenire. La preoccupazione per Peter però dopo non sarebbe stata la cosa più grave della giornata; infatti la ragazza qualche minuto dopo sentì bussare alla sua porta, e non sapendo chi fosse andò ad aprire tranquillamente.
Non si sarebbe mai immaginata quello che accadde dopo: alla porta c’erano due persone che non aveva mai visto in vita sua: un uomo e una donna. “Salve. Lei è la signorina Stacy?”- chiese l’uomo, acconciato in modo molto elegante: giacca e cravatta, quasi pelato, poteva avere 50 anni, ma lo sguardo era molto giovanile, con un sorriso stampato in faccia, di quelli pre-fabbricati, al contrario della donna: sguardo duro, serio, quasi freddo, molto probabilmente della stessa età dell’uomo, capelli neri, come i vestiti e portava un paio di occhiali, anche quelli neri,che le davano un’aria molto misteriosa; -“Ehm, si, sono io. Cosa volete?”- Alla ragazza non piaceva la situazione - “Possiamo entrare? Stia tranquilla, non le vogliamo fare del male, vogliamo solo…parlare” disse l’uomo, tenendo ancora quel sorriso in viso, che ti dava simpatia – “Ehm si certo.”- Gwen fece spazio a quelle due persone per farle entrare, anche se non gli diede neanche il tempo di entrare che subito chiese – “Chi siete? Cosa volete da me?”- “Stia tranquilla. Le volevamo solo parlare. In questi due mesi l’abbiamo…. Osservata, per così dire”- le rispose l’uomo, indicando un punto, fuori dal palazzo; Gwen andò subito a guardare e solo in quel momento notò una ragazza, vestita come la donna che si trovava in casa sua, capelli lunghi,marroni, che si trovava sul tetto del palazzo di fronte; Gwen rimase impietrita, si chiedeva perché la stessero tenendo sott’occhio, era molto, ma molto preoccupata; torno a guardare dentro – “Allora, per non farla preoccupare, andremo dritti al punto: le vogliamo offrire un lavoro!”- disse l’uomo- “Un lavoro!?”- rispose Gwen immediatamente, tenendo sempre d’occhio la donna vestita di nero che ancora non aveva parlato. “Si, un lavoro. Di questi giorni ce n’è sono poche persone… come dire… del suo livello”-“Che cosa vuole dire?”- “Vuol dire che ci serve una persona con la sua intelligenza,capace di aiutarci.” – “E perché mai?”- Gwen non riusciva a capire la situazione, ma continuava a fare domande, anche se era molto confusa – “Beh, lei ci serve per aiutarci… a risolvere dei casi… con la sua intelligenza e i nostri macchinari potremmo fare… l’impossibile”- l’uomo fece una pausa per vedere se Gwen avrebbe risposto in qualche modo,ma dopo aver capito che non avrebbe detto niente, continuò- “Vede, non sarà neanche sola; insieme a lei lavoreranno due giovani ragazzi laureati da poco, alla vista possono sembrare due idioti, ma sono molto intelligenti”- continuò l’uomo ridendo- “Le darebbero una mano, e non dovrebbe fare niente da sola, ci sono molte persone che lavorano per noi”.
Gwen non sapeva cosa rispondere, infatti stese per un paio di minuti in silenzio a riflettere, solo dopo questo spazio di tempo, il suo viso si illumino, e subito chiese – “Scusi, ma voi, chi siete?”-“Io sono l’Agente Melinda May”- disse la donna, e Gwen non si sarebbe immaginata una risposta da lei-“ e lui è Philip Coulson, e noi siamo Agenti dello SHIELD”.


P.S. NON MI ODIATE PER QUALCHE ERRORE GRAMMATICALE XD
   
 
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