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Autore: Annrose    03/10/2014    0 recensioni
Un segreto. Tante bugie. Un'epidemia.
Tutto è nelle mani di una sedicenne orfana, che non ha mai smesso di lottare.
Ma la verità fa male... e a volte bisogna tenerla nascosta.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce del sole filtra dalla piccola finestra della camera, posta a est per raccogliere i raggi mattutini, e inonda la stanza. E’ una bella giornata di primavera: i fiori colorano il piccolo giardino del cortile dell’orfanotrofio. Sono le 7:30. Inizio a prepararmi, ho una fame da lupi.
Prendo un paio di jeans dal cassetto dell’armadio: sono vecchi, e scuciti sull’orlo. Mi metto la mia solita camicia, quella celeste con il simbolo di Hoedow sul colletto.
Apro la porta: non c’è nessuno in corridoio, ma acute e dolci risate risvegliano il mio umore, facendomi sorridere. Mentre scendo gli scalini, mi raccolgo i capelli con noncuranza in una coda di cavallo. Anche se, per via del loro colore, sembrano la coda di un corvo.
“Buongiorno”. Esclama Keyla. Una curva le nasce in volto, le rughe si raggruppano sotto gli occhi. “Dormito bene?”.
Annuisco tenendo una tazza di tè fra le mani. Brucia leggermente e mi riscalda le dita.
“Corinne!”. Una bambina di cinque anni mi corre incontro, canticchiando una canzone con il mio nome in mezzo. Probabilmente l’ha inventata lei, ha molta fantasia. Si chiama Annrose, due treccine bionde le scivolano sulle spalle.
“Annie!” dico, prendendola fra le braccia. La tengo stretta per qualche secondo, facendola roteare, e la sua risata mi riempie di gioia.
“Keyla ha detto che sono cresciuta stanotte!”. Gli occhi le brillano per la felicità, mentre la mia mano viene stritolata fra le sue dita.
“Stai diventando un gigante!”
Ridacchia, e corre verso il tavolo per afferrare un biscotto al cioccolato.
Sulla poltrona accanto alla finestra, Alys, Melanie e Lynn giocano con delle strane bambole di pezza. Una di loro, Miss Jennifer, viene lanciata in aria, seguita dai leggeri urli delle bambine. Appena mi vedono, vengono a salutarmi.
Alys ha dieci anni, Lynn e Melanie sette.
“Saluta Miss Applepie” dice Melanie sventolandomi davanti al naso una piccola bambola. Ha dei bottoni al post degli occhi, ed è abbastanza inquietante.
“Buongiorno a lei, Miss Applepie” esclamo, imitando l’accento francese. Non sono mai stata in Francia ma Keyla dice che si parla così a Parigi.
La seguo con lo sguardo mentre saltella verso la poltrona. Era così bello essere piccola. Quando avevo ancora la possibilità di essere adottata.
Scaccio i pensieri dalla mia mente, e mi incammino verso la porta che da sul giardino, e lascio che la luce mi schiarisca gli occhi. Sento il sole scorrermi nelle vene, sono una torcia umana che brucia. Un giorno mi spegnerò, ma non voglio pensarci. Poi un brontolio mi riporta alla realtà: il mio stomaco probabilmente mi starà insultando in una maniera orrenda. Torno dentro e inizio a riempirmi di biscotti. Ora lo stomaco mi starà ringraziando.
Un suono interrompe la mia colazione, facendomi sussultare: il campanello. E se… no. Non essere stupida. Penso. Nessuno verrà a prenderti. Nessuno ti amerà mai. E nessuno ti vorrà mai.
I pensieri mi colpiscono come pugnalate. E fa male.
“Signora Stanley?” chiede una voce. Proviene dall’ingresso, un tizio mi sta fissando. Scuoto la testa, e Keyla risponde annuendo.
“Sono venuto per un controllo medico”. Mi accorgo solo ora che indossa un camice bianco.
Per circa venti minuti esegue esami, con aghi e siringhe. A Hoedow l’ultimo ospedale è stato distrutto parecchi anni fa, a causa di una bomba lanciata nel posto sbagliato. E non ci sono i soldi per ricostruirlo, quindi i dottori fanno le visite in casa dei pazienti.
Esce soddisfatto dalla porta, un ghigno si disegna sul suo viso.
“Controllo medico per cosa?È stato qui venti minuti per fare esami a caso?” chiedo, con un po’ troppa foga.
“P49-a. Quaranta anni fa, in ottobre..…” inizia, ma si blocca subito. “Mi sono ricordata che devo cucire un lenzuolo per la Signora Kathe entro stasera, meglio che mi sbrighi”.
Il mio sguardo è un insieme di curiosità e paura, condito con un pizzico di delusione. Cosa mi tiene nascosto? Aveva detto di non avere segreti con me. Ma adesso ne ha uno, che sembra importante.
Un momento. Quaranta anni fa. Potrei andare in biblioteca a cercare i documenti e i giornali ricorrenti a quell’ottobre. Lo scoprirò.
P49-a. Memorizzo quella che sembra la password di qualche strano congegno elettronico, e decido di indagare. Ma avrò bisogno di una mano.
Alys mi sembra abbastanza affidabile, quindi le racconto tutto. Sembra entusiasta, finalmente un’avventura. Ed è così che inizia.     
 
  
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