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Autore: _Marty01_    03/10/2014    5 recensioni
Mi chiamo Nihal, Nihal della torre di Salazar e una domanda da porvi. Vi é mai capitato di alzarvi la mattina, guardare la vostra stanza, e sentire come se un nodo vi si fosse attorcigliato nello stomaco? Un senso di inadeguatezza, essere sempre nel posto sbagliato e mai del tutto a vostro agio?
I personaggi del Mondo Emerso nella società di Divergent.
Dal 2 capitolo:
-Come ti chiami?- una voce morbida, quasi vellutata.
-Niha...-
-Scegli bene, non potrai più cambiare.- mi interrompe.
-Sono sicura, Nihal.-
Il ragazzo sorride, gli occhi azzurri, profondi come il cielo, i capelli rossi a zazzera, la pelle bianca.
-Prima a saltare: Nihal la Rigida!- esclama.
Gli sorrido, aggrappandomi alla sua mano mentre un urlo si alza dalla folla alle sue spalle.
{Tutti possono leggere questa crossover, anche chi non ha letto la trilogia, poiché l'intera società di Divergent verrà spiegata all'interno della storia.}
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nihal, Sennar
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Divergente...
Ecco cosa sono, cosa sono sempre stata.
Mi alzo dal letto, mio fratello che mi chiama per la cena.
Sono tornata a casa, infine, sono sempre stata brava a inventare scusa, bugie, ragione in più per non scegliere i Candidi...
Già...
Ma allora cosa scelgo, neanche il test attitudinale é riuscito a darmi una risposta.
-Nihal!- urla mio fratello.
Un colpo al cuore, ha urlato, ha alzato la voce... Non l'aveva mai fatto.
Scendo le scale in silenzio, entrando in cucina, la tavola già pronta, il cibo nei piatti.
-Nihal- mi saluta mia "madre", la signora Pewal.
Signora, perché non é veramente mia madre, i miei sono morti, almeno, per quello che ne so io.
-Allora? Com'è andata?- continua.
Ma io non rispondo, rimango solo in silenzio, a fissare il piatto pieno di cibo sopra il tavolo.
-Bene - mi decido a dire, dopo un po' - Dov'è papà?-
Papà... Da quando ho il coraggio di chiamare papà una persona orribile come lui, come il signor Pewal.
-Preoccupata per domani?- mi domanda la signora Pewal, le sorrido, cercando di mostrarmi più affettuosa possibile, come sempre.
-Tanto so già la mia scelta.- ma é vero? La so già? E se sí, sono sicura di quello che sono?
Lei mi sorride, mostrandomi quel briciolo di amore che mi prova, pensare che senza di lei adesso non sarei qui.
É stata lei a portarmi a casa, quel giorno di tanti anni fa, ero troppo piccola per ricordare... Troppo piccola per ricordare il viso dei miei genitori morti, con me tra le loro braccia, e quando lo capii,il che non ci volle un genio, mi si spezzó il cuore nel sapere che quella donna che consideravo mia madre, quella donna a cui avevo donato tutta me stessa, non era altro che un'impostora.
-Io vado a letto. Notte mamma. - la saluto, prima di incamminarmi di fretta su per le scale, mille domande che mi frullano per la testa.
-E la cena?- la sento rimproverarmi, ma non le rispondo, non m'importa.
Chiudo gli occhi e mi addormento.
Sogno, beata, tranquilla, sogno, una vita nuova, felice e poi una luce, una luce che mi acceca gli occhi e una voce: -Nihal. Sveglia, andiamo...-
Apro gli occhi: Laio.
Sorrido, é arrivato, finalmente, il giorno tanto atteso, il giorno della scelta.

§

Sono sul palco, che aspetto il mio turno, in silenzio, cinque contenitori di ferro davanti a noi. Gli guardo, nervosa, molto nervosa.
I ragazzi davanti a me che si fanno avanti, uno alla volta, decidendo con un unico gesto il loro destino.
Ma io cosa sono veramente, qual'è la mia strada, il mio destino.
-Laio- esclama una voce, lo guardo, che si dirige in silenzio, senza timore al centro del palco, il coltello in mano.
Sorrido.
Almeno se me ne andrò ci sarà lui ad aiutare a casa, già perché io me ne andrò, perché questa vita non fa' per me, non ha mai fatto per me.
Laio alza il braccio, arrotolandosi la camicia, il coltello puntato sulla carne e poi il sangue, che cade, precipita nell'acqua, mischiandosi con l'azzurro limpido.
Il sorriso mi muore sulle labbra.
Acqua...
Eruditi.
Trasfazione...
Laio.
Un mormorio di stupore si alza dal pubblico, arrivandomi alle orecchie come un urlo di dolore, mentre gli Eruditi sorridono. Non sono mai andati d'accordo gli Eruditi con gli Abnegati, ci odiamo, e non avrei mai immaginato Laio, mio fratello, che ci tradisse così, per loro.
Ma non é quello che farò anch'io...?
-Nihal- chiama la voce.
Abbasso la testa, la signora e il signore Pewal che mi guardano, sorridendo, certi che non ripeterò lo stesso errore di mio fratello, del mio fratellastro.
Mi fermo davanti ai cinque contenitori, ognuno con un oggetto diverso all'interno.
Gli esamino uno a uno, cercando di ricordare le lezioni di storia passate a dormire.
Acqua.
Per gli Eruditi, coloro che incolparono l'ignoranza come causa di ogni guerra.
Pietre grigi.
Per gli Abnegati, coloro che incolparono l'egoismo.
Terra.
Per i Pacifici, coloro che incolparono l'aggressività.
Vetro.
Per i Candidi, coloro che incolparono l'ipocrisia.
E i carboni ardenti.
Per gli Intrepidi, coloro che incolparono la codardia.
Ma io cosa scelgo...
Rimango così per alcuni minuti, la pelle pallida accarezzata dalla lama argentea, il braccio preteso in avanti.
La folla che mi scruta, incuriosita, forse per il mio aspetto.
E poi pigio più forte il coltello sul braccio , il sangue che cola sul pavimento.
Respiro, cercando di calmare il cuore che mi batte all'impazzata.
Osservo un'ultima volta i sassi grigi, avvicinandoci il braccio; ma io non sono altruista, no, quello era Laio, non io, ma alla fine non lo era neanche lui...
Sono quasi al contenitore quando sposto la traiettoria del mio braccio: no, non Abnegata, non questa volta.
Mi blocco, il sangue che mi cola dalla ferita, che cade, sui carboni ardenti, vaporizzandosi.
Sorrido, i mormorio che si alzano dalla folla davanti a me.
Io sono coraggiosa.
Io sono un' Intrepida.





ANGOLINO PER ME:
Ed eccomi qui ^.^ col secondo capitolo, spero che non sia venuto una schifezza, e mi scuso per eventuali errori, ma sono sul cellulare.
Marty
   
 
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