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Autore: Serenella88    04/10/2014    1 recensioni
Per ricordare, riorganizzare, leggere o rileggere episodi accaduti o solo relativamente citati di Guido, Azzurra e Davide nella serie Che Dio ci Aiuti seconda stagione. Si tratta di pezzi mancanti (missing moments) e di pezzi seguenti il finale di quella stagione. Tali racconti sono stati già pubblicati a puntate sulla pagina facebook Guido, Azzurra e Davide ღღღ Che Dio Ci Aiuti dove saranno sempre ugualmente disponibili. Buona lettura.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15. Parto o non parto

Angolo Divino.

Guido, Azzurra e Davide attraversano la sala del bar, Guido porta con sé un trolley e Davide un borsone piuttosto pesante a giudicare dall’andatura poco sciolta.

“Amore ma tu sei sicura? Vuoi davvero che vada a Milano per quel congresso, la data del parto era oggi non mi sembra il caso. Potresti partorire da un momento all’altro”

“Ma certo che sono sicura, amore! E poi non è vero che potrei partorire da un momento all’altro, secondo me ci vorrà ancora un po’ lo dicono tutti che il primo figlio non rispetta mai i calcoli, che tarda sempre ad arrivare”

Suor Angela, suor Costanza e suor Chiara sono dall’altra parte del bancone del bar, dinnanzi sono sedute Nina e Margherita che sorseggiano un caffè. Tutte si gustano la scena di Azzurra che avanza fiera e sicura di sé con il suo bel pancione ormai protagonista indiscusso. La ragazza indossa un bel vestito multicolor che risalta le sue forme esplosive e la sua linea invidiabile nonostante i mesi di gravidanza. Guido e Davide, invece, pur sempre impeccabili nello stile che lei stessa ha saputo migliorare decisamente nel primo e scegliere pian piano per l’altro si avvicinano al bancone con fare più affaticato dettato dai pesi che devono trasportare. Entrambi sono un passo dietro di lei.

Chiara sorride, Margherita si mostra compiaciuta e Nina punzecchia “hai assunto due facchini? Caro prof, caro Davide cosa non si fa per amore. Al farti stendere il tappeto rosso da tutti e due prima del tuo arrivo non ci hai ancora pensato?”

Azzurra le risponde con una linguaccia “Acidosa! Io non posso fare sforzi e non ho assunto facchini, mio marito e mio figlio si sono offerti volontari”

“Diciamo che non avevano molta scelta credo” aggiunse suor Costanza

“Ehi ma lasciatela stare, tesoro come va? Come stai? Vuoi bere? Hai fame?” cominciò con le sue premure suor Angela

“Forse sarebbe meglio chiederle perché ha portato qui le sue valigie?” domandò Chiara

“Giusto… hai ragione… ti rispondo io, Azzurra vuole stabilirsi qui un paio di giorni. Io devo partecipare ad un congresso nazionale che si tiene a Milano, si tratta di un evento annuale in cui rappresento l’ateneo modenese quest’anno premiano proprio il mio corso di laurea. Non volevo andarci, avevo già rinunciato invece mia moglie non vuole sentire ragioni e praticamente mi sta costringendo a partire” spiegò Guido

“Infatti non se ne parla più ormai ho deciso, io sto bene la bambina non da segni di voler nascere, non ho nessuna intenzione di partorire e quindi puoi andare”

“Azzurra ma che significa che non hai nessuna intenzione di partorire? E non la fai nascere la piccola?” chiese Davide

“Amore ma che dici?” si stupì Guido

“Come non fai nascere la bambina, oh madre Vergine” tremò suor Costanza

“Ohi… andiamoci piano con certe affermazioni eh” intervenne suor Angela

“Ma che avete capito intendevo che aspetterò Guido non ho nessuna intenzione di partorire senza di lui. Quindi parti torna tra due giorni come previsto e buon congresso”

“Azzurra ma tu sei sicura…”

“Si amore, si sicura e poi mi fermo qui in convento mi stai lasciando in ottime mani sono a casa mia con la mia famiglia cosa potrei volere di più?”

“Ah quindi le valigie sono perché ritorni qui?” domandò Nina

“Certo miss sono-intelligente-solo-io non vorrete mica che resti da sola? E se avessi bisogno di aiuto? L’aria della mia vecchia casa mi farà solo bene”

“Va bene miss-generosità-mando-mio-marito-al-congresso basta che non partorisci qui perché io ho dovuto già sopportare per un anno le tue urla giornaliere non ci penso nemmeno a sopportare pure quelle del travaglio piuttosto mi rompo i timpani da sola guarda”

“Ma la data del parto non era oggi?” chiese Chiara

“Si, ma ieri ho fatto l’ultima visita di controllo e per il momento va tutto bene. Tutto tranquillo qua dentro” disse accarezzandosi il pancione.

“Ma anche se dovesse nascere qui ma che problema c’è? Ci pensate che bello? Un bambino che nasce in convento, sarebbe il primo, anzi la prima” considerò suor Angela.

Suor Costanza si stava quasi strozzando bevendo la sua tisana “Insomma qui ci sono passate persone di ogni tipo nonostante sia un convento di religiose, di ogni genere sessuale nonostante il mio veto ai maschi, di ogni età tra residenza universitaria e convitto anche i bambini nonostante il mio essere assolutamente contraria abbiamo avuto prima Cecilia e poi Davide adesso addirittura un parto! Angela ma dico mo, ma la prossima che ti vuoi inventare per mantenere la baracca qui è fare una sala travaglio? Ma non lo so” se ne andò rimbrottando la madre superiora “Un parto in convento e che problema c’è? E’ matta io l’ho sempre detto che è matta”.

“Se è un problema posso trovare un’altra sistemazione” disse Azzurra

“Ma quale problema? Ma lo sai come è fatto no? Se non borbotta non è lei. Anzi sono sicura che non sta più nella pelle di conoscere la tua bambina come tutti noi”

Azzurra sorrise.

“Sentite ho avuto un’idea! Visto che siamo tutte qui questo paio di giorni mi posso fermare anche io in convento. Pure Emilio è fuori città per degli impegni con la federazione sportiva ed io sono un medico, per qualunque evenienza, posso essere sempre utile”

“Ottima idea Marghi, è perfetto” si rallegrò Azzurra

“Wow!” considerò Nina che poi si rivolse a Guido “Beato te prof che ti risparmi sta rimpatriata. Mi converrebbe pure a me farmi spedire lontano da Modena per lavoro, così in questi giorni non rischio di affogare tra le lacrime di nostalgia. Potrei valutare seriamente di tagliarmi le vene”

“Ma piantala che secondo me è bellissimo ritrovarci di nuovo qui tutte insieme” intervenne Chiara

“Come ai vecchi tempi” chiuse suor Angela.

“Suor Angela non lo dica più che rischia di diventare ripetitiva. Ogni volta lei dice ci ritroviamo come ai vecchi tempi ma non è proprio così. La verità è che tra sfratti in atto e case da comprare, test di gravidanza da fare, nuovi arrivi da annunciare e parti imminenti  alla fine questi tempi non sono mai  vecchi” precisò Nina suscitando un genuino sorriso negli altri presenti.

In fondo in fondo aveva ragione ed ogni occasione era buona per ritrovarsi in convento e nonostante borbottii, ironie, melodrammi e scene tragicomiche erano tutti felici che accadesse. Riusciva ad essere ancora come prima, le cose che cambiano, la vita che prosegue, i rapporti che maturano ed evolvono eppure c’era sempre quello stesso sapore di casa, di vicinanza, di fiducia, di affetto, di amore, di famiglia che era rimasto intatto come quando tutto era cominciato qualche anno prima ormai.

Guido salutò Azzurra e Davide e si avviò alla stazione.

Il bambino corse nel chiostro per giocare a pallone e le altre si occuparono di sistemare i bagagli di Azzurra nella sua vecchia stanza. Guarda caso suor Angela la sua camera e quella di Margherita cercava sempre di tenerle libere e stranamente ci riusciva ogni volta a non farle occupare.

Dopo cena mentre Davide giocava con il computer nel vecchio appartamento del custode ora occupato da Nina, Azzurra stava facendo una passeggiata nel chiostro e cominciò ad avvertire delle fitte. Si fermò accomodandosi sulla panchina e dopo aver respirato l’aria in modo lento e regolare sembrò tranquillizzarsi.

“Azzurra tutto bene?” le chiese Margherita che l’aveva raggiunta

“Si… si… almeno credo”

“Perché? Non ti senti bene?”

“Marghi stanotte vuoi dormire in camera con me?”

“Ma certo che problema c’è. Davide si ferma nella sua vecchia camera con Nina?”

“Si ormai abbiamo capito anche come è fatta Nina non ha mai una parola di buono per nessuno, ma ci vuole tanto bene ed adora Davide, addirittura gli consente di chiamarla zia e gli ha detto che per qualsiasi questione legale può contare su di lei”

“Sei un po’ pallida. C’è qualcosa che non va Zuzù?”

“No Zuzù no, ti prego non mi chiamare così quel nomignolo mi fa venire in mente quelle streghe finte e vuote che dicevano di essere mie amiche. Menomale che i veri tesori, le vere amiche e la mia vera famiglia l’ho trovata dopo”

“E tuo padre? Tra poco darai alla luce la sua nipotina?”

“Papà finirà di scontare la sua pena tra tre mesi, il suo conto con la giustizia ormai è quasi chiuso. E’ un uomo completamente cambiato sai? Mi ha detto che ha intenzione di lasciare Modena e di rifarsi una vita lontano da qui. Ma che io resterò sempre il suo bene più prezioso. Non so quale rapporto stringerà con la mia bambina ma sono soddisfatta del legame che abbiamo costruito faticosamente io e lui. E sono sicura che almeno con la mia piccola manifesterà più amore di quello che per anni non ha dimostrato a me”

“Tu lo sai che io ti voglio sempre un mondo di bene, vero Azzurra? Per me sei davvero una sorella ed ora che diventerò zia mi renderai la persona più felice del mondo”

“Ti voglio un mondo di bene anche io” si abbracciarono le due ragazze “Però ora basta momenti zuccherosi e non dire in giro che ti voglio bene perché lo rinnego. Ho una reputazione da difendere io”

“Ma almeno che stanotte dormiamo nella stessa stanza lo posso dire?”

“Si, quello si”

“Perché mi hai chiesto di dormire insieme?”

“Perché ho paura” confessò Azzurra

Margherita rise “Ma se hai paura del buio puoi accenderti la luce come faccio io quando Emilio non dorme a casa”

“Genio della perspicacia ma quale paura del buio, ho paura del parto”

“Ah!”

“EH! Una parte di me vorrebbe che la mia bambina nascesse anche domani un’altra invece vorrebbe restare incinta a vita se fosse possibile, a parte le sensazioni meravigliose che ho sperimentato con la gravidanza, ho paura del dolore, ho paura di soffrire, ho paura che vada qualcosa storto, insomma ho paura”

“Ma tesoro è normale, non penso ci sia donna al mondo che non tema il parto, eppure sono millenni che le donne partoriscono che sentono dolore e che gioiscono per il miracolo che il nostro corpo e la nostra forza fisica e psicologica compie. Tra due giorni tornerà Guido e poi quando sarà il momento vedrai che le paure svaniranno e lotterai come una leonessa per permettere al mondo di conoscere, finalmente, la piccola Corsi” le strizzò l’occhio la dottoressa e Azzurra rise.

Margherita si avviò in convento ed Azzurra sentì nuovamente riacuirsi delle fitte nel basso ventre, al corso pre-parto le avevano spiegato che potevano esserci delle false contrazioni o meglio considerate come contrazioni preparatorie, ma siccome i dolori erano irregolari non era necessario allarmarsi. Ce l’avrebbe fatta ad aspettare Guido per due giorni?

La dottoressa le aveva spiegato che la fase iniziale del travaglio con sintomi come le false contrazioni poteva anche precedere il parto di una settimana, avrebbe avuto tempo.

Drin Drin Drin

“Amore mio” rispose lei guardando il numero sul display

“Tesoro sono arrivato poco fa, ho appena finito di sistemarmi in albergo, lo sai che mi mancate già da morire?”

“Anche tu mi manchi tanto, ma chi l’avrebbe detto che saresti diventato così romanticone?”

“Io non sono diventato un bel niente” rispose lui mostrandosi offeso “al massimo lo sono sempre stato solo che lo dimostravo poco”

“Sono una donna fortunata lo ammetto”

“Amore come ti senti? Tutto bene? Novità? La piccolina non ha ancora voglia di venire al mondo?”

“Tutto bene… no… no… nessun segnale rilevante. Tu piuttosto è vero che ti ho spinto a partecipare al congresso però fai presto, rispetta i tempi stabiliti e riposati questo paio di giorni perché ho la sensazione che a breve la nostra vita sarà davvero sconvolta”

“Va bene, va bene, giovedì sera sarò lì tutto per voi, per Davide e per le mie donne. Buonanotte amore”

“Buonanotte”

Durante la notte Azzurra non riuscì a dormire granchè le fitte erano tornate e stavano cominciando a diventare sempre più rapide l’una dall’altra, sempre più regolari e soprattutto sempre più dolorose. Erano le otto quando si era alzata per scendere al bar avrebbe voluto accompagnare Davide a scuola ma non si sentiva bene avrebbe chiesto a Chiara di farlo per lei. Quando giunse al bar c’erano già tutti intenti a fare colazione.

“Azzurra” la accolse Margherita “Guarda che mi sono accorta che praticamente non hai chiuso occhio, non ti senti bene, vuoi venire in ospedale con me per fare un controllo?”

“Io penso che stia arrivando il momento” sospirò la ragazza

“Oh mamma” esclamò suor Angela

“Oh Signore qui? Adesso?” si allarmò suor Costanza

“No… no credo di avere della contrazioni preparatorie ma stanno cominciando a fare un male cane”

“Azzurra se sta per nascere la sorellina io non voglio andare a scuola e soprattutto bisognerà chiamare papà”

“Tesoro papà tra mezz’ora sarà premiato, domani pomeriggio ritornerà non è necessario farlo preoccupare inutilmente, la ginecologa mi ha detto che potrei andare avanti così anche per una settimana”

“Ah” disse sconsolato il bambino

“Oh beh” risposero quasi in coro suor Angela e suor Costanza.

“Adesso nano devi andare a scuola con Chiara, volevo accompagnarti io tesoro ma non mi sento proprio in forma e visto che Chiara va alla casa famiglia non sarà un disturbo per lei, vero?”

“Sarà un piacere forza giovanotto la nostra giornata comincia”

Nina, Margherita e Azzurra stavano terminando la loro colazione quando quest’ultima fece cadere in terra la tazza del caffè urlando di dolore “ahhhhh!”

“Azzurra che succede?”

“Dio il dolore sta diventando insopportabile, ogni 5 minuti, è diventato preciso come un orologio svizzero”

“Beh direi che è cominciato il travaglio allora, dobbiamo contare bene la distanza da una contrazione all’altra, guarda che questa fase per le primipare può durare dalle 6 alle 8 ore e penso sia meglio chiamare Guido se ti si rompono…” stava snocciolando le sue conoscenze Margherita.

“Ahhhhhhhh!” la interruppe Azzurra e l’urlo della ragazza fu seguito da un leggero scroscio d’acqua inequivocabile

“Mi sono fatta pipì addosso dal dolore?” chiese lei sofferente

“Secondo me ti si sono rotte le acque meglio andare in ospedale” constatò Marghi

“Chiamo suor Angela” si affrettò Nina

“Guidooooooo senza Guido non vado da nessuna parte”

“E va bene ma il tuo cellulare dov’è?”  domandò la dottoressa

“Sopra in camera”

“Vado a prenderlo”

“No non ti azzardare nemmeno a lasciarmi sola”

Proprio in quell’istante giunsero Nina, suor Angela e suor Costanza

“Ma cosa aspetti Marghi vammi a prendere il cellulare, voglio Guido”

“Andiamo bene hai appena cominciato il travaglio e già sei diventata insopportabile, Azzurra rilassati tesoro” le consigliò suor Angela

“Veramente Azzurra lo ha sempre avuto questo difetto di essere insopportabile e comunque amica ti sta bene la prossima volta impari a mandare al congresso tuo marito quando stai partorendo” considerò Nina.

Azzurra la incenerì con lo sguardo prima di lanciare un altro urlo.

Margherita entrò al bar con il cellulare all’orecchio e con aria perplessa “Ma Azzurra sta partorendo che significa che c’entro io? Ma ti sei ammattito?”

“Che accade ora?” chiese in subbuglio suor Costanza.

La dottoressa scostò leggermente il telefono dall’orecchio “Io non lo so Guido ha una voce strana e poi dice che lui non c’entra e che dobbiamo chiamare il padre?”

“Passamelo!” ordinò perentoria Azzurra

“Mah” tentennò la dottoressa

“Passamelo subito!”

“Povero prof non vorrei essere nei suoi panni” commentò Nina

“Ma brutto decerebrato che non sei altro, ma che significa chiamate il padre? Se non torni immediatamente a Modena ti strangolo” poi il viso, l’espressione e il tono di Azzurra cambiarono “Si… si professore ha ragione, certo, certo mi scusi e che le doglie… Margherita… mio marito mi scus”

“Azzurra che succede?” chiese stupita suor Angela

“Margherita ma io sto partorendo e tu ti sei bevuta il cervello?”

“Ho sbagliato numero, vero?”

“Ma chi hai chiamato?” chiese Nina

“Ha chiamato il mio professore universitario, quello a cui ha chiesto la tesi di laurea quello che non mi rivolgerà mai più la parola a giudicare dal fatto che mi ha praticamente riagganciato il telefono in faccia”

“Scusa che ne sapevo io? Ho visto tra le tue ultime chiamate ho trovato questo numero con scritto PROF ed ho fatto partire la telefonata, sono un po’ agitata anche io scusa”

“Va bene va bene tesoro può capitare” la rincuorò subito suor Angela

“Adesso però per favoreeee me lo chiamate Guido non ce la faccio più vi prego”

“Si anche perché a giudicare dai dolori che hai dobbiamo andare in ospedale subito altrimenti rischiamo cha nasca qui”

“Nooooo voglio Guido” ripeté ancora Azzurra

“Facciamo così io chiamo Guido e gli dico di raggiungerci direttamente in ospedale. Nina tu per favore le prendi la valigia nella sua camera quella che ha preparato accanto al letto”

“Eh lo sapevo che finivo per fare il facchino anche io, torno subito, però, aspettatemi che voglio venire anche io in ospedale”

Nel pulmino verso l’ospedale…

“Nina sei riuscita a chiamare Guido?”

“Non mi risponde”

“Io ve lo giuro senza Guido non partorisco”

“E vuol dire che la costringi a rimanere dentro sta bambina perché Guido non risponde” sentenziò Nina

“Sarà impegnato con sta premiazione del cavolo a cui ho insistito tanto che andasse mannaggia a me”

“Scusate non abbiamo il numero di qualcun altro a cui possiamo chiamare per farlo avvertire” suggerì Margherita

“Marghi ma allora hai la fissa di voler chiamare una persona per un’altra, io voglio solo Guido”

“Avvocato Balestrieri buongiorno sono Nina, scusi se la disturbo, ma lei è al congresso di Milano vero?”

Nina annuì per tranquillizzare le altre e poi spiegò al titolare del suo studio la necessità di far rientrare immediatamente Guido a Modena.

Le ragazze arrivarono in ospedale mentre Balestrieri cercò di attirare l’attenzione di Guido che stava facendo il suo discorso alla platea per il riconoscimento ricevuto pochi minuti prima.

I gesti dell’avvocato erano inequivocabili e il professore divenne irrequieto, agitato e scusandosi con gli uditori annunciò “sto per diventare padre è la prima volta e non ci capisco più nulla, no veramente non è la prima volta sono già padre ma è la prima volta che è davvero mio figlio, anzi mia figlia, anche Davide lo è però non di sangue e come se lo fosse, oddio scusate abbiate pazienza ma devo scappare. Non ci capisco più nulla davvero” lasciò l’aula tra gli incitamenti e l’entusiasmo della sala per chiamare un taxi e farsi portare alla stazione.

L’ostetrica comunicò che l’utero aveva raggiunto una buona dilatazione e che tutto faceva presagire che non ci sarebbero stati problemi per un parto naturale ma Azzurra continuava ad avere contrazioni sempre più ravvicinate ad imprecare e a chiedere solo di suo marito.

Guido alla prese con un viaggio interminabile riuscì a giungere in ospedale mentre stavano portando Azzurra in sala parto.

Nina, Chiara e suor Angela erano in corridoio, suor Costanza era andata a prendere Davide a scuola, ed arrivò il professore.

“Dov’è Azzurra? Dove l’hanno portata?”

“Sta per andare in sala parto è appena entrata da quella porta, c’è anche Margherita con lei, ma non fa altro che chiedere di te, caro prof. credevi di averla fatta franca ma il meglio deve ancora venire e per te credo anche il peggio quindi in bocca al lupo e corri da lei” gli raccomandò Nina.

 

Dopo essere stato preparato da un’infermiera Guido entrò in sala parto.

“Amore… amore… amore mio”

“Amore mio un corno, tu non devi azzardarti a toccarmi mai più hai capito? Mai più”

“Azzurra ma lo cerchi come una disperata da ore ed ora lo tratti così?” chiese sorpresa Margherita.

“E’ un viscido, lurido, vigliacco, fuggiasco, cattivo, egoista”

“Amore? Mi dispiace se non ero qui fino ad ora, ma ho fatto prima che potevo e poi eri d’accordo anche tu che andassi a Milano”

“Si è vero amore lo so” ritornò dolce Azzurra “Ma questo non cambia che ti odio, che convincerò la mia bambina a diventare suora basta che non si faccia toccare da un uomo”

“Oddio crescendo in convento con le consorelle non sarà difficile farle trovare la vocazione ma si può sapere perché ora stai facendo così? Non sprecare fiato e concentrati sul respiro” le disse Margherita

“Amore scusami” lei guardò dolcemente Guido che era sempre più stupito dall’atteggiamento ambivalente della moglie “Ma ho letto su un blog che imprecare durante il parto aiuta ad attenuare il dolore lo devo fare capisci?”

“Oh Dio Santo! Ci mancava solo il blog ora”

“Fai pure amore mio non ti preoccupare, qualsiasi cosa vuoi dire o fare”

Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!

Nonostante le imprecazioni il dolore divenne lacerante e poco dopo alle urla e alle lacrime di Guido e Azzurra si aggiunse il vagito della neonata.

3,5 kg e voce decisa nei suoi strepiti, tantissimi capelli scuri scuri e due occhioni spalancati sul mondo di un colore chiaro che richiamavano quelli del padre.

I neo genitori si guardarono commossi e ammirarono la loro stupenda bambina.

Un paio d’ore dopo. Camera di Azzurra.

La stanza era già piena di fiori e palloncini rosa in ogni angolo. Il convento si era praticamente trasferito lì Nina, Chiara, Margherita ed Emilio, suor Costanza, suor Angela, Davide e Guido circondavano il letto di Azzurra che aveva riposato un po’ dopo la fatica del parto e accanto vi era la culletta con la piccola.

“Ma alla fine avete deciso che nome darle a questo dono di Dio?” chiese suor Angela che la prese in braccio

Guido, Azzurra e Davide si guardarono complici e poi fu proprio il giovanotto a prendere la parola “Abbiamo deciso di chiamarla Gioia perché sia io che Azzurra e Guido siamo davvero felici che sia arrivata, è la nostra Gioia”

“Gioia Corsi, mi piace” considerò Nina

“E’ davvero una Gioia” affermarono Margherita ed Emilio

“Benvenuta al mondo piccola Gioia” le augurò Chiara

“Ma è anche un po’ la nostra gioia o sbaglio? Prima ho accettato te in convento e tesoro mio non eri una facile poi i maschi ed un bambino, insomma un po’ di Gioia è anche per merito nostro” rivalse i suoi diritti suor Costanza.

Gli altri sorrisero.

“E’ una Gioia per il mondo” concluse suor Angela baciandole la tempia con le labbra e donandola poi ad Azzurra e alle cure amorevoli di Guido e Davide.

 

La gioia è la linfa vitale di tutte le cose umane.

Pierre Bayle, Pensieri sulla cometa, 1682

  
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