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Autore: Shainareth    10/10/2008    4 recensioni
[Mai-HiME - anime] Fuori pioveva a dirotto, ed il cielo plumbeo non invitava minimamente gli studenti ad aprire la mente più del dovuto, tanto che qualcuno rimpiangeva ancora il calore del proprio letto nonostante fosse ormai mezzodì. Solo qualcuna delle ragazze era più attiva, soprattutto in virtù del fatto che la pausa pranzo era un ottimo momento per chiacchierare e scambiare consigli, confidenze e pettegolezzi con le proprie amiche.
Genere: Commedia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Takumi Tokiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Dedicata alle ragazzine d'oggi.





Pudore

 

 

Poggiò il proprio contenitore sulla superficie lignea e si accomodò ad uno dei banchi che avevano unito per formare un tavolo più grande e godersi così il pranzo tutte insieme. Teneva gli occhi bassi per paura di incrociare quelli delle sue compagne, anche se non sapeva esattamente spiegarsene la ragione; forse, ipotizzò, per via dell’imbarazzo che quella novità costituiva per lei.

   Fuori pioveva a dirotto, ed il cielo plumbeo non invitava minimamente gli studenti ad aprire la mente più del dovuto, tanto che qualcuno rimpiangeva ancora il calore del proprio letto nonostante fosse ormai mezzodì. Solo qualcuna delle ragazze era più attiva, soprattutto in virtù del fatto che la pausa pranzo era un ottimo momento per chiacchierare e scambiare consigli, confidenze e pettegolezzi con le proprie amiche.

   Per Akira quella era la prima volta. Per quanto l’avesse desiderato ardentemente per tutta la vita, ora che ci era dentro non si trovava poi troppo a suo agio nelle vesti della classica ragazzina di seconda media. In fondo, si ripeteva, la sua presenza doveva sembrare strana anche alle sue compagne di classe.

   Alzò timidamente lo sguardo verso di loro e ne vide due ridacchiare senza una ragione precisa, mentre una terza intonava il motivetto che proveniva dall’auricolare del lettore mp3 che aveva all’orecchio sinistro, ed una quarta si sistemava accanto a lei. Fu quest’ultima ad essere attirata dalla sua attenzione, e subito le sorrise.

   «Fa strano vederti fra noi» le disse senza tanti convenevoli. «Ma ne sono felice, anche se confesso di aver avuto una brutta cotta per te fino a che non ho saputo la verità.»

   Stupita da tanta sincerità, Akira abbozzò un sorriso di cortesia. «Ti… ringrazio» mormorò senza sapere che altro rispondere.

   «Senti, senti, Akira-kun!» iniziò una di quelle che stava ridendo. «Acc… forse dovrei chiamarti “Akira-chan”, vero?»

   Lei alzò le spalle. «Va bene comunque, tranquilla.»

   «Davvero? Meglio così!» ne fu sollevata l’altra. «Ci stavamo chiedendo… fra te e Takumi-kun…» e lasciò volutamente la frase in sospeso, lanciandole al contempo uno sguardo inequivocabile e penetrante.

   Akira s’irrigidì più di prima. Se l’era aspettata, quella domanda infingarda, ma non credeva fosse stata la prima che le avrebbero rivolto. Chinò di nuovo gli occhi purpurei sul proprio contenitore del pranzo, mentre con dita malferme tentava di allentare il nodo del fazzoletto in cui esso era avvolto. Schiuse le labbra per rispondere, ma l’imbarazzo ebbe la meglio e lei si limitò ad annuire impercettibilmente col capo.

   Un gridolino d’entusiasmo si levò dal suo gruppetto, e persino la ragazza con il lettore mp3 mise via l’apparecchio per ascoltare meglio. «E, di’, quando vi siete scambiati il primo bacio?»

   Il viso della kunoichi iniziò ad assumere una prima tonalità che ne indicava lo stato emotivo, un rosa chiaro. «P-Perché partite dal presupposto che sia successo?» le riuscì di biascicare con voce tremula, imponendosi di non considerare tale il gesto che l’aveva in qualche modo costretta a somministrare le medicine a Takumi bocca a bocca, dopo che lui aveva scoperto la verità sul suo conto. Sì, insomma, era come avere fatto la respirazione artificiale, no? Non c’era stato sentimento. Cioè, quello c’era stato eccome, ma esclusivamente da parte sua, e dal momento che Takumi non aveva partecipato attivamente alla cosa, non si poteva affatto affermare che si erano baciati. Non per davvero, insomma.

   «Che carina!» la canzonò una delle altre ragazze, intenerita dal suo colorito e dalla sua risposta.

   «Andiamo!» fu meno sensibile un’altra, aprendo il proprio contenitore per il pranzo ed inforcando le bacchette. «Non vorrai davvero farci credere che non è mai successo?»

   Mentre Akira cercava una risposta che potesse permetterle di svicolare e di cambiare argomento, il suo sguardo cercò istintivamente e nervosamente la figura di Takumi, per accertarsi che fosse lontano abbastanza da non captare anche solo per sbaglio i loro discorsi.

   «Oddio, che tenera! Lo cerca anche con gli occhi!» infierì la ragazza di prima, la stessa che aveva confessato di essersi invaghita di lei tempo addietro.

   «N-No! Non è…!» scattò sulla difensiva la giovane Okuzaki.

   Fu subito interrotta. «Certo che è davvero bello avere un rapporto come il vostro… Avete già vissuto insieme e siete persino stati all’estero voi due da soli!»

   Akira, che non aveva mai guardato la cosa da quel punto di vista, in quel momento dovette riconoscere che in effetti agli occhi degli altri il rapporto fra lei e Takumi doveva sembrare qualcosa di strabiliante, specie considerato il fatto che non avevano ancora compiuto quattordici anni. «Sì, però…» tentò allora di ridimensionare le loro illusioni.

   Invano, perché una delle sue compagne si sporse verso di lei con la più maliziosa delle espressioni. «E… di’, è già successo?»

   La kunoichi aggrottò le scure sopracciglia. «Cosa?» domandò, mentre si portava alla bocca la cannuccia del succo di frutta.

   Tre delle ragazze risero, la sua ammiratrice sgranò gli occhi, sconcertata. «Come “cosa”?!»

   «L’avete già fatto, no?»

   Una pioggia di succo d’arancia schizzò dappertutto, facendo indietreggiare istintivamente le quattro pettegole ed uccidendo quasi Akira, costretta adesso ad un eccesso di tosse per la bevanda andatale di traverso. Quando fu certa di essere ancora viva, la ragazzina prese dei profondi respiri; vuoi perché aveva effettivamente bisogno d’aria dopo avere quasi sputato un polmone, vuoi perché aveva bisogno di tempo per costruire una risposta di senso compiuto che non risultasse necessariamente un groviglio di parole insensate, alternate ad imprecazioni. Vide Takumi fissarla da lontano per accertarsi che fosse sopravvissuta anche ad un succo di frutta, dopo averlo fatto tempo addietro contro gli Orphan di Nagi. Gli sorrise con fare incerto, ma abbastanza convincente perché il giovane tornò a prestare attenzione alle chiacchiere degli amici con cui stava pranzando.

   «Tutto bene, Akira-kun?»

   Lei rivolse gli occhi arrossati e lucidi verso le sue aspiranti carnefici. «S-Sì…» rantolò, sperando adesso che quel delizioso spettacolo le avesse distratte dal discorso precedentemente iniziato. Mise via il succo di frutta, ripromettendosi di non berne altro sorso fino a che non avessero finito di parlare, e prese in mano le bacchette.

   «Ah, sapete?» iniziò all’improvviso una del gruppo. «Sabato sera i genitori del mio ragazzo saranno fuori città, e così…»

   «Andrai da lui?» rise la sua amica, lasciando intuire che già la sua mente si era messa al lavoro per immaginare tutti i dettagli della serata.

   Akira ringraziò il Cielo per quel cambio di rotta e, ascoltando distrattamente il resto della conversazione, prese fra le bacchette un pezzo di wurstel tagliato a forma di polipo, accostandolo alle labbra.

   «… Solo che Toshi-kun non è del tutto soddisfatto… Dice che devo ancora imparare a fare bene quella cosa con la bocca.»

   La mano di Akira ricadde sul contenitore del pranzo senza che lei avesse assaggiato niente. Lasciò il wurstel e riprovò con il riso, riuscendo finalmente a mettere qualcosa sotto ai denti.

   «Akira-kun, Takumi-kun dice che sei brava?»

   Per evitare loro una nuova pioggia di cibo, molto più simile ad una nevicata per via del riso, la ragazzina fece ricorso a tutto il proprio autocontrollo per concentrarsi su quel semplice atto che è il deglutire. Nel mentre, scosse il capo un po’ troppo frettolosamente, nella speranza di fare capire alle altre che quel tipo di discorsi non le interessava.

   «Ma allora devi fare pratica!» le fu suggerito all’istante, cosa che le impedì di inghiottire.

   «Ci sono tanti trucchi che posso insegnarti, se vuoi» si propose la fidanzatina di Toshi, gustandosi il pranzo come se stessero parlando dello sceneggiato visto la sera precedente in televisione. «Certo, anch’io sto ancora facendo esperienza, ma ho letto un sacco di cose su internet. Se vuoi ti passo il link.»

   «Oddio, lo sai che poi ho trovato quel sito che ti dicevo l’altro giorno?» intervenne la ragazza di prima.

   «Quello con i video?»

   «Sì sì, ci sono anche gli yaoi!» trillò, elettrizzata dalla cosa.

   Akira abbandonò le bacchette: se fosse riuscita a mandare giù anche solo il bolo che aveva ancora in bocca, si sarebbe potuta ritenere soddisfatta per tutta la giornata.

   «A proposito, Akira-kun» riprese la sua ammiratrice. «Lo sai che qui tutti eravamo convinti che… beh, quando sapevamo che tu eri un ragazzo, intendo… sì, eravamo convinti che, nonostante tutto, tu e Takumi-kun stesse insieme?»

   Se non fosse stata per la paura di schifare la classe sputando il boccone sul proprio pranzo, Akira avrebbe lasciato volentieri ricadere la mascella verso il basso. Tese il braccio in avanti e rivolse loro il palmo della mano per comunicare alle sue compagne di tacere per qualche secondo; quindi, finalmente inghiottì. Prese di nuovo un grosso respiro e rispose con un tono che nulla aveva di pacato. «Ma siete matte?!»

   «Beh… ma alla fine è vero che a te piacciono i ragazzi… no?» tentò di difendersi l’altra, sorridendo con fare incerto.

   «Q-Questo non ha importanza!» ruggì la kunoichi, allibita. «Forse io avrei potuto darvi questa impressione, d’accordo… ma Takumi?!»

   «Quindi a lui piacciono le ragazze» concluse con soddisfazione la fidanzatina di Toshi. «Lo sapevo. Sicuramente te ne ha già dato dimostrazione, vero?»

   Il viso di Akira tornò ad imporporarsi. «N-Non dite sciocchezze! Abbiamo soltanto tredici anni!»

   «Quasi quattordici» ci tennero a correggerla.

   «Andiamo, non vorrai arrivare vergine al diploma!» parve scandalizzarsi la ragazza di prima.

   «Ryoko-chan l’ha fatto l’hanno scorso, mentre io solo due mesi fa.»

   «Anch’io voglio farlo!»

   «Ma se non hai ancora il ragazzo!»

   «E che importa? Tanto c’è Ashihara-senpai che mi fa il filo, sapete?»

   «Ma a te non piaceva il suo amico?»

   «Sì, ma mi serve per fare esperienza.»

   «Se vuoi, ti insegno a baciare. Sono brava, sai?»

   «Un bacio fra ragazze?»

   «Come sei indietro!»

   «Miyuki-chan ha ragione: ormai il bacio saffico va di moda, non lo sapevi?»

   «Davvero? Allora voglio provare!»

   Lo stridio sul pavimento delle gambe della sedia su cui Akira era seduta distrasse le quattro amiche dalla loro conversazione.

   «Dove vai, Akira-kun?»

   Lei non si sforzò di sorridere, anche perché i muscoli del suo corpo erano talmente tesi per l’imbarazzo e l’irritazione che non le sarebbe riuscito minimamente di assumere un’espressione meno imbronciata. «I vostri discorsi mi hanno fatto rendere conto di quanto Takumi sia importante per me: non riesco a stargli lontana, mi spiace. Credo proprio che andrò a pranzare con lui.»

   «Wow! Come sei dolce!» si intenerì la sua ammiratrice.

   «Con permesso» si scusò allora la kunoichi, alzandosi ed allontanandosi.

 

«Akira-kun?» si meravigliarono i ragazzi, vedendola tornare nel gruppo.

   Senza neanche chiedere il loro parere, Akira ricavò un posto fra Takumi ed un loro amico. «Lo sapevate che le femmine sono delle bestie?»

   Gli altri corrucciarono la fronte. «Dimentichi di essere una di loro?»

   Gli occhi della ragazzina fulminarono colui che aveva proferito quelle parole, e lei lo additò con le bacchette. «Non. Paragonarmi. A. Quelle. Assatanate» ruggì, furiosa, il viso ancora arrossato.

   «Ehi, Akira-kun…» mormorò Takumi con voce insicura, la fronte rivolta verso le compagne di classe che Akira aveva appena lasciato. «Perché ci stanno fissando in quel modo?»

   «Meglio che tu non lo sappia. Anzi, fingi di essere felice di avermi qui: pur di fuggire, ho detto loro che non riuscivo a starti lontana» bofonchiò la ragazza, sempre più in imbarazzo. Uno dei suoi amici la prese in giro, ma il nuovo sguardo che lei gli riservò lo ammutolì di colpo, sebbene il risolino non scomparve dalle sue labbra.

   Takumi sorrise, gli occhi azzurri che ora sbirciavano verso la fidanzatina: se Akira, timida e riservata com’era su certe questioni, era arrivata a sbottonarsi in quel modo, evidentemente la situazione fra lei e le loro compagne di classe doveva essere degenerata parecchio. «Fanno così paura?»

   «Mettiamola così: mi imbarazza meno sentire parlare voialtri dei porno che vedete la sera.»

   «Wow… Quasi quasi mi unisco a loro» scherzò uno dei loro amici, sebbene sotto sotto l’idea lo stuzzicasse per davvero.

   «Non ti conviene: cominceresti a chiederti che fine hanno fatto la femminilità ed il pudore. E per dirlo io…»





Ringrazio AtlantisLux e Solitaire per l'idea che mi hanno dato con i loro commenti alla precedente shot, Quotidianità. Un grazie anche a NicoDevil, per avermi fatto da cavia, e a Hinata_chan, per gli immancabili scleri in chat.
In ultimo, chiedo umilmente perdono al personaggio di Akira per questi miei continui maltrattamenti: in realtà la adoro, lo giuro. Ma metterla in imbarazzo è TROPPO divertente. XD
Shainareth



  
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