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Autore: giambo    05/10/2014    3 recensioni
Xadhoom e Paperinik. Due alleati che, insieme, combattono contro la minaccia di Evron.
Ma siamo sicuri che non ci sia altro che una stretta collaborazione tra di loro?
Estratto:
Non c'era pace per lui.
Mai.
Non sapeva il perché. Forse essere un supereroe poneva quei costi, o forse era nella sua natura di sfortunato cronico.
Del resto, quando aveva deciso di diventare Paperinik, sapeva che le grane sarebbero state il suo pane quotidiano.
“Ti dico che così non funziona!”
Ma dovere fare anche da psicologo ad un'aliena perennemente infuriata non credeva rientrasse tra le cose che era obbligato a fare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paperino aka Paperinik, Xadhoom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte porta consiglio...o un amico?

 

 

 

Non c'era pace per lui.

Mai.

Non sapeva il perché. Forse essere un supereroe poneva quei costi, o forse era nella sua natura di sfortunato cronico.

Del resto, quando aveva deciso di diventare Paperinik, sapeva che le grane sarebbero state il suo pane quotidiano.

“Ti dico che così non funziona!”

Ma dovere fare anche da psicologo ad un'aliena perennemente infuriata non credeva rientrasse tra le cose che era obbligato a fare.

“Non è possibile! Io lo so, lo sento! Sono vivi, da qualche parte nell'universo, e tu devi trovarli!”

“Un minimo di educazione non sarebbe sgradito.”

“Muoviti rottame!”

Paperinik sospirò. Si domandò quante volte quei due si erano detti le stesse, identiche, cose negli ultimi tempi.

“Ti ripeto che i miei mezzi non sono adatti a questo tipo di ricerca.”

“Eppure ci deve essere un modo!” l'aliena sembrava sul punto di esplodere, e non solo metaforicamente.

“Beh...io...io non so più che fare!”

Al papero mascherato rischiò di cadere il becco a terra. Uno che si arrendeva? Tra poco avrebbe cominciato a nevicare in agosto.

Non che lui non avesse osservato eventi assurdi negli ultimi tempi, anzi. Però faceva sempre uno strano effetto vedere il suo migliore amico ed alleato contro il crimine tirare su bandiera bianca.

“MALEDIZIONE!”

L'urlo di Xadhoom risuonò per il piano segreto della Ducklair Tower, spegnendosi lentamente. L'aliena si guardava le mani con il respiro affannoso, il tutto sotto lo sguardo dell'amico papero.

Doveva intervenire?

Forse era meglio di no. Conoscendola, Paperinik era convinto che l'avrebbe incenerito se avesse provato a parlarle.

Eppure gli piangeva il cuore a vederla così disperata, così...indifesa.

Era strano pensare a lei con quegli aggettivi, ma onestamente a lui sembrava la donna più vulnerabile della galassia in quel momento.

“Xadhoom io...”

“Taci!” sbottò lei con sguardo duro. “Ho bisogno di restare sola per un po'.”

E prima che Uno o Paperinik potessero dire qualcosa, lei sfondò la finestra, sparendo velocemente nel buio della notte.

“Un altro vetro rotto...tanto per cambiare.” borbottò il papero grattandosi la testa. “Mi chiedo se nel suo pianeta avessero inventato le scale o l'ascensore.”

L'occhiata che il suo amico informatico gli rivolse non fu delle più benevole.

“Per quanto non me ne intenda di sentimenti, non penso sia la cosa più adatta da chiederle in questo momento.”

“Già...immagino di no.“

Nella stanza cadde il silenzio per qualche minuto.

“Allora?”

“Allora cosa?”

“Cosa pensi di fare? Rimanere qui imbambolato o pensi di muoverti?”

“Ho già fatto la ronda stanotte. E non ci sono in giro pazzi, alieni o quant'altro che hanno intenzione di ucciderci tutti al momento.”

“Veramente io pensavo ad altro.”

“Già...lo sospettavo.” borbottò Paperinik. “Potrebbe essere anche dall'altra parte dell'Universo in questo istante.”

“Potrebbe...”

Questa volta fu il turno del giustiziere mascherato di mandare un'occhiata critica all'amico.

“Da quando tu sei così insicuro su qualcosa?”

“I sentimenti degli esseri biologici non sono mai stati il punto forte di noi intelligenze artificiali.”

“Tu hai sempre una scusa.” replicò l'altro incamminandosi verso la sua fida auto.

Forse Xadhoom era veramente dall'altra parte del cosmo.

Ma era suo dovere, in quanto amico, andarla a cercare.

 

 

Fu felice di scoprire che gli bastò andare dall'altra parte della città per trovarla.

Uno l'aveva localizzata facilmente. Del resto, una mutante con il potere di una stella non passava inosservata.

Era seduta in cima ad una torre, ad osservare le stelle. Il papero non poté fare a meno di notare, ancora una volta, quanto sembrasse vulnerabile.

Quando scese al suo fianco, lei non mosse un muscolo. Limitandosi ad indurire, se possibile, ancora di più il suo sguardo.

“Vattene.”

“Non penso che lo farò.” rispose l'altro andandosi a sedere al suo fianco.

“Non sono affari tuoi.”

“Hai perfettamente ragione.”

“E allora cosa aspetti a sparire?! Te ne devi andare Pikappa, sparisci!”

Paperinik si limitò ad osservare la luna che brillava nel cielo. Era incredibile quanto fosse bella e luminosa da lassù.

“Ti ricordi quando hai tentato di uccidermi in Africa? Temevi che gli evroniani mi avessero preso sotto il loro controllo.”

L'aliena non rispose.

“Beh, non ti ho mai ringraziato. Se non era per te...”

“Smettila!” sbottò lei. “Non eri mai stato pienamente sotto il loro controllo, l'hai ammesso tu stesso.”

Il papero sorrise.

“Vero. Però tu hai tentato di impedire che diventassi un loro burattino, e di questo ti sarò eternamente grato.”

Xadhoom si limitò a guardarsi i piedi che dondolava nel vuoto.

Paperinik sospirò.

“Ascolta, io non posso capire, o comprendere, il tuo dolore, perché non ci sono mai passato prima. Ma devi capire che io ed Uno stiamo facendo il possibile per aiutarti. E che noi ci saremo sempre per te, in qualsiasi momento.”

“E a cosa serve?” replicò con tono amaro l'aliena. “Anche se li ritrovassi, non oserei mai più guardarli in faccia. Ho permesso che distruggessero il nostro pianeta solo perché ero incapace di vedere al di là del mio ego!”

“Tutti facciamo errori. Prendi me! Non faccio altro che combinarne da mattina a sera!”

“Tu non ammazzi la gente con i tuoi sbagli...ne le persone che ami.”

Paperinik fu indeciso per un attimo. Doveva? Era probabile che Xadhoom l'avrebbe incenerito, ma vederla così disperata le impediva di rimanere fermo ed impassibile.

“Ascoltami...Xado...”

Lei si girò a fissarlo, sconvolta ed arrabbiata.

“Non devi più chiamarmi così! Io non sono più quella persona!”

“Sì che lo sei!” replicò Paperinik sostenendone lo sguardo infuocato. “Sei sempre quella grande scienziata che lavorava per dare al suo popolo un futuro migliore. Non devi sentirti in colpa per questo! Tu volevi solo il bene della tua gente!”

Gli occhi dell'amica si ammorbidirono per qualche istante. E per un attimo, il papero fu sicuro di averli visti luccicare.

“No!” disse infine, digrignando i denti. “Ti sbagli! La colpa è solo mia. Io...io era accecata dal mio esperimento! Non vedevo altro che quello! Ignorai tutto il resto, convinta che non fosse rilevante! Se fossi stata...”

“Non importano i se!” disse Paperinik prendendole la mano in un gesto impulsivo. Xadhoom lo fissò stranita.

“Ma cosa...”

“I se e i ma non cambiano il mondo, Xado. Hai una vendetta da compiere: Devi farla pagare a quei parassiti per avere distrutto la tua gente. E se ti perderai in stupidi sensi di colpa la darai vinta a loro! Ti ripeto che tu non hai colpe!”

L'aliena rimase a lungo in silenzio. A guardare quel buffo papero mascherato che le teneva la mano.

“Lo pensi veramente?” domandò infine con un filo di voce.

“Sì.” rispose sicuro l'altro. “E penso anche che tu sia una persona splendida, e che hai visto troppi orrori. Ma questo non deve fermarti!”

E in quell'istante, l'anima della guerriera, a lungo rimasta sepolta sotto odio, dolore e rabbia, emerse.

Una lacrima scese dai suoi occhi, ma prima che potesse cadere, fu raccolta con un gesto nervoso dalla sua mano.

“Idiota di un papero...” borbottò con la voce che tremava. “Guarda come mi hai ridotta...a piangere e balbettare come una demente!”

Paperinik sorrise.

“Piangere non è un dramma...e neanche un sintomo di debolezza. Io direi che invece sia un modo per dimostrare che siamo persone...vive.”

Lei lo guardò con un'intensità fortissima. Le sue pupille infuocate sembrarono bellissime al papero in quei momenti.

“Pikappa...io...”

“Non serve che dici nulla.” la interruppe l'altro. “Mi basta solo che, d'ora in avanti, se hai un problema ne parli con me od Uno...ok?”

Xadhoom non disse nulla. Poi, prima che Paperinik potesse dire altro, spiccò il volo, verso lo spazio aperto.

Il giustiziere di Paperopoli ridacchiò.

“Lo prendo per un sì.”

 

“Allora hai risolto?”

Sospirò. La sensibilità di Uno era qualcosa a cui non riusciva mai ad abituarsi.

“Forse.” rispose mentre si toglieva la sua uniforme da eroe, ritornando ad essere il solito Paperino di tutti i giorni.

“Beh, almeno non ti ha incenerito come temevi. Non è già qualcosa?”

“Già, una vera fortuna!” borbottò Paperino sistemandosi la sua inseparabile blusa. “Perdonami Uno, ma non ho chiuso occhio stanotte. E vorrei farlo almeno un paio d'ore, prima che arrivi il giorno.”

L'intelligenza artificiale lo fissò a lungo.

“Ti piace?”

“Eh?”

“La tua alleata aliena. La trovi affascinante?”

Ma non era Uno quello che non capiva i sentimenti?

“Ma che domande sono? Certo che no! Non penso mi consideri neanche un amico, ma solamente un alleato.”

“Questo non significa nulla.”

“Senti Uno, non è il momento ok? E poi, da quello che ho capito, non ha perso la speranza di trovare una sua vecchia fiamma perciò...il discorso termina qui.”

Uno ridacchiò.

“Povero Paperinik! Adesso deve combattere anche un amore non corrisposto.”

“E piantala!” sbottò l'altro. “Ti ho detto che non mi piace.”

Però una volta a letto, lontano dal sorriso sornione di Uno, il papero ci pensò a lungo.

Gli piaceva veramente Xadhoom?

Era assurdo!

Lui era un papero terrestre, e lei una mutante aliena. Non esisteva nessuna possibilità. Era più probabile che lo zio Paperone elargisse tutti i suoi soldi in beneficienza.

“Ma che alieni e alieni! Io sono promesso a Paperina, e tanto basta! Ormai, da quando sono dentro questa torre, mi sto riducendo in pappa il cervello.”

E, rigirandosi, il salvatore del mondo prese finalmente sonno.

 

Nel frattempo, su un tetto vicino, una figura silenziosa osservava l'alba illuminare i tetti di Paperopoli.

“Non so più cosa pensare. Non credevo che esistesse qualcuno come te...Pikappa.” mormorò.

Forse non era solo un alleato ormai...nella loro tremenda lotta.

“O ti devo chiamare...amico.”

 

FINE

  
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