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1.
Lunedì nero
Faceva
freddo: un’altra fottutissima giornata d’inverno. L’ennesima. Dio, ma possibile
che quel cavolo di cane ci mettesse così tanto a pisciare?!? Stava ormai per
diventare viola dal freddo e quel maledetto animale che faceva? Continuava a
girare a zonzo annusando alberi e pali. Ma dico io, è così difficile?!? Prendi
il primo palo, alzi la gamba e ci pisci, stupido cane, no? No, perché il suo
compito, il suo obiettivo nella vita era farlo dannare, più che poteva e in
qualsiasi momento, approfittando soprattutto di quelle giornate gelide in cui
avrebbe tanto preferito rimanere a letto al calduccio. Invece no, perché doveva
portare fuori il cane! E dire che lui aveva sempre preferito i gatti…
«Vuoi
muoverti, accidenti? Si muore di freddo qua fuori!» esclamò al meticcio
trattenendo a stento una bestemmia. E quello, di tutta risposta, gli girò le
spalle e continuò a giocherellare con un bastoncino lì per terra.
Perfetto.
Davvero perfetto. Sarebbe anche arrivato tardi al lavoro.
Gerard
Way si lasciò sfuggire un sospiro rumoroso, che fece voltare una vecchia
intenta a dar da mangiare ai piccioni lì vicino, che gli lanciò uno sguardo
obliquo.
Lo
sapeva: sarebbe stato un lunedì nero. L’aveva capito fin da quando Norah, sua
moglie, l’aveva svegliato aprendo bruscamente la finestra della camera da letto
(un gesto a dir poco traumatizzante data la temperatura), per poi ordinargli
con tono imperioso di andare “a svegliare i bambini”: Adam, 7 anni, e Rachel, 4
anni: il suo orgoglio e la sua croce. Poi, mentre i suoi due figli scorazzavano
per la casa facendo baccano col cane, lui aveva avuto appena il tempo di bere
un sorso di caffè che Norah gli aveva messo in mano il guinzaglio e l’aveva
quasi sbattuto fuori dalla porta, raccomandandosi di fare presto. Se…
E,
quindi, ora si trovava in compagnia del suo “adorato” cucciolo, che ancora non
si decideva di fare quel che doveva, con le mani affondate nelle tasche e i
denti che battevano per il freddo, a passeggiare per Central Park, a New York.
E mentre camminava svogliato tirandosi dietro quel “sacco di pulci”, che la sua
famiglia aveva chiamato Crocchetta (nome stupido quanto l’animale), pensava a
quanto non ne potesse più di quella vita. Cioè, amava alla follia la sua
famiglia, il suo lavoro gli piaceva, poteva perfino dire che se quel dannato
cane fosse morto in fondo in fondo ci sarebbe rimasto male… ma c’erano anche
certe volte in cui gli sembrava di essere chiuso in gabbia.
Quand’era
adolescente e frequentava il liceo di Belleville, nel New Jersey, aveva sempre
sognato di avere una vita emozionante, degna di essere raccontata una volta
diventato vecchio, di non stare mai fermo in un solo posto a fare un lavoro
normale con una vita e una famiglia normale. Di non ritrovarsi intrappolato
nella solita routine. Sì, il Gerard Way adolescente aveva tantissimi sogni per
il futuro, molti dei quali parecchio avventati, ma ci credeva, forse anche per
non dover pensare a quanto era sfigato e non dover stare a sentire i commenti
malefici che lo inseguivano ogni volta che percorreva i corridoi della
Belleville High School. Ma, nonostante ci credesse fermamente, i sogni erano
rimasti tali ancor oggi, anzi avevano iniziato a sfumare, mentre lui si
rassegnava a quella vita tranquilla ma monotona per sempre. E così, Gerard Way
a 31 anni stava ancora aspettando che qualcosa sconvolgesse il suo quotidiano…
invano (o quasi).
Ritornò
a galla dai suoi pensieri quando si sentì strattonare e vide Crocchetta
riprendere a spasso spedito la via di casa. Sia ringraziato il cielo!
«Bravo
cane! Bravo bravo cane!».
Forse
quel lunedì non era poi così nero come credeva.
Ma,
naturalmente, si sbagliava.
«Che
lunedì di merda!» borbottò tra sé e sé mentre, recandosi al lavoro, si era
ritrovato imbottigliato nel traffico cittadino.
Se
Norah non l’avesse trattenuto un quarto d’ora in più per spiegargli i perché e
per come riguardo a una faccenda di bollette, se non avesse perso tempo da
quella “strega” di sua suocera, da cui aveva appena lasciato Rachel, e se non
ci fosse stata la strada chiusa per lavori in corso per arrivare alla scuola di
Adam, forse (e dico forse) avrebbe evitato almeno un po’ di quel traffico
infernale. Ma, d’altronde, tutte le sfighe dovevano capitare a lui, no?
Suonò
il claxon per l’ennesima volta, lasciandosi andare a tutte quelle imprecazioni
che non aveva potuto pronunciare in presenza dei suoi figli. Gli veniva voglia
di piangere. Porca biiip, d’un biiip di biiip, santo biiip dei miei biiip.
Eccetera, eccetera. E, ciliegina sulla torta, il tassista che aveva davanti si
era pure fermato a chiacchierare con un collega, fermo proprio in mezzo alla
strada. S-P-L-E-N-D-I-D-O. Desideravano anche tè e biscotti i signori? Guardò,
ormai disperato, l’orologio: le otto e venti. Cazzo: avrebbe dovuto essere in
ufficio alle otto spaccate. Si passò una mano tra i capelli, per poi gettare
uno sguardo distratto allo specchietto retrovisore e per poco non fece un salto
sul sedile nel vedere la sua immagine riflessa. Capelli neri scompigliati
leggermente lunghi, colorito pallido, occhiaia e espressione tirata: la
personificazione dello stress. Oh. Mio. Dio.
Solo
dieci minuti buoni dopo riuscì ad arrivare “sano e salvo” al parcheggio vicino
al suo ufficio. E adesso chi lo spiegava al capo quel ritardo di quasi
mezz’ora? Mi scusi, mi scusi tanto, ma mi si è fermata la macchina e… Oppure:
mi dispiace infinitamente ma mia suocera ha avuto un malore (magari!) e ho
dovuto… No, così non andava. Sei proprio nei guai, Mr. Way! Scese dall’auto
sbattendo la portiera con noncuranza, ma non fece neanche in tempo a voltarsi
che… SPLASH! Una macchina che passava proprio lì accanto aveva preso in pieno
un’enorme pozzanghera d’acqua nera e sporca, facendo la doccia al nostro povero
malcapitato, che rimase al lato della strada con i vestiti fradici che gli
pendevano addosso.
Un commento istintivo gli uscì dalle labbra: «Che vita di merda!».
Primo tentativo di ff sui mitici MyChem. Non so ancora di preciso cosa ne verrà fuori nè se il progetto andrà avanti, visto che ho anche un'altra ff in cantiere e gli impegni scolastici non mi danno un attimo di respiro (senza contare che ho anche una vita io!), quindi diciamo che sto tastando il terreno per capire se vale la pena investire qui o altrove XD
Recensite vi pregoooooooooooooooooooooooooooooooooo! Fatelo almeno per il povelo povelo Mr. Way!