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Autore: Amens Ophelia    07/10/2014    9 recensioni
I bambini non sono costituiti d’innocenza e vita in potenza?
E i demoni, Gaara? Di cosa sono fatti i mostri?

Di ciò che non vorremmo mai essere, ma che siamo costretti a incarnare, probabilmente.
***
One shot - e pseudo-Missing Moment - che si colloca prima dell'inizio della serie, dedicata a Gaara e al suo cuore di bambino - divorato da quello di un demone.
[Seconda classificata al Godaime Kazekage Contest indetto da supersara89 sul forum di EFP]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Morte in divenire

 

 Into the heart of a child
I can't go back
I can't stay awhile.

 (U2, Into The Heart)

 

 

Disteso sul futon, con il naso affondato nel cuscino, non credevi ancora a ciò che avevi compiuto.
Eri un bimbo, nient’altro che un bimbo.
Le gocce di sangue, come lentiggini raccapriccianti, ti puntellavano il viso e non si scioglievano – ormai secche e raggrumate, lungo le gote –, perché non eri più in grado di piangere.
Il guanciale era quasi immacolato, ma potevi dire lo stesso di te?
 
I bambini non sono costituiti d’innocenza e vita in potenza?
E i demoni, Gaara? Di cosa sono fatti i mostri?
 
Tuo zio Yashamaru ti aveva visto crescere, ti aveva allevato con affetto e devozione, onorando una promessa giurata alla sorella poco prima della tua nascita, ma si era poi rivelato essere pronto a ucciderti, a chiudere quegli occhi che, nell’aprirsi, erano costati a Karura l’ultimo anelito.
La tua rena l’aveva stretto in una morsa soffocante, costringendolo – in un tripudio di agonia e carni divelte – a contorcersi come un invertebrato, fino a sbriciolargli le ossa, a spillargli l’ultima goccia di sangue dai tessuti, durante un’esplosione di urla e orrore.
Al pari dei migliori fuochi d’artificio, dopo quel fragore non era rimasta che cenere, o meglio, polvere del deserto.
Quella era stata la tua prima uccisione, Gaara. La sabbia ti aveva protetto, sì, ma il plasma rubino era una macchia che nemmeno lei poteva scongiurare.
Fino a quando ti avrebbe salvato, la morte degli altri? Quanto resistente era la corazza che ti ricopriva? Sotto quegli strati d’amore e di morte – combinati insieme in una misura misteriosa, in una formula chimica inestricabile – c’era ancora un cuore? Ed era quello di un bambino?
 
Il singulto continuo e irritante di una civetta non interruppe il sonno che si era appena posato sulle tue palpebre, come un tenero bacio mai ricevuto.
Sognasti tua madre, rivedesti i suoi capelli castani, mossi da un’arida brezza desertica, e glieli sfiorasti: mai li avresti creduti così lisci e morbidi! Le fotografie, dopotutto, sono solo immobili spettri rassicuranti; i sogni, invece, sono proiezioni tanto reali!
Tanto ingannevoli!
Tutti avevano sempre sostenuto che ti avesse maledetto – insieme con il Villaggio –, il giorno in cui nascesti, ma i sorrisi che ti rivolgeva, il modo in cui ti guardava, il dolce suono del tuo nome, sulle sue labbra, sembravano garantire il contrario.
Era una fantasia notturna, quindi perché non immaginare di poter essere una creatura diversa, Gaara? Perché non chiamarla, correre verso di lei e piangere?
L’abbracciasti e l’Ichibi tacque, finalmente. Ecco la pace, la fine del conflitto tra te, il mostro e il resto del mondo!
 
Il mattino giunse troppo rapido e il rintocco di una campana, in lontananza, parve come l’annuncio di una nuova battaglia quotidiana.
Sfregasti le mani lungo le braccia, avvertendo improvvisamente freddo; dov’era l’amorevole donna che ti aveva cullato stretto al suo petto, quella notte? La sabbia che intesseva il tuo tegumento era così gelida, al confronto!
Sgranasti gli occhi, rimettendoti in piedi, e comprendesti in un grave ritardo – quello di un fanciullo innocente, ancora incapace di ricordare, all’epoca dei fatti – che avevi davvero ucciso tua madre, che era stata lei la tua prima vittima. Non v’era bisogno di altre conferme: le parole dello zio, crudeli e veritiere, splendevano più dell’alba rossastra.
Shukaku ringhiò, dentro di te, assodando la rabbia, il raccapriccio, il desiderio di spazzare via il mondo, di sommergerlo di fine roccia disgregata e, lentamente, soffocarlo.
 
I bambini sono costituiti d’innocenza, di vita in potenza.
E i demoni, Gaara? Di cosa sono fatti i mostri?
Di peccato in atto e di morte in divenire.
 

 
[585 parole]

 

 

 

_______NdA_______

 

 

Questa storia partecipa al Godaime Kazekage Contest indetto da supersara89 sul forum di EFP (pacchetto Turchese: Quando ho ucciso per la prima volta).

 Per una più agevole comprensione degli eventi cui accenno nel brano, riporto quanto NarutoGT.it dice riguardo Yashamaru:

 «È stata l'unica persona a cui Gaara abbia voluto veramente bene durante l'infanzia. Yashamaru tradisce la fiducia del ragazzo quando tenta di assassinarlo, per ordine del Quarto Kazekage, che precedentemente gli aveva affidato il compito di prendersi cura di suo figlio. Gaara posside all'interno del suo corpo lo Shukaku della sabbia e, per questo motivo, viene considerato un pericolo per l'intero villaggio. Reagendo all'attacco, Gaara ferisce molto gravemente Yashamaru che, in fin di vita, dice di non averlo mai amato. Su ordine del Kazegake, che voleva provare la forza psicologica di Gaara, Yashamaru dice al bambino che lo considera come colui che ha ucciso l'amata sorella (morta di parto per aver dato alla luce Gaara). Infine Yashamaru si suicida con degli esplosivi, cercando di uccidere anche Gaara.»

Ammetto che è stato il mio primo, serio esperimento su Gaara, quindi sono piuttosto agitata. Spero di non aver scritto castronerie!
Grazie a tutti per la lettura, 


Ophelia

   
 
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