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Autore: alaskainblack    08/10/2014    0 recensioni
[Vecchia Versione]
Claire vive la vita come le viene proposta, senza lamentarsi ma limitandosi a imporre la sua personalità da tredicenne acuta e brillante senza aspettarsi troppo dagli altri.
La sua vita è monotona, non succede mai nulla di particolare se non è lei a farlo accadere, fino a quando non incontra James, un ragazzo conosciuto una sera piovosa al parco, con lui Claire imparerà a divertirsi senza stravolgere la sua personalità e amare senza sentirsi banale.
Dal Capitolo 1:
- Vuoi un accendino? – mi chiese improvvisamente un ragazzo dai capelli neri impiastrati dalla pioggia.
- Io, non fumo – dissi con un sorriso e questo mi guardò per un attimo stranito, poi il volto gli si illuminò.
- Cos’è? Una metafora? – chiese.
- Non sono Augustus Waters – replicai io facendo spuntare un sorriso sul volto del ragazzo.
Dal Capitolo 27:
- Non sempre l'amore che riceviamo è quello che vorremmo, ma questo non significa che sia amore - sospirai io.
- E questo cosa dovrebbe significare? - chiese Stefan con un faccia tra lo sconvolto e l'inorridito.
Storsi le labbra - Era solo un modo gentile per friendzonarti - strinsi le spalle, ora mi guardava a bocca aperta.
AVVISO: Continui riferimenti a Harry Potter
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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The boy of the park


Avevo gli occhi chiusi e sentivo il piacevole rumore della pioggia, mentre, con una sigaretta spenta in bocca, facevo finta di fumare.
Aspettavo nella mia camera la pagella della terza media del primo quadrimestre.
- Claire, siamo tornati – disse mia madre interrompendomi mentre sentii la porta richiudersi.
Buttai la sigaretta giù dalla finestra e scattai in piedi.
Uscii fuori dalla mia camera piombando nel salotto. Mio padre si stava ancora togliendo il cappotto.
- Allora? – chiesi io, mia madre scosse la testa e mi mostrò il foglio bianco.
Quasi tutti sei, qualche sette e niente otto.
- Hai preso sei anche in Religione – disse mia madre con voce delusa. Io trattenni una risata che mi sparì quando vidi mio padre fulminarmi.
- Ora devo andare in bagno – dissi io ma non era quella la mia intenzione.
In tasca avevo le chiavi di casa, in caso di una brutta pagella sarei andata a farmi un giro per poi tornare la sera.
Feci una corsa verso la porta sentendomi alle spalle - Ehi! Che stai facendo? – e intanto correvo ridendo.
Mi lasciai la porta aperta alle spalle e corsi giù dalle scale.
Uscii dall’appartamento, correvo per le strade cercando di evitare passanti, mi fermai nel primo parco che trovai.
Era uno di quei parchi di cui non ti è mai importato nulla anche se sono dietro casa.
In quel momento era il posto giusto per sedermi su una panchina bagnata e pensare a chissà cosa mentre chiudevo gli occhi.
Mi ricordai di avere ancora una sigaretta nella tasca così me la infilai tra le labbra fingendomi una di quelle protagoniste dei film depressi che guardavano le mie compagne di classe.
- Vuoi un accendino? – mi chiese improvvisamente un ragazzo dai capelli neri impiastrati dalla pioggia.
- Io non fumo – dissi con un sorriso e questo mi guardò per un attimo stranito, poi il volto gli si illuminò.
- Cos’è? Una metafora? – chiese.
- Non sono *Augustus Waters – replicai io facendo spuntare un sorriso sul volto del ragazzo.
- Hai letto anche tu quel libro? – si avvicinò alla panchina.
Io annuì con la testa e ripresi a guardare la pioggia.
- Come ti chiami? -
- Hazel, e prima che tu me lo chieda, il mio nome completo è *Hazel Grace Lancaster – scherzai io.
Lui rise – Il tuo vero nome –
- Claire Davis – risposi – Ma puoi chiamarmi col nome che vuoi dato che probabilmente non ci rivedremo mai più -
Lui si sedette accanto a me – A questo punto dovresti chiedermi il nome – disse lui.
Io scossi la testa divertita – No, perché non siamo in un film d’amore, sennò ti avrei già raccontato la terribile storia della mia vita –
- Hai una terribile storia? – chiese lui mentre si sistemava i capelli.
- Certo che no, e tu? – dissi mentre toglievo la sigaretta dalle labbra.
- Vorresti che facessi il ragazzo misterioso? In questo caso ti dico: “la mia vita è troppo triste per essere raccontata” – non riuscii a trattenere una risata.
- Niente ragazzo misterioso – dissi io – Preferisco i ragazzi che stanno al parco, alle cinque di pomeriggio mentre piove, per alcun motivo apparente –
- Potrei dire la stessa cosa di te – disse lui di tutta risposta.
- Io un motivo c’è l’ho – ribattei io facendo un sorriso.
- Sentiamo – si voltò verso di me.
- Sono scappata per evitarmi il rimprovero della mia terribile pagella – lui scoppiò in una risata e poi riprese a guardarmi.
- Non ci credo, e io che venivo qui per ammirare la pioggia in tutta la sua bellezza scomposta pensando al significato della vita –
Ridemmo insieme per circa dieci minuti e quando ci fermammo ci ritrovammo a guardarci negli occhi e io notai che i suoi erano castani con qualche sfumatura verde.
- Deve esserci un errore, sei simpatico e carino, quindi sei gay? - dissi io.
- Sono assolutamente etero – disse un po’ imbarazzato dal mio commento.
- Lesbica – risposi io.
- Davvero? – esclamò lui spalancando gli occhi.
- No, volevo solo vedere la tua faccia – dissi io ridendo della sua espressione.
Lui guardò per un attimo il terreno sporco e io mi misi a gambe incrociate.
- Non mi hai ancora detto perché sei qui – chiesi io.
Lui mi fissò – Non lo so, stavo facendo una passeggiata – mentì e io lo capii subito.
- Non è vero, ma non importa, perché ci conosciamo solo da un quarto d’ora, quindi non voglio ancora sapere la storia della tua vita - immediatamente mi ricordai di aver mollato i miei genitori a casa così guardai l’orologio – Oh merda, i miei saranno incazzatissimi se non torno a casa subito -
Lui fece un sorriso – Te ne vai? – disse un po’ dispiaciuto, io annuì con la testa mentre mi alzavo dalla panchina.
- Ma prima “ragazzo che viene al parco quando piove”, per evitare di chiamarti di nuovo in questo modo devi dirmi come ti chiami -
Lui fece un sorriso – James Grint – rispose.
- Bene *James Potter – lui fece un sorriso - Ci vediamo…- mi interruppi – Quando ci rivediamo? – chiesi preoccupata.
- Ti do il mio numero? – chiese lui mentre tirava fuori il telefono dalla tasca.
- Scherzi vero? Troppo banale come ultima frase, dobbiamo fare qualcosa di originale – dissi io.
Lui si grattò il naso e ci pensò su.
- Facciamo ogni lunedì al parco alle cinque? – propose.
Io scossi la testa – Lunedì vado da mia nonna, classici problemi delle persone che non vivono in un film d’amore, facciamo martedì? –
- Martedì ho un corso di fotografia – io aprì la bocca sorpresa.
- Ho sempre sognato fare un corso di fotografia, allora vediamo, giovedì va bene? –
- Giovedì è perfetto –
- A Giovedì James Potter –
Lui sorrise – Non è giusto, con Claire non c’è nessuna battuta da fare –
- Il mio nome è troppo perfetto – ironizzai io.
Lo salutai con un cenno della mano mentre mi allontanavo girandomi ogni tanto a fissarlo mentre trotterellavo felice verso casa.


ASTERISCHI:

1. Augustus Waters : protagonista maschile del libro Colpa delle Stelle che usa spesso le metafore, una di queste è quella della sigaretta: "E' una metafora sai: ti metti la cosa che uccide fra i denti, ma non le dai il potere di farlo" 

2. Hazel Grace : protagonista femminile del libro Colpa delle Stelle che quando si presenta ad Augustus lui le chiede il suo nome completo, cioè Hazel Graze Lancaster
3. James Potter : nome del padre e, in questo caso, del figlio di Harry Potter, che credo sappiano tutti chi sia, e spero soprattutto.

ANGOLO AUTRICE:

Primo capitolo, spero vi piaccia, è breve lo so, ma tutti i capitoli saranno brevi, spero di aggiornare presto e che i riferimenti li abbiate capiti tutti senza bisogno degli asterischi.

Gisele

  
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