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Autore: Thirrin    09/10/2014    2 recensioni
SPOILER 2x03!!! SE NON AVETE VISTO LA PUNTATA NON LEGGETE!
Questa storia si colloca subito dopo la fine della 2x03, Simmons è infiltrata nell'Hydra, Fitz non ha sue notizie da mesi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jemma Simmons, Leo Fitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La puntata mi ha lasciato l'amaro in bocca, avrei voluto che Simmons tornasse a "casa", ma non è stato così... ci deve far preoccupare ancora! E preferisco non pensare al lavaggio del cervello che potrebbero farle se sospettassero di lei. Beh alla fine della puntata avrei tanto voluto vedere un'interazione con Fitz, che però non c'è stata.

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Fitz era seduto nel laboratorio, pensieroso.
Coulson era appena andato via, gli aveva finalmente detto la verità su Jemma. Era in missione, aveva detto, sotto copertura.
Prese nuovamente in mano il tablet e selezionò un articolo di alcuni mesi prima. La foto di lui e Simmons all’accademia comparve nuovamente sullo schermo. Toccò lo schermo con un sorriso amaro, sembrava una vita fa… Quando ancora si sentiva completo…
E invece ora non poteva sentirsi più danneggiato, incompleto perché l’organizzazione in cui credeva si era rivelata corrotta fino al midollo, incompleto perché sentiva di aver perso le redini del suo cervello brillante, incompleto perché mancava Simmons al suo fianco…

-Hey, a cosa stai pensando?

Fitz alzò lo sguardo.
Jemma era davanti a lui, con il suo sorriso rassicurante, la voce dolce e quell’accento indimenticabile.

-Io stavo…  stavo leggendo… questo articolo di quando abbiamo…- si bloccò e guardò in alto in cerca della parola - di quando abbiamo salvato Donnie Gill.

-Ancora? – Lei inclinò la testa – È tutto il giorno che lo guardi.

Lui non rispose. Per un attimo pensò ad una giustificazione da dire, non voleva dirle che stava guardando la sua foto. Poi scosse la testa violentemente, dandosi dello stupido. Lei non era davvero lì. E lui stava parlando da solo, come sempre. E non aveva neanche senso nasconderle i propri pensieri, in quanto lei stessa era un frutto della sua mente, per cui li conosceva tutti, pensò.
Eppure era ancora lì, davanti a lui. Con lo sguardo interrogativo, bella e dolce come sempre.
Sapeva che non era reale. Lo sapeva. Ma era così rassicurante far finta di dimenticarlo… Per questo continuava a darle retta, continuava a parlarle.
Razionalmente sapeva che lei non c’era, che sembrava uno stupido agli occhi del resto del team a parlare da solo, ma non poteva farne a meno, non voleva farne a meno.
Lei era l’unico punto di riferimento in quella nuova, terribile realtà.

-Non sei qui. – disse con voce tremante

Chiuse gli occhi, si concentrò e li riaprì. Simmons non c’era più.
Un senso di solitudine lo avvolse.
Dopo alcuni minuti, il suo telefono squillò. Prese il cellulare e guardò il display: numero sconosciuto.

-Pronto?

-Ciao Sarah! – Disse una voce emozionata e forzatamente allegra

A Fitz mancò il fiato. Avrebbe riconosciuto quella voce e quell’accento in mezzo a mille.

-S-Simmons? – balbettò

- Si, sono io. – disse, la voce le tremò per un attimo - Ti ho chiamato per sentirti un po’, sorellina, so che non dovrei – deglutì - ho promesso a papà che non l’avrei fatto, ma avevo proprio bisogno di sentirti. – Fitz non riusciva a spiccicar parola, era come paralizzato.

-Oh il lavoro va bene, grazie – continuò con naturalezza lei, come se lui le avesse risposto – Si, è un po’ strano, sai, un ambiente decisamente più austero di quello a cui ero abituata, ma sto bene. Papà te l’avrà detto.

-S-si… Coulson mi ha detto che… - inspirò a fondo, ma non gli veniva la parola, e l’emozione non aiutava.

-Couson mi ha detto… mi ha detto…

Tirò un pugno alla scrivania, frustrato.
Erano mesi che sognava di parlarle, ed ora che ne aveva l’opportunità si sentiva più danneggiato che mai, non riusciva a schiarirsi i pensieri per parlarle, per dirle che gli mancava, che si era sentito abbandonato e perso senza di lei. Erano talmente tante le cose che voleva dirle che non riusciva a dire niente.

-Sta tranquilla. È tutto ok. So che ci stai male. – Simmons abbandonò quel tono fintamente allegro e continuò con dolcezza  -So che ci stai male per… Simon, che è partito. Ma tornerà, ti giuro che tornerà Sarah… Te lo prometto. Gli manchi tanto.

Una lacrima gli scese lungo il naso, ma continuò a stringere il telefono, aprendo la bocca per dire qualcosa, ma non sapendo cosa.

-Beh ora devo lasciarti, sai sono in una cabina telefonica, ed ho quasi finito i gettoni. Avrei voluto chiamarti da casa, ma c’erano degli insetti fastidiosi che svolazzavano, credo abbiano un nido nel mobile del telefono, quindi preferisco non avvicinarmi, sai quanto odi gli insetti.

-Cimici

-Esatto, quelli. Comunque cercherò di chiamarti quando posso, tu non preoccuparti per me. E fammi un favore, non dire a papà che ho chiamato.

-Sta’ attenta. – Riuscì solo a dire Fitz con voce spezzata.



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