Domitus
:-Cosa vuol dire addomesticare?-:
:-È una cosa da tempo
dimenticata. Vuol dire creare dei legami-:
[...]
:-Comincio a capire-: disse il
Piccolo Principe :-C’è un fiore, credo che mi abbia addomesticato-:
(Antoine de Saint-Exupèry - Il
Piccolo Principe cap. XXI)
Il soldato
semplice Akrodon bussò alla porta con fare circospetto.
D’accordo,
era stato lo stesso capo branca Gorthan a chiedere che mandassero qualcuno ad
avvisarlo non appena la squadra avesse fatto ritorno, ma non si poteva mai
sapere come avrebbe potuto reagire un superiore nei confronti di un soldato
semplice come lui.
Tutto
sommato però il capo branca non avrebbe dovuto strapazzarlo troppo visto che la
notizia che gli portava era decisamente ottima: Paperinik, l’”eroe” che da
tanto tempo ostacolava l’invasione della terra era stato finalmente catturato.
Dopo un po’ la
voce profonda di Gorthan gli diede il permesso di entrare.
Akrodon
entrò e riferì rapidamente, mentre Gorthan annuiva con quella sua espressione
grave e pensosa.
Alla fine il
soldato venne congedato con un gesto ed il capo branca rimase solo a riflettere
davanti al grande oblò che dava sullo spazio aperto.
E così alla fine il momento è arrivato.
Se gli altri capi branca sapessero cosa sto per fare direbbero che
sono impazzito.
Gorthan si
staccò dal cristallo trasparente e andò a prendere una valigetta.
Una spia
luminosa in un angolo emise un paio di “bip” a luce verde, segno che aveva
riconosciuto il DNA del proprietario e che non si sarebbe autodistrutta per
impedire che il suo contenuto finisse in mani estranee.
Non è che
Gortan fosse un tipo particolarmente sospettoso, solo che l’eventualità che i
suoi colleghi capi branca rubassero le sue invenzioni per spacciarle come
proprie non era affatto remota, e lui ci teneva a non dar loro questa
soddisfazione.
Uscì dal suo
laboratorio per percorrere i corridoi che lo avrebbero portato alla camera di
contenimento dove il soldato gli aveva detto che era stato trasferito
Paperinik.
In effetti non ha alcun senso.
Perché io, Gorthan, un capobranca scientifica, dovrei sprecare il
mio tempo in compagnia di un misero terrestre?
Già, un misero terrestre che però per parecchio tempo ha tenuto in
scacco le armate evroniane da solo.
Tu, Paperinik, sei la spina nel fianco dell’impero di Evron, e
adesso che sei in nostro potere il tuo destino può essere uno solo.
In realtà anche più di uno, se consideriamo la coolflamizazione
oltre all’essere usato come cavia per i miei esperimenti.
Oppure potresti essere mandato al Pozzo dove potresti incontrare
Trauma, o meglio quello che resta di lui dopo che si è battuto con te sulla
Terra.
Un patetico, gracile essere tremante di paura.
È per questo che ho chiesto di non coolflamizzarti immediatamente non
appena ti avessero catturato, perché voglio scoprire cosa gli hai fatto e
soprattutto come.
Trauma era un mutante, una delle mie “creature” migliori, peccato
che poi era completamente sfuggito al mio controllo, ed è proprio questo il
punto: se neanche io che lo avevo creato riuscivo ad avere il minimo controllo
su di lui, come hai potuto tu farlo addirittura regredire dalla sua mutazione?
Cosa c’è di tanto speciale in te?
La stanza
dove era diretto Gorthan si chiamava camera di contenimento per un motivo, ed
il motivo era che l’”ospite” veniva appunto contenuto, vale a dire
immobilizzato a mezz’aria all’interno di un campo magnetico da bracciali speciali
di polarità inversa ai polsi e alle caviglie.
Il campo
magnetico era creato tra due ampie piattaforme di metallo, una sul pavimento ed
una sul soffitto, ed era positivo, le manette invece avevano una carica
magnetica negativa, così quelle ai polsi erano attirate verso il soffitto
mentre quelle alle caviglie erano attirate verso il pavimento; il risultato era
che, quando le due forze si equivalevano, il soggetto rimaneva sospeso a
mezz’aria, vincolato al potere della forza elettromagnetica.
Poteva
agitarsi con tutte le sue forze, ma non avrebbe ottenuto altro che fare qualche
capriola in aria, e magari trovarsi a testa in giù, e se proprio dava problemi,
c’era sempre la possibilità di aumentare l’intensità del campo magnetico delle
basi in modo che le manette venissero attratte con più forza ciascuna verso il
suo polo e stiracchiassero per bene chiunque fosse a piantare grane.
Quando
Gorthan entrò, il papero terrestre era ancora incosciente, con la testa piegata
ed il becco appoggiato sul petto, e lui si prese un po’ di tempo per
osservarlo.
“Come un fiore di campo reciso dall’aratro piega dolcemente il
collo” avrebbe detto il vostro Virgilio, o almeno credo si tratti di lui.
Strano. A vederti ora non sembri per niente pericoloso.
Non sei particolarmente forte e non hai neanche a disposizione i
tuoi mezzi tecnologici.
No, averti in questo stato non mi aiuta a capire.
Suppongo che l’unica cosa sensata da fare sia svegliarti.
Gorthan inviò
una leggera scossa elettrica attraverso il campo magnetico, appena quanto
bastava per sollecitare i centri nervosi del terrestre.
Lo vide
aprire gli occhi a fatica e poi provare a sollevare la testa.
Quando credette
che fosse sufficientemente cosciente gli rivolse la parola.
:-Buon
giorno. È l’espressione terrestre corretta, no?-:
All’inizio
il papero non era in grado di parlare, poi però si riprese anche da quel punto
di vista e rispose, anche se con la voce parecchio impastata.
:-No, non è
affatto l’espressione corretta perché per me “buon giorno” comprende un
risveglio su un morbido materasso e un’abbondante colazione a letto. Ora,
siccome non sono su un materasso e dubito molto che tu stia per offrirmi un
vassoio di frittelle, non è affatto un buon giorno-:
Umorismo. Mi sono sempre chiesto a cosa serva. A niente
probabilmente.
Allora perché voi terrestri, in particolare tu, ne fate largo uso?
:-Temo che
questo sia il trattamento migliore che tu possa aspettarti, papero. E ritieniti
fortunato-:
:-Se questo
è il vostro trattamento migliore allora lasciami dire che dalle vostre parti il
servizio è davvero scadente-:
Gorthan non
perse tempo a rispondergli.
Aprì la
valigetta e ne estrasse la sua ultima creazione.
:-Uack! E
quello cos’è? Un set del “piccolo evroniano chimico”?-:
:-No, non è
chimica. Ha più che altro a che fare con parametri fisiologici quali l’attività
elettrica del cuore e del cervello, e con la pressione sanguigna e con quelle
molecole organiche che rendono voi terrestri in grado di provare emozioni, i
neurotrasmettitori-:
:-Ok, grazie
ma non ci ho capito niente. Voi scienziati ed il vostro strampalato modo di
parlare!-:
:-Che tu
capisca o meno mi è del tutto indifferente-:
Devo ammettere che sono particolarmente soddisfatto della mia
ultima creazione: un dispositivo evrongun che ha la forma di un guanto.
Diciamo che capta l’energia emozionale presente nell’ambiente, la assorbe
da bottoni posti in tutta la lunghezza delle falangi e le trasmette
direttamente a chi lo indossa.
Niente operazioni di immagazzinamento e di raffinazione prima,
solo emozione nella sua forma più grezza e pura iniettata direttamente dentro
di me.
Potrebbe essere un rischio, ma è la cosa più vicina al provare
realmente emozioni che un evroniano come me potrà mai avere.
Bè, che cominci l’esperimento più incosciente della storia di
Evron!
:-Tu sei un
essere inferiore, quindi non ha nessuna importanza che tu capisca-:
:-Ehi!
Cominciamo con gli insulti! A parte il fatto che se non altro vi batto
sull’aspetto fisico, begli occhioni blu, ma comunque chi è che fino ad ora vi
ha fatto filare via a calci ogni volta che provavate a portare i vostri
portapiume viola sulla Terra?-:
Sfida. Orgoglio. Anche soddisfazione per quello che sei riuscito a
fare fino ad ora contro di noi.
Ti senti un eroe, non è vero? Ti senti forte? Adesso ti farò
provare qualcosa di diverso.
:-Questo è
appunto il motivo per cui sei qui. Se tu sei confinato su un’astronave
evroniana e non hai possibilità di comunicare con chi ti aiuta, chi salverà la
terra? Nessuno. E chi la conquisterà? L’impero di Evron-:
:-NO!-:
Rabbia. Una vampata di ribellione pura che si libera nell’aria e
mi entra in circolo, subito catturata dal guanto.
:-Sì,
invece. Nessuno difende la terra a parte te. E ora che tu non ci sei più?-:
Prima che
Paperinik potesse ribattere Gorthan affondò la sua stoccata.
:-Ti piaceva
fare le cose da solo, non è vero? Era affascinante essere l’unico ad avere il
potere di battere un esercito invasore, ed hai voluto tenere questo potere
tutto per te. Tu non sei un eroe: sei un egoista ed un vigliacco come tutti gli
abitanti del tuo pianeta-
Adesso alla rabbia si mescola lo sgomento.
Il dubbio che si insinua dentro di te e minaccia di sgretolare
tutto ciò in cui credevi è una meravigliosa vertigine per me.
:-Non è
vero! Io faccio tutto da solo per mettere in pericolo meno gente possibile. Io
voglio proteggere la terra, ma soprattutto i terrestri-:
:-Che se non
sbaglio ti considerano un criminale o alla meno peggio un interessante
diversivo dalla monotonia quotidiana nei loro… notiziari, credo che si chiamino.
Ma tu lo sai meglio di me, non è vero?-:
Inaspettatamente
il terrestre soggignò.
:-Oh, ma
guarda, su Evron siete dei fan di Angus Fangus! Bè, lasciatelo dire: avete dei
gusti televisivi pessimi. Oppure una scelta di programmi veramente scarsa per
ridurvi ad ascoltare le chiacchiere di quel kiwi-:
Non ci posso credere! Stai davvero pensando di farmi sentire
inferiore criticando gusto estetico ed intrattenimento, cioè qualcosa che su
Evron neanche esiste?
Sei più interessante di quanto mi aspettassi, questo devo
concedertelo.
:-E
comunque, signor vestitino azzurro, lo so benissimo che a metà dei terrestri
non piaccio e che all’altra metà forse non interesso, ma io li proteggo lo
stesso. È una cosa che si chiama altruismo, sai? Ma forse tu non ne hai mai
sentito parlare. Del resto considerato che guardi Fangus non è che posso
pretendere troppo-
Adesso mi stai facendo innervosire.
Nonostante avverta le tue emozioni in contemporanea e senza nessun
tipo di intermediazione ancora non capisco nulla di te.
Stai addirittura riguadagnando terreno dopo il colpo iniziale.
C’è un mondo enorme dentro le tue emozioni, un mondo bellissimo
fatto di qualcosa che io vedo ma da cui sono completamente escluso.
È davanti ai miei occhi ma fuori dalla mia portata.
Potrei tenerti qui in eterno, o se non altro fino alla fine del
tuo ciclo vitale, e alla fine non capirei lo stesso nulla di te.
Perché?! Perché non posso almeno per una manciata di secondi a
fare parte del tuo mondo?!
Oh, accidenti, mi sta venendo una brutta idea!
Il guanto evrongun funziona in maniera inversamente proporzionale
alla distanza, quindi più lo avvicino a te maggiore è la quantità di energia
emozionale che assorbe.
Mi chiedo… che succederebbe se ti toccassi direttamente?
Le emozioni sarebbero così forti che sarebbe come se le stessi
provando io? Potrei davvero provare emozioni?
Gorthan
allungò la mano.
Non è più per la ricerca o per la scienza, o per Evron. È per me!
Io desidero le tue emozioni perché sono la cosa più meravigliosa
che ho mai osservato in tutta la mia vita.
Lo so che sei pericoloso, ma non so resistere.
Gli appoggiò
la mano con il palmo aperto al centro del petto.
Paperinik
non capiva il motivo di quel gesto né lo avrebbe mai potuto immaginare.
Per pochi
secondi non successe assolutamente nulla, poi però, mentre Paperinik non sentì
nulla, Gorthan gettò un grido come se provasse un dolore insopportabile e strappò
via la mano per sottrarsi a quel contatto.
Si accasciò
in ginocchio sul pavimento del laboratorio.
Dolore. Una scarica di un’energia incontenibile che non ha dove
riversarsi e letteralmente esplode in ogni mia fibra nervosa.
Quando mi guardo la mano mi aspetto di vederla ustionata, invece
niente.
È successo tutto dentro di me.
È per questo? Per queste tue emozioni così potenti che non
riusciamo a batterti?
Non ci posso credere! Io in ginocchio davanti a te che sei
incatenato! E piegato da qualcosa che nemmeno riesco a capire!
:-Maledetto,
minuscolo, insignificante terrestre! Come hai osato fare questo a me?!-:
Gridò
furioso Gorthan.
Si era
rimesso in piedi, anche se a fatica.
:-Ah, ma allora
voi Evroniani siete tutti fuori di testa! Io non ho fatto proprio nien… Gack!-:
Gorthan si
era strappato dalla mano il guanto ed aveva afferrato Paperinik alla gola.
Sembrava
avere tutta l’intenzione di strangolarlo.
Sei un pericolo per tutti noi, devo eliminarti ora!
Ed ucciderti personalmente sarà la mia vendetta per come mi hai
umiliato.
:-Ehi!
Molla! -:
Incredibile! Ti sto soffocando e tu pensi di potermi dare ordini.
Non ci pensi neanche a supplicarmi di lasciarti andare.
:-Lasciami
ho… pant… det… to…-:
Nel collo c’è un’arteria importante, la carotide.
Ora ne sento il battito.
È vita. La sento, possente ed indomita, pulsare sotto il palmo
della mia mano.
Sei così fragile tra le mie dita. Così fragile e così forte.
Sia che mi basterebbe davvero poco per spezzare il tuo corpo
eppure anche adesso il tuo spirito continua a bruciare.
Credo che siano i tuoi occhi. Anche così, mezzo asfissiato, nei
tuoi occhi neri come l’ossidiana arde una fiamma impossibile da soffocare.
Ricordo di aver letto che i terrestri, quando ancora non
conoscevano i metalli, usavano l’ossidiana per ottenere delle lame
straordinariamente affilate.
Ora comincio a capire che forse ho fatto uno sbaglio ad accostarmi
con tanta leggerezza e che rischio seriamente di essere ferito dalle lame di
ossidiana nei tuoi occhi.
Mi ricordi Zanna Bianca, il lupo selvaggio, quando era ancora di
proprietà di Bellezza Smith e l’uomo cercava di domarlo.
“E quando si trovavano uno di fronte all’altro ed il lupo era
tenuto a distanza dal bastone, continuava a brontolare, a ringhiare e a
scoprire le zanne. L’ultima parola o meglio l’ultimo ringhio era sempre il suo”
:-Non ti
arrenderai mai, non è vero? Se voglio piegarti non mi resta che ucciderti-:
Mi rivolgi un sorriso stiracchiato, forse stai cercando di copiare
l’espressione di uno di quei terrestri che fanno finta di essere altre persone.
Si chiamano attori se non ricordo male.
:-Bingo!-:
Ucciderti. Sto tenendo in mano la tua vita, possibile che tu non
abbia neanche un po’ di paura?
Forse ne hai, ma non per questo smetti di lottare.
Questa situazione mi ricorda tanto una cosa che ho letto in un libro
terrestre, “I Miserabili”.
Uno dei personaggi si trova nella condizione di poter uccidere il
suo nemico giurato… e invece lo lascia andare.
Mi è sempre sembrata una cosa interessante, che però per quanto il
abbia letto quel brano decine di volte non riesco a comprendere.
Forse, se la vivessi di persona, potrei finalmente svelare questo
mistero.
Lentamente
Gorthan lasciò la presa e ritirò la mano.
Paperinik
riprese fiato con un “gasp” alquanto plateale.
E comunque non riesco ad ucciderti.
C’è un legame tra noi due.
A proposito di legami non posso fare a meno di pensare alle parole
di un altro libro terrestre, il primo che ho letto.
“Il piccolo principe” si chiamava, e ad un certo punto il principe
ammette che tra lui ed un fiore c’è un legame molto forte.
Un fiore che è unico per il principe perché lo conosce bene e ne ha
coltivato la bellezza, un fiore su un pianeta lontano che lo ha addomesticato.
Strano ma affascinante.
Perché non posso fare a meno di paragonarti a quel fiore?
Sei pericoloso. Ma la forza, la vita che scorre in te è la cosa
più bella che ho mai visto.
Sarebbe uno spreco, un terribile spreco distruggere una cosa così
meravigliosa.
-
Sei fortunato, terrestre: oggi non morirai. Non oggi-
Paperinik
vide solo Gorthan voltarsi di scatto ed accostarsi al pannello di controllo,
poi, appena quello schiacciò un bottone viola, sentì il ronzio di una scarica
elettrica e tutto diventò nero.
Non vide
Gorthan disattivare il campo magnetico della camera di contenimento, non lo vide
afferrare il suo corpo privo di sensi prima che cadesse a terra e togliergli le
manette, e non avrebbe mai saputo di essere stato portato in spalla dal suo
avversario più pericoloso fino all’angar delle capsule spaziali.
Come non
avrebbe mai saputo che era stato sempre Gorthan a caricarlo in una capsula e ad
impostare la rotta verso la Terra.
E comunque
anche se avesse potuto vedere l’espressione di Gorthan mentre guardava la
capsula che si allontanava nello spazio non avrebbe saputo interpretarla.
Tra poche ore ti sveglierai e sarai sul tuo pianeta.
Ti guarderai intorno e non riuscirai a credere di essere tornato a
casa, al luogo che ami tanto da mettere a rischio la tua vita per difenderlo.
Poi, superato lo stupore inizierai a chiederti perché.
Perché sei stato catturato, tenuto prigioniero, stordito ed infine
lasciato andare?
Forse guarderai il cielo in cerca di una risposta.
Forse penserai a me, che sono l’ultima cosa che hai visto prima di
cadere svenuto, e ti chiederai quale diabolico piano ho architettato.
O forse capirai. Magari solo in maniera confusa, ma in fondo tu
sei un tipo intelligente e forse capirai cosa ho fatto e perché l’ho fatto.
Strano, mi viene da sorridere perché alla fine è successo proprio
come diceva quel terrestre nel suo libro: il principe è stato addomesticato da
una rosa.
_____________________________________________________________________________________________________________________
Cantuccio
dell’Autore
Benritrovati
amici pikapperi!
Adesso vi do
un po’ di numeri: 12-01-2013.
Sapete
cos’è? No, ovviamente, ve lo dico io: è la data di quando ho creato il
documento per questa one shot.
E ora
finalmente l’ho finita, dopo averle fatto fare un compleanno!
Che dire,
cominciamo da quali modelli ho preso per delineare la situazione ed i
personaggi: prima di tutto ci sono Daredevil e Bullseye nella storia
“Roulette”, poi Iason Mink e Riki di “Ai noKusabi” e ancora il Conte Dracula e John
Harker del film “BramStocker’s Dracula” ed anche, un pochino, l’innominato e Lucia
che non c’è bisogno che vi dica io da
dove vengono.
Ah,
dimenticavo Jean Valjean e Javert per gentile concessione di Victor Hugo.
E poi in
Gorthan c’è un po’ di Ariel. Sì, la sirenetta. E smettetela di ridere!
A proposito
di voler fare parte di un mondo che non è il suo ma che gli sembra bello.
La citazione
da “Il piccolo principe” e il riferimento alla fine sono perché nella storia
“Mekkano”, dove Gorthan è protagonista assoluto, le citazioni da questo libro
abbondano quindi mi è sembrato giusto adeguarmi.
Ed anche il
titolo “Domitus” è intenzionale perché vuol dire “domato” oppure
“addomesticato”, e se all’inizio sembra che il “dominus” sia Paperinik, alla
fine è proprio il contrario.
Bene, ho
finito, spero vi sia piaciuta.
Makoto