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Autore: Smeralda Elesar    09/10/2014    4 recensioni
"Il soldato semplice Akrodon bussò alla porta con fare circospetto.
D’accordo, era stato lo stesso capo branca Gorthan a chiedere che mandassero qualcuno ad avvisarlo non appena la squadra avesse fatto ritorno, ma non si poteva mai sapere come avrebbe potuto reagire un superiore nei confronti di un soldato semplice come lui.
Tutto sommato però il capo branca non avrebbe dovuto strapazzarlo troppo visto che la notizia che gli portava era decisamente ottima: Paperinik, l’”eroe” che da tanto tempo ostacolava l’invasione della terra era stato finalmente catturato."
Un incontro faccia a faccia tra Paperinik ed il capo branca scientifica Gorthan.
Uno scienziato evroniano che comincia a considerare le emozioni qualcosa di più che "cibo" e che prova a studiarle utilizzando come soggetto di ricerca il nemico terrestre.
Ma gli esperimenti scientifici hanno una certa componente di prevedibilità, le emozioni invece no, e Gorthan dovrà scoprirlo a sue spese.
Da collocare cronologicamente dopo "Trauma" ma prima di "Mekkano"
Genere: Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gorthan, Paperino aka Paperinik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Domitus

 

:-Cosa vuol dire addomesticare?-:

 

:-È una cosa da tempo dimenticata. Vuol dire creare dei legami-:

[...]

:-Comincio a capire-: disse il Piccolo Principe :-C’è un fiore, credo che mi abbia addomesticato-:

 

(Antoine de Saint-Exupèry - Il Piccolo Principe cap. XXI)

 

 

 

Il soldato semplice Akrodon bussò alla porta con fare circospetto.

D’accordo, era stato lo stesso capo branca Gorthan a chiedere che mandassero qualcuno ad avvisarlo non appena la squadra avesse fatto ritorno, ma non si poteva mai sapere come avrebbe potuto reagire un superiore nei confronti di un soldato semplice come lui.

Tutto sommato però il capo branca non avrebbe dovuto strapazzarlo troppo visto che la notizia che gli portava era decisamente ottima: Paperinik, l’”eroe” che da tanto tempo ostacolava l’invasione della terra era stato finalmente catturato.

Dopo un po’ la voce profonda di Gorthan gli diede il permesso di entrare.

Akrodon entrò e riferì rapidamente, mentre Gorthan annuiva con quella sua espressione grave e pensosa.

Alla fine il soldato venne congedato con un gesto ed il capo branca rimase solo a riflettere davanti al grande oblò che dava sullo spazio aperto.

 

E così alla fine il momento è arrivato.

Se gli altri capi branca sapessero cosa sto per fare direbbero che sono impazzito.

 

Gorthan si staccò dal cristallo trasparente e andò a prendere una valigetta.

Una spia luminosa in un angolo emise un paio di “bip” a luce verde, segno che aveva riconosciuto il DNA del proprietario e che non si sarebbe autodistrutta per impedire che il suo contenuto finisse in mani estranee.

Non è che Gortan fosse un tipo particolarmente sospettoso, solo che l’eventualità che i suoi colleghi capi branca rubassero le sue invenzioni per spacciarle come proprie non era affatto remota, e lui ci teneva a non dar loro questa soddisfazione.

Uscì dal suo laboratorio per percorrere i corridoi che lo avrebbero portato alla camera di contenimento dove il soldato gli aveva detto che era stato trasferito Paperinik.

 

In effetti non ha alcun senso.

Perché io, Gorthan, un capobranca scientifica, dovrei sprecare il mio tempo in compagnia di un misero terrestre?

Già, un misero terrestre che però per parecchio tempo ha tenuto in scacco le armate evroniane da solo.

Tu, Paperinik, sei la spina nel fianco dell’impero di Evron, e adesso che sei in nostro potere il tuo destino può essere uno solo.

In realtà anche più di uno, se consideriamo la coolflamizazione oltre all’essere usato come cavia per i miei esperimenti.

Oppure potresti essere mandato al Pozzo dove potresti incontrare Trauma, o meglio quello che resta di lui dopo che si è battuto con te sulla Terra.

Un patetico, gracile essere tremante di paura.

È per questo che ho chiesto di non coolflamizzarti immediatamente non appena ti avessero catturato, perché voglio scoprire cosa gli hai fatto e soprattutto come.

Trauma era un mutante, una delle mie “creature” migliori, peccato che poi era completamente sfuggito al mio controllo, ed è proprio questo il punto: se neanche io che lo avevo creato riuscivo ad avere il minimo controllo su di lui, come hai potuto tu farlo addirittura regredire dalla sua mutazione?

Cosa c’è di tanto speciale in te?

 

La stanza dove era diretto Gorthan si chiamava camera di contenimento per un motivo, ed il motivo era che l’”ospite” veniva appunto contenuto, vale a dire immobilizzato a mezz’aria all’interno di un campo magnetico da bracciali speciali di polarità inversa ai polsi e alle caviglie.

Il campo magnetico era creato tra due ampie piattaforme di metallo, una sul pavimento ed una sul soffitto, ed era positivo, le manette invece avevano una carica magnetica negativa, così quelle ai polsi erano attirate verso il soffitto mentre quelle alle caviglie erano attirate verso il pavimento; il risultato era che, quando le due forze si equivalevano, il soggetto rimaneva sospeso a mezz’aria, vincolato al potere della forza elettromagnetica.

Poteva agitarsi con tutte le sue forze, ma non avrebbe ottenuto altro che fare qualche capriola in aria, e magari trovarsi a testa in giù, e se proprio dava problemi, c’era sempre la possibilità di aumentare l’intensità del campo magnetico delle basi in modo che le manette venissero attratte con più forza ciascuna verso il suo polo e stiracchiassero per bene chiunque fosse a piantare grane.

Quando Gorthan entrò, il papero terrestre era ancora incosciente, con la testa piegata ed il becco appoggiato sul petto, e lui si prese un po’ di tempo per osservarlo.

 

“Come un fiore di campo reciso dall’aratro piega dolcemente il collo” avrebbe detto il vostro Virgilio, o almeno credo si tratti di lui.

Strano. A vederti ora non sembri per niente pericoloso.

Non sei particolarmente forte e non hai neanche a disposizione i tuoi mezzi tecnologici.

No, averti in questo stato non mi aiuta a capire.

Suppongo che l’unica cosa sensata da fare sia svegliarti.

 

Gorthan inviò una leggera scossa elettrica attraverso il campo magnetico, appena quanto bastava per sollecitare i centri nervosi del terrestre.

Lo vide aprire gli occhi a fatica e poi provare a sollevare la testa.

Quando credette che fosse sufficientemente cosciente gli rivolse la parola.

 

:-Buon giorno. È l’espressione terrestre corretta, no?-:

 

All’inizio il papero non era in grado di parlare, poi però si riprese anche da quel punto di vista e rispose, anche se con la voce parecchio impastata.

 

:-No, non è affatto l’espressione corretta perché per me “buon giorno” comprende un risveglio su un morbido materasso e un’abbondante colazione a letto. Ora, siccome non sono su un materasso e dubito molto che tu stia per offrirmi un vassoio di frittelle, non è affatto un buon giorno-:

 

Umorismo. Mi sono sempre chiesto a cosa serva. A niente probabilmente.

Allora perché voi terrestri, in particolare tu, ne fate largo uso?

 

:-Temo che questo sia il trattamento migliore che tu possa aspettarti, papero. E ritieniti fortunato-:

 

:-Se questo è il vostro trattamento migliore allora lasciami dire che dalle vostre parti il servizio è davvero scadente-:

 

Gorthan non perse tempo a rispondergli.

Aprì la valigetta e ne estrasse la sua ultima creazione.

 

:-Uack! E quello cos’è? Un set del “piccolo evroniano chimico”?-:

 

:-No, non è chimica. Ha più che altro a che fare con parametri fisiologici quali l’attività elettrica del cuore e del cervello, e con la pressione sanguigna e con quelle molecole organiche che rendono voi terrestri in grado di provare emozioni, i neurotrasmettitori-:

 

:-Ok, grazie ma non ci ho capito niente. Voi scienziati ed il vostro strampalato modo di parlare!-:

 

:-Che tu capisca o meno mi è del tutto indifferente-:

 

Devo ammettere che sono particolarmente soddisfatto della mia ultima creazione: un dispositivo evrongun che ha la forma di un guanto.

Diciamo che capta l’energia emozionale presente nell’ambiente, la assorbe da bottoni posti in tutta la lunghezza delle falangi e le trasmette direttamente a chi lo indossa.

Niente operazioni di immagazzinamento e di raffinazione prima, solo emozione nella sua forma più grezza e pura iniettata direttamente dentro di me.

Potrebbe essere un rischio, ma è la cosa più vicina al provare realmente emozioni che un evroniano come me potrà mai avere.

Bè, che cominci l’esperimento più incosciente della storia di Evron!

 

:-Tu sei un essere inferiore, quindi non ha nessuna importanza che tu capisca-:

 

:-Ehi! Cominciamo con gli insulti! A parte il fatto che se non altro vi batto sull’aspetto fisico, begli occhioni blu, ma comunque chi è che fino ad ora vi ha fatto filare via a calci ogni volta che provavate a portare i vostri portapiume viola sulla Terra?-:

 

Sfida. Orgoglio. Anche soddisfazione per quello che sei riuscito a fare fino ad ora contro di noi.

Ti senti un eroe, non è vero? Ti senti forte? Adesso ti farò provare qualcosa di diverso.

 

:-Questo è appunto il motivo per cui sei qui. Se tu sei confinato su un’astronave evroniana e non hai possibilità di comunicare con chi ti aiuta, chi salverà la terra? Nessuno. E chi la conquisterà? L’impero di Evron-:

 

:-NO!-:

 

Rabbia. Una vampata di ribellione pura che si libera nell’aria e mi entra in circolo, subito catturata dal guanto.

 

:-Sì, invece. Nessuno difende la terra a parte te. E ora che tu non ci sei più?-:

 

Prima che Paperinik potesse ribattere Gorthan affondò la sua stoccata.

 

:-Ti piaceva fare le cose da solo, non è vero? Era affascinante essere l’unico ad avere il potere di battere un esercito invasore, ed hai voluto tenere questo potere tutto per te. Tu non sei un eroe: sei un egoista ed un vigliacco come tutti gli abitanti del tuo pianeta-

 

Adesso alla rabbia si mescola lo sgomento.

Il dubbio che si insinua dentro di te e minaccia di sgretolare tutto ciò in cui credevi è una meravigliosa vertigine per me.

 

:-Non è vero! Io faccio tutto da solo per mettere in pericolo meno gente possibile. Io voglio proteggere la terra, ma soprattutto i terrestri-:

 

:-Che se non sbaglio ti considerano un criminale o alla meno peggio un interessante diversivo dalla monotonia quotidiana nei loro… notiziari, credo che si chiamino. Ma tu lo sai meglio di me, non è vero?-:

 

Inaspettatamente il terrestre soggignò.

 

:-Oh, ma guarda, su Evron siete dei fan di Angus Fangus! Bè, lasciatelo dire: avete dei gusti televisivi pessimi. Oppure una scelta di programmi veramente scarsa per ridurvi ad ascoltare le chiacchiere di quel kiwi-:

 

Non ci posso credere! Stai davvero pensando di farmi sentire inferiore criticando gusto estetico ed intrattenimento, cioè qualcosa che su Evron neanche esiste?

Sei più interessante di quanto mi aspettassi, questo devo concedertelo.

 

:-E comunque, signor vestitino azzurro, lo so benissimo che a metà dei terrestri non piaccio e che all’altra metà forse non interesso, ma io li proteggo lo stesso. È una cosa che si chiama altruismo, sai? Ma forse tu non ne hai mai sentito parlare. Del resto considerato che guardi Fangus non è che posso pretendere troppo-

 

Adesso mi stai facendo innervosire.

Nonostante avverta le tue emozioni in contemporanea e senza nessun tipo di intermediazione ancora non capisco nulla di te.

Stai addirittura riguadagnando terreno dopo il colpo iniziale.

C’è un mondo enorme dentro le tue emozioni, un mondo bellissimo fatto di qualcosa che io vedo ma da cui sono completamente escluso.

È davanti ai miei occhi ma fuori dalla mia portata.

Potrei tenerti qui in eterno, o se non altro fino alla fine del tuo ciclo vitale, e alla fine non capirei lo stesso nulla di te.

Perché?! Perché non posso almeno per una manciata di secondi a fare parte del tuo mondo?!

Oh, accidenti, mi sta venendo una brutta idea!

Il guanto evrongun funziona in maniera inversamente proporzionale alla distanza, quindi più lo avvicino a te maggiore è la quantità di energia emozionale che assorbe.

Mi chiedo… che succederebbe se ti toccassi direttamente?

Le emozioni sarebbero così forti che sarebbe come se le stessi provando io? Potrei davvero provare emozioni?

 

Gorthan allungò la mano.

 

Non è più per la ricerca o per la scienza, o per Evron. È per me!

Io desidero le tue emozioni perché sono la cosa più meravigliosa che ho mai osservato in tutta la mia vita.

Lo so che sei pericoloso, ma non so resistere.

 

Gli appoggiò la mano con il palmo aperto al centro del petto.

Paperinik non capiva il motivo di quel gesto né lo avrebbe mai potuto immaginare.

Per pochi secondi non successe assolutamente nulla, poi però, mentre Paperinik non sentì nulla, Gorthan gettò un grido come se provasse un dolore insopportabile e strappò via la mano per sottrarsi a quel contatto.

Si accasciò in ginocchio sul pavimento del laboratorio.

 

Dolore. Una scarica di un’energia incontenibile che non ha dove riversarsi e letteralmente esplode in ogni mia fibra nervosa.

Quando mi guardo la mano mi aspetto di vederla ustionata, invece niente.

È successo tutto dentro di me.

È per questo? Per queste tue emozioni così potenti che non riusciamo a batterti?

Non ci posso credere! Io in ginocchio davanti a te che sei incatenato! E piegato da qualcosa che nemmeno riesco a capire!

 

:-Maledetto, minuscolo, insignificante terrestre! Come hai osato fare questo a me?!-:

 

Gridò furioso Gorthan.

Si era rimesso in piedi, anche se a fatica.

 

:-Ah, ma allora voi Evroniani siete tutti fuori di testa! Io non ho fatto proprio nien… Gack!-:

 

Gorthan si era strappato dalla mano il guanto ed aveva afferrato Paperinik alla gola.

Sembrava avere tutta l’intenzione di strangolarlo.

 

Sei un pericolo per tutti noi, devo eliminarti ora!

Ed ucciderti personalmente sarà la mia vendetta per come mi hai umiliato.

 

:-Ehi! Molla! -:

 

Incredibile! Ti sto soffocando e tu pensi di potermi dare ordini.

Non ci pensi neanche a supplicarmi di lasciarti andare.

 

:-Lasciami ho… pant… det… to…-:

 

Nel collo c’è un’arteria importante, la carotide.

Ora ne sento il battito.

È vita. La sento, possente ed indomita, pulsare sotto il palmo della mia mano.

Sei così fragile tra le mie dita. Così fragile e così forte.

Sia che mi basterebbe davvero poco per spezzare il tuo corpo eppure anche adesso il tuo spirito continua a bruciare.

Credo che siano i tuoi occhi. Anche così, mezzo asfissiato, nei tuoi occhi neri come l’ossidiana arde una fiamma impossibile da soffocare.

Ricordo di aver letto che i terrestri, quando ancora non conoscevano i metalli, usavano l’ossidiana per ottenere delle lame straordinariamente affilate.

Ora comincio a capire che forse ho fatto uno sbaglio ad accostarmi con tanta leggerezza e che rischio seriamente di essere ferito dalle lame di ossidiana nei tuoi occhi.

Mi ricordi Zanna Bianca, il lupo selvaggio, quando era ancora di proprietà di Bellezza Smith e l’uomo cercava di domarlo.

“E quando si trovavano uno di fronte all’altro ed il lupo era tenuto a distanza dal bastone, continuava a brontolare, a ringhiare e a scoprire le zanne. L’ultima parola o meglio l’ultimo ringhio era sempre il suo”

 

:-Non ti arrenderai mai, non è vero? Se voglio piegarti non mi resta che ucciderti-:

 

Mi rivolgi un sorriso stiracchiato, forse stai cercando di copiare l’espressione di uno di quei terrestri che fanno finta di essere altre persone.

Si chiamano attori se non ricordo male.

 

:-Bingo!-:

 

Ucciderti. Sto tenendo in mano la tua vita, possibile che tu non abbia neanche un po’ di paura?

Forse ne hai, ma non per questo smetti di lottare.

Questa situazione mi ricorda tanto una cosa che ho letto in un libro terrestre, “I Miserabili”.

Uno dei personaggi si trova nella condizione di poter uccidere il suo nemico giurato… e invece lo lascia andare.

Mi è sempre sembrata una cosa interessante, che però per quanto il abbia letto quel brano decine di volte non riesco a comprendere.

Forse, se la vivessi di persona, potrei finalmente svelare questo mistero.

 

Lentamente Gorthan lasciò la presa e ritirò la mano.

Paperinik riprese fiato con un “gasp” alquanto plateale.

 

E comunque non riesco ad ucciderti.

C’è un legame tra noi due.

A proposito di legami non posso fare a meno di pensare alle parole di un altro libro terrestre, il primo che ho letto.

“Il piccolo principe” si chiamava, e ad un certo punto il principe ammette che tra lui ed un fiore c’è un legame molto forte.

Un fiore che è unico per il principe perché lo conosce bene e ne ha coltivato la bellezza, un fiore su un pianeta lontano che lo ha addomesticato.

Strano ma affascinante.

Perché non posso fare a meno di paragonarti a quel fiore?

Sei pericoloso. Ma la forza, la vita che scorre in te è la cosa più bella che ho mai visto.

Sarebbe uno spreco, un terribile spreco distruggere una cosa così meravigliosa.

 

- Sei fortunato, terrestre: oggi non morirai. Non oggi-

 

Paperinik vide solo Gorthan voltarsi di scatto ed accostarsi al pannello di controllo, poi, appena quello schiacciò un bottone viola, sentì il ronzio di una scarica elettrica e tutto diventò nero.

Non vide Gorthan disattivare il campo magnetico della camera di contenimento, non lo vide afferrare il suo corpo privo di sensi prima che cadesse a terra e togliergli le manette, e non avrebbe mai saputo di essere stato portato in spalla dal suo avversario più pericoloso fino all’angar delle capsule spaziali.

Come non avrebbe mai saputo che era stato sempre Gorthan a caricarlo in una capsula e ad impostare la rotta verso la Terra.

E comunque anche se avesse potuto vedere l’espressione di Gorthan mentre guardava la capsula che si allontanava nello spazio non avrebbe saputo interpretarla.

 

Tra poche ore ti sveglierai e sarai sul tuo pianeta.

Ti guarderai intorno e non riuscirai a credere di essere tornato a casa, al luogo che ami tanto da mettere a rischio la tua vita per difenderlo.

Poi, superato lo stupore inizierai a chiederti perché.

Perché sei stato catturato, tenuto prigioniero, stordito ed infine lasciato andare?

Forse guarderai il cielo in cerca di una risposta.

Forse penserai a me, che sono l’ultima cosa che hai visto prima di cadere svenuto, e ti chiederai quale diabolico piano ho architettato.

O forse capirai. Magari solo in maniera confusa, ma in fondo tu sei un tipo intelligente e forse capirai cosa ho fatto e perché l’ho fatto.

Strano, mi viene da sorridere perché alla fine è successo proprio come diceva quel terrestre nel suo libro: il principe è stato addomesticato da una rosa.

 

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Cantuccio dell’Autore

 

Benritrovati amici pikapperi!

Adesso vi do un po’ di numeri: 12-01-2013.

Sapete cos’è? No, ovviamente, ve lo dico io: è la data di quando ho creato il documento per questa one shot.

E ora finalmente l’ho finita, dopo averle fatto fare un compleanno!

Che dire, cominciamo da quali modelli ho preso per delineare la situazione ed i personaggi: prima di tutto ci sono Daredevil e Bullseye nella storia “Roulette”, poi Iason Mink e Riki di “Ai noKusabi” e ancora il Conte Dracula e John Harker del film “BramStocker’s Dracula” ed anche, un pochino, l’innominato e Lucia  che non c’è bisogno che vi dica io da dove vengono.

Ah, dimenticavo Jean Valjean e Javert per gentile concessione di Victor Hugo.

E poi in Gorthan c’è un po’ di Ariel. Sì, la sirenetta. E smettetela di ridere!

A proposito di voler fare parte di un mondo che non è il suo ma che gli sembra bello.

La citazione da “Il piccolo principe” e il riferimento alla fine sono perché nella storia “Mekkano”, dove Gorthan è protagonista assoluto, le citazioni da questo libro abbondano quindi mi è sembrato giusto adeguarmi.

Ed anche il titolo “Domitus” è intenzionale perché vuol dire “domato” oppure “addomesticato”, e se all’inizio sembra che il “dominus” sia Paperinik, alla fine è proprio il contrario.

Bene, ho finito, spero vi sia piaciuta.

 

                                                                                 Makoto

 

   
 
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