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Autore: Dango_mimesis    11/10/2008    2 recensioni
Introduzione rimossa poichè non vi sono cenni relativi alla trama. Si prega di inserirne una valida.Rinoa81, assistente amministratrice.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa shot l'ho scritta appositamente per il compleanno di mia mamma... (non che lei legga Naruto, però ecco, non mi andava di scrivere un'originale, pensavo sarebbe stato meglio usare personaggi già esistenti, per dare una trama più consistente alla storia...) è sul malinconico andante, però alla fine è allegra e dolce!! Beh, ditemi che ne pensate ^^

Piccolo appunto... Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha li conoscete già, Cindy Lor ed Elizabeth Lor sono di mia invenzione, ma non cambia nulla anche se non le conoscete XD

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Sasuke passeggiava tranquillo lungo il fiume che attraversava Konoha. Era pomeriggio tardo, all'incirca le cinque, e per le strade del villaggio già si sentivano i classici rumori dei lavoratori che rientravano: genitori che avevano accolto i figli, di ritorno dall'Accademia, ninja che rientravano da missioni appena concluse e si preparavano a riabbracciare le famiglie, donne che già iniziavano a preparare la cena, amici che dopo una lunga giornata si accordavano per uscire insieme la sera, coppiette che camminavano scambiandosi romanticismi.

Si sentiva il profumo dell'autunno... perfino Sasuke, che a certe sottigliezze non dava mai troppo bado, lo sentiva penetrare nelle narici a forza. Non era certo un dispiacere, però. Quell'olezzo appena accennato di cibo, mischiato all'aroma delle foglie che ingiallivano sulle miriadi di alberi del Villaggio, dava un senso di calore che perfino un tipo solitario e cupo come lui avvertiva in sé.

Inoltre, quel giorno il cielo aveva deciso di fargli un regalo: quasi a metà ottobre, quando ci si sarebbe aspettato un tantino di freddo, nel suo piccolo aveva gioito per la splendida giornata che si era presentata, con i flebili raggi solari che intiepidivano l'aria, facendogli desiderare che quel momento non finisse mai.

Alzò gli occhi davanti a sé: proprio in corrispondenza del vecchio ponte di mattoni rossi, si stagliava all'orizzonte un tramonto appena accennato che già iniziava a colorare le nuvole di rosa. Si, decisamente l'autunno era la sua stagione preferita.

Il filo delle sue fantasticherie fu interrotto da una tanto nota quanto fastidisosa voce che giungeva da un punto imprecisato alle sue spalle.

-Sasukeeee!!!-

Il ragazzo lo raggiunse fermandosi accanto a lui con il fiatone.

-pant... Sasuke... uff... che ci fai in giro a quest'ora?-

-niente.-

-sempre loquace eh?-

-Naruto, perché con tutta la gente che c'è in questo villaggio devi venire a rompere sempre e solo a me?-

-perché è più divertente... senti, stasera andiamo a mangiare un ramen all'Ichiraku insieme? Dai, tanto per non stare da soli in casa...-

-non ho voglia.-

-ma teme!! E dai...! Solo stavolta, che ti costa??-

Sasuke non rispose, ma gli voltò le spalle e riprese a camminare. Certo, nemmeno a lui faceva piacere cenare da solo ogni maledettissima sera, in quella casa enorme, circondato da silenzio e tenebre, ma il suo subconscio gli faeva venire ogni volta una specie di rifiuto della compagnia. Probabilmente, pensò, era un'arma di autodifesa: la felicità e la tranquillità sono effimere, passeggere, e se hai sofferto molto per solitudine, dopo non ti devi illudere e circondarti di gente, perché appena ti ritroverai di nuovo solo, soffrirai il doppio. E forse, non ruscirai più ad alzarti.

Già, la solitudine. Anzi, il vuoto. A volte essere lasciati in pace ha dei vantaggi, ti permette di concentrarti, fa scattare fuori la tua grinta, la tua creatività, ti rilassa, ma ciò che veramente logora l'animo delle persone è il vuoto.

Ed era così che Sasuke si sentiva. Nel suo cuore, non avvertiva altro che un enorme buco nero. I nonni, gli zii, i cugini, suo padre... sua madre...

...Mikoto...

Il sorriso dolce di sua mamma gli tornava in mente ogni giorno, più vivido che mai, da quando lei e tutta la sua famiglia se n'erano andati.

-Sasuke, allora vuoi venirci si o no a mangiare fuori?-

Il ragazzo si voltò a guardarlo negli occhi azzurri, e qualcosa dentro di lui scattò. Naruto... un amico, che aveva sofferto quanto lui... forse...

-No, non ci vengo.-

-ah... ho capito...- rispose afflitto l'altro abbassando il capo.

-no che non hai capito.-

Naruto alzò la testa, e per poco non gli venne un infarto: Sasuke stava sorridendo.

-mi dispiace, Naurto, sarà per un'altra volta. Ho una cosa molto importante da fare stasera. Ci vediamo!- e corse via, lasciandosi un'allibita kitsune alle spalle.

Si recò più in fretta che poté al negozio dei genitori di Ino, sperando con tutto il cuore che non fosse già arrivato l'orario di chiusura. Per fortuna, era ancora aperto. Cercando di non restarci troppo tempo, pagò velocemente e si diresse in cima alla collina del confine est di Konoha.
Dove si trovava il cimitero.

Varcò il cancello alto, fino a che non trovò la tomba di famiglia, che scorse con gli occhi fino a leggere il nome "Mikoto Uchiha". Era da tanto che non ci andava, forse perché ogni volta piangeva come un bambino, forse perché non gli piaceva che gli altri visitatori lo riempissero di occhiate e lo scrutassero disturbandolo, fatto sta che quel giorno si sentiva particolarmente sereno.

Passò le lunghe dita affusolate sulla fredda pietra bianca, portando davanti a sé l'involto che il signor Yamanaka gli aveva confezionato. Tolse la carta, e appoggiò la delicata rosa bianca vicino al nome della madre. Per un attimo i suoi occhi neri furono catturati dalla luce alle sue spalle, e si voltò: i tramonto tingeva il cielo di arancione, rosa e dorato, come se un pittore avesse avuto un'ispirazione divina e avesse voluto fare le cose in grande, schizzando di pennellate perfino la volta celeste.

Sorrise, chiudendo gli occhi e inspirando a fondo. Si girò, fissando la rosa che aveva posto accuratamente in modo da non rischiare che si rovinasse, poi alzò il viso fino ad incontrare le incisioni sul marmo.

-sai, mamma...sono stato molto solo, ultimamente...però ho capito una cosa... che forse, quando sentiamo una grande mancanza di calore umano dentro di noi, non dobbiamo attaccarci a quello che abbiamo perso, perché lo potremo portare dentro di noi per sempre. Quello che dobbiamo fare, è affidarci alle persone care, che ci stanno accanto, perché solo donandoci ai veri amici, capiremo davvero cos'è "amore fraterno"...-

Si arrestò un attimo pensieroso.

-anzi, sai che faccio, quasi quasi? Vado a rompere le scatole a quello scemo di Naruto, di sicuro sarà all'Ichiraku ad abbuffarsi di Ramen di Miso!!!!-

E se ne andò correndo, verso quel destino che, si sarebbe accorto, avrebbe salvato il suo cuore dagli abissi della solitudine.

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-Aaaaaah!!! Vai a quel paese!!!-

Cindy chiuse il volumetto di scatto con entrambe le mani e lo lanciò di malgarbo sul divano di velluto rosso.

-ma dimmi te se devono esserci certi manga del cavolo con 'ste scene strappalacrime!!! Ma cosa siamo, su Beautiful???-

Lanciò un'occhiata irosa al povero fumetto, ancora spiaccicato sul cuscino, asciugandosi gli occhi umidi e soffiandosi il naso sonoramente, immergendo tutto il viso nel fazzoletto candido. Poi, appallottolò anche quello con stizza e lo gettò nella pattumiera. Dalla stanza accanto, la cucina, si sentiva lo scrosciare dell'acqua, segno che la madre stava lavando i piatti.

Prese finalmente il manga, e continuando a lanciargli improperi si incamminò per portarlo al suo posto in camera da letto. Passando davanti alla porta aperta della sala da pranzo, vide con la coda dell'occhio la scihiena di Elizabeth, con i lunghi riccioli biondi che le ricadevano sulle spalle.

Senza accorgersene, si bloccò, e, invertendo la rotta, si diresse in cucina.
Elizabeth stava canticchiando qualcosa che in un primo momento Cindy non capì, ma che poi riconobbe reprimendo una risata. Era una canzone giapponese, che, scettica, aveva fatto ascoltare alla madre, al tempo impegnata nella campagna "rendiamoci partecipi della vita dei nostri figli ascoltando la loro stessa musica" e di cui poi la donna si era praticamente innamorata.
Era davvero incredibile, i figli che trasmettevano le proprie passioni ai genitori.

-Eh? Ah, Cindy, sei tu...-

Lizzie si era interrotta, presa alla sprovvista dalle braccia della figlia che le cingevano la vita.

-Cindy, c'è qualcosa che non va?-

-mmmh, no.-

-e allora che ti prende?-

-niente, avevo voglia di abbracciarti.-

La donna si voltò, scostando una ciocca bionda da davanti agli occhi, e guardò la giovane con aria interrogativa.

-sei sicura che vada tutto bene?-

-si, certo.-

La signora Lor ridacchiò, mentre Cindy si stringeva ancora di più a lei.

-sai mamma, a volte mi sembra che la gente lasci scontate troppe cose. Anzi, è così. Non so perché, ma... mi è venuto da pensare che, anche se magari io sono di sopra in camera mia, e tu sei quaggiù in cucina, il solo fatto di sapere che ci sei mi riempie il cuore... e quindi, anche se magari te lo dico poco, sappi che io... Ti voglio tanto bene, e sono davvero felice che tu sia qui con me...-

Elizabeth rimase piacevolmente ammutolita.

-Tesoro...-

La ragazza la guardò ridacchiando.

-Si, ti voglio davvero tanto bene, mamma...-

**FINE**

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Dango writes...

Eeeeeh, ve l'avevo detto che era sul malinconico andante, però mi è venuta così!!! E poi finisce in bellezza, non trovate??

Beh, torniamo al tema principale... Buon compleanno mamma!!! Questa è tutta dedicata a te ^^ (che di Cindy Lor ne hai sentito parlare fino ad averne le scatole piene, e la conosci meglio di me tra un po'... XDDD)

E voi, lasciate un commentino, eh?? ^^ grazie lettori/lettrici cari/e, lo sapete che le recensioni a noi autori ci fanno tanto tanto tanto felici *__________*

Baci,

Dango
  
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