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Autore: kymyit    09/10/2014    0 recensioni
[Interattiva]
Io sono lo Scrittore e voi siete le mie muse, i miei Angeli. Ciò che desidero è che voi m’ispiriate, che ci deliziate!- esclamò aprendo le braccia a includere nel discorso tutti gli astanti, i quali applaudirono a quel gesto, ognuno dal proprio schermo. […]
La pazzia è una cosa relativa, cambia secondo il punto di vista. Ora siamo noi i pazzi, presto lo sarete voi e allora chi potrà dire chi sarà il più folle? […]
Voglio creare una storia su di voi, Cecilia. Su ciò che farete, da adesso fino alla fine. E loro- fece un ampio gesto con la mano -mi aiuteranno a scegliere chi fra voi sarà più meritevole. […]
Ci sono personaggi forti e personaggi deboli. I deboli sono i primi a cadere, ma talvolta vengono sorretti dai più forti e lo diventano a loro volta. A volte i forti diventano deboli oppure cadono comunque. Chi saranno i forti? Chi saranno i deboli? Chi cadrà? Miei Angeli, desidero che mi raggiungiate. Mettetecela tutta, mi raccomando.-

Sedici ragazzi, sedici destini e sarete voi a scegliere chi si salverà da questo gioco mortale.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 01:
Ospedale


You're hiding in your safe place
Hiding with your eyes shut tightly
All the way to the hospital
(Hospital, The Used)





Arrivare all’ospedale fu relativamente semplice, non psicologicamente, comunque. Non dopo essere stati rapiti e catapultati in una cittadina apparentemente deserta ed essere stati aggrediti da un branco di cani feroci per il divertimento di un mucchio di gente sconosciuta che li guardava comodamente da casa. Avrebbe voluto vedere quei maledetti al loro posto, Alan, che mentre correva con l'amico d'infanzia sulle spalle, si guardava nervosamente intorno, coi sensi in allerta e il cuore impazzito. Certe cose lasciano il segno e lui aveva la solita sfiga di essere una calamita per tutti i cani del creato mal disposti. Mai l'avesse fatto! Portare a spasso un cagnetto, che mai era? Era un cane un po' rompiscatole, di quelli che amano attirare l'attenzione. Non era la prima volta che lo portava a spasso per l'isolato. Pochi metri a zonzo e la bestiola dimenticava di abbaiare e ringhiare al suo dogsitter con aria minacciosa per correre felice verso l'orizzonte.
Purtroppo non aveva considerato un piccolo dettaglio quando aveva accettato quel lavoretto. I randagi. Mentre portava la piccola piaga al parco si era ritrovato davanti una bestiaccia dal pelo lurido e l'aria tutt'altro che rassicurante. I due animali si fiutarono per qualche secondo, mentre lui sudava freddo e pregava. Il cane grosso scoprì i denti ringhiando, forse erano nel suo territorio. Allora, Alan tentò di strattonare il cagnetto, forse li avrebbe lasciati in pace se avessero tolto il disturbo. Peccato che la piccola peste fosse più testarda del previsto e sopratutto molto incosciente. Il cane scattò in avanti difendere il proprio passo e morse il cane più grosso alla zampa. Con un guaito di dolore, l'animale più grosso reagì e, afferrata la bestiola con la bocca la strattonò e scagliò lontano, per poi correre verso di lei coi denti in mostra. Alan dovette correre per afferrarlo ad un soffio dalla morte. Fu veloce, lo sollevò da terra e sentì affondare i denti del cane di grossa taglia nella carne del braccio. Fu lancinante il dolore che provò, ma l'adrenalina fece il suo lavoro. Colpito l'animale con un calcio, riuscì a sfuggirgli correndo più veloce che poté. Doveva essere una sorta di beffa del destino, quella, pensò.
Anche quella volta si era recato in ospedale, ma stavolta era Claude a sanguinare e a soffrire e lui tremava, facendosi scudo della loro amicizia, del suo istinto di protezione, per difendersi dal pensiero che quel branco potesse tornare e che nessuno li avrebbe richiamati. Gli sembrava d'impazzire di paura ad ogni passo, il sangue gelato nelle vene.
“Tieni il passo. Un piede dietro l'altro. Destra, sinistra, destra, sinistra...”
Si era già pentito di aver ceduto la sua scacciacani ad Hank.
“Merda, che mi è passato per la testa?!” si rimproverò ogni volta che un rumore sospetto terrorizzava il gruppo, congelandolo sul posto. Cercava di non darlo a vedere, ma era teso come una corda di violino. Sherri era aggrappata saldamente alle spalle di Cecilia che spronava tutti, mentre Rochelle stringeva spesso la sua borsa, per sentire fra le dita la rassicurante forma della pistola, il suo unico appiglio in quella situazione incerta e spaventosa. Ormai erano quasi arrivati, una volta giunti all’ospedale sarebbero stati al sicuro. Almeno questo si auguravano.
Divertente come l’idea di un tetto sopra la testa possa rassicurare le persone, quando, invece, i pericoli sono ovunque.
Superata la fila di edifici che nascondeva il complesso ospedaliero alla vista, i ragazzi si ritrovarono nel grande pianale di fronte alla struttura.
Non sembrava una clinica molto grande, forse la città non era molto estesa. Beh, questo l’avrebbero saputo in seguito, quando i gruppi si sarebbero riuniti.
Davanti alle porte automatiche, tirarono tutti un sospiro di sollievo: erano aperte, come se il complesso volesse accoglierli a braccia aperte. Nel buio e nella desolazione. Perché non vi erano luci, né personale.
Esitarono sulla soglia.
-Oh, fantastico…- commentò Claude -E adesso?-
-Non so quanto ci convenga stare fuori... - commentò Alan. Rochelle non disse nulla, si limitò a fare spallucce. Francamente, nessuna delle due alternative le piaceva. Quel posto sembrava così lugubre, chissà chi o cosa poteva esserci dentro, in agguato...
-Forse dovremmo cercare il generatore.- propose Cecilia -Qualcuno di voi ha una pila?-
-Io... - disse Rochelle, frugando nella borsetta e porgendogliela. -Purtroppo non è un granché.- ammise.
-Sempre meglio di nulla.- rispose Cecilia prendendo l'oggetto e schiacciando il pulsante d'accensione che si trovava sull'estremità. Il debole fascio luminoso fu appena sufficiente per dissipare le tenebre dell'ingresso.
-E se ci fossero... - Alan si morse le labbra. L'idea che quel posto fosse il covo di quei cagnacci gli fece rivoltare le budella.
-La struttura sembra in buono stato... - commentò Sherri, man mano che il fascio illuminava il banco perfettamente ordinato della reception, con tanto di materiale di cancelleria e fogli intonsi. Il computer presente sul banco era un modello relativamente vecchiotto, ma in ottime condizioni e tutto sembrava pulito, come se fosse stato pronto all'uso.
Robin sollevò la cornetta del telefono bianco, con sopra delle etichette per i numeri importanti ancora vuote e, con poche speranze, se la portò all'orecchio.
-Non funziona.- disse.
-E ti pareva.- bofonchiò Rochelle.
-Beh, magari è perché non c'è luce.- commentò Cecilia -Magari se le accendiamo funzionerà. Secondo voi, dove sarà il generatore?-
Claude si sporse appena dalle spalle di Alan.
-Credo sia nei sotterranei.-
-N-nei sotterranei?!- balbettò Rochelle.
-Sì, nei film horror di solito si trovano in posti del genere e quando poi i protagonisti-
-Non aggiungere altro.- lo interruppe quella, nervosamente. -E comunque dubito che funzionerà comunque, visto che i cellulari non prendono.-
-L'unica mi sembra tentare, piuttosto che star senza far nulla.- disse calma Robin. -Dividerci è fuori discussione, andiamo insieme, tanto più che l'alternativa è di rimanere qui ad aspettare che la pila esaurisca le batterie.-
-Concordo. Se ci dividessimo, come nei film horror, faremmo una brutta- -PIANTALA!- esclamò esasperata Rochelle. Claude si concesse una risata isterica, dopotutto in quelle situazioni bisognava scherzare per non lasciarsi prendere dal panico.
-Non fate casino, voi due.- disse Robin esasperata.
Per infiniti minuti il gruppetto s'incamminò per la struttura ospedaliera, scrutando ogni cartello, ogni mappa, qualsiasi indizio per raggiungere la loro meta. Alla fine di un corridoio, oltre la sala d'attesa del pronto soccorso, trovarono la biforcazione di due rampe di scale in granito grigio.
Una s'arrampicava ai piani superiori, l'altra scendeva, inghiottita nel buio.
-Ovviamente non si vede nulla.- commentò Claude.
-Ssssh!- ribatté Rochelle, tesissima e in ascolto -Non sentite niente?-
Tesero tutti le orecchie.
-Nulla...- commentò combattuta Cecilia. Sherri si strinse a lei, in silenzio. Robin prese la pila dalle mani di Cecilia, vedendo che non accennava a muoversi. Lei stessa non aveva molta voglia d'avventurarsi in quella che aveva tutta l'aria della discesa per l'inferno, ma qualcuno doveva pure fare qualcosa.
La cappa della paura si faceva più pesante e insopportabile e il minimo rumore, persino i loro respiri li faceva sussultare, man mano che scendevano. Arrivati alla fine della rampa, svoltarono in un corridoio a sinistra, sulla destra c'era un'uscita d'emergenza, ma al momento non li interessava. Oltre una porta con un cartello che riportava: “Vietato al personale non autorizzato” e un altro cartello triangolare con scarica elettrica nera disegnata trovarono quello che cercavano.
-Direi che ci siamo.- annunciò Claude. -A questo punto manca solo il killer misterioso.-
Rochelle gli lanciò un'occhiata indispettita, mentre Robin, scuotendo la testa, abbassava la maniglia. Il fascio di luce della pila illuminò il pannello elettrico dell'intero impianto.
Cecilia osservò le varie leve e i pulsanti, poi abbassò l'unica di quelle che era rimasta sollevata. Dopo diversi lampeggi, le luci al neon si accesero e i ragazzi si osservarono dapprima fra loro per riconoscersi o, meglio, per conoscersi, per trovare un che di rassicurante e familiare in quell'ambiente estraneo e ostile. Tutt'intorno, la luce alleggeriva solo di poco il senso d'inquietudine e di estraneità.
Rochelle sospirò di sollievo.
-Forza.- disse Alan, impensierito -Dobbiamo medicare la ferita di Claude.-
-Grazie mammina!- esclamò quello, mentre salivano a passo lento e stanco le scale per tornare all'ingresso, dove c'era l'accettazione. Mentre Robin e Rochelle si fiondavano sul telefono, per vedere se funzionasse, i due ragazzi entrarono nell'ambulatorio del pronto soccorso seguito a ruota dalle altre due. La porta non era chiusa a chiave e al suo interno vi era il medesimo odore di medicinali e di nuovo che impregnava tutto l'edificio.
Accesero la luce e si trovarono davanti un lettino. Tutti gli strumenti erano riposti ordinatamente e accuratamente sigillati nelle loro confezioni. Sulla sinistra, accanto a un armadio metallico a vetrina, trovarono abbandonata una sedia a rotelle ricoperta di adesivi colorati.
-Eccola!- esclamò Sherri.
-Sedia trovata.- commentò Alan.
-Gamba curata.- gli fece eco Claude, mentre l'amico lo aiutava a distendersi sul lettino. Cecilia aiutò la ragazzina bionda a sedersi sulla sedia a rotelle e quella constatò che fosse in buone condizioni. Ma d'indizi allegati neppure l'ombra.
-Aspetta a cantare vittoria.- rispose Alan sollevando con attenzione i pantaloni all'amico. Il morso aveva assunto un colore inquietante e la gamba si era gonfiata molto. -Ok, dovremo sciacquarla abbondantemente innanzitutto.- disse e prese a lavarsi le mani nel lavello, dopodiché prese il sapone liquido e lo sparse sulla gamba di Claude.
-Scusa, farà male, ma devo lavartela prima di disinfettarla. Sei vaccinato per il tetano?-
-... Alan, tu sai fare i vaccini?-
I due si guardarono in silenzio per diversi secondi.
-Non so da dove iniziare... -
-Perderò la gamba... -
-E io le testa, se continuate a battibeccarvi così!- fece Robin sulla porta -Non siamo a una scampagnata, vi ricordo.-
-Dal tuo tono, cara, suppongo che il telefono non prenda, esatto?- rispose Claude, con un sorrisetto tagliente.
L'espressione torva di lei fu più che sufficiente come risposta.
-Ti serve aiuto?- chiese, poi, Cecilia al ragazzo che si scervellava fra le boccette di farmaci vari.
-Beh, se ci capisci qualcosa di medicina mi saresti molto d'aiuto.- le rispose Alan, versando dell'acqua ossigenata sulla ferita e facendo sussultare l'altro per il dolore. Claude strinse i denti sibilando per il dolore.
-Scusa, mi spiace!-
La ferita era puntiforme, coi buchi dei canini molto profondi. L'acqua ossigenata sfrigolò sulla pelle, creando una sorta di crosticina bianca intorno alla ferita livida.
-Speriamo non s'infetti...- mormorò Alan fasciando la ferita con cura. -Per ora direi che può bastare, ma bisogna fare anche l'antitetanica.-
Seguendo Robin e Rochelle, il gruppo si avventurò per l'ospedale. Il rumore dei passi e delle ruote che giravano erano gli unici a rompere il silenzio. Attraversarono vari locali e visitarono diverse stanze, tutte vuote. O meglio, vi era tutto ciò che serviva, ma mancavano le persone. Un altro piccolo deserto.
All'accettazione rivoltarono il bancone come un calzino, scoprendo che il computer era funzionante, ma che non c'erano documenti, solo una marea di fogli intonsi. Una volta acceso, sul monitor comparve la schermata col nome utente, ma non c'erano suggerimenti per la password. L'immagine era una sagoma oscurata e il nome utente era Lo Scrittore, ovviamente.
-Ma merda!- sbottò Robin, dopo aver provato alcune password.
“Angeli”, “Scrittore”, cose simili. Provò persino “pazzo psicopatico”, giusto per sfogare un po' la rabbia repressa. Poi sbatté la mano sul bancone e si alzò, imprecando.
-Cerchiamo da qualche altra parte...- propose Cecilia, Sherri la seguiva muovendo rapide le mani sulle ruote, apparentemente senza sforzo. Seguite dagli altri, entrarono in quella che doveva essere la sala riservata al relax dei dipendenti della struttura.
E là, finalmente, lo trovarono.
L'indizio!
Sul televisore era appuntata una busta da lettere e sul tavolino in vetro davanti a quello c'era una scatola dello stesso blu scuro, in velluto, di una decina di centimetri di lunghezza.
Robin staccò la busta, mentre Sherri prese fra le mani la scatola e l'aprì. Dentro c'era una chiave antica finemente decorata, color d'oro, con incastonata una pietra rossa sull'impugnatura.
-Cosa c'è scritto?- domandò Rochelle, avvicinandosi a Robin, per vedere il biglietto che stava estraendo dalla busta. Era in carta nera, scritto a caratteri bianchi.
Si avvicinarono tutti per leggerlo.
“Miei cari Angeli, vi raccomando di utilizzare al meglio e correttamente le risorse che vi metterò a disposizione. Quando ci sarete tutti, vi darò io stesso il primo indizio per lasciare la mia città. Per dimostrare quanto tenga a voi e alle vostre preziose vite.
Lo Scrittore.”
-Ma brutto bastardo!- ruggì rabbiosamente Alan -Fa anche dell'ironia, adesso?!-
-Si può sapere cosa vogliono da noi!?- piagnucolò Sherri, seguita a ruota da Rochelle.
-Ce l'ha detto, no?- disse una voce femminile. Era Sierra.
La ragazza avanzò a passo pesante per la stanza e si buttò a sedere sul divano morbido.
-Vuole ispirarsi a noi, il disgraziato.-
Jan e gli altri fecero capolino subito dopo e dalle loro facce abbacchiate non c'erano dubbi che non avessero ottenuto risposte. Non quelle che speravano almeno.
-Allora?- domandò Alan.
Jan si buttò a sedere accanto a Claude, sul divano.
-E' una bella città, molto ordinata.- iniziò -Ci sono molti negozi e sembrano persino molto riforniti di cibo. Peccato che siano tutti chiusi. Anche se ci sono gli orari di apertura e chiusura.-
-Anche questo ospedale sarebbe perfettamente funzionale. Sapendo dove mettere le mani.- rispose Alan.
-Come va la gamba?.- domandò Jan, rivolto a Claude.
-Forse non la perderò.- disse, tentando di sorridere, ma gli uscì una smorfia stentata.
-Tieni.- disse Hank, porgendo ad Alan la scacciacani. -Non abbiamo dovuto usarla, per fortuna.-
-Meno male neppure noi... - ripose quello, ficcandosela immediatamente in tasca. -E non abbiamo scoperto poi molto. Beh, abbiamo trovato questo.- disse, mostrando il biglietto ai due. Lo rilessero una seconda volta e il commento a fine lettura fu un unanime “ma brutto bastardo!”-
-Ma perché noi?!.- esclamò Naoto, camminando su e giù per la stanza. -Ci sarà un motivo, no?-
-Un legame intendi?- rispose Hank, accomodandosi sul divano anche lui. -Chissà. Qualcuno di voi è ricco?-
Si guardarono, squadrandosi l'un l'altro dalla testa ai piedi.
-Già, siamo tutti poveri in canna.- alzò le spalle Hank.
-Ma perché rapirci, se non possono avere un riscatto?!- esclamò Naoto, irritata.
-Ce l'hanno detto, no?- fu Richard, questa volta, ad entrare nella stanza, seguito dagli altri. -Sarà un povero psicopatico col blocco dello scrittore e molto sadismo.-
-E molti soldi.- aggiunse Cheryl, tirando con la sigaretta. -Siamo su una fottuta isola, gente. Un'isola deserta con tutto ciò che serve per vivere.-
-E un branco di cani pronti a sbranarci se mettiamo piede fuori da qui.- aggiunse Alan, tremando al solo pensiero.
-A proposito...- s'intromise Paul, avanzando verso Claude -La gamba?-
Quello alzò le spalle.
-Se sono fortunato mi resta attaccata.-
Alan gli diede una gomitata.
-Ok, ok... Alan mi ha premurosamente medicato.- asserì con aria affabile.
Paul gli guardò rapidamente la gamba.
-Posso? Studio medicina.- chiese.
-Sai fare un antitetanica?- gli domandò Claude.
-Aspetta, per studiare medicina ci vogliono, soldi.- esclamò Katherine, scontrosa.
-E rapivano voi con me che neppure vi conosco? Andiamo!- ribatté Paul, seccato, chinandosi sulla gamba di Claude.
-Hai sciacquato la ferita?-
-Sì.- fece Alan.
-Disinfettata?-
-Sì, sì. Solo bisognerà fare l'antitetanica o l'antirabbica o non ricordo bene cosa si fa in questi casi.- borbottò. Era molto suscettibile sull'argomento. A parte che con le ferite in genere non si scherzava, ma l'esperienza personale gli aveva lasciato il segno. Paul si alzò, uscì dalla stanza e tornò poco dopo con una fialetta e una siringa, pronto per una bella iniezione.
Trovò i compagni di sventura raccolti intorno al televisore acceso.
Sullo schermo, capeggiava l'immagine sfocata dello Scrittore.
Ormai erano tutti insieme, tutti nella stessa stanza ed erano le cinque del mattino.
-E' un piacere rivedervi tutti insieme, miei piccoli Angeli.- disse con voce affabile. -Come promesso, riceverete ora istruzioni su come lasciare la città e venirmi a cercare. Chi riuscirà a trovarmi, potrà tornare a casa.-
-Aspetta!- esclamò Cheryl -Si può sapere chi cazzo sei?!-
-Non impari mai, Cheryl, eh? Tuo padre approverebbe questo tuo comportamento?-
La ragazza digrignò i denti.
-Angeli miei, per trovarmi dovrete semplicemente trovare la chiave della mia dimora. Poiché tengo a tutti voi, c'è una chiave per tutti, perciò potrete prenderle e raggiungermi, a patto che le troviate tutte.-
I ragazzi si scambiarono occhiate interrogative.
-Alle ore 08:00 del mattino inizierete a cercare le chiavi e ogni notte, alle 23:00, vi lascerò un indizio per trovarle. Qui, in questa stanza. Se fallirete, perderete la chiave che stavate cercando e quella di uno qualsiasi degli altri. Potrete decidere a chi dare le chiavi come preferite, ma vi consiglierei di soppesare bene la vostra scelta. Sherri, vedi quella pietra rossa sulla chiave?-
-S-sì...- fece la ragazzina, rigirandosi fra le dita l'oggetto e mostrandolo agli altri.
-Quello è il primo indizio.-
-Come sarebbe a dire?! Non... non ci dice nulla!-
-Non ci avete pensato bene, Elliot, è diverso. E' molto semplice, pensate bene a tutto ciò che quella chiave può rappresentare e troverete la seconda. Buona fortuna, miei piccoli Angeli.-
Lo schermo tremò appena, poi la televisione si spense.
-E vaffanculo.- bofonchiò Cheryl.
-Aspetta di leggere il biglietto, allora.- disse Jan, passandoglielo, cosicché lo leggessero anche gli assenti. Un bel ma va a quel paese collettivo fu d'obbligo ancora una volta. Poi calò il silenzio e la cappa della paura ammantò i presenti.
-E adesso che facciamo?- domandò Sherri.
-Dobbiamo capire questo indizio del cavolo.- fece Elliot, rigirandosi la chiave fra le dita. -Forse dobbiamo trovare una serratura adatta.-
-Non credo...- disse Rochelle -Mentre cercavamo il generatore elettrico, abbiamo aperto diverse porte e tutte le serrature erano diverse... forse l'indizio non si trova qui... -
-Dovremmo comunque cercare.- fece Alan -Potremmo dividerci per farlo. Non possiamo neppure riposare, merda!-
-Cerchiamo di appuntare tutte le nostre idee.- suggerì Rochelle.
-Giusto.- convenne Cecilia -Cosa rappresenta per voi questa chiave? Credo che anche quello fosse un indizio.-
Ci pensarono un po'.
-La libertà?- domandò Elliot -La fine di quest'incubo?-
-Avete mai visto il film “The skeleton key”?- domandò Claude.
-Potrebbe essere la chiave di un tesoro!- suggerì Sherri.
-Sì, come no.- rispose Cheryl -Oppure può essere solo una presa per il culo.-
-Oppure modera i termini e smetti di fumare.- ribatté Robin.
-Cazzo vuoi, ah?- saltò su quella.
-Per favore, non iniziate!- si mise fra loro Cecilia.
-Ragioniamo!- s'aggiunse al coro Sierra.
-Ehm, ragazze?- alzò la mano Hank -Avete dato un'occhiata al computer nell'accettazione?-
Si voltarono tutti verso di lui, facendolo nuovamente arrossire.
-Cioè... pensavo, e se con chiave si riferisse a una chiave d'accesso?-
-Non vedo come possa esserci comunque utile, se non sappiamo qual'è.- borbottò Richard, sdraiandosi sul divano.
-Aspettate...- fece Jackie -Mi è venuta in mente una cosa. Conoscete le storia di Barbablù?-
-Io sì.- fece Cecilia -La mia madre adottiva me la raccontava quando ero piccola.-
-Anche a me la raccontavano.- disse Robin -Per insegnarci a non ficcare il naso, dove vivo io è meglio farsi gli affari nostri, si rischia di farsi ammazzare.-
-Un attimo, un attimo... anche io sono stato adottato.- saltò su Alan.
-Cosa? Anche io!- fece Jackie.
-Io... io vivo in un orfanotrofio... - disse Sherri, pallida.
-I miei sono morti quando ero piccolo.- disse Hank, serio.
-Anche i miei sono morti.- rispose Elliot, stringendo i denti.
-A quanto pare è questo che ci lega...- disse Richard.
-O forse è che siamo soli.- disse Paul -I miei sono vivi, ma non vivo più con loro da tempo. E non ho buoni rapporti con loro.-
-Perfetto!- esclamò Sierra. -Nessuno ci cercherà, così!!-
Jan abbandonò la testa sulla spalliera del divano.
-Fantastico. Merda... - ringhiò “Spero solo che Hazel e Mel stiano bene... merda... non ricordo nulla... come ci sono arrivato qui?!”
-Cerchiamo di non essere pessimisti!- esclamò Cecilia -Pensiamo a trovare quelle chiavi ora!-
-Ora si che mi hai dato un po' di ottimismo... - commentò Richard, atono.
-Beh, scusa, qualcuno deve pur farlo.- ribatté lei. -Vediamo, la storia di Barbablù parlava di questo tizio ricchissimo che sposa delle fanciulle e da loro delle chiavi.-
Tutti le prestarono immediatamente attenzione.
-Dice loro che possono entrare in tutte le stanze del suo castello, fare quello che vogliono, solo, non devono usare un'unica chiave. Era piccola e dorata, come questa.-
-Ed era maledetta.- precisò Jackie -Quando una sposa disobbediva ed entrava nella stanza proibita, trovava i corpi delle precedenti mogli dell'uomo. Nella storia si dice che la chiave rimaneva macchiata di sangue e che la sposa non riusciva a ripulirla.-
-La pietra rossa è il sangue... - fece Robin.
Dopo un consulto generale fatto di sguardi, tutti si precipitarono davanti al monitor. Robin si sedette e digitò la parola 'Barbablù'.
PASSWORD ERRATA
-Prova a scriverlo con la maiuscola o staccato.- propose Jackie.
Robin obbedì.
ACCESSO IN CORSO...
-Evvai!- esclamò Claude agitando il pugno in un gesto trionfale.
La clessidra sullo schermo ruotò su se stessa diverse volte, mentre il sistema operativo veniva caricato. Il desktop era completamente anonimo, eccetto che per alcune cartelle che riportavano dei numeri.
Robin cliccò sulla prima.
Dentro c'era un solo file di testo, dal titolo: “CONSEGNATA”.
Lo aprì per leggere cosa ci fosse scritto.
“Password Secondo Angelo: Anna”
Rapida, Robin andò ad aprire la seconda cartella.
PASSWORD:
Digitò “Anna” e il file si aprì.
-Chi era Anna?- chiese Paul.
-Chissene.- rispose Cheryl.
-Era la sorella della moglie di Barbablù.- fece Jackie.
-Non era lei?- domandò Cecilia, che ricordava una versione un po' diversa della storia.
-Beh, comunque sia, prima ci ha dato la carota, ora il bastone.- disse Robin con un sospiro, una volta aperto il secondo file, che era un'immagine. Una scacchiera, per la precisione, con solo alcuni pezzi degli scacchi disposti.



http://i239.photobucket.com/albums/ff173/kymyit/Scacchi_zps04d42c00.png





Fine Capitolo 1








Note dell'autrice: (non dello Scrittore, precisiamo): E' da molto che non aggiorno questa storia. Ho avuto un mezzo blocco dello scrittore e me ne scuso. In realtà, questo capitolo è stato difficile e non mi convince comunque. E dire che adoro i personaggi e che Claude mi aiuta molto a superare il blocco (immedesimarmi nel pirla di turno è sempre utile u.u), ma era comunque un macello. E per complicare maggiormente le cose ci sta pure l'enigma con gli scacchi, che spero non mi si rivolti contro. >_> Non sono una gran giocatrice, anzi. Potrei farmi scaccomatto da sola, non so se mi spiego xp
Sono aperta a suggerimenti e critiche costruttive varie ^_-
















   
 
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