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Autore: Katnip_GirlOnFire    10/10/2014    3 recensioni
Una Emma ubriaca non trova più le sue chiavi e decide di scassinare la porta del suo appartamento.
Si…suo…
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Questa storia non è mia, ma dell'utente Saviourspirate, su Tumblr. Mia è solo la traduzione. Non ho mai tradotto prima, ma quando mi sono imbattuta in questa OS me ne sono innamorata. Scusate in anticipo per errori e ripetizioni.
E.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non si sarebbe dovuta dimenticare le chiavi.
 
(Probabilmente non avrebbe neanche dovuto bere così tanto, o non sarebbe dovuta uscire affatto. Ma potrà incolpare Ruby per quello, la mattina.)
 
(In questo momento le servono solo le sue fottute chiavi.)
 
Grugnisce mentre sbatte il palmo della mano sul legno della sua porta. Vive da sola, quindi non serve a gran che bussare, e in un improvviso flash di ebbra seggezza e coraggio (l'ha fatto un sacco di volte, pensa) comincia ad armeggiare con la sua acconciatura in cerca di due forcine. Si sfila gli stivali col tacco e si inginocchia, piegando i fermagli e infilandoli alla cieca nella serratura.
 
Cerca di ricordare tutto quello che sa sullo scassinare una serratura, ignora il fatto che tutte le volte che ci è riuscita erano da sobria, e continua. Se solo riuscisse a entrare potrebbe accucciarsi nel suo letto, smaltire nel sonno tutti quelli shottini e poi prendere doppie dosi di antidolorifici per superare la sbornia.
 
«Andiamo.» Accentua la parola ficcando la forcina con forza nella serratura. La sua concentrazione si aguzza quando sente qualcosa muoversi all'interno e, con la massima cura di cui può disporre in questo stato, spinge e ruota l'altro fermaglio, finchè...
 
Click.
 

Sogghigna, estraendo entrambe le forcine dalla fessura e spalancando la porta. Inciampando sulla soglia del suo appartamento, lascia che la porta sbatta rumorosamente dietro di lei e neanche si preoccupa di recuperare le sue scarpe, scrollandosi la giacca di dosso e appendendola all'appendi-abiti accanto all'entrata.
 
(Dio, deve essere davvero ubriaca per dimenticaresi che lei nemmeno ce l'ha un appendi-abiti, e per non sentire il suono di strascinamento di piedi proveniente dall'altra stanza.)
 
Si muove a tentoni nel buio verso la cucina quando improvvisamente, per vie estrene  e forze sconosciute, le luci si accendono. Sobbalza, alzando un braccio per schermarsi gli occhi dalla troppa luminosità e -
 
«Ma che diavolo...?»
 
La voce sorpresa viene da dietro di lei - arrabbiata e confusa e che cavolo ci fa un tipo a casa sua -
 
Un'ondata di panico la attraversa (questo edificio doveva essere a prova di intrusi, dannazione) e si volta, tirando il suo pugno in direzione della voce. Una fitta di dolore le attraversa le nocche quando entrano a contatto con la mascella dell'intruso.
 
«Dannazione...» brontola l'estraneo, piegato su se stesso mentre con la mano si tasta dove lei lo ha colpito. Guarda nella sua direzione con occhi blu pieni di rabbia e ringhia a mezza voce «Cosa ci fai nel mio appartamento?»
 
Emma spalanca la bocca. «Il tuo appartamento? Questo è il - » lancia uno sguardo all'ambiente adesso ben illuminato, e quando i suoi occhi non trovano l'arredamento semplice e l'ordine di casa sua, ma piuttosto chitarre e spartiti e tazze da caffè vuote, le scappa dalle labbra un "cazzo" pieno di orrore. «Questo è il tuo appartamento.» bisbiglia guardando di nuovo verso di lui.
 
«Non mi dire, Sherlock» sibila lui sarcastico raddrizzandosi, con una mano che ancora massaggia la mascella. Sembra incazzato - davvero incazzato. Stava probabilmente dormendo, a giudicare dalla maglietta e dai pantaloni felpati e dai capelli scuri spettinati. «Da cosa lo hai dedotto, dal numero civico? O dal fatto che ci sia io
 
Lei sussulta, ricomponendosi velocemente. «Uh - si, scusa davvero, quindi io...credo che me ne andrò...». Non attende di sentire la risposta di quello che, apparentemente, è il suo incredulo vicino di casa. Gira sui tacchi e attraversa l'appartamento il più velocemente possibile, pregando qualche divinità lassù che non dovrà mai, mai più vedere quell'uomo di nuovo.
 
(Per quanto affascinante fosse da arrabbiato.)
 
---
 
Killian studia il livido allo specchio. Doloroso e viola, segna la curva della sua mascella. Quella bionda sapeva come dare un pugno. Sapeva anche come scassinare una serratura, e Killian si chiede quanta altra pericolosa, psicopatica gente ci sia nel suo nuovo palazzo. Si chiede se svegliarsi e trovare una donna ubriaca nel proprio appartamento (per quanto splendidamente scompigliata e dalle gambe lunghe) sia normale a Manhattan.
 
Qualcuno bussa alla porta e lui esce dal bagno accigliato. Se la notte scorsa era un avvenimento di normale amministrazione, non sarebbe stato così sorpreso di trovare in serial killer ad aspettarlo sulla soglia con una motosega. Quando apre la porta, però, non trova nessun assassino con un'accetta. Non c'è proprio nessuno. C'è, invece, una larga scatola bianca con un biglietto attaccato in cima.
 
Lo tira leggermente, staccandolo dalla scatola per leggerlo.
 
Al tipo che vive qui,
 
Scusa se ho fatto irruzione nel tuo appartamento la scorsa notte. E scusa per averti dato un
cazzotto in faccia.
 
Per favore non denunciarmi,
 
La ragazza che adesso ha una gran cazzo di sbornia.

 
Ripiega la lettera e la mette nella tasca posteriore dei pantaloni, e poi si abbassa per raccogliere la scatola. Vuole restare arrabbiato, lo vuole davvero (avrà quel livido per giorni, dopotutto) ma quando apre la scatola e da un'occhiata alla sua offerta di pace - ventiquattro ciambelle glassate al gusto di fragola - lascia che un sorrisino gli curvi le labbra.
 
---
 
Con i piedi indolenziti, la schiena dolorante e un taglio sulla fronte a causa di marciapiedi irregolari e uno sciocco, sciocco lavoro, Emma è davvero di pessimo umore quanto ritorna al suo appartamento. Sta pescando la chiave dalla sua tasca (una nuova chiave, dato che aveva dovuto far cambiare le serrature) quando vede un biglietto attaccato alla porta. Aggrotta le sopracciglia, e lo stacca.
 
A Emma Swan c'è scritto.
 
Spero che tu sia, appunto, Emma Swan, e che in nostri altri vicini avevano ragione a mandarmi qui. Grazie per le ciambelle, e anche se probabilmente non dovrebbero essere un'offerta di pace sufficiente - dato che quello che hai fatto è tecnicamente scassinare e fare irruzione ( e potrei davvero, davvero denunciarti) - mi piacciono molto le ciambelle glassate alla fragola. E piacciono anche a tutti i miei amici. Quindi potrei anche perdonarti per il inotevole livido che mi hai lasciato in faccia (dove hai imparato a dare pugni in quel modo?) se mi dici dove le hai comprate.
 
Il tipo a cui hai dato un cazzotto in faccia (Killian Jones)
 
P.S. Spero che la tua sbornia sia migliorata adesso (anche se eri messa parecchio male).
 

Emma non sorride, non lo fa. (Non quando è solo un bigliettino da un tipo qualunque che ha incrociato quando era ubriaca. Non quando avrebbe dovuto sentirsi umiliata al ricordo di quella notte). O magari sorride giusto un pochino, trovando stranamente divertente il tono piuttosto pomposo e la scrittura sorprendentemente elegante, e mentre da un'occhiata in giro nel suo appartamento alla ricerca di una penna, trova il suo umore assai migliorato.
 
---
 
C'è un altro biglietto alla sua porta quando Killian torna dal supermercato, e lascia a terra i numerosi sacchetti di plastica per leggerlo.
 
A Killian Jones,
 
Le ho prese dalla pasticceria qui vicino. Lascia il palazzo, gira a sinistra e poi di nuovo a sinistra, continua su quella strada e procedi a mangiare ciambelle e mettere su peso. Per rispondere alla tua domanda, è stato il mio lavoro a insegnarmi come tirare un cazzotto. Dei piselli congelati potrebbero aiutare. E si, la mia sbornia è passata adesso. E si, ero molto ubriaca. Grazie per avermelo ricordato. Non che ce ne sia bisogno - la tua esistenza svolge egregiamente quel compito.
 
Emma
 
P.S. Grazie per non aver sporto denuncia. Davvero non posso permettermi un avvocato in questo momento.
 

Killian ridacchia, piegando il biglietto e infilandolo nella tasca posteriore dei suoi pantaloni. Raccoglie i sacchetti della spesa, lasciandoli sul pavimento del suo appartamento prima di procedere alla ricerca di una penna e un pezzo di carta sul tavolo da caffè.
 
---
 
Sta uscendo per andare in palestra quando trova un altro biglietto, piegato e attaccato di nuovo alla sua porta, sotto al numero 22 di ottone. La stacca, facendo vagare lo sguardo fra il suo zaino per la palestra e il biglietto. Ci mette poco a prendere una decisione, abbandonando il suo zaino, chiudendo la porta, e collassando sul divano. Spiega la lettera e la legge.
 
A Emma,
 
Grazie per le indicazioni per la pasticceria. Ora posso incolparti per l'imminente, spaventoso aumento del mio colesterolo con conseguente attacco di cuore. E per il fatto che i miei amici vengono a farmi visita molto più spesso. E hai destato il mio interesse quando ho saputo che è stato il tuo lavoro a insegnarti i segreti del fare a cazzotti - sei un pugile? Una lottatrice? Una rapinatrice? Sono curioso.
 
Killian
 

Emma si morde il labbro e rilegge la sua domanda. Vuole rispondere. Segretamente, anche se una parte di lei lo nega, vuole rispondere e continuare questa strana conversazione con questo strano uomo. Forse dovrebbe (o forse non dovrebbe, bisbiglia un'altra voce nella sua testa).
 
«Fanculo» borbotta, e afferra il suo blocknotes dal bracciolo del divano dove lo ha lasciato.
 
---
 
Uno strano sollievo investe Killian alla vista di una pagina di blocknotes strappata piegata e infilata sotto il numero 24 di ottone  che capeggia sulla sua porta. Aveva dubitato di ricevere una risposta, lo ammette, considerato il fatto che conosce Emma Swan a malapena (anche se ha sempre di più la sensazione di volerla conoscere) e lo scambiarsi bigliettini con qualcuno che vive due porte più in là non è molto normale, specialmente se quel qualcuno ti ha preso a cazzotti nell'arco di quella stessa settimana.
 
Eppure, ha risposto lo stesso, una consapevolezza che riesce a farlo sorridere. Neanche si preoccupa di entrare nel suo appartamento prima di spiegare il biglietto.
 
A Killian,
 
Sono una garante per la cauzione di criminali*, veramente. Saresti sorpreso di sapere quante scazzottate comporti. E sono felice di sentire che hai più amici adesso. Le ciambelle sono sempre la risposta. A proposito, ho per caso lasciato la mia giacca di pelle da te, quella notte che non deve essere nominata? E ho anche lasciato i miei stivali fuori dalla porta?
 
Emma
 

Aveva fatto entrambe le cose. Killian si era svegliato la mattina dopo per trovare una giacca rossa che non gli apparteneva sul suo appendi-abiti e degli stivali col tacco buttati a caso fuori la sua porta. Dovevano appartenere a quella matta tipa bionda della notte scorsa, aveva dedotto.
 
Ovviamente, la cosa lo aveva infastidito. Si sarebbe almeno potuta ricordare di raccogliere la sua roba mentre incespicava fuori dal suo appartamento. Ma le cose sono cambiate. Ora si sta mordendo il labbro per evitare di sorridere, pensando al fatto che se Emma Swan vuole indietro le sue cose, dovrà venirle a prendere.
 
---
 
Emma legge la nuova nota seduta al tavolo della cucina, reggendola davanti a se mentre si caccia in bocca una cucchiaiata di cereali, la posta che era andata a recuperare passa in secondo piano nella scala di importanza.
 
A Emma,
 
Garante per la cauzione di criminali, sembra forte. È per questo che sei riuscita a entrare nel mio appartamento anche in un tale stato? E si, ho sia la tua giacca che i tuoi stivali. Ma sono un po' riluttante a restituirli, credo mi stiano bene. Il mio crescente numero di amici pensa lo stesso.
 
Da Killian
 

Emma quasi si strozza con i suoi Lucky Charms, a causa di una risata molto poco signorile mentre cerca di cancellare dalla sua mente l'immagine del tipo dell'altra notte con addosso la sua giacca e i suoi stivali col tacco.
 
E se sa che questo significa che dovrà vederlo di nuovo, e se sa che quel pensiero le piace più di quanto dovrebbe, non lascia che la l'idea la disturbi.
 
---
 
«Killian, cos'è questa?» chiede Graham, attraversando la soglia dell'appartamento con biglietto ripiegato in mano. Il biglietto ripiegato di Emma, presume, e il suo cuore fa una piccola capriola.
 
«Da' qua, Humburt» dice, strappando il biglietto di mano al suo amico, girandosi in modo che lui non possa vederlo prima di spiegarlo e leggerlo.
 
A Killian,
 
Veramente no. Ho imparato a scassinare serrature quando avevo quattordici anni. Non potevo permettermi una bici e ho deciso che il ladrocinio fosse la risposta. E quella è la mia giacca preferita, non puoi tenerla!
 
Emma

 
Ignora lo sguardo fisso del suo amico su di lui mentre finisce di leggere il biglietto, lo piega e lo infila nella tasca posteriore dei suoi pantaloni prima di prendere un sorso della sua birra con ostentata indifferenza,  riprendendo il suo posto sul divano.
 
«Killian?»
 
«Hm?»
 
Graham rotea gli occhi. «Non fare il finto tonto, cos'era quello?»
 
«Un biglietto dalla mia vicina» dice, passando a Graham una birra mentre lui gli si siede accanto. Le sue sopracciglia si aggrottano mentre stappa la bottiglia.
 
«Un biglietto dalla tua - Killian, ti sei trasferito qui tre settimane fa»
 
Killian annuisce, sorridendo, portando la sua bottiglia alle labbra. «Sono veloce a farmi nuovi amici»
 
Graham stringe gli occhi, scrutandolo con uno sguardo indagatore...prima di sbuffare, scuotendo la testa e prendendo un sorso della suo birra. «Ok...non me lo vuoi dire? Va bene...»
E poi velocemente, nonstante fosse una mossa prevedibile, riesce a sfilare la lettera dalla tasca posteriore di Killian, balzando giù dal divano e correndo dall'altra parte della stanza per leggerla.
 
«Porca puttana, ridammela, Humburt!» dice Killian. Ma sa che è inutile.
«...la mia giacca di pelle preferita...non puoi tenerla...Killian, vai a letto con una delle tue vicine?»
 
«Cosa?» farfuglia Killian. «No, non vado a letto con Emma»
 
«Allora perchè hai la sua giacca di pelle?» chiede Graham con un incredulità che in effetti è comprensibile.
 
Killian sospira, e poi si lancia in una spiegazione. «Era molto ubriaca, si è dimenticata le sue chiavi, ha pensato che questo fosse il suo appartamento, scassinato la serratura, mi ha dato un pugno in faccia e si è dimenticata di prendersi la sua giacca di pelle mentre se ne andava»
 
Graham si prende un secondo per assimilare l'informazione, accigliandosi leggermente, prima  di spalancare gli occhi e fulminare Killian con uno sguardo accusatorio. «Mi avevi detto che ti eri procurato quel livido in una rissa in un bar!»
 
«Ho mentito» confessa, e Graham lo guarda torvo. Entrambi stanno in silenzio per un secondo, Killian si infila le mani nelle tasche, in imbarazzo, e poi...
«...È sexy?»
«Si...» risponde lui, anche se esce più come un grugnito. Nonostante stesse incespicando nel suo appartamento nel mezzo della notte, Killian non riesce a togliersi quei boccoli biondi, quegli occhi verdi dalla sua cavolo di testa, dimenticare i suoi jeans attillati... «bellissima...bionda...»
 
Graham sogghigna. «Ti piace»
 
«Chiudi la bocca» dice, riprendendosi il biglietto. Se uno di loro nota come Killian non abbia mai veramente negato la cosa, non dice niente. Alcune cose è meglio lasciarle non dette - come per esempio il fatto che dopo un incontro non proprio sobrio e un pugno di bigliettini, a lui quella ragazza piaccia davvero.
 
---
 
Emma è seduta sul divano circondata dal suo portatile, mappe, evidenziatori e varie pagine di appunti per un caso su cui sta lavorando, quando qualcuno bussa alla porta. Si lascia sfuggire un lamento. Aveva appena cominciato a entrare nell'ottica del lavoro quel giorno, e avrebbe preferito non ricevere visitatori.
 
Se cambia idea nel momento in cui la porta viene aperta e si trova davanti Killian Jones in jeans e flanella e pelle nera, lo nega fermamente.
 
«Ciao» dice lentamente. «Che ci fai qui?»
 
Lui sorride, sollevando la sua giacca rossa di pelle e gli stivaletti. «Sono venuto per restituirti questi, tesoro». Il suo stomaco si contrae. Si era dimenticata dell'accento.
 
«Grazie» dice. Quando allunga una mano per prenderli, però, lui ritrae il braccio, dondolandoli fuori dalla sua portata.
 
«Se...accetti le mie condizioni»
 
Emma serra gli occhi. «E quali sarebbero le tue condizioni, Killian?»
 
Lui ghigna, incrociando le braccia e appoggiandosi allo stipite della porta (come se fosse a casa sua, l'idiota). «Esci con me»
 
Lei sospira, incrociando le braccia sul petto. «Seriamente?»
 
«Mh-mh» sorride lui. «È divertente, da quando hai fatto irruzione in casa mia e mi hai preso a pugni sono incapace di smettere di pensare a te»
 
Lei ignora la semplice, mielosa, galanteria che aveva vagamente recepito anche dai suoi biglietti e stringe gli occhi. «E se dico di no?»
 
«Hm...grosso errore» dice lui, gravemente. «Non solo verresti deprivata della mia meravigliosa compagnia, ma sarei anche impossibilitato di ridarti le tue cose... e potrei anche tornare sui miei passi e sporgere denuncia, dopo tutto»
 
Lei lo sbeffeggia. «È così che che convinci le ragazze a uscire con te, di solito? Ricattandole per mezzo di azioni legali?» Vorrebbe alzare gli occhi al cielo quando il suo sorrisino non svanisce.
 
«No, questa è una novità: non ho mai avuto azioni legali con cui ricattare la gente, prima, tesoro»
 
Lei increspa le labbra e sostiene il suo sguardo, scannerizzando la sua mente in cerca di un altro motivo per il quale non dovrebbe uscire con lui. Ma quando la trova vuota, pensa che magari è così perchè dovrebbe uscire con lui. Che magari, per via di qualche strano, irrazionale risvolto del fato, le piace davvero questo tipo.
 
«Ok» sospira, sporgendosi in avanti e togliendogli le sue cose di mano. Lui alza un sopracciglio quando la vede mettersi la giacca e infilarsi gli stivali, prendendo le chiavi dal gancio vicino la porta.
 
«Ora?»
 
«È un problema?» lo sfida lei.
 
«Niente affato» replica lui, e le offre la mano.
 
Lei rotea gli occhi, ma la afferra comunque.
 
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Ema Swan sta benissimo col rosso.
 
Lo sapeva. Già quando aveva trovato la sua giacca - era incazzato, si, ma ci aveva pensato comunque. Aveva pensato a come il colore avrebbe accentuato i suoi capelli biondi e il verde dei suoi occhi e il rosa delle sue  labbra.
 
Ed è così.
 
Forse  è per questo che sembra incapace di levarle gli occhi di dosso.
 
O forse è per via del l'incantevole autunno a cui stanno assistendo. Forse è il modo in cui la brezza leggera soffia tra i suoi capelli, o il modo in cui il sole ormai basso splende attraverso le foglie secche, dipingendo la loro serata di rossi e marroni, oppure il modo in cui una foglia caduta finisce tra i suoi capelli e lei lascia che sia lui a tirarla via.
 
In ogni modo, quando lei lo colpisce piano sulle costole mentre camminano attraverso Central Park , e lo rimprovera riguardo al fissare, lui non lo nega. Sorride, invece, alzando una mano e pulendo un piccolo rimasuglio di glassa che le è rimasto vicino la bocca (ovviamente sono finiti per andare alla pasticceria per il loro appuntamento), leccandolo via dal suo pollice.
 
Finiscono a sedere su una panchina e lei gli spiega esattamente come avesse fatto a ubriacarsi così tanto quella notte. Qualcosa riguardo una ragazza di nome Ruby e una scommessa che lei era troppo testarda per rifiutare (non ne dubita).
 
Quando comincia a farsi sempre più buio decidono di incamminarsi verso casa. La mano di lei scivola di nuovo in quella di lui, pelle liscia e dita morbide contro mani ruvide e callose da chitarrista e nessune dei due lascia la presa finchè non arrivano fuori l'appartamento di lei, che allora infila entrambe le mani nella tasce tasche posteriori dei suoi jeans.
 
«Allora, il bacio della buonanotte me lo dai?» dice.
 
Lui alza un sopracciglio, trattenendo un sorrisino e accarezzandole la gancia con il pollice, mentre con un dito aggancia la sua cintura, attirandola verso di lui. La bacia piano, dolcemente, una mano tra i suoi capelli.
 
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Emma si addormenta con un sorriso  sulle labbra, e quando si sveglia la mattina dopo c'è un'altro biglietto attaccato alla sua porta.
 
Emma,
 
Usciamo di nuovo. Ti passo a prendere alle sette.
 
Killian

 
Dimenticare le sue chiavi non è la cosa peggiore che potesse capitarle, dopotutto.

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*Bail bonds person: l'ho tradotto nel modo più letterale possibile. Negli USA è considerato un mestiere a se, ma qui in italia rientra nel campo degli avvocati, quindi non ho trovato il nome vero e proprio del mestiere.

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Heyooooo :)
Dal momento che sembro incapace di terminare una storia mia, ho deciso di darmi alla traduzione. Non solo migliora assai le mie competenze inglese, ma mi insegna anche un sacco di modi di dire di cui non conoscevo l'esistenza. Leggere in inglese è completamente diverso da farlo in italiano, e consiglio a tutti vuoi di farlo, perchè ci sono certe cose che nella nostra lingua non rendono affatto.
Per questo vi lascio il link della storia originale, datele un'occhiata, se vi va:
My princess by Saviourspirate.
Scusate in anticipo, per errori o ripetizioni. È molto più difficile di quanto non sembri, tradurre trovando delle espressioni giuste e senza essere troppo letterari. Se avete appunti o critiche da farmi, sarei ben felice se me lo scriveste in una recensione.
Vi lovvooooooo <3
E.

 
  
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